sabato 26 aprile 2008

elezioni nel cesso..

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Su un banco di fortuna sistemato fra il water e il lavandino: così ha votato Maria, una giovane di Campobasso su sedia a ruote. Il seggio elettorale era stato prediposto al primo piano della scuola e nella struttura - inaugurata un mese fa - l'ascensore è fuori uso. "E' solo un esempio di quello che subiamo ogni giorno: è il fallimento della società che non sa ancora gestire le problematiche dei disabili"

CAMPOBASSO - Alla fine, ha votato in bagno. Con a sinistra il lavandino, a destra la tazza del water, e nel mezzo un piccolo banco sul quale poggiare la scheda elettorale. Il tutto perché l'ascensore non funzionava e il seggio elettorale si trovava al primo piano. Una vera umiliazione, quella che ieri ha dovuto subire Maria (il nome è di fantasia), una ragazza con disabilità di 24 anni iscritta nelle liste elettorali di Campobasso: in passato già più volte aveva rinunciato al voto per l'inaccessibilità del seggio elettorale, ma certamente non si aspettava di dover passare una disavventura simile in una struttura nuova di zecca, inaugurata appena un mese fa con tanto di taglio del nastro da parte di sindaco e assessori. Nuova di zecca si, ma senza ascensore, che attende ancora di essere messo in funzione. E su per le scale, si sa, una sedia a ruote non va.
"Se avessi saputo quello che mi aspettava - racconta Maria - non sarei andata. Alle precedenti elezioni non ero andata a votare perché i seggi elettorali venivano sistemati nel vecchio complesso di via Toscana, dove a suo tempo ho frequentato le scuole elementari e le scuole medie. Sapevo bene dunque quali problemi di accessibilità aveva quella struttura, e per questo ho rinunciato a votare". In occasione di questa tornata elettorale, però, il seggio elettorale è stato montato nella nuova sede della scuola "Jovine", non più in via Toscana ma in via Friuli Venezia Giulia, sempre nel cuore del quartiere San Giovanni. Una struttura, costruita dal Comune con fondi propri, che ospita la scuola primaria e la scuola secondaria e rappresenta, grazie agli ampi locali realizzati, un punto di riferimento anche per le varie attività che vengono realizzate nel quartiere. Appena un mese fa, il 10 marzo scorso, l'inaugurazione solenne alla presenza del sindaco Giuseppe Di Fabio, degli assessori comunali all'Istruzione e al Bilancio e di una vesta platea di dirigenti scolastici.
"Questa volta mi sono recata al seggio proprio perché, avendo saputo che era stato predisposto nella nuova sede, ho pensato che sarebbe stata l'occasione buona per sentirmi come tutti gli altri. Ma quando con mia sorella siamo arrivati al seggio, un carabiniere mi ha detto che la sezione si trovava al primo piano e che l'ascensore, però, non era funzionante". Ha preso il via a quel punto una discussione che ha visto presto protagonista il presidente del seggio e gli altri componenti del seggio elettorale. Scartate le altre soluzioni, non si è trovato di meglio che allestire un seggio di fortuna al piano terra, esattamente all'interno del bagno. Dove evidentemente - si è pensato - la privacy sarebbe stata tutelata, anche a scapito della dignità, peraltro a quel punto già abbondantemente messa da parte. Qualcuno ha preso un piccolo banco dalle aule della scuola elementare e lo ha sistemato fra il wc e il lavandino: e qui Maria ha potuto votare. "Un'umiliazione per me - dice la ragazza - e un fallimento per la società del terzo millennio che non sa ancora gestire le problematiche dei disabili". "E questo - conclude con amarezza - è solo un esempio di tutto quello che subiamo ogni giorno".
nostro commento..

Proponiamo che il primo consiglio dei ministri si svolga in un cesso e che il primo verbale sia trascritto su carta igienica…
Se vuoi

NON CI CAPIAMO NIENTE..

UNA QUESTIONE TERMINOLOGICA, MA NON SOLO

La terminologia è importante in ogni settore poiché ogni parola individua, o almeno dovrebbe, un concetto e lo declina nelle sue diverse sfumature, a volte leggere e sottili, altre volte con significative e importanti differenze.
Intorno al «mondo della disabilità», in Italia c'è una particolare confusione terminologica riconducibile in parte ad una sorta di discrezione, di imbarazzo, quasi di pudicizia, da parte di chi si avvicina a questo «mondo», in parte, ed è la maggioranza dei casi, dovuta all'ignoranza soprattutto di persone che dell'uso della parola, scritta o parlata, ne fanno un mestiere. In questi giorni si è svolta la fiera Dishow a Montichiari e nelle tavole rotonde c'era abbastanza confusione sui termini; così anche nei programmi elettorali in generale e, stando a quelli locali, Castelletti e Del Bono si affidano all'apparente politically correct «diversamente abili», mentre Paroli, per non far torto a nessuno, raddoppia l'attenzione ripromettendosi di favorire «la promozione dello sport per disabili e portatori di handicap».
Sembra quindi opportuno riportare, con il loro giusto significato, alcune parole e locuzioni oggi più ricorrenti commentando anche quelle palesemente errate.

MINORAZIONE: una perdita o una anormalità nella struttura del corpo o nella funzione fisiologica (comprese le funzioni mentali).

DISABILITA': sono le difficoltà che un individuo può incontrare nell'eseguire delle attività. La disabilità può essere una deviazione da lieve a grave, in termini quantitativi o qualitativi, nello svolgimento dell'attività rispetto al modo e alla misura attesi da persone senza la condizione di salute. (l'Organizzazione mondiale per la sanità - Oms - l'ha sostituito con Limitazione delle attività).

INVALIDITA': termine di carattere medico-legale che indica la «misura» della disabilità rispetto alla quale si ha diritto a un trattamento di carattere assistenziale, piuttosto che assicurativo o lavorativo. L'invalidità, che come la disabilità può essere temporanea o permanente, è misurata in punti percentuali per cui una persona può essere invalida, ad esempio, al 10% fino ad arrivare, nelle situazioni più gravi, al 100%.

HANDICAP: è una parola inglese la cui etimologia è riconducibile all'espressione «hand on the cap» (letteralmente «mano sul cappello») che venne introdotta nel mondo delle corse dei cavalli per assegnare una penalità ad un cavaliere il quale era costretto a correre tenendo le briglia con una sola mano, mentre l'altra doveva tenerla sul cappello. Ancora oggi, nel mondo sportivo, si parla correttamente di «gara ad handicap» per indicare la penalità, e quindi lo svantaggio di un concorrente rispetto agli altri.
Nell'ambito di cui stiamo trattando, l'handicap (l'Oms l'ha sostituito con Restrizioni della partecipazione) indica i problemi (l'ostacolo, la barriera architettonica, il disservizio) che un individuo può sperimentare nel coinvolgimento nelle situazioni di vita. La presenza di una restrizione alla partecipazione viene determinata paragonando la partecipazione dell'individuo con quella che ci si aspetta da un individuo senza disabilità in quella stessa cultura o società.

PORTATORE DI HANDICAP: data la definizione di handicap è evidente che la locuzione o la sua aggettivazione (handicappato) non hanno alcun significato perché assomigliano a un improbabile «portatore di barriera architettonica». L'handicap non è ascrivibile all'uomo, è una caratteristica dell'ambiente o una situazione esterna all'uomo che può determinare una situazione di svantaggio e dunque «non è portabile» come se fosse una caratteristica psico-fisica perché non gli può appartenere. In qualche rara occasione si è letta anche la variante «possessore di handicap» che più che per l'improprietà lessicale, ha fatto temere per una sua deriva di carattere tributario-fiscale!

DIVERSAMENTE ABILE: la locuzione, tutta italiana, si è fatta strada nel 2003 in occasione dell'anno europeo delle persone con disabilità divenendo la definizione politically correct. È sicuramente un «non luogo linguistico», o come l'ha efficacemente bollato Carlo Giacobini un'«ansiolitico linguistico», nato per sostituire, in maniera edulcorata, l'attempato «portatore di handicap». I promotori della locuzione (o del suo terrificante acronimo diversabile) sostengono che la definizione descrive la persona disabile senza discriminarla perché le viene riconosciuta un'abilità, tuttavia «diversa». Ma diversa da che cosa? Migliore o peggiore? Insomma sembra proprio che non funzioni, che non abbia senso, e per convincercene può essere divertente provare a cambiare aggettivo e situazione definendo, ad esempio, una ragazza «diversamente bella»: si intenderà indicare una bellezza particolare, o assomiglia maggiormente ad un giro di parole per dire che è brutta?
Accanto a questi termini di carattere generale è curioso constatare come spesso, soprattutto in riferimento a disabilità sensoriali, venga utilizzata una litote per cui il cieco è un non vedente e il sordo è un non udente.
Pur conscio che la dissertazione lessicale poco incide sulla qualità di vita e sull'accessibilità degli spazi, sembra tuttavia corretto in questa sede fare chiarezza sui termini e i concetti che gli stessi sottendono e concludere nell'indicare in persona disabile o persona con disabilità le locuzioni più corrette perché qualificano l'individuo come persona al pari di tutti gli altri connotandone la inequivocabile condizione di disabilità.

ALBERTO ARENGHI
Brescia

NOSTRO COMMENTO..

Terminologia usata da PIANETA CIECAGNA: popolazione n. 3 abitanti, due ciechi e un mezzo cieco tutti e tre diversamente rimbambiti e a  vario titolo non catalogabi…suggeriamo la semplicità in questi casi o in caso di dubbio definite un disabile ESSERE UMANO!-

maremma tibetana

       


Vedere con il cuore e aiutare i bambini del Tibet
06-04-2008
Il Giornale di Vicenza

LIBRI.
IL ROMANZO DI SABRIYE TENBERKEN, PER L'EDITORE CORBACCIO.
LA PROTAGONISTA È CIECA E LASCIA LA GERMANIA PER DEDICARSI ALL'ISTRUZIONE E ALL'INSERIMENTO NELLA SOCIETÀ DEI NON VEDENTI

Ha aperto una scuola e li ha portati a 7 mila metri

"Mi chiedo cosa serve agli uomini vedere se non collegano il cervello" si chiede Kyila, una delle protagoniste non vedenti del romanzo "Vedere con il cuore" di Sabriye Tenberken, editore Corbaccio.
L'autrice, cieca, parla del Tibet, dove è riuscita ad aiutare decine di bambini. I tibetani credono che la cecità sia una punizione ed emarginano chi ne è colpito Temono ilcontagio: in realtà la malattia è causata dai raggi Uv che provocano un'infezione. A causa della scarsa igiene non viene diagnosticata e curata. I bambini vengono rinchiusi e non vanno a scuola. Sabriye ha dato loro una speranza. Trasferita a Lhasa dalla Germania con il marito, ha fondato una scuola specializzata per dare loro un posto nella società: «Vogliamo far capire ai bambini non vedenti che sono ciechi non stupidi!" . Dopo mille traversie, la scuola è stata aperta tra 2002 e 2003. Sei studenti hanno poi partecipato nel 2004 ad una spedizione che ha scalato il Lhagpa Ri, una cima di 7045 metri sul versante settentrionale dell'Everest. I ragazzi sono stati aiutati da Erik Weihenmayer, scalatore professionista cieco, e dal Tibet Mountain Institute. Mesi di preparazione poi la magica ascesa. La spedizione ha conquistato i 6500 metri, dove è stata bloccata dal maltempo. Dopo il viaggio gli allievi hanno raccontato la loro avventura a giornali e Tv. Da adulti sono diventati professionisti rispettati. Due di loro hanno aperto un centro di massaggi, alcuni hanno continuato gli studi, altri sono diventati interpreti. "Essere ciechi non è una punizione ma un'opportunità" dice Tendsin, un altro dei protagonisti. E loro l'hanno colta in pieno.

G.C.

NOSTRO COMOMENTO..

Maremma tibetana, caro Dhalai lama di qualche cosa al tuo popolo in merito, voi cinesi visto che ci siete fate qualche cosa di buono. L'affermazione che ci ha colpiti però è che la cecità è un'opportunità! Non siamo d'accordo con affermazioni così aleatorie, la cecità e una rottura di  dzebedei e stop! Grande plauso e ammirazione per l'iniziativa qui sopra ma non possiamo essere d'accordo sula parola opportunità.

Non si capisce perché per dare visibilità ai problemi dell'insegnamento dei bambini ciechi in Tibet bisogna far spaccare le ossa alla gente andando su un monte. Noi avremmo organizzato un picnic arrivando in cima alla montagna con un elicottero della coca cola…

CONTAGIOSI E PERICOLOSI

               



 Disabili? E forse contagiosi
04-04-2008
La Stampa

I paraplegici possono salire a bordo di un volo Air One solo se un medico dichiara che non sono contagiosi nè pericolosi

Flavia Amabile

Giuliano Taccola è un brillante giovane ricercatore universitario, si occupa di neurobiologia a Trieste. Viene invitato a partecipare alla prima Giornata Nazionale delle persone con lesioni al midollo spinale che si tiene oggi a Roma e così si mette alla ricerca di un aereo.
C'è un problema: soffre di paraplegia cronica per un incidente avvenuto 13 anni fa. Si muove solo su una sedia a rotelle e deve chiedere assistenza. Non che abbia bisogno di nulla, è perfettamente autosufficiente ma i corridoi degli aerei sono più stretti della sua sedia e ha bisogno di aiuto per salire su una più stretta.
All'Air One lo avvertono: per salire a bordo deve presentare al check-in un nulla osta sanitario, se vuole possono mandarglielo. Giuliano accetta. Legge il modulo, arriva fino in fondo e sbianca. Oltre a diverse richieste tecniche sul tipo di assistenza necessaria, il medico deve firmare dichiarando «che il passeggero è fisicamente idoneo a intraprendere il viaggio aereo di cui sopra, che non è contagioso, nè affetto da malattie che possano causare disagio o disturbo agli altri passeggeri».
Giuliano non è uno sprovveduto, ha viaggiato in aereo molte altre volte. Mai nessuno gli ha chiesto nulla di simile. Acquista il biglietto e va in aeroporto. Dopo aver fatto il check-in, senza dirgli nulla alcuni agenti gli chiedono di seguirli. Lo scortano fino all'infermeria dove un medico lo osserva, gli fa alcune domande, esamina il certificato sulla sua malattia che Giuliano porta sempre con sé e firma la liberatoria per il viaggio.
C'è di che arrabbiarsi. «Un simile trattamento è in contrasto con le regole internazionali Iata - spiega Giuliano - La risoluzione 700 prevede che non sia necessario alcun certificato specifico per i passeggeri disabili che hanno bisogno di assistenza speciale in aeroporto o solo pe rle operazioni si sbarco e imbarco».
E quindi? Come si spiega questa discriminazione? Da Air One rispondono che le normative internazionali danno facoltà di intervenire in maniera più restrittiva. Citano il documento 30 dell'Ecac. «Se siamo più rigorosi è per tutelare il singolo e i passeggeri», precisano. Ineffetti sono i soli a chiedere il certificato. Tanto è vero che un'ora dopo Giuliano, una sua amica, anche lei paraplegica, atterrava a Roma in con Alitalia, senza alcuna visita o accusa di contagiare o recare disturbo ai passeggeri intorno.
 NOSTRO COMMENTO…

Sono proprio degli sprovveduti! Dobbiamo dirgli tutto noi.

Ma almeno inventatevi una scusa antiterrorismo, ma non devono creare una castroneria tipo la possibilità di contagio. E più contagioso mio nipote di sei anni quando mi bacia e mi attacca di tutto, oppure Talpa che da quando lo conosco mi ha fatto crescere la panza, oppure pipistrello che essendo cieco mi ha mezzo accecato! L'unica cosa che molti viaggiatori con handicap potrebbero trasmettere è forse un po' di buon sensoe magari telepaticamente anche un po' di va…!!

FANALE

lunedì 7 aprile 2008

mortacci digitali..

       

 

 



Oggetto: quando la tecnologia non ti abbandona mai!

In Giappone si vendono le bare con cellulare incluso
A cura di
Redazione
- 25 marzo 2008

 

 

I giapponesi saranno in grado di mantenersi in contatto con i loro cari oltre la morte usando i telefoni cellulari per scannerizzare una sorta di codice
a barre delle tombe e vedere foto e altre informazioni sui defunti.
Nel Giappone ultra tecnologico, i codici sono già ampiamente usati per caricare carte geografiche sui telefoni, per poi stamparle sui biglietti da visita
o sulle brochure dei ristoranti.
Ishinokoe, produttore giapponese di lapidi, piazzerà i codici a barre sulle tomba in modo che i parenti possano scannerizzarli.
L'idea è quella di creare una tomba che non sia solo un luogo dove conservare i resti di una persona, ma anche per onorare il defunto, spiega la società
in una nota.
Usando i display dei cellulari, i parenti possono visualizzare o inserire diversi oggetti per riflettere sulla vita dei loro cari, come ad esempio le foto.
Le nuove lapidi saranno in vendita dal mese prossimo a circa un milione di yen (10.010 dollari). 

NOSTRO COMMENTO…

            Mazza ci stiamo toccando  dappertutto qui a pianeta ciecagna!

    Una persona neanche nell'aldilà può stare tranquillo, secondo me si potrebbe collegare la bara del caro defunto al suo programma preferito in tv, oppure mandargli delle e mail,il vivente  stando al pc  finalmente quando il morto le aprirà e manderà una risposta, oltre che una risposta all'annoso problema della vita oltre la morte, il defunto sicuramente manderà la risposta: "ma andate a prendervela nel codice a barre..!"

Personalmente noi di pianeta ciecagna vi scriveremo dalla tomba sul blog, e se  non ci vedremo un cacchio neanche da morti vuol dire che non c'è giustizia, in ogni caso per non correre rischi ci faremo spedire le bare verso il sole così non ci romperanno le balle.       

 

 

calcio e ciecati..

                           


 
 

Finanziamenti UEFA per i non vedenti
03-04-2008
uefa.com

Campagna beneficenza

La UEFA finanzierà i seminari di futsal organizzati dalla Federazione Internazionale Sportiva per Non Vedenti (IBSA) che si svolgeranno in Inghilterra nel finesettimana. Nel 2006 la federazione ha ricevuto un assegno di beneficienza di 1 milione di franchi svizzeri ( 650.000 euro) dalla UEFA, denaro che finanzierà un programma di sviluppo triennale sul futsal per non vedenti.

Seminario a Hereford
40 allenatori e arbitri provenienti da quattro paesi - Inghilterra, Galles, Irlanda del Nord e Repubblica d'Irlanda - si riuniranno a Hereford per i seminari, nell'ambito del Progetto di Sviluppo Europeo per il Futsal organizzato dalla IBSA e finanziato dalla UEFA.

Tecnici e arbitri
I seminari, organizzati dalla IBSA in collaborazione con la Federcalcio inglese, si terranno al Royal National College for the Blind di Hereford venerdì e sabato. Un team internazionale con ampia esperienza nel futsal per non vedenti offrirà ai partecipanti solide basi per allenare i giocatori e arbitrare gli incontri.

Teoria e pratica
Dopo due giorni di lezioni teoriche e pratiche insieme ai giocatori, i partecipanti torneranno alle rispettive squadre e organizzazioni di futsal per non vedenti e ipovedenti, pronti per mettere a frutto tutti gli insegnamenti ricevuti.

Altri seminari
Quest'anno sono previsti altri tre seminari in Germania, Russia e Turchia, mentre la Croazia ospiterà i paesi dell'area balcanica nel primo trimestre 2009.
NOSTRO COMMENTO…

Un calcio per ciecati e disabili da prendere a calci!

Lo sport finanziato per i disabili VIENE CONSIDERATO BENEFICIENZA.

Come al solito ci tocca incacchiarci. Lo sport e finanziamenti connessi non sono un'elemosina, sono finanziamenti finalizzati allo sviluppo dello sport nonostante l'handicap, quindi la parola" beneficenza" lasciamola a chi ne ha veramente bisogno..           

torino marzo 2008

Una giornata di ordinaria barriera!

 

Mi chiamo Prelato Sergio, sono amico di Fulvia Manfrino.

In un bel pomeriggio di marzo, dopo aver partecipato ad una riunione presso la circoscrizione 9, il sottoscritto e la mia buona amica Fulvia ci siamo avviati lungo il percorso che ci avrebbe portato a salire sul tram n.4.

 

Fulvia prende regolarmente il tram con la sua sedia a ruote.

Uscendo dalla circoscrizione ci imbattiamo in una rampa ripidissima all'angolo con via Passo Buole, dove Fulvia ancora un po' mi torna indietro sulla strada per l'eccessiva pendenza della rampa di raccordo al marciapiede.

Con la sua sedia a ruote proseguiamo nel nostro cammino chiacchierando dei fatti nostri. Purtroppo il tragitto che ci separa dalla fermata del 4 non ci consente di essere sereni etranquilli, in quanto è irto di difficoltà.

Nei vari incroci fino in corso giambone Fulvia deve superare gradini residui delle varie discese di raccordo alla strada che la fanno sobbalzare. Il problema maggiore in questi casi risiede nel fatto che dopo aver attraversato la via risalire sul marciapiede non è facile, perché il gradino residuo dell'immancabile discesa fatta in maniera sportiva e disattenta, provoca sobbalzi e spesso Fulvia è costretta a prendere la rincorsa in mezzo alla strada per avere lo spunto che le consenta di risalire sul marciapiede. Da notare che è dotata di una sedia a ruote con motore elettrico molto efficiente.

In un caso in particolare rinuncia a spuntarla con il gradino residuo e, percorrendo in contromano C.so giambone riesce a  guadagnare il marciapiede dalla salitina laterale che invece è fatta a regola.

Incredibile, una parte del marciapiede è a raso, quella accanto risulta un ostacolo.

Arriviamo in c.so unione sovietica, attraversiamo il corso per poi accedere alla pensilina del tram direzione p.ta nuova.

Sono stanco per lei, ma a quanto pare lei è abituata e non si innervosisce più di tanto.

Accediamo alla pensilina piena di paletti alberi subito nei primi metri e Fulvia si posiziona parallelamente ai binari, pericolosamente vicina al bordo della banchina rischiando di essere strisciata dal tram che sta per arrivare. Fortunatamente non succede. Si aprono le porte del tram e lei entra frontalmente con la sedia a ruote sul mezzo, calcolando il vuoto che separa il mezzo dal marciapiede decide che si può fare.

Saliamo insieme e il tram parte.

In c.so re Umberto vogliamo scendre insieme e lei cerca di allertare l'autista perché sa già che alla fermata di c.so re Umberto la distanza è troppo grande per essere superata uscendo all'indietro. Il tasto per chiamare l'autista in caso di bisogno è inaccessibile per Fulvia, quindi come nei sottomarini conun passa parola il conducente viene avvertito che c'è bisogno di attivare una rampetta elettrica in dotazione al mezzo. L'autista scende, ma non riesce ad attivare la rampetta che permetterebbe a Fulvia di scendere dal tram.

Sconsolato l'autista non sa cosa fare e Fulvia rifiuta di farsi aiutare a scendere in quanto la sedia più il suo peso ammonta a 160 chili con gravi rischi per chi dovesse sbagliare qualcosa.

La saluto in quanto lei intende scendere a porta nuova dove la banchina è accessibile in discesa senza ausili, per poi ritornare indietro con un altro mezzo che magari riesca ad attivare la rampetta elettrica in dotazione.

Tutto questo solo  per avvicinarsi a casa in quanto lei abita in via Genova.

Mi guardo intorno è sono amareggiato per lei, io con un semplice gesto scendo lei no.

Cara GTT tu disattendi il tuo compito di trasportare tutti e anche chi è in sedia a ruote. La cosa che mi fa male è che il mezzo su cui eravamo è moderno e dotato degli ausili per ovviare alle barriere delle banchine non a raso. Ma  anche quando un mezzo è dotato di questi ausili  una persona rimane imprigionata nel mezzo. Inefficienza tecnica o incapacità di attivare la rampa? MisterO!

Cara GTT tradisci il tuo mandato istituzionale di rendere liberi di circolare sul territorio i cittadini. Non è la prima volta che succede il rapporto di mancata attivazione sembra essere di 1 a 9.

Ma cosa deve fare un cittadino che non deambula con le proprie gambe, ma vuole essere libero di fare i fatti suoi senza dover sempre combattere con queste assurdità.

Cara GTT non MERITI UN BUON VOTO ANZI DOVRESTI ESSERE RIMANDATA A settembre. Telefono a Fulvia per sentire dove è finita. Si trova inn via arsenale in mezzo alla strada e sta cercando di accedere alla pensilina del 4 che la riporterà indietro.

Io sono già quasi a casa lei no.

Guardate la città in maniera diversa cari cittadini, quando vedete uno scalino o una pensilina magari progettate da poco ma inaccessibili.

A Milano osanniamo l'expo e osanniamo i 20 miliardi di euro che pioveranno dall'europa. Tremo e sudo freddo  pensando che sarannoo usati per creare strutture e spazi come al solito schifosi per tutti ed in particolare per chi ha problemi.

Indignarsi sembra una cosa banale e scontata, bene io non sono indignato sono deluso, sorpreso scocciato sospettoso nei confronti dei tecnici, impaurito dalla mancanza di rispetto delle norme contro le barriere, l'unica parola che non  mi appartiene è l'indifferenza, ogni tanto magari noi disabili ci dobbiamo riposare all'ombra di una barriera ma state tranquilli che il riposo dura poco!Consiglio finale alla GTT: CERCHIAMO DI ESSERE ONESTI E QUINDI METTETE SUI MEZZI VIETATO L'INGRESSO A CHI NON è "NORMALE", GLI ALTRI SE NE STIANO A CASA E NON ROMPANO LE SCATOLE.

SERGIO PRELATO

IPOVEDENTE