giovedì 17 dicembre 2009

Finti ciechi, scandalo infinito ora Alaio annuncia rivelazioni

 

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 La Repubblica del 13-12-2009

Finti ciechi, scandalo infinito ora Alaio annuncia rivelazioni

Il politico ha avvisato la Municipalità prima dell´arresto.
La moglie greca lavora in Regione nello staff di Passariello (Anticamorra)

NAPOLI. Dopo sessanta arresti, lo scandalo dei finti ciechi è solo alle prime pagine. Il politico di centrodestra Salvatore Alaio sarà interrogato oggi in carcere, il pm Graziella Arlomede ha presentato richiesta di convalida. È probabile che non risponda. Ma il suo silenzio è momentaneo. Nella visita alla I Municipalità, venerdì alle 12.30, nove ore prima di essere bloccato dai carabinieri a Materdei, confidava negli uffici di impiegati e dirigenti che presto avrebbe rivelato la verità. Almeno, la sua verità. «Se mi arrestano, parlo». Nell´intervista a "Repubblica" sostenne di essere pulito e di non aver intascato un soldo, anzi sperava di precedere l´arresto offrendo spontanee dichiarazioni alla magistratura. Sapeva che alcuni degli arrestati avevano fatto il suo nome. Si erano avvalsi della facoltà di non rispondere invece gli altri, difesi in gruppo da tre avvocati, scelto uno per ogni strada del Pallonetto.
Alaio è considerato il regista della truffa da oltre un milione di euro, teneva per sé gli arretrati, ai falsi ciechi lasciava intatta solo la pensione mensile. Avrà avuto dei complici. Quelle quattro parole («Se mi arrestano, parlo») rendono tutto e niente. Può essere una banale frase di routine o una minaccia. E se lo è, chi teme le sue rivelazioni?
Si sono conclusi per gli altri 59 arrestati gli interrogatori di garanzia del gip Ludovica Mancini, con il pm Giuseppe Noviello. L´indagine del pool "reati contro la pubblica amministrazione", diretto da Francesco Greco, prosegue in tre direzioni. Quali altri personaggi si nascondano dietro Salvatore Alaio, il 35enne consigliere di Chiaia-San Ferdinando-Posillipo, alla terza elezione con consensi record, 1912 voti. Quale sia stata l´attività del Caf, centro di assistenza fiscale del politico, in piazzetta Salazar, tra Pizzofalcone e Pallonetto di Santa Lucia, dove Alaio era una calamita di voti per sé e per i suoi leader.
Alaio era nelle file Alfredo Vito, quando subentrò da primo dei non eletti a Mario Marrandino, un consigliere scomparso, tra il ‘97 e il ‘99. Nel 2001 e 2006 ha stabilito il primato con valanghe di voti. Prezioso l´aiuto in campagna elettorale a Luciano Passariello, presidente della Commissione anticamorra della Regione. Significativo, ma senza alcun profilo giudiziario, un dettaglio: nello staff di Passariello c´è Alexandra, moglie greca di Salvatore Alaio, da Metronapoli e trasferita "per comando" alla Regione, proprio alla Commissione anticamorra.
Nella Municipalità due i dirigenti in grado di fornire chiarimenti. Teresa Vitale e Gennaro Sacco hanno avuto contatti con Salvatore Alaio. Proprio la Vitale ebbe i primi dubbi sulle false pensioni per invalidità, leggendo la strana lettera di un Comune della provincia di Mantova. Con Gennaro Sacco il consigliere arrestato aveva ottimi rapporti.
Il presidente della Municipalità, Fabio Chiosi, Pdl, ha confermato che Alaio passò dal suo partito subito agli indipendenti. Alaio non ottenne la vicepresidenza. Dice oggi Chiosi, che girò i sospetti di Teresa Vitale all´avvocatura del Comune, quindi alla Procura: «Si dimostra come nella nostra Municipalità ci sia massima trasparenza. Magari vi fosse lo stesso rigore altrove. Per il resto, massima fiducia nei magistrati». Con il pool di Greco indagano i carabinieri di Posillipo, guidati dal comandante Tommaso Fiorentino. Alaio sarà sospeso dal prefetto Alessandro Pansa. Primo dei non eletti è l´avvocato Alessandro Librino 
 
NOSTRO COMMENTO.. 
 
Noi non capiamo perchè questi italiani sono sempre mal pensanti, sempre a dire che è tutto un magna magna!
Guardate che esempio di trasparenza e onestà da un funzionario pubblico. pure eletto,anche un cieco vedrebbe che è tutto a posto.
Tutti questi infami accusatori in gatta buia devono andare.
Esprimiamo tutta la nostra solidarietà all'accusato, che come minimo dovrebbe fare carriera ed essere difeso, almeno lui le promesse le mantiene, aveva detto vi sistemo e li ha sistemati....

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giovedì 10 dicembre 2009

Truffa dei finti ciechi: sparito il politico. "È un infame, tutto il quartiere lo cerca"

 NOSTRO COMMENTO IN FONDO... 

Truffa dei finti ciechi: sparito il politico. "È un infame, tutto il quartiere lo cerca"

Pallonetto di Santa Lucia, dopo la retata è braccato un consigliere della Municipalità. Le rivelazioni del presidente Chiosi

NAPOLI. Ma dov´è? «Se non è scappato in Spagna o in Brasile, lo troviamo. Noi o i carabinieri, vediamo». Bastano la domanda e uno sguardo d´intesa per scoprire la rabbia del Pallonetto di Santa Lucia. Era la roccaforte dei vecchi contrabbandieri, uomini d´onore che sfidavano la legge e il mare. Dall´alba di lunedì è il rione dei finti ciechi, 44 donne tra i 56 agli arresti domiciliari, ma più che della retata si sentono umiliati dall´ingenuità. Si sono fidati troppo del politico che raccoglieva valanghe di voti e soldi offrendo pensioni di invalidità. È braccato dai suoi elettori.
È il secondo giorno. Nella piazzetta, il solito gruppo davanti alla statua di Padre Pio, grigia di ghisa, ma ieri con i fiori freschi. Il nome del politico è ancora coperto, ma si sa molto di più su questo strano faccendiere, che per tutti ora è "O´ Nfamone". Un traditore, perché? «Ha abusato della buonafede della povera gente. È stata la nostra miseria a farlo ricco». A chi gli chiedeva posti di lavoro, offriva una pensione di invalidità, soldi facili e puntuali. Per sé tratteneva gli arretrati. Mica poco. Fino a 18 mila euro per pratica. La pensione oscillava tra i 427 euro e i mille, dipendeva dal nucleo familiare.
Cominciano gli interrogatori di garanzia, il gip Ludovica Mancini con il pm Giuseppe Noviello saprà abbastanza. Sono tutti pronti a fare i nomi. Ed è chiaro perché. I finti ciechi dovranno restituire tutto: le mensilità prelevate ma anche gli arretrati, «ma quelli li ha presi O´ Nfamone e solo lui li può dare», si ribellano padri e mariti delle donne arrestate. Le voci del rione riferiscono che il registra della truffa è un consigliere della Municipalità, «uno che contava». Uno dei 19 di maggioranza, quindi. Sono 15 del Pdl, uno di Udc e Udeur, due indipendenti. Il Pdl ha registrato consensi record al Pallonetto. «Uno che abitava da queste parti, non si vede più, dicono che ha comprato una bella casa, ma da un´altra parte».
Un consigliere, ma chi? Il presidente della Municipalità è Fabio Chiosi, Pdl. Risponde dalle Dolomiti. «Posso dire come è stata scoperta la truffa, ma non so niente del politico, se c´è lo sanno i carabinieri». La procedura precede un "verbale di riconoscimento" dell´Asl, sezione 52, "commissione unica" per i ciechi. L´Asl per posta invia il verbale alla Municipalità che dopo una breve istruttoria emette il "decreto di pensione". Lo affida all´Inps. L´imbroglio è nel secondo passaggio. Alla Municipalità arriva un falso "verbale" dell´Asl.
Racconta Chiosi: «Ci arrivò una richiesta di informazioni dal Comune della provincia di Mantova per un cieco di Napoli. La dirigente della sezione Teresa Vitale si insospettì. Me ne parlò. Mandammo una informativa all´avvocatura del Comune di Napoli, che la girò alla Procura. Non ci siamo fermati. Abbiamo controllato i registri. I numeri di protocollo non coincidevano. Siamo andati avanti. Abbiamo chiesto informazioni all´Asl su un caso strano. Sorpresa. arrivano due risposte dall´Asl. Una: "il verbale non è nostro". L´altra: "il verbale è nostro, tutto a posto". Il minimo, informare i carabinieri». Ha indagato il comandante di Posillipo, Tommaso Fiorentino che lunedì dopo la retata ha esteso al suo gruppo di detective i complimenti del comandante regionale, Franco Mottola. L´inchiesta, diretta dal pool di Francesco Greco, "reati contro la pubblica amministrazione", va avanti. Le voci del rione e le rivelazioni di Chiosi anticipano la nuova fase. Ecco, sono da s coprire il politico che offriva le pensioni in cambio di voti e quota-arretrati, poi i complici negli uffici di "Asl sezione ciechi" e Municipalità, che potrebbe costituirsi parte civile. «Contro chiunque, anche se c´è qualcuno del mio partito. Per noi la legalità non è una parola astratta, e l´abbiamo dimostrato». (a.c.)
 
 
NOSTRO COMMENTO.
 
Ragazzi siete forti a Napoli, adesso il problema è beccare l'infamone, mica chiedere scusa e preoccuparsi della legge infranta.
I carabinieri secondo noi , non devono sforzarsi molto, l'importante è seguire qualcuno degli accusati, che prima o poi beccherà l'infamone.
Comunque un consiglio tecnico: ma perchèè avete scelto la cecità? E' più facile mascherare uno zoppo, una persona su sedia a rotelle, ogni tanto ti alzi per darti una scgranchita, oppure ti travesti quando devi camminare, i carabinieri ci mettono un pò di più a beccarvi.
Quindi la prossima volta non fatevi accecare dall'avidità, siate più furbi e soprattutto da scafati e fatalisti napoletani ma come fate a fidarvi di un politico?
Non ci sono  più i napoletani di una volta!

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mercoledì 9 dicembre 2009

Sanremo: problemi in palestra per giovane non vedente

 
NOSTRO COMMENTO IN FONDO  ...
 
Sanremo: problemi in palestra per giovane non vedente

SANREMO - "Salve, sono una ragazza non vedente, una delle tante cittadine del comune di Sanremo. Immagino che a molti sembrerà strano, ma io, anche con la mia disabilità, riesco a condurre una vita pressoché normale: ho un lavoro, una vita sociale e sono in grado di gestire in piena autonomia la mia casa e le attività quotidiane che svolgono tutti. La cecità comporta delle difficoltà oggettive, facilmente superabili attraverso un paziente lavoro e i giusti ausili. Alla fine penso che rappresenti un grave problema più per gli altri che per me stessa. Ai nostri giorni si sente tanto parlare di integrazione, sia dei disabili che degli stranieri, nelle scuol e, nel mondo del lavoro e in tutti i settori della vita sociale. In concreto però, dov'è realmente tutta questa integrazione di cui si parla? Ho deciso di praticare un po’ di sport e tra le varie opzioni proposte dal comune, ho scelto una palestra di cui avevo sentito parlare bene. Martedì scorso sono andata alla scuola per prendere informazioni sulle attività sportive. Arrivata in palestra, mi hanno illustrato i corsi ponendomi però questa condizione: il divieto di portare il mio cane guida in palestra perché avrebbe potuto essere infestato da pulci, che rischiavano di danneggiare il parquet del pavimento. In alternativa mi è stato proposto di lasciare il cane a casa, in cambio della gratuità delle lezioni. Tengo a precisare che per me il cane guida non è un vezzo, non lo porto nei posti pubblici per 'far dispetto' agli altri: il cane rappresenta i miei occhi, grazie ai quali sono in grado di essere indipendente da terzi e posso svolgere in piena autonomia le mie attività. Il mio cane è una presenza affidabile e discreta grazie al quale riesco ad avere una vita normale, come tutti. Dato che mi considero al pari di tutti gli altri, se intraprendo una qualsiasi attività lo faccio perché ho la possibilità di farlo, non avendo così bisogno dell'aiuto delle altre persone, cosa che considero estremamente discriminante. Per fortuna sono riuscita a trovare un accordo con la responsabile della palestra, che prevedeva l'impegno da parte mia di portare una gabbia portatile dove mettere il cane durante la lezione, in modo da non recare disturbo a nessuno e allo stesso tempo garantire la sicurezza e la tranquillità del mio cane. Stabilite le condizioni, ho deciso di fare una lezione di prova sia per il corso di Pilates, sia per quello di Power yoga. Stasera sono andata in palestra piena di curiosità per questa nuova esperienza, ma purtroppo le mie aspettative sono state troncate appena varcato l’ingresso. La signora che si trovava alla reception, mi ha accolto dicendomi che aveva parlato con l’insegnante, il quale non si voleva assumere la responsabilità di inserirmi nel corso di gruppo. Con molta gentilezza mi ha fatto parlare con l’insegnante, che si è scusato spiegando che per motivi assicurativi e per la mia sicurezza, non avrebbe potuto inserirmi nel gruppo. Io a mia volta gli chiesi se lui spiegava a voce gli esercizi da fare, e alla sua risposta affermativa, gli feci notare che in questo caso, con l’esercizio spiegato a parole, sarei stata perfettamente in grado di seguire le lezioni. Lui aggiunse che la cosa non era possibile in quanto se lui si fosse dovuto dedicare a me non avrebbe potuto seguire gli altri, ma io non credo di necessitare attenzioni così tanto particolari, tanto piu che ero perfettamente cosciente sia delle mie possibilità, sia del fatto che il corso si sarebbe tenuto in gruppo, dato che era anche uno dei motivi per cui mi interessava frequentarlo. L'insegnante ha conti nuato dicendomi che per motivi di assicurazione, che non prevedeva 'casi speciali' all’interno della classe, lui e la sua società non si potevano prendere questa responsabilità. Mi ha spiegato che lui sa cosa significhi lavorare con le persone disabili, poiché gli è già capitato varie volte, e che era disposto a trovare delle ore libere per darmi delle lezioni individuali, senza maggiorazioni, in modo da seguirmi nel migliore dei modi. Pur apprezzando la disponibilità dell’insegnante, mi chiedo la ragione per cui una persona disabile venga ancora troppo spesso isolata e non ci si sforzi di trovare delle soluzioni alternative che permettano di affrontare il problema, senza creare danno sia al disabile che agli altri, senza comportare l’esclusione dal gruppo. La cosa piu triste di tutto questo episodio è che, nonostante tutte le belle parole che si sentono in giro, io rimango sempre un 'caso particolare'. Il mio handicap viene sempre posto di fronte a tutto, e lì ci si ferma, senza poi nemmeno considerare il fatto che dietro a una qualsiasi diversità, c'è sempre un essere umano".
 
 
NOSTRO COMMENTO.. 
 
Ringraziate che è natale e non possiamo lanciare improperi, lo abbiamo promesso a babbo natale.
Non si può rifiutare l'accesso a nessuno in una palestra sia privata che pubblica, la protagonista di questo episodio si deve impuntare.
Il cane guida, può entrare dove vuole, le pulci di solito le hanno di più i sedili di trenitalia e gli esseri umani che non si lavano.
Inoltre si può dire che il personale della palestra è coperto da una assicurazione e anche il cane e anche il cliente che sottoscrive un abbonamento.
Ma è mai possibile che siamo ancora a questi livelli?
Noi a Torino andiamo in palestra, publica o privata senza problemi.
Come abbiamo letto su un libro recentemente, i cittadini con disabilità passano più tempo a far valere i propri diritti che a goderne!

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Il doppio gioco di un politico "Ha preso voti e molti soldi"

      
Il doppio gioco di un politico "Ha preso voti e molti soldi"

Nei vicoli del Pallonetto. "Diamo il nome al giudice".
Accuse e rivelazioni sul faccendiere che si cela dietro il grande raggiro

NAPOLI. C´è un politico dietro. Sono passate sei ore dalla retata, ne bastano due per captare l´identikit del regista di questa truffa, comica e amara, sembra uscita da un film di Totò e Peppino De Filippo. Lo Stato che manda i soldi ai finti ciechi. Più facile che indovinare un terno. Quel politico aveva illuso il Pallonetto, un antico groviglio di vicoli e gradini tra Santa Lucia e Monte Echia. Un politico, e chi è? «O´ Nfamòne». Nessuno dice il nome, prima lo votavano ora lo odiano, qualcuno l´avrà già soffiato ai carabinieri, una donna è pronta a confessare, aspetta solo di essere chiamata dal giudice. «Ho detto a mia figlia che se lo deve cantare subito, e vedrete che il giudice mette le carte a posto», si dà coraggio un pensionato.
Sono 44 le donne coinvolte. Via Pallonetto è lunga e curva come un punto interrogativo. Sale da Santa Lucia, scende per poi risalire verso Monte di Dio. Più che una strada è un carcere: 56 agli arresti domiciliari, oltre quelli che vi erano già. «Quasi uno per ogni famiglia, perché qui c´è miseria, e chi non lavora deve arrangiarsi», si rassegna il padre di una delle ragazze arrestate all´alba, le più anziane sono tutte Nunzia, Annunciata, Concettina, Carmelina, Giuseppina, i più giovani Loredana e Massimiliano, ragazzi, si fingevano ciechi anche loro? «E che volete, mia figlia va a fare anche i servizi in casa e tiene figli, è separata» Difende tutti: «Chi non lavora non va mica a rubare, cerca un posto, e se non lo trova si accontenta della pensione».
L´origine della truffa è tutta qui. Il politico prometteva posti, intanto offriva una pensione. Bastava firmare, al resto pensava lui, "O´ Nfamòne". Dovrebbe essere un consigliere della Municipalità. Un voto di scambio, quindi? «Ma quale scambio, lui prendeva i soldi. Il business era per lui non per noi». Ormai il silenzio è infranto dalla voglia di giustificarsi. Si allarga il gruppo nella piazzetta, al centro l´inferriata protegge la statua di padre Pio, con fiori di plastica, orribili girasoli amaranto, ingrigiti dalla pioggia. Ieri mattina nessuno ha portato i freschi, si capisce. I trecento carabinieri sono arrivati alle 5, il cellulare all´inizio della strada, laggiù, auto civette lungo la strada, i lampeggianti accesi sono quando è arrivato il primo fotografo.
Sarebbero tre i faccendieri. dietro la truffa. Di uno sono certi al Pallonetto, lo conoscono. Il politico. «Nessun voto di scambio, lui ci guadagnava e basta. Chi firmava, aveva la pensione. Mio figlio 427 euro per 4 mesi, poi il patatràc. Lui dieci mesi di arretrati se li è presi, però». Accusano il politico, per difendersi dal sarcasmo dei ragazzi di malavita, ascoltano con l´aria vissuta, uno reagisce, la sua saggezza li offende. «Voi parlate male di quello lì, ma quando avete accettato l´affare perché l´avete fatto? Io ho passato gli anni belli della gioventù in carcere, ho sbagliato e non mi lamento. Ma veramente pensate che uno può passare tutta la vita per cieco? Siete stato troppo babbà, voi e lui», è drastico questo giovane sui trenta, smilzo nel giubbino nero, più tardi confiderà una storia che gli spezza il cuore, da sei anni il padre è in un carcere africano, lo presero su una barca tra Algeria e Spagna con la droga. Uno che conosce la vita, il danaro facile ma anche i suoi prezzi. Incalza. «Ma non potevate inventare un´altra malattia? Tutto, fuorché cieco e senza le gambe».
Ma il rischio era calcolato, secondo i tre faccendieri. L´Asl ha solo per la cecità una commissione unica di controllo per tutta la provincia. In quell´ufficio doveva esserci una talpa. Ma c´era anche un dirigente accorto, una donna medico, Maria Vittoria Montemurro ha però dato l´allarme ai carabinieri di Posillipo, e Tommaso Fiorentino il comandante in venti giorni ha chiuso l´indagine. Come quella sulla truffa delle farmacie. Con il capitano Federico Scarabello, c´era anche Fiorentino ieri mattina. Non hanno detto che i carabinieri li pedinati e filmati: alcuni dei 59 si rivedranno nei fotogrammi. «Io non li condanno, qui da quando hanno tolto di mezzo il contrabbando non si vive più», sospira un altro, che non è andato a lavorare, deve fare la spesa, «mia moglie non può muoversi». La signora fu fotografata, vendeva biancheria intima, ha una bancarella nel mercatino di Chiaia. Il clic l´ha ripresa mentre contava i soldi. Cieca lei?
Per il regista della truffa le ore di libertà sono contate. Dicono che era tra i più votati nel quartiere, giovane, gentile, «che bravo figlio», le vecchiette erano devote. È inevitabile che gli arrestati facciano il suo nome. Si capisce da una domanda, uno del gruppo è preoccupato. «Lo Stato ora vuole i soldi indietro, giusto? Mio figlio non può dare quelli che ha effettivamente preso. Un anno di pensione. Ma un altro anno di arretrati li ha presi quello lì. È lui che li deve dare, mica mio figlio, sennò dove li piglia?». Lo rincuora un vecchio tassista, gli hanno arrestato il fratello, qui in famiglia hanno tutti almeno un guaio e un taxi. «Non vi preoccupate. Sapete chi è potente? Il Papa, il re e chi non tiene niente». Uno gli batte la mano sulla spalla, come dirgli grazie. Un altro gli offre una sigaretta. Sembrano ora risollevati. La miseria è la trincea che li salva, pensano questo.
Passa uno scooter, portano un cuscino di fiori. Trenta metri dalla statua, al numero 4 di vico Lungo Stuorto Pallonetto c´è un portone chiuso. Nello stesso palazzo una signora morta e due arrestate. «Che brutta giornata, chi se la scorda?» l´uomo con la figlia che portava il motorino e prendeva la pensione da cieca, se ne va. Ora ha fretta. Dove va? Dieci minuti dopo, esce dalla ricevitoria del Lotto di Santa Lucia. Avrà giocato i numeri della sua disgrazia? «Mica solo lui. Noi consigliamo queste due combinazioni: 26 la truffa, 36 i carabinieri, 44 gli arresti, 46 la pensione. Si può anche fare: arresti, carabinieri e 57». Cos´è il 57? «I finti invalidi». La Smorfia sapeva già tutto.

di Antonio Corbo


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venerdì 4 dicembre 2009

Quei disabili «scartati» su un'isola deserta...

nostro commento in fondo ...

Quei disabili «scartati» su un'isola deserta...

Prima o poi doveva succedere: parte, in Inghilterra, un reality stile "Isola dei famosi", dedicato interamente a sei persone con disabilità e intitolato "Cast offs" (letteralmente "Gli scartati"). Una scelta che conferma come non sia ancora arrivata l'epoca in cui la disabilità viene concepita come una condizione normale, come una delle possibili situazioni di vita delle persone. E c'è da temere fortemente l’importazione in Italia di questo format, perché da noi, specializzati nel trash, un programma di questo genere butterebbe a mare i tentativi di corretta inclusione sociale e di buona comunicazione rispetto ai diritti e alla qualità della vita delle perso ne con disabilità.

Prima o poi doveva succedere. È successo. Un reality stile Isola dei famosi dedicato interamente alle persone disabili. Ci ha pensato in Inghilterra Channel 4 e il programma si chiama Cast offs, ovvero "Gli scartati".
Niente male per definire sei persone "toccate" dalla disabilità. Un cieco con la passione delle armi (?), una sorda incinta (mah…), un paraplegico in sedia a rotelle, una donna nana (ma, dicono quelli della tv, dal carattere forte… e perché non dovrebbe avere un carattere forte?), e poi un uomo con i segni del talidomide (ossia senza braccia, con le mani direttamente attaccate alle spalle), per finire con una donna affetta da cherubismo (deformazione del viso, della mascella…).
Questi sei personaggi per tre mesi sotto le telecamere per dimostrare le loro abilità, per raccontare la loro vita, per mettersi a nudo proprio rispetto a ciò che la curiosità morbosa della gente si aspetta, ovvero il comportamento in conseguenza della diversità, dell'anomalia, della stranezza.
Sul sito di Channel 4 una pagina con interviste, trailer e, per chi vive nel Regno Unito, la possibilità di vedere le puntate del programma, che va in onda il martedì alle 23.05. Reazioni positive, a quanto pare, ascolti buoni, soddisfazione dei protagonisti.
Nel mondo anglosassone la disabilità non è un tabù, ci sono da anni programmi che vedono protagonisti anche persone con disabilità fisica, sensoriale e anche mentale. Perciò non c’è da stupirsi se si arriva a ideare un reality di questo genere.
Personalmente, però, trovo questa scelta la conferma che non siamo ancora arrivati a concepire la disabilità come condizione normale, come una delle possibili situazioni di vita delle persone. Il sistema televisivo, i nuovi format, la necessità di stupire e di agganciare segmenti di pubblico nuovo si sposano perfettamente con l’ambizione sfrenata al protagonismo che anima molti disabili, e non solo loro (basti pensare al nostro Grande fratello).
Temo fortemente l’importazione in Italia di questo format, perché da noi, specializzati nel trash, un programma di questo genere butterebbe a mare i tentativi di corretta inclusione sociale e di buona comunicazione rispetto ai diritti e alla qualità della vita delle persone disabili.
Mi domando ad esempio perché sia ancora impossibile intervistare una persona in sedia a rotelle, o non vedente, o sorda, non "sulla" sua specifica esperienza di disabile, ma "a prescindere" da questa specifica situazione, come persona esperta o competente di "altro dalla disabilità". Eppure ci sono scrittori, docenti universitari, ingegneri, architetti, avvocati, sportivi, giornalisti, che sono "anche" disabili, ma che potrebbero essere valorizzati per la loro professionalità "normale" in un contesto di pari dignità con tutti gli altri.
Le persone disabili, e spesso anche i familiari, scelgono invece quasi sempre il protagonismo, la storia personale, l’esposizione mediatica con tutto lo stigma possibile, e gli autori dei programmi non fanno niente per evitarlo. Un programma come Cast offs (gli scartati, ma vi rendete conto?) potrebbe dunque trovare anche in Italia materiale umano pronto a tutto.
Scrivo queste note a futura memoria, mentre a casa mi ingegno a mantenere buoni livelli di mobilità personale anche se ho una gamba protetta da un tutore ortopedico e l’altra ingessata per una frattura. Ma vi assicuro che non voglio le telecamere. Sono bravo e basta…

Franco Bomprezzi 
 
NOSTRO COMMENTO..
Ragazzi la realtà ci sorprende come al solito.
Diciamo subito che in termini assoluti, disabile o no, tutti hanno il diritto di fare la scelta di esporsi  con motivazioni più o meno valide.
Ci sembra però il caso di fare qualche osservazione.
Prima di tutto, i media sono importanti, quindi abbiamo fallito come disabili già in partenza.
La gente guarderàcome bestie rare questi personaggi, enucleandoli dalla loro umanità, che visto che partecipano a un programma di questo genere va messa in dubbio.
Alla fine di questa sarabanda  qualsiasi attitudine positiva di vita sarà spazzata via dai luoghi comuni confermati dagli stessi disabili che si prestano a questo programma.
Già dal titolo si evince che persone di tal fatta non possono che essere scarti dell'umanità.
L'orario di trasmissione le 23.30 rivela il tentativo di non turbare fasce di primo ascolto.
Quindi saranno preda degli psico spettatori che zompano da un canale all'altro.
Ma ci chiediamo come mai i protagonisti di questo circo si sottopongono a tale spettacolo?
Soldi: legittimo.
La digniità: chi se ne frega.
Come hanno sofferto nella vita per farsi pinzare in un meccanismo di questo genere?
Poveri cittadini del mondo con disabilità, se non altro Gerry in italia, protagonista cieco del grande fratello, era considerato, suula carta, uno dei tanti protagonisti.
Ci torna in mente il libro che abbiamo letto LA TERZA NAZIONE DEL MONDO" che affronta la disabilità in maniera impietosa, citando i circhi che in passato nell'800 usavano i malformi per dare spettacolo e dileggio nelle piazze.
Vietati a un certo punto dall'autorità per motivi di decoro.
Ricorsi della storia.
Forse è meglio arrendersi all'evidenza: noi cittadini e persone del mondo con probnlemi più o meno gravi, siamo uguali a tutti gli altri nei nostri peccati di vanità e di protagonismo.
La sensazione è di tristezza, magari ci sbagliamo e avranno ragione loro...non crediamo!

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Torna a vedere grazie all'occhio bionico

nostro commento..in fondo
 
   
Torna a vedere grazie all'occhio bionico

Ora riesce a distinguere i contorni delle porte e del mobilio e a leggere brevi parole. A Peter Lane, cieco da quasi 30 anni, è stato impiantato uno speciale ricevitore nella retina

MILANO - Il cinquantunenne inglese Peter Lane, cieco da quando era poco più che ventenne, è entusiasta dei risultati finora raggiunti dopo l'intervento chirurgico al quale si è sottoposto. L'uomo, non vedente a causa di una malattia genetica degenerativa, ora riesce a distinguere i contorni delle porte e del mobilio e a leggere brevi parole grazie a una telecamera montata su un paio di occhiali che registra per lui tutto ciò che è davanti ai suoi occhi.

IL PERCORSO DELLE IMMAGINI - La videocamera cattura le immagini e le invia a un processore video che il signor Lane porta alla cintura. A sua volta, il processore converte le immagini in segnali elettronici che manda a un trasmettitore anch'esso posto sugli occhiali. Da qui parte un segnale wireless che raggiunge un ricevitore impiantato nella retina, il quale attraverso degli elettrodi stimola il nervo ottico e consente al cervello di ricevere le immagini.

UNO STUDIO MONDIALE - Peter Lane è soltanto una delle 32 persone che, in tutto il mondo, si sono prestate alla scienza per sperimentare questa tecnologia, volta soprattutto alla cura della retinite pigmentosa, malattia genetica che causa gravi danni alla retina e porta, progressivamente, alla cecità. Al Manchester Royal Eye Hospital Lane e altri due volontari sono stati sottoposti a un intervento chirurgico durato quattro ore, durante le quali è stato impiantato il ricevitore elettronico nella retina. Dopo due mesi di attesa, per dare all'occhio il tempo di guarire, è finalmente giunto il momento di valutare i risultati.

I RISULTATI - I medici, e con loro i pazienti, si dichiarano molto soddisfatti. Tutti e tre gli uomini hanno avuto reazioni positive; uno di loro il 5 novembre scorso è riuscito, dopo quaranta anni di buio, a rivedere dei fuochi d'artificio. Un altro, come Peter Lane, è in grado di leggere brevi parole. Secondo l’oftalmologo Paulo Stanga, coinvolto nella ricerca, i risultati sono persino migliori di quelli che si attendevano. L'ospedale inglese sta mettendo a punto un proiettore e uno schermo speciali da installare nelle case degli «impiantati», per consentire loro di sbrigare personalmente la propria corrispondenza, per la prima volta dopo tanti anni. Nonostante lo scenario, un po' alla Blade Runner, bisogna provare a immaginare che cosa possa significare tornare a vedere, anche se si tratta «solo» di brevi parole o di ombre sfuocate. In questo senso va interpretato l'entusiasmo di chi ha partecipato allo studio: un primo piccolo passo verso un grande ambizioso cammi no.

Emanuela Di Pasqua
 
 
 
nostro commento  
 
Ragazzi finalmente potremo tornare a vedere un sacco di  belle  ....cose.
Porca miseria a forza di sentire parlare il premier in questo modo anche noi ci uniformiamo.
Sono già scattate per le telecamere per i ciecati redivisti anche abbonamenti speciali a sky e al digitale terrestre senza bisogno di decoder, basterà collegarlo all'occhiale.
Da ora  in poi non si potranno dimenticare solo  più protesi di gambe e braccia ma anche gli occhi..

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I: blog In arrivo la prima auto elettrica «rumorizzata».

 NOSTRO COMMENTO IN FONDO... 

Il Sole 24 Ore del 27-11-2009

In arrivo la prima auto elettrica «rumorizzata».

Ambiente e sicurezza. Silenzio pericoloso .

Le auto elettriche del futuro i primi problemi li pongono già oggi. Sono troppo silenziose: provocano incidenti con ciclisti o pedoni distratti o non vedenti. Per questo l'industria automobilistica americana ha deciso di correre ai ripari, prima che partano le cause legali promosse dalle associazioni a tutela delle vittime. E prima che il Congresso Usa approvi una legge che punisca chi non adotta una soluzione "sonora" al problema.
La prima a prendere il toro per le corna è General Motors: la casa automobilistica sta lavorando con la Federazione nazionale dei ciechi, la più grossa associazione di non vedenti negli Usa, per un allarme sonoro che indichi il sopraggiungere delle sue vetture elettriche alle persone che non vedono, ma anche a pedoni distratti ( magari dalle cuffie della musica) o a ciclisti altrettanto silenziosi.
Quindi, il primo veicolo che si farà notare grazie a un impianto sonoro artificiale sarà la "Volt" del brand Chevrolet, in arrivo a fine 2010. «Vogliamo che sia il suono di un educato "permesso" e non un volgare "ehi, fate largo" di un'auto smarmittata», ha detto il capo degli ingegneri del progetto, Andrew Farah.
Intanto, il Congresso americano sta valutando l'approvazione del "Pedestrian safety enhancement act", che obbligherebbe i produttori di auto ibride o elettriche a dotarsi di un sistema di allerta sonoro. Ad aggravare le cose per le case automobilistiche è stata la National highway traffic safety administration che un mese e mezzo fa ha dichiarato che «pedoni e ciclisti vengono travolti da veivoli elettrici o ibridi con frequenza in proporzione maggiore che non dalle auto normali».
È d'accordo anche il presidente dell'Associazione dei non vedenti, Marc Maurer, che sostiene di aver raccolto numerose testimonianze di incidenti. «Quello che vogliamo - ha dichiarato - è che tutte le auto elettriche o ibride emettano un suono analogo e riconoscibile anche dalle persone non vedenti».
Il cambiamento di passo nel mercato Usa coinvolge anche numerosi produttori stranieri, soprattutto in Giappone. In questo paese, infatti, vengono realizzate auto ibride come quelle di Toyota e Honda, o totalmente elettriche come la futura Leaf di Nissan. Toyota e Nissan stanno lavorando per trovare soluzioni analoghe a quelle di GM.
All'orizzonte c'è la possibilità che venga definito uno standard comune dalla maggior parte dei membri del "club elettrico". Con un'eccezione. È la piccola californiana Tesla, che produce un bolide elettrico super-sportivo da 120mila dollari che fa gli 0-100 in 3,4 secondi, costruito su telaio della Lotus. «I nostri clienti la comprano anche perché possono andare a 200 all'ora sentendo solo il rumore del vento e delle ruote che carezzano l'asfalto ». Per loro, niente "brumbrum" artificiale.
© Riproduzione riservata per evitare denunce.
General Motors sta mettendo a punto una vettura con allarme sonoro in collaborazione con la federazione dei ciechi.

Antonio Dini
 
 
NOSTRO COMMENTO..
Finalmente  una buona notizia, così quando saremo investiti sapremo da che parte è arrivato il pirata della strada.
Abbiamo notizie certe che L'inps ha osteggiato questa iniziativa, in quanto  sperava insiemte a Tremonti di risparmiare un sacco di pensioni di invalidità, infatti il silenzio delle auto elettriche avrebbe drasticamente ridotto i numeri anche degli anziani pensionati.
S calcolavano almeno  trecentomila investiti, con scarse probabilità di sopravvivenza.
Quindi il mancato risparmio presagisce un ritorno dell'ici . la tassa sulla prima casa.
 

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venerdì 9 ottobre 2009

Ridare la vista ai ciechi


Nostro commento in fondo
Con la proteina scoperta dalla Montalcini. un'equipe di italiani cerca di curare il glaucoma

di Massimo Fini

Per resuscitare un morto a Cristo fu sufficiente dire: "Lazzaro, alzati e cammina". Per ridare la vista a un cieco dovette farne di tutti i colori: sputò per terra, impastò la sua santa saliva col fango, spalmò questo impasto sugli occhi del cieco e gli disse di andare a lavarsi in una particolare piscina, quella di Siloe (Giovanni, 9). Restituire la vista ai ciechi è sempre stato un sogno impossibile dell'umanità. Adesso un gruppo di scienziati e ricercatori romani è vicino a questo miracolo che mise in qualche difficoltà anche Cristo. Anzi l'hanno realizzato, almeno parzialmente, su due pazienti malati di glaucoma, una necrosi del nervo ottico che è la causa principale di cecità. Hanno sperimentato su tre pazienti in fase terminale della malattia, cioè praticamente ciechi, l'Ngf (Nerve Grow Factor), la proteina scoperta dalla Montalcini per la quale la Senatrice a vita prese il Nobel nel 1986. In due di questi casi il campo visivo è migliorato in maniera rilevante.

Per realizzare questo "miracolo" si sono messe insieme competenze e Istituti diversi. Sotto la supervisione della Montalcini hanno lavorato il dottor Luigi Aloe dell'Istituto di neurobiologia del Cnr, Stefano Bonini e Alessandro Lambiase del Campus Biomedico (una struttura modello alle porte di Roma) e il professor Bucci dell'Università di Tor Vergata, forse il massimo esperto italiano di glaucoma. Rispetto a quanto pubblicato dalla prestigiosa rivista americana Pnas l'esperimento degli scienziati italiani non ha avuto (forse per motivi prudenziali), a mio parere l'eco che merita. E di fatto, al momento, questi studi sono in fase di stallo. Per capire qualcosa di più sono andato a intervistare uno dei protagonisti, il professor Stefano Bonini.

Una decina di anni fa venni a intervistare lei e il pro fessor Bucci, quando eravate appena agli inizi di questa avventura...
Allora avevamo trattato con l'Ngf in collirio dei pazienti con delle ulcere corneali neurotrofiche, ulcere che si determinano per mancanza di innervazione. I risultati sono stati a dir poco miracolosi: una riparazione totale della cornea. Da qui nacque l'ipotesi di lavorare anche sul nervo ottico, anche se indubbiamente le fibre nervose della cornea sono meno complesse e quindi il lavoro si presentava molto più difficile. Oltretutto la cornea è all'esterno dell'occhio, il nervo all'interno.
Come si fa a raggiungerlo, e con un collirio poi?

Infatti, allora il problema era proprio questo. Si poteva pensare a delle iniezioni intraoculari per raggiungere direttamente il nervo ma c'erano rischi di complicanze. Oggi non è più così, iniezioni intraoculari si fanno quasi di routine. Ma nel 2000 la situazione era diversa. Allora abbiamo pensato di bypassare il problema iniezioni e di agire, come per la cornea, col collirio. E di vedere se era in grado di passare all'interno dell'occhio. Ovviamente lo abbiamo fatto sull'animale da esperimento, sul ratto. E com'è andata? Benissimo. Abbiamo visto che la sostanza non solo passa, attraverso la sclera, cioè la parte bianca dell'occhio, nella porzione posteriore. Ma arriva addirittura a livello cerebrale, cioè ai nuclei di base e alle cellule retiniche che sono quelle che danno inizio al processo visivo. Questo perché l'occhio è comunque una derivazione del sistema nervoso centrale. Quindi abbiamo indotto artificialmente nei ratti il glaucoma, che è provocato principalmente da una ipertensione dell'occhio che grava sul nervo e lo necrotizza. In quelli trattati con Ngf una parte notevole delle fibre nervose, più del 25%, era risparmiata dalla necrosi e il danno non si produceva. Qui però siamo ancora nel campo della prevenzione. Mentre nella maggioranza dei casi di glaucoma il danno c'è già stato. Ed è irreversibile: nella migliore delle ipotesi, con i farmaci attuali, si può fermarlo. Ma non si può recuperare la parte di vista che si è perduta.
Attualmente la terapia del glaucoma ha un solo obbiettivo perseguibile: abbassare la pressione dell'occhio. Però ci sono casi in cui, nonostante con i farmaci attuali si ottenga una buona pressione oculare, il danno progredisce lo stesso.

Sono i cosiddetti glaucomi "a bassa tensione".
Sì, per i quali la terapia con l'Ngf potrebbe essere particolarmente utile perché non agisce sulla pressione ma protegge il nervo. Noi abbiamo quindi preso tre pazienti con glaucoma a lunga durata, in terapia massimale con i colliri attuali, ma la cui vista continuava a peggiorare e li abbiamo trattati con l'Ngf. In uno il glaucoma si è stabilizzato, negli altri due c'è stato un campo visivo che, da quasi completamente nero, ha cominciato ad avere ampie zone di vista.

Quindi è ricresciuto il nervo ottico.
Diciamo che c'è stata un'azione apparentemente rigeneratrice sul nervo ottico. E se questo dato venisse confermato sarebbe certamente una novità clamorosa. Tra l'altro il tutto è avvenuto dopo un trattamento di soli tre mesi. E quando il trattamento è stato sospeso per altri tre mesi il beneficio si è mantenuto. Del resto, non solo i nostri studi precedenti ma anche tanti studi della Montalcini dimostrano che le cellule nervose in vitro a contatto con l'Ngf ricrescono.

Perché, finora, avete sperimentato solo su tre pazienti?
Abbiamo usato, sotto la nostra responsabilità, la formula dell' uso compassionevole. Erano pazienti il cui campo visivo era quasi completamente andato.

E quindi non avevano nulla da perdere.
Diciamo così. Ma è un trattamento eccezionale e necessariamente limitato. E tre pazienti non sono uno studio clinico con tutti i crismi, con tutte le verifiche del caso. Per esempio tossicità ed effetti collaterali. Immagino che la domanda successiva sia: prché non si può iniziare a farlo? Non si può per ora. Perché l'Ngf che abbiamo usato noi è di estrazione animale e non andrà mai sul mercato così com'è. Inoltre ha costi elevatissimi, impensabili per una terapia. La soluzione è di avere un Ngf sintetico, prodotto in laboratorio. Bisognerebbe che una Biotech provvedesse a una produzione su larga scala per iniziare uno studio clinico su larga scala. È il passaggio dal prodotto di derivazione animale al sintetico che sta rallentando il programma e allungando i tempi.
Perché una grande industria farmaceutica non si fionda? Il mercato, per applicare questo orribile concetto a dei malati, c'è: sono più di 500 mila in Italia. E sono destinati ad aumentare a causa dell'allungamento della vita media. Il glaucoma è una malattia che si manifesta dopo i 35, 40 anni. E allora?
L'industria è prudente. Non sarebbe la prima volta che un farmaco promettente si rivela poi, alla prova dei fatti, deludente. Anche se in questo caso ci sono, come diciamo nel nostro gergo, dei razionali forti alle spalle. Forse manca un link con l'industria e mancano i finanziamenti. Siamo in una sorta di limbo fra il prodotto di derivazione animale e quello sintetico che ci è necessario per poter andare avanti.

Fin qui il professor Bonini. La mia impressione è che siamo di fronte a un circolo vizioso. I costi per la produzione di un farmaco, in tutte le sue fasi fino al lancio sul mercato, sono indubbiamente elevatissimi e l'industria vuole avere la certezza che al mercato ci arrivi. Ma per avere questa certezza dovrebbe investire in studi. che altrimenti non si possono portare avanti. O dovrebbe intervenire lo Stato. Questo credo che intenda Bonini quando dice che "mancano i finanziamenti". In Italia si tromboneggia tanto di ricerca, ma poi quando c'è un gruppo di scienziati tutti italiani, con alle spalle un premio Nobel, che ha forse trovato la chiave per salvare, o addirittura ridare la vista a milioni di persone (si stima che nel mondo i glaucomatosi siano 67 milioni), lo Stato si dà alla latitanza senza neanche valutare, cinicamente, il vantaggio d'immagine (un made in Italy scientifico) che gliene deriverebbe. I tempi, temo, saranno lunghissimi e il mezzo milione di ammalati italiani di oggi farà in tempo a morire e quelli che, grazie all'Ngf, potrebbero da domani prevenire la malattia faranno in tempo a precipitare nell'incubo del glaucoma. 
 
NOSTRO COMMENTO..
Maremma crocefissa!! Ma è mai possibile che un articolo su un argomento serio come questo, deve esordire con queste stupidaggini religiose?
Certo che il mondo sarà sempre proiettato verso una visione fuorviante sui disabili con questi toni.
La ricerca si è fatta un mazzo così per arrivare a risultati di questo genere, e questo  giornalista si permette di usare la parola fuori lugo in questo caso, MIRACOLO.
Il miracolo sarebbe  non sentire più stro..bolate  giornalistiche con toni mistici e religioseggianti.
Questo è un miracolo! 

 

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I: Avvocato denuncia: «Carcere interdetto ai disabili»

nostro commento al fondo
 
Avvocato denuncia: «Carcere interdetto ai disabili»

VENEZIA. Carcere di Santa maria Maggiore interdetto ai disabili. Lo denuncia, dopo averlo sperimentato sulla sua pelle, l’avvocato vicentino Mario Allegra, affetto da paraplegia e costretto a muoversi in sedia a rotelle. In una lettera indirizzata al direttore della Casa circondariale, al sindaco, al presidente del Tribunale e al Procuratore generale, l’avvocato Allegra spiega che «per raggiungere la casa di reclusione vi è un ponte non munito di impianto di sollevamento che impedisce di raggiungere l’ingresso dell’istituto di pena alle persone portatrici di una disabilità motoria».
«Inoltre la soglia d’ingresso presenta alcuni gradini che non consentono di entrare autonomamente - spiega ancora l’avvocato vicentino che nei giorni scorsi ha inoltrato la missiva - Poichè tale situazione oltre a essere illegale è incivile, chiedo di voler sollecitare le autorità competenti a provvedere in via d’urgenza a rendere accessibile il palazzo di pena». (m.pi.) 
 
NOSTRO COMMENTO..
Maremma barrierizza! L'unica volta che un avvocato doveva farsi le barriere sue, non lo ha fatto.
Se risolvono    le barriere contestate nel carcere, ci possono entrare gli avvocati dei disabili, ma anche i disabili che delinquono.
Certe volte le questioni  dipriincipio non valgono di fronte all'impunità.
 

 

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sabato 12 settembre 2009

BLOG PIANETA CIECAGNA.. Vita dura allo Stadio San Nicola di Bari

 
nostro commento in fondo
 
   
Superando.it del 01-09-2009

Vita dura allo Stadio San Nicola di Bari

Si tratta di quel gioiello architettonico progettato negli anni Ottanta da Renzo Piano e realizzato in occasione dei Campionati Mondiali di Calcio del 1990 in Italia. Eppure, come denuncia la FISH Puglia (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap), in tale impianto l'accessibilità alle persone con disabilità motoria è quanto meno "condizionata". Viene dunque richiesto alle autorità istituzionali del capoluogo pugliese e a quelle sportive un tavolo tecnico, per rimodulare la fruibilità della struttura, ricordando anche che il rispetto delle normative di sicurezza e il mantenimento dell'ordine pubblico «non devono essere utilizzate come "pretesto" per creare ulteriori ostacoli o barriere»

BARI. È precisa e dettagliata la situazione esposta da Vincenzo Falabella, presidente della FISH Puglia (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap), rispetto alla scarsa accessibilità dello Stadio Comunale San Nicola di Bari, in una lettera inviata al Sindaco, all'Assessore allo Sport e al Prefetto del capoluogo pugliese, oltre che al Bari Calcio, alla Lega Calcio di Serie A e al Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI).
Infatti, dopo avere evidenziato che «la FISH Puglia è stata costituita per favorire la piena inclusione sociale delle persone con disabilità, incoraggiando la realizzazione di servizi territoriali finalizzati a migliorare la qualità della vita delle stesse persone e delle loro famiglie» e dopo aver fatto riferimento alla «Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dal nostro Governo», la lettera intende sottolineare «la "condizionata accessibilità" e la poca attuazione delle norme minime di sicurezza e di ordine pubblico dell'impianto sportivo "San Nicola" di Bari, in riferimento sia al libero accesso sia all'individuazione degli spazi riservati alle persone con disabilità».

Nel dettaglio, Falabella puntualizza che «le persone con disabilità hanno accesso all'interno dello Stadio San Nicola esclusivamente dall'ingresso n. 7 (Curva Nord) che conduce nella parte superiore del primo anello. Qui, nelle aree comuni di transito, utilizzate per il deflusso dei numerosissimi tifosi che accedono in quella zona dell'impianto sportivo, sono stati incautamente individuati spazi riservati alle persone con disabilità motorie. Per raggiungere tali posti, la struttura è stata a suo tempo dotata di una "rampa" avente una percentuale di pendenza elevatissima, non conforme alle normative in materia, che ne impedisce il libero ed autonomo utilizzo da parte dei fruitori».
Tali situazioni, secondo il presidente della FISH Puglia, sono «pregiudizievoli non soltanto per le persone con disabilità che con i loro "ausili" occludono le vie di fuga in caso di pericolo», ma anche «per tutti i tifosi che occupano quella determinata zona dello stadio» e ciò «viola non soltanto le normative in materia di sicurezza ed ordine pubblico, ma anche e soprattutto gli articoli 9, 14, 17, 20 e 30 [rispettivamente quelli riguardanti l'Accessibilità, la Libertà e sicurezza della persona, la Protezione dell'integrità della persona, la Mobilità personale e la Partecipazione alla vita culturale e ricreativa, agli svaghi ed allo sport, N.d.R.] della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità oramai da tempo ratificata dal nostro Governo e recepita dalla Regione Puglia».
«Alla luce di quanto sopra - è la conclusione della lettera - si rende necessario ed urgente un tavolo tecnico, al quale sin da ora questa Federazione presta il proprio assenso alla partecipazione, che valuti la possibilità di rimodulare la fruibilità della struttura, individuare spazi più sicuri, idonei ed accessibili da riservare alle persone con disabilità che vogliono assistere alle partite di calcio. Il tutto naturalmente nel pieno e totale rispetto delle normative di sicurezza e di mantenimento dell'ordine pubblico che devono necessariamente essere rispettate, ma non utilizzate come "pretesto" per creare ulteriori ostacoli e/o barriere».
Fin qui la situazione dello Stadio San Nicola di Bari - secondo quanto denuncia la FISH Puglia - un impianto, vale la pena ricordarlo, che venne costruito tra il 1987 e il 1990, per sostituire il vecchio Stadio Comunale della Vittoria, in occasione dei Campionati del Mondo di Calcio di Italia '90, su progetto del celebre architetto Renzo Piano, che diede alla nuova struttura il soprannome di "Astronave" per la sua inconfondibile forma estetica moderna. Ma altrove cosa succede? Lo chiediamo anche ai nostri Lettori, in un periodo che - com'è noto - coincide con l'avvio dei vari tornei di calcio professionistico, dalla Serie A alle categorie minori. (S.B.)

L'indirizzo della FISH Puglia (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap) è fishpuglia@fishonlus.it.
 
 NOSTRO COMMENTO..
Sarebbe  troppo facile per noi fare dell'irnoia su renzo piano...un architetto che dovrebbe progettare tutto in piano..per fare onore al suo cognome.
Ma perchè un architetto così famoso non tiene conto dell'accessibilità?
Noi non crediamo per cattìveria, a meno che non  sia di una squadra non  pugliese.
Numerosi sono gli esempi di architetti famosi che si pongono sullo stesso piano di Renzo piano ,, per es. in piemonte la reggia di venaria nei giardini esterni non è un gran chè accessibile con le sedie a rotelle.
Perchè forse l'architetto deve stare con i piedi per terra e non solo nella sua creatività, infatti nel suo immaginare il mondo nella sua testa non si pone troppo il problema dell'accessibilità,  l'importante che lo stadio o altre opere siano belle e accattivanti.
Per chi ha problemi invece ad usufruire di questi spazi, l'opera dei maestri architetti, viene vista come un bel soprammobile posato nella città da guardare senza poterne fruire.
Quindi l'artista architetto ha fallito il suo compito , quindi ogni volta che un uomo che ha il potere di fare qualche cosa di buono e grande non tiene contodi tutti può passare alla facoltà dei falliti che li diamo l'attestato..

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Gli vietano il rally, fa lo sciopero della fame

 
 
NOSTRO COMMENTOIN FONDO.. 

La Nuova Sardegna del 08-09-2009

Gli vietano il rally, fa lo sciopero della fame

La disperata protesta di Francesco Cozzula, il navigatore ipovedente di Osilo che vuole correre la prova mondiale in Spagna.
Motivi di sicurezza, sostengono gli organizzatori. «Ma io ho una regolare licenza».
Il sardo ha corso 38 gare, di cui 5 iridate «Voglio una risposta»

SASSARI. Trentotto gare corse, cinque nel mondiale, non sono abbastanza. Gli organizzatori hanno vietato il rally di Spagna a Francesco Cozzula, il navigatore ipovedente di Osilo. Motivi di «sicurezza». E lui, dopo una protesta ufficiale, ha avviato lo sciopero della fame.
Non parla di discriminazione, ma zitto non sta. E ha spedito una lettera-denuncia al presidente nazionale della Csai, Angelo Sticchi Damiani, perchè intervenga in sede internazionale presso la Fia. Non ha avuto risposta e il tempo corre, i motori si scaldano. Al conduttore sardo non è rimasto altro che questo estremo tentativo per far sentire le sue ragioni.
Titolare della licenza di Navigatore Rallye H Disabile n. 222777 della federazione internazionale, Cozzula non può gareggiare in Spagnaper motivi di sicurezza: la commissione medica ha dichiarato pericolosa la sua partecipazione.
Così ha preso carta e penna per chiedere al massimo rappresentante della federazione italiana di intervenire. Ieri mattina Francesco Cozzula assisteva alle prove del Team Subaru sulla strada Tergu-Osilo, e si è detto fiducioso: «Sto attendendo con ansia una risposta. Ho la licenza Csai-Fia e non voglio credere che anche questa volta non mi facciano gareggiare. So che si sono mossi sia il segretario generale della Csai, Marco Ferrari, che i rappresentanti dei piloti nel comitato esecutivo della Csai, Serafino Ladelfa e Daniele Settimo. A breve avremo notizie e speriamo che siano buone. Al di là della partecipazione alla gara spagnola, voglio che questo problema, che per me non è un problema, venga risolto una volta per tutte. Se davvero è un problema di sicurezza è sufficiente che, se vengono richieste, ci sia la possibilità di poter effettuare delle ricognizioni aggiuntive”.
 
 
NOSTRO COMMENTO.. 
 Ma dai ragozzo mio..lo sciopero della fame per una cosa come questa è assurda.
 L'istituto dello scipero della fame  si attua in casi ben più alti, per esempio prima di andare al mare per diminuire la panza e tentare accoppiamenti estivi,oppure perrisparmiare centinaia di euro per un vestito nuovo per un matrimonio e quindi dimagrire per star dentro al vecchio completo.

 

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lunedì 7 settembre 2009

Collaborazione con il tuo sito

Buongiorno,

Sono Gabriele Rimoldi, webmaster di www.learnsports.com e mi occupo di SEO (ottimizzazione di siti web).

Sono qui per proporle uno scambio link perchè è la maniera principale con cui Google e altri motori di ricerca "rilevano" un sito e innalzano la sua posizione in graduatoria per visibilità e popolarità.
Nostro scopo è di raggiungere le migliori posizioni nei motori di ricerca.

Le offrirei link dalle homepage di siti come:
http://www.easyporting.com/
http://www.dacapopressmusicbooks.com/
http://www.96fly.com/

in cambio lei mi darebbe link diretti a nostri siti di giochi online.

La collaborazione è a titolo completamente gratuito ed è vantaggiosa per entrambe le parti.
Non si guadagnano soldi, ma lo scambio accresce la popolarità e la visibilità dei siti coinvolti nei motori di ricerca.

Saremmo lieti scambiare uno o più link con il vostro sito http://blogciecagna.blogspot.com

Rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento.

Grazie dell'attenzione,

Gabriele Rimoldi

If you don't read Italian: this message is a link exchange proposal for online gambling and gaming websites.
If you're interested in exchanging links for websites in other languages, feel free to reply as well.

Thanks and Regards,
Gabriele

martedì 4 agosto 2009

Torino: arrivano i nuovi pass per disabili



SuperAbile.it del 29-07-2009

Torino: arrivano i nuovi pass per disabili

Dal primo settembre non saranno più validi i vecchi contrassegni ma esclusivamente quelli nuovi, muniti di ologramma a prova di falsificazione. Finora ne sono stati consegnati circa seimila

TORINO - Un ologramma per contrastare i pass dei falsi invalidi. C´è chi opta per una fotocopia a colori e chi si improvvisa artista e riproduce su un cartoncino il contrassegno riservato alle auto delle persone disabili. Non si contano gli espedienti usati per copiare il contrassegno adottati da veri e propri falsari, per non parlare delle scuse fantasiose da parte di chi utilizza impropriamente gli spazi riservati ai disabili o si serve di veri tesserini pur non avendone diritto. Ma il "mercato" di tesserini falsi, veri o verosimili per utilizzare gli spazi riservati ai disabili sta per chiudere. Dal primo settembre infatti, non saranno più validi i vecchi contrassegni, ma esclusivamente quelli nuovi, muniti di ologramma, che il Comune di Torino sta provvedendo a distribuire gratuitamente in questi giorni per porre un freno a contraffazioni e duplicazioni. E, da tale data, i vigili urbani procederanno a multare quei cittadini che parcheggeranno senza esporre il nuovo tesserino con ologramma. Finora ne sono stati consegnati circa seimila.

Per creare meno disagio possibile è stata avviata una collaborazione tra l'assessorato alla Viabilità e trasporti e l'assessorato alla Polizia municipale per la consegna diretta a casa dell'interessato. In caso di smarrimento o di furto, il nuovo documento è stato riconsegnato dopo che il disabile ha sporto denuncia. E per prevenire abusi nell'utilizzo del contrassegno appartenuto a una persona deceduta da parte dei familiari, si è sollecitata la restituzione del documento.

Negli ultimi anni i controlli della polizia municipale hanno fatto emergere il fenomeno della falsificazione del contrassegno invalidi ad opera di furbetti che parcheggiavano nei posti riservati alle persone disabili. Il nuovo sistema non lascerà scampo ai falsificatori che esibiscono sul cruscotto permessi fotocopiati o artigianali. Il bollino anti-contraffazione permette dunque di vigilare su un malcostume che, secondo i dati della polizia municipale, appare alquanto diffuso. Sono migliaia le sanzioni per sosta non consentita negli spazi destinati ai disabili mentre centinaia quelle emesse per uso non corretto del contrassegno. Con il nuovo tesserino munito di ologramma, il Comune intende contrastare l´uso improprio dei permessi assegnati a disabili. È un passo in più per tutelare chi ha diritto al contrassegno ed evitare gli abusi. I cambiamenti non influiranno sul numero dei posti auto: per legge, uno ogni cinquanta deve essere assegnato ai disabili.

Rosita Ferrato


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martedì 14 luglio 2009

Il sentiero per i disabili ora è realtà

 
 NOSTROCOMMENTO IN FONDO 

Il sentiero per i disabili ora è realtà

TOVEL. Inaugurata l’ex strada che costeggia il lago di Tovel, tra il rifugio “Miralago” e la Casa del Parco, diventata un sentiero percorribile in sicurezza anche dai disabili dopo i recentemente realizzati dal Parco naturale Adamello Brenta. L’opera, lunga un chilometro, è costata 72.000 euro. Un primo test sull’adattabilità del percorso alle esigenze dei disabili, lo ha effettuato, alcuni giorni fa, un gruppo di escursionisti guidati dall’Unitalsi (Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali) di Reggio Emilia, che lo ha percorso nell’ambito di un’uscita effettuata presso il lago di Tovel 
 
 
NOSTRO COMMENTO:
 
MAREMMA sentierizia, con 70.000 euro noi ci  avremmo  costruito un casello, un autogril oppure  un parcheggio per cervi.La spesa ci sembra eccessiva per un chilometro sai che soddisfazione.
 
Va da se che tutti hanno diritto a passeggiare anche in sedia a rotelle in ambiti montagnosi ma ci sembra una spesa eccessiva  per un percorso , breve e magari che non verrà utilizzato da molti in queste condizioni. sarebbe meglio rendere accessibili i rifugi e le aree di sosta sui monti ERinforzare per tutti i sentieri e renderli più sicuri ma non realizzare piccoli percorsi che fanno  più immagine che altro

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I: Un cimitero senza barriere architettoniche

 
nostro commento in fondo..

Un cimitero senza barriere architettoniche

Quasi terminati i lavori, tra gli interventi anche una sala condoglianze climatizzata.
La nuova opera prevede rampe di accesso per disabili, cento loculi e cripte.
L’impresa ha realizzato le mura di cinta e le prime venti urne

OLIENA. Nonostante alcuni stop di natura tecnica, che ne hanno inevitabilmente allungato i tempi di realizzazione, i lavori per l’ampliamento del cimitero comunale sono quasi in dirittura d’arrivo.
L’impresa che ha vinto l’appalto ha già concluso i lavori per la realizzazione delle mura di cinta e della sistemazione dell’area dove sono già stati posizionati i primi loculi in prefabbricati di calcestruzzo. Venti per la precisione le urne già piazzate nella parte bassa della nuova area cimiteriale che è stata allargata di qualche centinaio di metri quadri.
Ultimata anche la struttura in cemento armato che servirà da rampa di collegamento tra le due aree, quella vecchia e quella nuova che è stata realizzata in un livello inferiore rispetto alla prima. Rampa che, oltre a due scalinate laterali per i normodotati, consentirà anche a chi ha problemi di deambulazione di raggiungere ogni parte del piazzale. Adesso partirà la seconda tranche dei lavori che nel giro di qualche mese porteranno alla fine dell’opera, una delle più importanti realizzate ultimamente a Oliena. Il progetto, redatto dall’ufficio tecnico comunale, comprende oltre che la realizzazione di qualche centinaio di nuovi loculi, anche la costruzione di nuove cripte.
Un ampliamento generale che include anche nuovi spazi in piena terra. Da realizzare ex novo anche altre cappelle, ma si è pensato per la prima volta all’abbattimento delle barriere architettoniche. Come detto, infatti, sono stati realizzati e sono in fase di realizzazione una serie di comodi camminamenti e rampe di accesso che consentiranno anche ai disabili di poter accedere pressoché a tutte le parti del cimitero. Prevista anche la ristrutturazione della sala condoglianze che verrà climatizzata.

di Nino Muggianu 
 
 
nostro commento:
Questa notizia ci fa "morire dal ridere". Sai che soddisfazione abbattere le barriere in un cimitero ci stiamo toccando da tutte le parti.Per avere un luogo accessibile devi morire e quindi non te ne frega niente, oppure devi essre un parente di un morto. Poi quandoesci di li sei fregato perchè il morto non ha problemi ma tu che sei vivo sei di nuovo nella bagna. Naturalmente questo  progetto è un bene per chi  ha un caro scomparso ci mancherebbe altro, ma ci scuserete l'ironia,  se l'attenzione ai cimiteri diventa sempre più  grande. Non ci risulta che nessuno si sia mai lamentato  dei cimiteri. Adesso ci mancano solo le rotonde con i semafori sonori e il   loges per terra, magari anche le scritte braille sui loculi..

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mercoledì 24 giugno 2009

Borseggiatore cieco sull´autobus denunciato insieme al complice

Come sempre....nostro commento in fondo   

La Repubblica del 16-06-2009

Borseggiatore cieco sull´autobus denunciato insieme al complice

Altri quattro taccheggiatori sono stati identificati nei pressi della stazione

PALERMO. Cieco, impiegato e col vizio del borseggio per arrotondare lo stipendio. È una delle cinque persone denunciate dai poliziotti del commissariato Politeama, guidato dal vice questore aggiunto Rosa Malfitano, nei controlli antiborseggio alle principali fermate degli autobus, in particolare sulle linee 101 e 107.
Alla fine di questi controlli voluti dal questore Alessandro Marangoni, il caso più curioso è di un invalido civile di 54 anni quasi cieco, impiegato incensurato di Bagheria, che, qualche giorno fa ha provato a rubare il portafoglio a una passeggera sul bus della linea 101. Era stato notato dai poliziotti in borghese alla fermata di piazza Castelnuovo, mentre saliva a bordo con un pregiudicato, peraltro sottoposto all´obbligo di firma.
D. M. E. - queste le iniziali dell´impiegato che risulta avere soltanto «un residuo visivo» come dicono i suoi documenti - si appoggiava a un bastone di colore bianco per non vedenti e indossava occhiali da sole: con la mano d´appoggio al bastone coperta da un maglione, si avvicinava alle passeggere cercando, in questo caso senza successo, di aprirne le borse, mentre il complice, che si era accorto di essere osservato, rimaneva fermo. In via Maqueda i due sono scesi, ma sono stati bloccati e identificati. D. M. E., che con sé aveva i documenti a testimonianza del suo handicap e l´abbonamento gratuito rilasciato dall´Amat, è stato denunciato per tentato borseggio.
Tra gli altri denunciati dagli agenti del commissariato Politeama un uomo di 36 anni e una donna di 48, entrambi pregiudicati, mentre si aggiravano con fare sospetto tentando di salire sugli autobus in via Maqueda. Si sono accorto degli agenti e si sono allontanati con una certa fretta verso via Torino. Nella fuga hanno lasciato cadere un portafogli che conteneva i documenti che poi sono stati restituiti al titolare. Altri due invece sono stati bloccati in piazza Giulio Cesare, un 48enne e un 71enne: il primo aveva un portafogli rubato e il secondo aveva violato gli obblighi della sorveglianza speciale. Per lui, infatti, era stato disposto il divieto di utilizzare mezzi pubblici e di sostare alla fermate degli autobus. 
 
NOSTRO COMMENTO..
Vergognati, ti sei fatto beccare, ci hai disonorati  oltre che ciecato adesso sei un delinquente fallito, diranno:"ma d'altronde non ci vede figurati se poteva borseggiare una persona sul bus!".
Sei sei un uomo  confessi tutti i borseggi andati a buon  fine anche se aggraverai la tua situazione.

INCHIESTA. Diversamente abili. Figli di un lavoro minore

nostro commento in fondo 

Famiglia Cristiana del 16-06-2009

INCHIESTA. Diversamente abili. Figli di un lavoro minore

La legge di dieci anni fa impone alle aziende di assumere una "quota" di lavoratori disabili, ma questo non avviene. Ecco perché. E come si può rimediare.

È l'ultimo effetto della crisi economica. Ma nessuno ne parla. Dopotutto, loro sono già tra chi sta in fondo alla fila, lavoratori "zavorra" più degli altri, secondo la denuncia recente del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. Loro sono i lavoratori disabili, quelli per i quali dieci anni fa una legge dello Stato ha previsto una quota di posti lavoro "protetti" e l'obbligatorietà di assunzione per le aziende.
Ebbene, oggi la crisi e la possibilità per le aziende di accedere alla cassa integrazione, alla mobilità, alle procedure di riduzione dell'orario di lavoro sospendono l'obbligo di assunzione per chi non è abile come gli altri. È l'ultimo premio agli imprenditori e l'ultimo danno ai disabili, che si consuma nel silenzio. Aggrava una situazione già precaria, perché quella legge del 1999 non ha mantenuto le sue promesse, tra controlli poco incisivi e tantissime possibilità pratiche di aggirarla. Invece, per la maggior parte dei disabili il lavoro è vita, argine e trincea contro la depressione, e non semplicemente uno stipendio alla fine del mese.
La legge prevede che in un'azienda che abbia tra 15 e 35 dipendenti ci sia un disabile, due fino a 50 dipendenti e per le aziende più grandi sia riservato a loro il 7 per cento dei posti di lavoro. Ma accade poche volte. È sufficiente che l'azienda versi un contributo al Fondo regionale per l'occupazione dei disabili per essere esonerata dall'assumerli. Può anche decidere di non rispettarla affatto, la legge, tanto la sanzione è di 51,65 euro al giorno, troppo bassa, al punto da essere conveniente. E spesso si confida su controlli carenti, che permettono di farla franca per anni e anni.
Così il lavoro per le persone disabili oggi in Italia resta un "miraggio", come ha denunciato un sondaggio del sito www.superabile.it, uno dei più cliccati portali italiani sui problemi dell'incontro tra lavoro e disabilità. Il tasso di occupazione delle persone con disabilità in Italia è del 19,3 per cento contro il 55,8 per cento di quelle senza disabilità, secondo l'Istat. Ma il dato risale ad alcuni anni fa, quando la crisi economica non aveva fatto sentire i suoi effetti. Il risultato è migliaia di posti riservati a lavoratori disabili non coperti e centinaia di migliaia di lavoratori disabili iscritti perennemente alle liste di collocamento speciali.

Collocamento sotto accusa.
In sostanza, è fallito l'accompagnamento da parte degli uffici di collocamento e delle reti pubbliche di protezione del lavoro dei disabili nelle aziende e negli enti pubblici. Inoltre poco lavoro è stato affidato alle cooperative sociali che si occupano dell'inserimento occupazionale delle persone disabili.
È il collocamento a essere messo sotto accusa. Secondo l'ultima indagine dell'Isfol, l'Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, che opera in collaborazione con il ministero del Welfare e altri enti pubblici, solo il 13 per cento dei disabili ha trovato un impiego attraverso gli uffici di collocamento. Insomma, lo Stato fa poco per i disabili e non aiuta le imprese, soprattutto nei primi tempi di inserimento, con le figure dei tutor previste dalla legge. Molte associazioni che si occupano di handicap rilevano, come ha fatto l'Anffas, che senza il sostegno delle cooperative sociali o delle agenzie per il lavoro «i disabili faticano a trovare un'occupazione», nonostante una legge molto avanzata. L'ultima relazione al Parlamento sulla sua applicazione, a dieci anni dall'entrata in vigore, spiega che gli avviamenti al lavoro, 31 mila circa nel 2007, sono pochi a fronte di circa 700 mila persone iscritte al collocamento.
Qualcuno ha cercato di farvi fronte. La Regione Lazio ha istituito una specie di "bollino H" per le aziende che sono più attente all'inserimento di persone disabili. Ma non basta.
Perché spesso le assunzioni vengono fatte, ma poi i disabili sono abbandonati, lasciati senza far niente, emarginati, come denuncia l'Ufficio per le politiche della disabilità della Cgil, al quale arrivano circa 15 casi al giorno di discriminazione sul posto di lavoro.
La legge che dieci anni fa aveva trasformato il collocamento obbligatorio in collocamento mirato per i disabili ha bisogno per lo meno di un tagliando. Ma sarà difficile programmarlo in tempo di crisi e di denaro che manca, soprattutto per gli ammortizzatori sociali. La norma è molto avanzata, ma fa fatica a essere applicata.
Lo ha fatto notare anche il rapporto Il lavoratore disabile: una risorsa per la comunità, ricerca affidata alla fondazione Laboratorio per le politiche sociali (Labos) e all'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro (Ispesl) dal ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali, presentata la scorsa settimana al Cnel a Roma.

Manca l'inserimento sociale.
Fa notare Silvano Miniati, consigliere del Cnel, che «è sufficiente che venga rintracciato un disabile finto e tutta l'attenzione si sposta sui falsi invalidi, che esistono ma non rappresentano il problema, perché il problema sono i veri invalidi e il ruolo che devono ricoprire nelle aziende».
Il direttore della fondazione Labos Claudio Calvaruso osserva che «l'inserimento lavorativo di un disabile è una questione che riguarda non soltanto le aziende, ma anche l'intera comunità. La legge approvata dieci anni fa è perfetta e validissima per quanto riguarda l'inserimento lavorativo, ma non lo è altrettanto se allarghiamo il campo all'inserimento sociale».

Alberto Bobbio
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CUOCHI E CAMERIERI ALLA TRATTORIA DEGLI AMICI
Tredici disabili lavorano in una trattoria nel cuore di Roma a Trastevere. È la Trattoria degli amici, aperta otto anni fa dalla Comunità di Sant Egidio, segnalata dal Gambero Rosso, che ha vinto l'anno scorso il premio della Cisl come migliore esempio di inserimento lavorativo. Quattro disabili lavorano in cucina, gli altri servono ai tavoli. Quest'anno, con la collaborazione di Birra Peroni, la Trattoria ha tenuto il secondo corso di formazione professionale di commis di sala e cucina a cui hanno partecipato 18 disabili 
nostro commento..
 
L'unica cosa che non condividiamo di questo articolo è sempre il luogo comune che il lavoro è solo argine per la depressione, se sono depresso ho mangio un gelato al limone  . o prendo il prozac, non mi cerco un lavoro.
Guarda un pò noi abbiamo l'inpressione  che i disabili lavorano  per vivere decentemente con uno stipendio che gli consenta dicomprarsi la casa ecc.
Roba da matti, provate a darci un gruzzolo poi vedete quanti di noi vanno ancora al lavoro.

lunedì 8 giugno 2009

PER CHI HA GIA' LETTO COLPO DI STATO

 
NOSTRO COMMENTO IN FONDO..
 
 
       
«Facciamoci vedere»: un tour contro l'indifferenza

QUANDO LO SPORT È SOLIDARIETÀ. Cicloamatori ciechi da tutta Italia: giro della Toscana con un accompagnatore in tandem

MARINA DI CARRARA. Tommaso Daniele, classe '34, sorride come un ragazzino annusando l'aria che profuma di canfora e di salmastro. Fra poco si parte, mancano solo i dettagli. Massaggia i muscoli con l'unica mano di cui dispone, la sinistra, alza lo sguardo verso un cielo che non può vedere e nell'entusiasmo del momento ci scappa anche un bacio alla moglie, mentre gli appunta con gesto amorevole il pettorale. Numero 1, tocca a lui aprire la carovana dei cicloamatori in viaggio per una settimana lungo le strade della Toscana. Partita lunedì scorso da Tirrenia, arriverà domenica a Ponte a Ema, nella terra di Gino Bartali. Ma il traguardo finale si trova ben oltre: verso nuovi orizzonti, come recita la locandina del "RaTid ciclistico in tandem-Braille 200 anni dopo", organizzato dall'Unione italiana ciechi. TRENTOTTO EQUIPAGGI, alla guida l'atleta normodotato e dietro il non vedente. Riuniti sotto uno slogan che demolisce quel bagaglio retorico dietro il quale si nasconde quasi sempre la più bieca indifferenza: «Facciamoci vedere». In effetti vedendoli così carichi di energia e di passione, così coraggiosi e autoironici, ci si sente tutti un po' più piccoli. A cominciare dai ragazzi delle scuole che su invito degli organizzatori li seguono in questo percorso. A bocca aperta, prima per lo stupore poi per l'ammirazione. «Sul piano della tutela e dell'assistenza abbiano norme fenomenali, rispetto agli altri Paesi, diciamo pure che l'Italia è ai vertici mondiali. Ma siamo molto indietro per educazione e cultura così finisce che quasi sempre queste norme vengono ignorate, anche da parte degli enti preposti a farle rispettare», spiega Leopoldo Federigi, presidente Uic della sezione provinciale di Lucca. E cita uno dei tanti aneddoti di cui è stato protagonista: «Tempo fa, parlando dei nostri problemi, un prefetto della Toscana mi disse: ma io di ciechi in giro non ne vedoProvi lei, gli risposi, ad andare in giro per una delle nostre città con una benda sugli occhi e vediamo quanto resistePer questo abbiamo scelto lo slogan "facciamoci vedere. Per ricordare alla gente che ci siamo, che esistiamo». E di sicuro non sono pochi: 200mila non vedenti, circa 2 milioni con gravi difficoltà visive. Ma per fortuna esistono anche le eccezioni al famoso prefetto. Come i fratelli Fanini, da sempre molto sensibili al sociale, che anche in questa occasione hanno messo a disposizione le auto al seguito e la squadra pro femminile che accompagna i cicloamatori in questo raid. IN TOTALE un centinaio di ciclisti arrivati da tutta Italia. Il più anziano, Rocco Di Fonzo, ha 77 anni e viene dalla provincia di Bari, Gioia del Colle. La mascotte, Andrea Giron di Montecchio Maggiore (Varese), ne ha 23. Portabandiera delle 12 donne in gara Patrizia Spadaccini, ex professionista di livello mondiale che nella sua carriera ha conquistato medaglie in pista e nelle crono. E' di Gabicce ma tesserata per il «Club Amici di Pantani» di Cesenatico e come lei la maggior parte dei partecipanti, anche di altre regioni, gareggia sotto l'egida dell'indimenticato campione. Veterana del raid, Patrizia svela il vero tesoro che si nasconde dietro una manifestazione comunque molto impegnativa anche sul piano fisico: «Un'esperienza meravigliosa sul piano umano. Fra i compagni di tandem si crea un'intesa profonda, chi guida intuisce tutti gli stati d'animo dell'altro, anche solo dal respiro. Per i non vedenti è una prova importante perché accresce la loro sicurezza, l'autostima. Per noi la cosa più emozionante è sentire come si lasciano trasportare, senza remore. E con un senso dell'ironia che possiedono solo le persone speciali: di te mi fido ciecamente, mi disse una volta la mia compagna di gara, perché se cado io cadi anche tu». Un tesoro prezioso, lo sport come lezione di vita. E sempre più raro.

di Laura Alari 
 
 
Nostro commento..
A parte la solita retorica pelosa che ci fa venire il prurito... Sempre sta storia delle persone eccezionali! Ma che hanno fatto sti ciecati intandem? Pedalano come tanti ciechi o non ciechi, vanno in  bici mica volano  o  atterrano sulla lluna senza tuta spaziale, forti della lorocecità! Invece di fare le stessebaracconate da circo in movimento, perchè non ci iscriviamo a  manifestazioni con normodotati tufandoci fra di loro pur con la nostra diversità di ciecati?
perchè dobiamo fare sempre idistinti,otteniamo qualche lacrimuccia qualche frase di solidarietà generica e gonfia di retorica.
A proposito dell'affermazione del prefetto a cui faceva riferimento Eternit..cioè Tommaso Daniele, vorremmo ricordare al presidente megagalattico  che invece di perdere tempo in queste manifestazioni perchè non si impegnadi più nell'abbattere le barriere architettoniche e nel far  applicare le norme al riguardo. Vedrai presidente che ci sarebbero molti più ciecati in giro per il mondo.
Stai attento anche a girare in tandem..... forse presidente  non hai letto il nostro libro colpo di stato.
buon viaggio..