martedì 24 febbraio 2009

Cimiteri inaccessibili ai disabili

Il Giornale di Vicenza del 18-02-2009

Cimiteri inaccessibili ai disabili

L'INTERROGAZIONE. Il Pd chiede interventi a Longara e Maddalene



VICENZA. Mai più cimiteri off-limits per i portatori di handicap, mai più barriere architettoniche che impediscono a chi si trova su una sedia a rotelle di pregare per i propri defunti. La richiesta è contenuta in un'interpellanza presentata da Sandro Guaiti e Eugenio Capitanio, consiglieri comunali del Partito democratico.

Il documento trae origine dalle segnalazioni di alcuni cittadini diversamente abili che invitavano «a verificare come nei cimiteri di Maddalene e di Longara non sia facile muoversi sulla ghiaia con la carrozzina».

«Infatti, in tali siti, specialmente dopo la pioggia, il fondo ghiaioso rende non solo disagevole procedere, ma addirittura pericoloso dato il rischio di piantarsi e cadere».

«C'è da chiedersi come sia possibile, dopo tanti soldi spesi in interventi di ampliamento e riassetto dei siti cimiteriali - affermano Guaiti e Capitanio - che non si sia provveduto ad abbattere evidenti barriere architettoniche di questo tipo che impediscono di procedere con i mezzi di ausilio ai diversamente abili, e che non siano stati previsti percorsi appositi con pavimentazione adatta a rendere agevole e sicura la locomozione di tali mezzi».

Di qui la richiesta che la giunta si attivi per rimuovere gli impedimenti e le difficoltà di accesso ai cimiteri delle due frazioni.



giovedì 19 febbraio 2009

Non vedenti e ipovedenti valuteranno la qualità dei prodotti agroalimentari siciliani

 
 
NOSTRO COMMENTO  IN FONDO       
 
   
Non vedenti e ipovedenti valuteranno la qualità dei prodotti agroalimentari siciliani

Accordo tra regione e Uic per un progetto di analisi sensoriale in agricoltura. ''Viviamo nella società dell'immagine, dove un ortaggio bello viene fatto passare per buono. Eppure è indispensabile affidarsi alla sensibilità di un cieco''



CATANIA - Ciechi e ipovedenti saranno impiegati nelle attività di analisi sensoriale a supporto della valorizzazione dei prodotti agroalimentari siciliani. E' quanto prevede il protocollo d'intesta stipulato a Catania, nei locali della Stamperia braille dell'Unione italiana Ciechi, dall'assessore regionale all'Agricoltura, Giovanni La Via e dal presidente regionale dell'Unione italiana ciechi, Giuseppe Castronovo.

La Via e Castronovo hanno sottoscritto l'accordo in rappresentanza, rispettivamente, dell'Asca Sicilia, l'agenzia regionale di analisi e servizi per la certificazione in agricoltura di Ispica (SR) e l'Irifor, l'Istituto per la ricerca, la formazione e la riabilitazione, costituito per iniziativa della Unione Italiana Ciechi.

All'incontro hanno preso partecipato anche Pino Nobile, direttore della Stamperia regionale Braille e il dirigente responsabile dell'Asca, Giuseppe Cicero. "E' un progetto - ha sottolineato l'assessore La Via - che ha un duplice obiettivo. Da un lato avviamo un percorso di integrazione dei ciechi e degli ipovedenti, avvicinandoli attraverso un percorso formativo finalizzato alle attività di analisi sensoriale svolte dall'Asca, dall'altro utilizziamo le spiccate qualità tattili e sensorialI di queste persone per valorizzare le qualità e le caratteristiche dei nostri migliori prodotti agroalimentari".

"E' una iniziativa eccellente - afferma Giuseppe Castronovo, presidente della Stamperia Regionale Braille di Catania e del Consiglio Regionale dell'Unione Italiana Ciechi - e non solo per i ciechi per i quali ogni ampliamento di specializzazione diventa una opportunità di lavoro e un' ulteriore prospettiva di integrazione sociale. Penso ai vantaggi per la comunità: viviamo nella civiltà dell'immagine dove un ortaggio bello viene fatto passare per buono. Eppure si rende indispensabile affidarsi alla sensibilità di un cieco perché, col suo superiore senso del gusto e dell'olfatto, garantisca ai suoi simili la qualità e la genuinità di un prodotto".

L'Asca è una struttura di servizio per la certificazione, istituita dall'assessorato regionale all'Agricoltura come rete regionale di laboratori per analisi chimico -fisiche, biologico-molecolari e sensoriali a servizio delle imprese agricole che producono alimenti di qualità certificati o a marchio.

L'Asca metterà a disposizione la propria rete di laboratori ampliando l'attività di valorizzazione dei prodotti agroalimentari ed inoltre organizzerà e gestirà i gruppi di lavoro: evidenziando le differenze tra i diversi prodotti, programmando incontri periodici sui singoli laboratori per l'esecuzione di diverse prove complete di determinazione del profilo sensoriali caratteristico di alcuni prodotti tipici.

L'Irifor si occuperà di realizzare un percorso formativo finalizzato alle attività di analisi sensoriale che svolgeranno ciechi ed ipovedenti oltre ad organizzare i trasferimenti dai domicili alle sedi di svolgimento delle sedute.  
 
 
Nostro commento:
 
Incredibile, cosa ci tocca sentire!Sempre le solite fregnacce che il cieco o l'ipovedente siano dotati di super poteri.
Conosciamo ciecati che non sanno distinguere una banana da una fragola, sia per olfatto che per forma.
Una volta impagliavamo sedie ora andiamo a sniffare ortaggi come se non contassero anche il colore e laforma.Se i prodotti saranno testati da ciecati che conosciamo  non licompreremo.  Adesso siamo diventati cani da tartufo,invece siamo     in contatto noi di pianeta ciecagna con i Puscher   per testare l'erba migliore,Anche allucinnogeni tanto non le vediamo le allucinazioni.

lunedì 16 febbraio 2009

Studi dimostrano: correre contrasta la cecità

 
Nostro commento in fondo..        
 
 
 
    Agenzia AdnKronos del 14-02-2009

Studi dimostrano: correre contrasta la cecità

L'esercizio fisico regolare e prolungato si rivela un'arma di prevenzione.

Percorrendo molti chilometri al giorno si riduce il rischio di contrarre sia la cataratta che la degenerazione maculare legata all'età. Lo attestano due ricerche condotte dal Berkeley National Laboratory su 41mila corridori



ROMA. Di corsa contro la cecità. In barba alla pigrizia per contrastare non solo i chili di troppo, ma anche per preservare la vista da brutte sorprese. Percorrendo molti chilometri al giorno, infatti, si riduce il rischio di contrarre sia la cataratta che la degenerazione maculare legata all'età (l'Amd, una malattia che colpisce il centro della retina): lo attestano due studi governativi statunitensi condotti dal Berkeley National Laboratory su 41mila corridori.

Secondo l'Università della California, l'esercizio fisico regolare e prolungato è un'arma preziosa di prevenzione contro due malattie oculari molto diffuse. Per dimostrarlo sono stati monitorati 29mila corridori maschi e 12mila femmine per sette anni e otto mesi. "Ciò conferma - sottolinea in una nota Giuseppe Castronovo, presidente dell'Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-Iapb Italia onlus - quello che ripetiamo da anni: la prevenzione delle patologie passa per un corretto stile di vita, a partire dall'esercizio fisico quotidiano. Queste ricerche però rivelano che non solo l'esercizio moderato è salutare, ma che lo è anche quello intenso".

Durante il primo studio, diretto da Paul Williams, in 7,7 anni è stata diagnosticata la cataratta a 733 uomini e a 179 donne. I maschi che percorrevano più di 64 chilometri alla settimana avevano una probabilità del 35% inferiore di contrarre la patologia rispetto a chi correva meno di 16 chilometri. L'incidenza della cataratta, inoltre, risultava dimezzata in chi dimostrava buone prestazioni nei 10 chilometri in rapporto a chi era un cattivo corridore.

Una seconda ricerca si è concentrata sui rischi di ammalarsi di Amd, patologia che in 7,7 anni ha colpito 152 persone nell'ambito dello studio. Ebbene, anche qui buona volontà e scarpe da corsa sembrano destinate a far la differenza. Chi infatti percorreva mediamente più di 4 chilometri al giorno, aveva un rischio sensibilmente ridotto di contrarre la malattia oculare (tra il 42 e il 54% in meno) rispetto a chi non arrivava a fare neanche 2 chilometri al dì. Chi invece correva dai due ai quattro chilometri quotidianamente aveva un rischio di contrarla del 19% inferiore. Tenendo conto dell'età, del sesso e di quanto si fumava, il rischio relativo di ammalarsi di Amd si riduceva del 10% per ogni chilometro in più percorso quotidianamente.

Mentre la cataratta, la prima causa di cecità al mondo (39,1% secondo l'Oms), è operabile sostituendo il cristallino divenuto opaco con uno artificiale, l'Amd può essere combattuta grazie a iniezioni intravitreali e all'apporto di antiossidanti. Però un corretto stile di vita, ricorda l'associazione guidata da Castronovo, resta la strada maestra ai fini della prevenzione: rinunciare al fumo, praticare regolarmente esercizio fisico e alimentarsi in modo completo ed equilibrato (mangiando pesce, verdure a foglia verde, noci) significa innanzitutto ridurre il rischio di ammalarsi di Amd, attualmente la prima causa di cecità e di ipovisione in Occidente. 
 
 
Nostro commento:
Adesso ci mancava anche questa, prima per diventare ciechi bastava masturbarsi, adesso se una persona ha ecceduto in questa pratica deve mettersi a correre.
adesso capiamo perchè tanta gente corre a tutte le ore e in qualsiasi condizione  
 meteorologica.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
 

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Una chiesa a misura di persone non vedenti

NOSTRO COMMENTO IN  FONDO
 
 
    Superando.it del 13-02-2009

Una chiesa a misura di persone non vedenti

È la Cattedrale di Santa Giusta a Oristano, in Sardegna, che probabilmente per prima in Italia si sta dotando di un percorso guidato ad alta tecnologia, utile alle persone con problemi di vista per muoversi con sicurezza nella bella chiesa romanica e al tempo stesso avere tutte le necessarie informazioni storico-artistiche. Entro un mese e mezzo circa tutte le nuove apparecchiature dovrebbero già essere funzionanti



ORISTANO. Il percorso guidato e altamente tecnologico di cui si sta dotando la Cattedrale di Santa Giusta a Oristano, in Sardegna, è uno dei primi del genere in Italia e offrirà un sistema d'accesso quanto mai utile alle persone con problemi della vista, all'insegna di un'attrezzatura che consentirà a queste ultime di muoversi con sicurezza nella bella chiesa romanica e al tempo stesso di avere tutte le necessarie informazioni storico-artistiche.

L'iniziativa è stata denominata Progetto TARV (Turismo Assistito in Radiofrequenza per Non Vedenti) ed è stata presentata nei giorni scorsi dal capo progettista Francesco Ibba, insieme a Roberto Cotroneo, docente di Storia dell'Arte Medievale all'Università di Cagliari e al parroco di Santa Giusta don Paolo Ghiani.

«Grazie a queste moderne attrezzature - ha spiegato quest'ultimo - la chiesa sarà resa ancora più fruibile, con un'attenzione particolare alle persone con disabilità».

Innanzitutto all'ingresso verrà sistemato un plastico della Basilica che i non vedenti potranno toccare, acquisendo con la propria manualità le informazioni sulla struttura. Le novità più interessanti verranno però dal sussidio informatico, un'apparecchiatura che tramite auricolare o sistema a viva voce, potrà dare tutte le indicazioni su come spostarsi e sull'architettura della chiesa. Basterà infatti cliccare sui tasti o solo sfiorare il monitor del sistema e subito si avranno tutte le indicazioni utili a proseguire la visita, tramite un percorso definito e una voce che guiderà i visitatori tra le navate.

L'iniziativa è sperimentale ed è stata avviata in collaborazione con il Comune di Oristano, che usufruisce anche di un finanziamento POR (Programmi Operativi Regionali) sulla ricerca e lo sviluppo. Entro un mese e mezzo il tutto dovrebbe essere funzionante.

«Una volta realizzato - aggiunge il parroco don Ghiani - saranno effettuate tutte le verifiche con le associazioni dei non vedenti, per valutarne l'efficacia ed eventuali aggiustamenti» 
 
NOSTRO COMMENTO..
 
Speriamo che abbiano messo anche un telefono con sintesi vocale  , per comunicare con IL GRANDE CAPO LASSU'. Naturalmente visto la distanza  chiederemo uno sconto sulla tariffa. visto che poi il grande capo , risulta un pò duro  d'orecchi gli alzeremo la suoneria , abbiamo già interpellato pipistrello perchè provveda con i suoi mezzi tecnici.

venerdì 13 febbraio 2009

Informazioni utili per il Carnevale di Venezia

 

Informazioni utili per il Carnevale di Venezia

VENEZIA. Saranno all'insegna dei vari sensi gli eventi del prossimo Carnevale di Venezia, previsto nella città lagunare dal 14 al 24 febbraio. Tra le altre iniziative anche un percorso "completamente al buio", mentre il Servizio Informahandicap del Comune veneziano è a disposizione per consentire di "non smarrrirsi tra le barriere".

Sensation 6 sensi per 6 Sestieri: questo lo slogan che accompagnerà dal 14 al 24 febbraio tutti gli eventi legati al Carnevale di Venezia, dislocati nei vari quartieri della città - i Sestieri, appunto - e che avranno come comune denominatore i cinque sensi (vista, tatto, udito, gusto e olfatto) e il sesto senso - "la mente" - nel Sestiere di San Marco.

Di particolare rilievo l'iniziativa denominata Dialogo nel buio, un percorso di Carnevale completamente al buio, realizzato in collaborazione con l'Istituto dei Ciechi di Milano. Per l'occasione gruppi di persone accompagnate da esperte guide non vedenti compiranno un percorso sensoriale al buio, dove tutti gli altri sensi - in particolare il tatto - saranno protagonisti.

L'iniziativa sarà ospitata nel Sestiere di Castello presso le Corderie dell'Arsenale.

Vale la pena ricordare poi che durante il Carnevale arrivano a Venezia migliaia di turisti da ogni parte del mondo e pertanto la circolazione per calli e campielli può risultare ancora più complessa del solito, specialmente in Piazza San Marco e nella circostante Area Marciana. E tuttavia, nel sito del Comune di Venezia (all'indirizzo disponibile cliccando qui), è possibile consultare il programma ufficiale del Carnevale e una serie di informazioni utili per raggiungere senza imbattersi in barriere architettoniche i principali luoghi e teatri del centro storico, dove si svolgeranno i diversi spettacoli. Donatella Zaja

«Non guardate al limite ma alla persona»

 
   
Trentino del 10-02-2009

«Non guardate al limite ma alla persona»

Marcantoni: una conferma del pregiudizio



TRENTO. Mauro Marcantoni, come giudica l'esclusione di Francesca Fugatti dalla gara di nuoto perché cieca?

Si tratta di un'ulteriore sconcertante conferma del pregiudizio che grava sui portatori di handicap e sulla loro possibilità di realizzarsi compiutamente non solo nello sport. Certo, nel caso in questione esistono i regolamenti, ma sono convinto che questi non siano assiomi indiscutibili ma disposizioni che vanno interpretate alla luce del buon senso e di una corretta valutazione caso per caso.

Ma come ci si dovrebbe comportare in casi come questi?

L'errore da evitare è quello di considerare il limite e non la persona. Se ci fermiamo al primo, al limite, tutto diventa impossibile, precluso, irraggiungibile. Se guardiamo alla persona il problema si sposta su come si può raggiungere diversamente la "normalità", cioè la capacità di esprimere, senza vincoli o barriere, le proprie attitudini.

Sono barriere facili da abbattere, nel concreto?

Il cieco non è un normale a cui manca la vista, ma una persona che si è organizzata su quattro anziché su cinque sensi. E' ovvio che questo presuppone la capacità di sviluppare abilità compensative e di adottare accorgimenti coerenti con la natura dell'handicap. Tuttavia è fuori dubbio che la normalità a quattro sensi ha la sua compiutezza e rende possibile la più ampia espressione di tutti i talenti di cui ciascuno dispone.

Un non vedente come vive la sua disabilità?

Il cieco non è come un normale che gira ad occhi chiusi: quindi una persona spaurita e incapace persino di muoversi. Il cieco convive con il suo handicap e ha imparato a compensarne i limiti. Nel mio ultimo libro, «I ciechi non sognano il buio», sono raccolte 80 storie di non vedenti che si sono realizzati con successo nei campi più sorprendenti: nello sport, persino nel tiro con l'arco; nell'arte, dalla danza alla scultura; nel lavoro, dal falegname all'avvocato, dall'insegnante all'informatico.

Ma in casi come questi è giusto che ci siano delle regole specifiche?

Le regole devono essere applicate alla luce di una semplice costatazione: ciò che è rischioso per un vedente ad occhi chiusi può tranquillamente non esserlo per un cieco. Quindi va superato il pregiudizio che impedisce una valutazione serena su ciò che è possibile, partendo da una diversa idea di normalità. Scelta questa che non può essere effettuata unilateralmente da un vedente ligio alle regole, ma che ha bisogno di un adeguato confronto con chi della cecità ha esperienza diretta o che ne conosca caratteristiche e possibilità.

E andando al di là del caso di Francesca Fugatti?

Estendendo il ragionamento a tutti gli handicap, ciò che dobbiamo perseguire è l'aggiornamento del concetto di normalità e dell'uso che ne facciamo quotidianamente. La normalità, infatti, non è uno standard a cui dobbiamo adeguarci, ma è un modo di raggiungere diversamente, ma con pienezza, gli stessi obiettivi di vita e di lavoro.



Bibbiena - Due imprenditori per i bimbi disabili

 
Corriere di Arezzo del 07-02-2009

Bibbiena - Due imprenditori per i bimbi disabili

La loro ditta promuove anche il riciclaggio e la tutela dell'ambiente. Manuel e Alessio creano giochi pubblici fruibili da tutti.



BIBBIENA. La crisi non sembra fermare la fantasia e la voglia di fare di due giovani imprenditori casentinesi che si sono specializzati in un settore alquanto particolare. Creano infatti giochi pubblici utilizzabili anche da bambini diversamente abili. Tre anni fa due giovani casentinesi decidono di diventare imprenditori nel campo dell'arredamento da esterni a manutenzione zero. Nasce così, in via Nazionale a Soci, la ditta Gregen per volontà di Alessio Greco, classe 1981, e Manuel Gentili, più grande di due anni. "Siamo partiti quasi per gioco - spiega Alessio - finché non abbiamo visto che la nostra idea si concretizzava e le amministrazioni rispondevano positivamente ai nostri prodotti. Oggi tra i nostri maggiori clienti ci sono enti locali del centro-nord Italia, ma vorremmo riuscire a coinvolgere anche il nostro Comune, per incentivare la raccolta differenziata o l'acquisto di giochi accessibili ai diversamente abili". I due giovani imprenditori casentinesi hanno in fatti ideato e realizzato contenitori in acciaio per la raccolta differenziata: "Intendiamo offrire gratuitamente al nostro Comune un doppio kit per la carta e l'indifferenziato, così che lo provino, augurandoci che possanno in futuro sceglierlo per le scuole materne, primarie e medie, oltre che per gli uffici". L'iniziativa fa parte del progetto "Eco" della Gregen, finalizzato all'educazione dei giovani per la raccolta differenziata. "Poiché proprio dai più piccoli - dicono i due imprenditori che hanno deciso di puntare sulla tutela dell'ambiente - può partire la sensibilizzazione della cittadinanza alle problematiche per lo smaltimento dei rifiuti. Non capiamo perché solo Comuni esterni al Casentino siano sensibili a questi aspetti, per questo vorremmo sensibilizzare tutte le amministrazioni della nostra provincia". Altra tematica sostenuta dai due giovani imprenditori è la possibilità di offrire anche ai diversamente abili dei giochi a loro portata: "Ci siamo app oggiati a una ditta francese che produce giochi da esterni, di cui almeno l'80% è accessibile ai diversamente abili, perché tutti i bambini hanno diritto a giocare. In tutti i giardini pubblici ci dovrebbe essere almeno un gioco fruibile da tutti i piccoli". Ma l'attività di Alessio e Manuel non finisce qui, i due ragazzi disegnano una linea di prodotti innovativi per arredamento di esterni, rigorosamente a manutenzione zero. Sono realizzati in ferro, acciaio e legno e sono garantiti per cinque anni. Si tratta ad esempio di cestini, portabiciclette, dissuasori stradali, panchine di design e di grande confort. I due giovani imprenditori casentinesi sono stati invitati anche ad un convegno dal titolo "Le rotatorie stradali: un biglietto da visita per il territorio", tenuto presso il Centro interdipartimentale di ricerche ambientali "Enrico Fermi" dell'Università di Pisa. Insieme a loro, intervenuti per spiegare come arredare le rotonde a manutenzione zero, erano presenti a nche i più importanti produttori italiani di prati, irrigatori ed illuminazione. Tra le rotonde più belle create da Gregen ci sono quelle di Scarperia, tra cui una in realizzazione che rappresenterà il circuito dell'autodromo del Mugello. Tanta gloria fuori dalla loro vallata, ma adesso i due giovani imprenditori sperano di poter vedere le loro opere anche in giro per il Casentino

Valentina Giovannini
 

Guido io. I cavalli che aiutano chi non vede a superare gli ostacoli

Nostro commento in fondo.
  
Guido io. I cavalli che aiutano chi non vede a superare gli ostacoli

Negli Stati Uniti ormai vengono preferiti ai cani. Perché, è vero, i piccoli guide- horse che conducono i ciechi mangiano molto e devono vivere all'aperto, ma, in compenso, sono docili, molto intelligenti e non perdono mai le staffe



USA. Una donna esce di casa. Raggiunge il cavallo che l'aspetta nel prato e gli calza delle scarpe da ginnastica, fatte su misura per i suoi zoccoli. Un taxi si ferma davanti al giardino, la donna discute brevemente con il conducente, poi sale nell'auto con il cavallo e si fa portare ad un ristorante in centro. Lì entra nel locale con il cavallo e siede a un tavolo, mentre l'animale aspetta tranquillamente al suo fianco. Sembra la scena di un film, e invece la donna esiste davvero: si chiama Ann Edie, abita ad Albany, vicino New York, ed è cieca. II suo cavallo, Panda (in realtà grande come un cane San Bernardo), è il suo animale-guida, cioè addestrato ad accompagnare i non vedenti. E le scarpe? Servono per affrontare parquet e pavimenti lisci senza scivolare, mentre una maniglia legata sul dorso permette ad Ann di stargli sempre accanto. Così attrezzato Panda è in grado di fare esattamente le stesse cose che fanno i normali cani guida, anzi, secondo Edie, di farle anc he meglio.

L'idea di usare cavalli nani come guide per ciechi venne dieci anni fa agli allevatori di questa razza equina, che fondarono la Guide Horse Foundation a Kittrell, North Carolina. I cavalli sono animali intelligenti, pensarono, docili e gregari, e, adeguatamente istruiti, possono sostituire agevolmente i cani guida, per i quali, negli Usa, c'è una domanda superiore all'offerta, il che li rende molto costosi e, talvolta, non del tutto all'altezza del loro difficile compito. I cavallini addestrati dalla Ghf, costano in effetti decine di migliaia di dollari, ma in genere vengono forniti gratuitamente ai ciechi che ne fanno richiesta, perché le spese vengono sostenute da donazioni private e associazioni di assistenza ai disabili. Ma perché preferire un cavallo ad un cane? Lo spiega bene la stessa Edie, intervistata dal Magazlne del New York Times. «La ragione più importante è che i cavalli vivono molto più a lungo dei cani, cioè oltre trent'anni, contro dieci o poco più» ha detto. «Questo fa sì che si arrivi a conoscersi molto meglio, e allontana lo strazio della separazione. Panda, per esempio, ha già otto anni, e probabilmente per almeno un altro paio di decenni continueremo a vivere insieme. Fosse stato un cane, avremmo già dovuto cominciare a pensare a come sostituirlo» Sembra anche che i cavallini siano sotto certi aspetti, più affidabili.

«Io ho già avuto tre cani guida» ha spiegato Edie, «due dei quali mi hanno talvolta messo in situazion di pericolo, inseguendo gatti o scoiattoli. Panda, al contrario, non si lascia distrarre da uomini o animali» In effetti i cavalli, essendo erbivori sono anche molto calmi, prudenti, e dotati di una vista a quasi 360 gradi per scoprire pericoli tutto intorno. Vivendo solitamente in gruppo, tendono a sincronizzare il loro comportamento con quello degli altri membri del branco: in questo caso, il loro branco è semplicemente la persona che accompagnano.

Infine, da millenni gli equini sono usati per i lavori più diversi e quindi esistono tecniche di addestramento ben collaudate per tutte le possibili situazioni. È importante, per esempio, che i cavallini-guida non si lascino spaventare dalla confusione delle strade, dalla folla o dai rumori improvvisi, proprio come nei secoli scorsi era richiesto ai cavalli da guerra. Del resto, spiegano alla Guide Horse Foundation, anche in natura i cavalli, in caso di evento inaspettato, tendono a guardare il capobranco per capire come reagire: se quello resta calmo, anche loro si adeguano. Poi ci sono abilità da insegnare come quelle di aiutare i non vedenti a trovare maniglie o pulsanti, di riconoscere i semafori e di evitare gli ostacoli durante le passeggiate: per raggiungere lo scopo gli addestratori utilizzano tecniche prese dagli esperimenti di psicologia comportamentista di Burrhus Skinner, basate sulla presentazione all'animale di un numero crescente di informazioni, da usare ne lla risoluzione di compiti via via più complessi. A fine corso, il cavallino sa rispondere a un minimo di ventitré comandi vocali base, ma è in grado di impararne poi altri nel corso della lunga convivenza con il padrone.

Certo, in tutto questo c'è anche qualche svantaggio: i cavalli, per esempio, mangiano molto più dei cani, cioè alcuni chili di foraggio e avena ogni giorno, e per la stessa ragione devono fare i loro bisogni molto spesso, più o meno ogni due ore. È ovvio quindi che devono avere la possibilità di vivere gran parte della loro giornata all'aperto. Non temono il freddo, ma hanno bisogno di un riparo e di un prato dove pascolare, recintato, non tanto per il timore che scappino, quanto per difenderli dagli attacchi dei cani.

II cavallino guida è quindi un'ottima idea, ma che difficilmente vedremo in Italia. Anche per questioni legali: negli Usa la legge sugli animali di accompagnamento prevede solo la necessità di un certificato che dica che l'animale deve seguire una persona per cause mediche, senza specificare quali altrimenti si violerebbe la privacy. Con quel documento, agli animali si spalancarlo automaticamente le porte di ristoranti, hotel, studi medici, musei, taxi, autobus, treni e persino aerei (i cavallini non viaggiano nella stiva ma in prima classe). In Italia, invece, la normativa prevede al momento solo la possibilità di cani guida per ciechi. Il cavallo può attendere.


ALEX SARAGOSA 
 
 
NOSTRO COMMENTO:
CI mancavano anche i cavalli, dharma appena  a saputo della notizia voleva rassegnare le dimissioni da cane guida A parte che si è toccata, pur  essendo femmina, quando a letto le motivazioni dell'età  più longeva dei cavalli.
 Si è rifiutata di farsi mettere ad una cena di gala a cui ha partecipato il suo padrone i tacchi a spillo inoltre non scommetterà più al totip per protesta.Talpa  a questo punto ha deciso di farsi guidare da un elefante, che alla bisogna lo può reggere anche in groppa.Anche le tigri di moira Orfei stufe di fare il circo, hanno deciso di iscriversi ai corsi per tigri guida, sperando in nuovi orizzonti professionali.Problemi per le balene,in quanto non è agevole parcheggiarle al lavoro. Fanale ha deciso di farsi guidare  da una  gallina così ha sempre le uova fresche per colazione.
 
 
 

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Nuotatrice cieca esclusa dalle gare

Nostro commento in fondo
 
Nuotatrice cieca esclusa dalle gare

Sport Il giudice arbitro ha detto no alla partecipazione al master regionale: «Problemi di sicurezza». La squadra lascia per solidarietà



TRENTO. Ieri pomeriggio, nella piscina di Madonna Bianca, si è svolto il campionato regionale master di nuoto. Una delle atlete iscritte, però, non ha potuto gareggiare. Francesca Fugatti, 30 anni, è stata esclusa dalla gara dei 50 metri rana dal giudice arbitro, dopo un consulto col presidente del comitato trentino della Federazione italiana nuoto (Fin). Motivo: ci sono rischi per la sicurezza dell'atleta e degli altri partecipanti perché Francesca è cieca, ha perso la vista da una decina d'anni. Per protesta contro questa decisione e per solidarietà con Francesca, i venti atleti della squadra, la Rari Nantes Valsugana, ha lasciato la competizione. I programmi master sono dedicati a nuotatori dai 25 anni in su e non hanno solo scopi agonistici ma anche di amicizia e aggregazione. «Francesca Fugatti può gareggiare nel circuito Fin come tesserato - spiega l'allenatrice della Rari Nantes Anna Fontana - Sa nuotare con idoneità agonistica e la visita medica ha dato l'ok ?. E non è la prima volta: «Un mese e mezzo fa - prosegue Fontana - l'atleta ha gareggiato a Innsbruck nel circuito supermaster. È una ragazza sportiva, si allena quattro volte la settimana, scia, ha fatto anche la Marcialonga». La squadra aveva mandato una e-mail al presidente di Fin Trentino Mario Pontalti, precisando che avrebbe partecipato anche un'atleta non vedente. Il presidente aveva risposto: penso che non ci siano problemi, vedremo con l'arbitro. Fontana sostiene che Giuseppe Bernasconi, giudice arbitro dei master di ieri, è stato particolarmente sgarbato: «Ci ha detto bruscamente: non mi prendo questa responsabilità, gli handicappati non gareggiano. Cosa che non è neanche vera». Per la gara di Francesca, la squadra aveva chiesto solo una cosa: che le venisse assegnata la corsia vicina al bordo. In questo modo il suo accompagnatore può darle da fuori vasca delle segnalazioni con il battito di mani, ad esempio per la virata, dato che i 50 metri rana si svo lgono in una piscina da 25 metri. «Comunque Francesca ormai se la cava da sola» sottolinea Fontana. «Mi dispiace di quello che è successo - dice il presidente di Fin Trentino Pontalti - Ho sentito il giudice arbitro della manifestazione, che conosce molto bene il problema che si può creare con un atleta ipovedente. Del resto Bernasconi ha arbitrato anche il campionato italiano della Federazione dei disabili a Pergine». Secondo Pontalti sono prevalsi i motivi di sicurezza: «È vero che era un master, ma anche un campionato regionale, che prevede un certo agonismo. L'atleta non vedente deve avere un accompagnatore in acqua. C'erano rischi sia sulla sicurezza della concorrente che su quella degli altri partecipanti». Semmai, aggiunge, «occorreva che gareggiasse in un momento a parte, in batterie riservate, con procedure diverse». Pontalti sottolinea che «è una cosa che è la prima volta che succede. Persone disabili partecipano a meeting di nuoto, ma è la prima vol ta che ci ritroviamo questa situazione in un campionato. In genere questi atleti gareggiano nelle varie categorie dei loro campionati». Oggi il presidente della Federazione esaminerà più a fondo la questione e la stessa iscrizione di Francesca Fugatti a queste manifestazioni sportive. «I regolamenti - conclude - non la contemplano» 
 
NOSTRO COMMENTO..
 
Noi non sappiamo cosa dice il regolamento di nuoto, comunque noi abbiamo praticato  e pratichiamo canottaggio, non esiste che non possiamo partecipare a dei master misti con i "normodotati".
Quello che ci da fastidio, invece è il linguaggio che si usa, un atleta ipovedente gareggia per agonismo, mica va li per farsi un picnic,, l'aggregazione èè un effetto secondario dello sport che riguarda tutti i ragazzi giovani e meno giovani. Se un ipovedente vuole fare aggregazione va in birreria, è meno faticoso che nuotare.
L'arbitro ci sembra che nuoti in cattive acque, i motivi di sicurezza sussisterebbero anche gareggiando  nella categoria disabili, questo vuol dire che magari fra disabili ci si può fare male ma guai a toccare i veri agonistit.Comunque se il regolamento e così lacunoso noi dobbiamo dire a pieno fiato che  non è possibile che esista un regolamento escludente alla faccia di tutte le belle parole sull'integrazione.
In ultima analisi, l'atleta ipovedente è stata discriminata, sia se il regolamento non prevede gare miste, a maggior ragione se le prevede.
Quindi è stata lesa la sua condzione di atleta al pari di qualsiasi altro atleta.
 
 
 

Guido io. I cavalli che aiutano chi non vede a superare gli ostacoli

 
Venerdì di Repubblica del 08-02-2009

Guido io. I cavalli che aiutano chi non vede a superare gli ostacoli

Negli Stati Uniti ormai vengono preferiti ai cani. Perché, è vero, i piccoli guide- horse che conducono i ciechi mangiano molto e devono vivere all'aperto, ma, in compenso, sono docili, molto intelligenti e non perdono mai le staffe



USA. Una donna esce di casa. Raggiunge il cavallo che l'aspetta nel prato e gli calza delle scarpe da ginnastica, fatte su misura per i suoi zoccoli. Un taxi si ferma davanti al giardino, la donna discute brevemente con il conducente, poi sale nell'auto con il cavallo e si fa portare ad un ristorante in centro. Lì entra nel locale con il cavallo e siede a un tavolo, mentre l'animale aspetta tranquillamente al suo fianco. Sembra la scena di un film, e invece la donna esiste davvero: si chiama Ann Edie, abita ad Albany, vicino New York, ed è cieca. II suo cavallo, Panda (in realtà grande come un cane San Bernardo), è il suo animale-guida, cioè addestrato ad accompagnare i non vedenti. E le scarpe? Servono per affrontare parquet e pavimenti lisci senza scivolare, mentre una maniglia legata sul dorso permette ad Ann di stargli sempre accanto. Così attrezzato Panda è in grado di fare esattamente le stesse cose che fanno i normali cani guida, anzi, secondo Edie, di farle anc he meglio.

L'idea di usare cavalli nani come guide per ciechi venne dieci anni fa agli allevatori di questa razza equina, che fondarono la Guide Horse Foundation a Kittrell, North Carolina. I cavalli sono animali intelligenti, pensarono, docili e gregari, e, adeguatamente istruiti, possono sostituire agevolmente i cani guida, per i quali, negli Usa, c'è una domanda superiore all'offerta, il che li rende molto costosi e, talvolta, non del tutto all'altezza del loro difficile compito. I cavallini addestrati dalla Ghf, costano in effetti decine di migliaia di dollari, ma in genere vengono forniti gratuitamente ai ciechi che ne fanno richiesta, perché le spese vengono sostenute da donazioni private e associazioni di assistenza ai disabili. Ma perché preferire un cavallo ad un cane? Lo spiega bene la stessa Edie, intervistata dal Magazlne del New York Times. «La ragione più importante è che i cavalli vivono molto più a lungo dei cani, cioè oltre trent'anni, contro dieci o poco più» ha detto. «Questo fa sì che si arrivi a conoscersi molto meglio, e allontana lo strazio della separazione. Panda, per esempio, ha già otto anni, e probabilmente per almeno un altro paio di decenni continueremo a vivere insieme. Fosse stato un cane, avremmo già dovuto cominciare a pensare a come sostituirlo» Sembra anche che i cavallini siano sotto certi aspetti, più affidabili.

«Io ho già avuto tre cani guida» ha spiegato Edie, «due dei quali mi hanno talvolta messo in situazion di pericolo, inseguendo gatti o scoiattoli. Panda, al contrario, non si lascia distrarre da uomini o animali» In effetti i cavalli, essendo erbivori sono anche molto calmi, prudenti, e dotati di una vista a quasi 360 gradi per scoprire pericoli tutto intorno. Vivendo solitamente in gruppo, tendono a sincronizzare il loro comportamento con quello degli altri membri del branco: in questo caso, il loro branco è semplicemente la persona che accompagnano.

Infine, da millenni gli equini sono usati per i lavori più diversi e quindi esistono tecniche di addestramento ben collaudate per tutte le possibili situazioni. È importante, per esempio, che i cavallini-guida non si lascino spaventare dalla confusione delle strade, dalla folla o dai rumori improvvisi, proprio come nei secoli scorsi era richiesto ai cavalli da guerra. Del resto, spiegano alla Guide Horse Foundation, anche in natura i cavalli, in caso di evento inaspettato, tendono a guardare il capobranco per capire come reagire: se quello resta calmo, anche loro si adeguano. Poi ci sono abilità da insegnare come quelle di aiutare i non vedenti a trovare maniglie o pulsanti, di riconoscere i semafori e di evitare gli ostacoli durante le passeggiate: per raggiungere lo scopo gli addestratori utilizzano tecniche prese dagli esperimenti di psicologia comportamentista di Burrhus Skinner, basate sulla presentazione all'animale di un numero crescente di informazioni, da usare ne lla risoluzione di compiti via via più complessi. A fine corso, il cavallino sa rispondere a un minimo di ventitré comandi vocali base, ma è in grado di impararne poi altri nel corso della lunga convivenza con il padrone.

Certo, in tutto questo c'è anche qualche svantaggio: i cavalli, per esempio, mangiano molto più dei cani, cioè alcuni chili di foraggio e avena ogni giorno, e per la stessa ragione devono fare i loro bisogni molto spesso, più o meno ogni due ore. È ovvio quindi che devono avere la possibilità di vivere gran parte della loro giornata all'aperto. Non temono il freddo, ma hanno bisogno di un riparo e di un prato dove pascolare, recintato, non tanto per il timore che scappino, quanto per difenderli dagli attacchi dei cani.

II cavallino guida è quindi un'ottima idea, ma che difficilmente vedremo in Italia. Anche per questioni legali: negli Usa la legge sugli animali di accompagnamento prevede solo la necessità di un certificato che dica che l'animale deve seguire una persona per cause mediche, senza specificare quali altrimenti si violerebbe la privacy. Con quel documento, agli animali si spalancarlo automaticamente le porte di ristoranti, hotel, studi medici, musei, taxi, autobus, treni e persino aerei (i cavallini non viaggiano nella stiva ma in prima classe). In Italia, invece, la normativa prevede al momento solo la possibilità di cani guida per ciechi. Il cavallo può attendere.

ALEX SARAGOSA

 

lunedì 9 febbraio 2009

Un mese nel buio per capire la cecità

La Repubblica del 04-02-2009

Un mese nel buio per capire la cecità

"Torino in Braille" propone una serie di iniziative sulla condizione dei non vedenti.

Letture e concerti bendati, percorsi tattili nei musei, viaggi in metro e cene oscurate



TORINO. Scoprire con leggerezza, ma anche con grande coinvolgimento emotivo e fisico, il mondo di chi vive nelle tenebre senza esserne schiavo. Entrare dentro un buio profondo, che è il mondo dei non vedenti, dove la cecità da limitazione si trasforma in un orizzonte nuovo. È l´invito che l´Apri, associazione piemontese retinopatici e ipovedenti, rivolge per il mese di febbraio a tutti i normodotati, ma anche ai ciechi, in occasione delle celebrazioni mondiali del bicentenario della nascita di Louis Braille, ideatore del sistema di scrittura e di lettura a rilievo per non vedenti.

«Lo stimolo alla conoscenza parte proprio da un´esperienza diretta» dicono all´Apri, e solo attraverso quella vicinanza reale (e non immaginata) alla cecità, si possono allora scoprire e comprendere le dinamiche e i meccanismi che la regolano. Un consiglio che è stato seguito alla lettera dall´attrice torinese Stefania Rocca, qualche tempo fa, quando, dovendo impersonare il ruolo di una donna non vedente, visse lei stessa da cieca, bendata, per alcune settimane, traendone questa riflessione: «La cecità ti fa affinare gli altri sensi. Impari a vedere con gli occhi del ricordo».

Fare esperienza, in ogni senso e attraverso tutti i sensi: questo è il filo conduttore di "Torino in Braille", che lega decine di appuntamenti "al buio" in programma in città a febbraio, e che culminerà nelle giornate del 20, 21 e 22. Partendo dal centro della città, in piazza San Carlo, dal 14 al 28 febbraio sarà visitabile la mostra fotografica che la rivista Colors e Fabrica presentano in esclusiva a Torino, una raccolta di immagini e di storie di uomini e donne non vedenti, pubblicatelo scorso anno su un numero monografico dedicato alla cecità, mentre su sette palazzi del centro storico, negli stessi giorni, si proietteranno scritte e frasi in linguaggio braille. Anche il Museo Egizio partecipa il 21 febbraio con una propria proposta di percorso di visita bendati, attraverso le già scure sale dello Statuario. Un gioco serio che si può provare a fare anche al Pav, Parco Arte Vivente, ma il 12 e il 19 di questo mese.

Il gusto è invece il senso che emerge più prepotentemente nei percorsi sensoriali organizzati in circa trenta ristoranti e locali notturni affiliati a Confesercenti, dove per tutto febbraio si potranno trovare al tavolo anche i menu in braille. E anche l´udito avrà un suo spazio dedicato, per esempio alla Libreria Coop di piazza Castello, che nell´ambito di "Torino in Braille" presenta un ciclo di letture al buio durante le quali gli ascoltatori saranno immersi in una sala completamente buia e verranno guidati dalle voci degli speaker. Due iniziative, infine, originalissime: la prima è un giro bendati in metropolitana, che Gtt e Apri promuovono per domenica 22 febbraio, la seconda invece un dj set unicamente da ascoltare, un live che i Soulful terranno presso il Magazzino di Giancarlo ai Murazzi, la notte di sabato 21.

di Guido Andruetto



«Barriere architettoniche e maleducazione? Ci pensiamo noi!»

Nostro commento in fondo.


«Barriere architettoniche e maleducazione? Ci pensiamo noi!»

CARPI. Hanno deciso di agire direttamente sulla coscienza dei cittadini affiggendo cartelli dissuasori lungo il marciapiede di via Trento Trieste all'altezza dei primi numeri civici. Missione: risolvere il problema di chi, costretto in carrozzina per quello strettissimo marciapiede, troppo spesso usato come parcheggio, proprio non riusciva a passare. «Da troppo tempo assistiamo a scene spiacevoli di disabili costretti a spostarsi sulla strada perchè le macchine parcheggiate troppo vicine al muro non consentono il passaggio spiegano Giulio Beltrami e Giampietro Piccagliani titolari di due noti esercizi in via San Francesco e lo stesso devono fa re le mamme con i passeggini o, semplicemente chi ha in mano le borse della spesa. Così abbiamo deciso di spiegare con le buone' a chi parcheggia di fare attenzione a rispettare le esigenze altrui». «Se fossi tu a dover passare di qui con una carrozzella? - si legge sui cartelli affissi lungo la via - Si prega di lasciare libero il marciapiede da biciclette, motorini e musi di automobile. E' un segno di educazione e civiltà. Questa è anche una regola del codice stradale la cui infrazione è punita con una contravvenzione: ringrazia se non ho chiamato la polizia municipale!» Risultato? «Dal giorno in cui abbiamo appeso i cartelli quasi tutte le auto si fermano qualche centimetro prima e la situazione è molto migliorata spiegano ancora Piccagliani e Beltrami ora non rimane che convincere i ciclisti del fatto che il marciapiede non è un buon posteggio nemmeno per una sosta breve...». 
 
 
nostro commento...
 
bravi ragazzi, ma vi consigliamo il nostro kit.... 

«A Bornasco togliete quelle barriere»

Nostro commento in fondo

La Provincia Pavese del 05-02-2009

«A Bornasco togliete quelle barriere»

La denuncia di un ispettore di polizia penitenziaria: «Chi è in difficoltà non può andare in banca e al bar»

La battaglia di un cittadino. Il sindaco: «Qui disabili non ce ne sono»



BORNASCO. Ha ingaggiato la sua personale lotta contro le barriere architettoniche da anni, ma senza risultato. Per Pietro Cossu, ispettore della polizia penitenziaria, è una questione di principio. E una battaglia di civiltà. Lui non è portatore di handicap. Giudica però l'insensibilità degli amministratori verso questo problema con negatività. «Ci sono delle situazioni davvero paradossali - spiega Cossu -. Come ad esempio la ringhiera di protezione davanti alla banca. Dopo il colpo, che ormai risale ad un anno fa, nessuno si è preoccupato di rimettere a posto».

«Così la vecchia ringhiera è ancora gettata lì davanti, mentre la nuova è fatta semplicemente con quattro assi di legno» dice ancora Cossu. Nel 2008 alcuni rapinatori presero di mira l'istituto di credito in centro paese, abbattendo la vetrina con il bancomate utilizzando un mezzo pesante.

Per riuscire nell'intento, ruppero naturalmente anche la balaustra davanti alla banca. Da allora, l'inferriata contorta è rimasta sul praticello in prossimità del marciapiede.

«Ma non è solo questo - prosegue Cossu -. Dove c'è la banca, c'è anche l'unico negozio di Bornasco. E il bar. Il tutto è sopraelevato. Per accedere, una rampa di dieci scalini. Mi spiegate come fa chi ha problemi a camminare?». Non solo disabili, ma anche gli anziani. Cossu è andato in Comune, ha parlato anche con i responsabili della banca. Tutti sono d'accordo con lui. Però la situazione non cambia. «A dire il vero - prosegue - il problema delle barriere architettoniche riguarda un po' tutto Bornasco. Per i disabili è davvero un grosso problema. Ma evidentemente non lo è per chi può decidere di intervenire». Per il sindaco di Bornasco, Michele Degnoni, le cose invece stanno in un altro modo.

«Lì è tutta proprietà privata del condominio, dove peraltro abita Cossu - è la sua replica -. Il Comune non c'entra proprio nulla e non può fare niente. Se ci sono interventi da fare, questi non toccano certo l'amministrazione. E' da vent'anni che quella casa è così. Ma i soldi che non vogliono spendere loro non può certo metterceli il Comune». Il sindaco non è d'accordo neppure sull'altro problema sollevato da Cossu. Le barriere architettoniche?

«Qui non servono - conclude il primo cittadino - perchè per fortuna di disabili, a Bornasco, non ce ne sono». 
 
 
 
Nostro commento ..
 
Ragazzi, non vogliamo  annoiarvi con queste  barriere, ma ce le tirano proprio.
Prima di tutto un sindaco che dice che dato che non ci sono disabili a bornasco e quindi non si può migliorare l'accessibilità per tutti e in particolare per chi potrebbe essere in difficoltà, mi sembra che dovrebbe mettere in ordinei suoi pensieri di amministratore.
Allora facciamo un censimento  della popolazione locale, e se sono tutti giovanie vannoa fare roccia, al posto di dieci gradini mettiamoci una parete del monte bianco.
Ci verrebbe la tentazione di fargli  fare un corso serale sulle leggi che deve rispettare e far rispettare  a chi  possiede locali aperti al pubblico.
Il nostro eroe della polizia penitenziaria, dovrebbe tradurre il sindaco un paio di giorni in stato difermo presso il bbagno penitenziale dove lavora. Così nessuno lo disturba e studia le leggi sull'abbattimento delle barriere architettoniche.
Brava anche la banca, lasciare in queste condizioni dopo una rapina la filiale.
A proposito adesso contattiamo i rapinatori e gli chiediamo, oltre che a rrirapinare la banca, di dare una spianatina anche agli  altri  ostacoli.
 

Disabili in carrozzina un kit antiforature

NOSTRO COMMENTO IN FONDO
 
   
La Repubblica del 05-02-2009

Disabili in carrozzina un kit antiforature

FIRENZE. Uno zainetto rosso con dentro un simbolico kit di "sopravvivenza", cioè gli strumenti per riparare le forature delle ruote delle carrozzine e un metro per misurare la distanza dagli ostacoli. Ha deciso di regalarlo l´Associazione toscana paraplegici ai pazienti dimessi dall´unità spinale di Careggi. «Il nostro è un gesto che vuole aiutare ad affrontare le difficoltà del reinserimento ma anche ad affermare la consapevolezza di nuove opportunità di autonomia», spiega Manuela Cappellini, presidente dell´associazione. 
 
 
NOSTRO COMMENTO.. 
Ci sembra un buon  approccio, anche se conoscendo la sofferenza di amici in sedia aruote non è facile andare in giro, non mettendo a repentaglio la prpri asicurezza.
Abbiamo studiato un kit anche su pianeta ciecagna:
 
Zaiinetto fregato all'assessore all''urbanistica dellacittà di appartenenza, se lui non ne ha uno, fregarlo ai figli che vanno a scuola.
Chiodi di lunghezza variabile, per incidere dei murales sulle macchine parcheggiate sui marciapiedi e parcheggi per disabili.
Firmare in braille con il chiodo  più maneggevole, un'opera d'arte va sempre firmata, eventualmente lasciare la traduzione della frase in braille sul parabrezza.
Una mazza da baseball, per lasciare dei simpatici  omaggi sulla carrozzeria dell'auto dell'esemplare cittadino che parcheggia sulle strisce.
Naturalmente sarebbe meglio ragionare con l'incauto cittadino e insegnare  la civiltà di pensare agli altri e non solo a se stessi.
Ma se quel giorno avete fretta come aveva fretta il cretino che vi impedisce di procedere per la vostra strada il kit può servire...
 
 
 

Della verità non c'è mai da temere!

Della verità non c'è mai da temere!

VERONA. Nell'ultimo numero del settimanale L'Espresso del 23 febbraio sono state pubblicate gravi accuse nei confronti dei religiosi che gestiscono l'Istituto "Antonio Provolo" per bambini sordomuti, i quali avrebbero sottoposto tra il 1950 e il 1984 gli alunni a sevizie e pratiche pedofile innominabili. Le accuse sono state lanciate da Giorgio Dalla Bernardina, veronese, ex alunno dell'istituto e presidente dell'Associazione sordi Antonio Provolo composta da ex alunni. Costui ha un contenzioso in atto con l'istituto per via di alcuni immobili. A Verona lo sconcerto per questa notizia è stato grande, ma ha suscitato anche reazioni contrarie di molti ex alunni, che hanno testimoniat o la totale infondatezza di queste accuse. Anche la Chiesa veronese, benché l'istituto non dipenda da essa, in quanto appartiene alla congregazione Compagnia di Maria per l'educazione dei sordomuti, ha reagito a queste accuse. Riportiamo alcuni passaggi della dichiarazione del vescovo Giuseppe Zenti, pubblicata sul settimanale diocesano Verona Fedele.

(…)

«Pedofilia! Una parola che, da sola, basta a provocare una bufera di reazioni, oltre allo scalpore mediatico, con giudizi sommari e, qualche volta, con autorevoli allusioni di colpevolezza, prima ancora dell'accertamento dei fatti. Lo stesso presidente, oltre all'uso di un settimanale nazionale, culturalmente ben orientato, ha fatto ricorso ad alcuni parlamentari radicali, da tempo impegnati in campagne anticlericali, per buttare fango su un intero istituto. Oltretutto le cosiddette testimonianze, che sembrano proposte in maniera seriale, su stereotipi tipici di questo tipo di denunce, affondano in anni molto lontani: dal 1950 al 1984! Né un anno prima, né un anno dopo! Si potrebbe obiettare: prima e dopo era tutto pulito? Perché solo a cominciare e a finire con quelle date è successo tutto questo, come se si trattasse di un virus che va e viene in maniera imprevedibile? Se i fatti presentati come accaduti realmente corrispondessero al vero, potremmo dire che l'inferno s arebbe una situazione meno angosciante rispetto a quella descritta.

(…)

Il fatto è che un'istituzione benemerita, come il "Don Provolo", amata dai veronesi e da tantissimi ex allievi che ne danno testimonianze positive commoventi, ne esce devastata nell'immagine. L'obiettivo, attuato attraverso una strategia diabolica, in parte, ha sortito i suoi effetti. Chi ripagherà i danni morali di questa squallida vicenda, non causata dal Provolo, ma messa in piedi da accuse che hanno tutto il sapore di essere strumentali, finalizzate ad una vendetta consumata per interesse?

(…) Si obietta che la Chiesa di Verona ha taciuto i fatti! Ovviamente. Sia i miei predecessori, come io stesso, siamo sempre stati all'oscuro dei fatti denunciati. E ne siamo rimasti all'oscuro semplicemente perché abbiamo fondate ragioni per credere che non sono mai accaduti. Solo quando qualcuno ha pensato di servirsene per altri motivi, siamo scesi in campo. Con il solo intento di riportare il tutto nell'alveo della verità.

Se realmente esistessero dei fatti concreti, chiediamo che siano documentati come di dovere e secondo le procedure legali. Della verità non c'è mai da temere. Qualora risultassero conformi a verità saremmo noi tutti, per primi, a schierarci, senza esitazione, con le eventuali vittime. Ma fino a questo momento le vittime predestinate risultano soltanto i presbiteri del Provolo. E fino a prova inequivocabilmente contraria noi siamo dalla loro parte!

Pertanto, la Chiesa di Verona, con il suo vescovo intende testimoniare vicinanza fraterna al superiore don Danilo Corradi e a tutti i suoi confratelli. Auspichiamo, nella preghiera, che si faccia luce piena su questa triste vicenda, dai contorni indefiniti, ma dagli intenti pi&ugra ve; che mai palesi».