venerdì 9 ottobre 2009

Ridare la vista ai ciechi


Nostro commento in fondo
Con la proteina scoperta dalla Montalcini. un'equipe di italiani cerca di curare il glaucoma

di Massimo Fini

Per resuscitare un morto a Cristo fu sufficiente dire: "Lazzaro, alzati e cammina". Per ridare la vista a un cieco dovette farne di tutti i colori: sputò per terra, impastò la sua santa saliva col fango, spalmò questo impasto sugli occhi del cieco e gli disse di andare a lavarsi in una particolare piscina, quella di Siloe (Giovanni, 9). Restituire la vista ai ciechi è sempre stato un sogno impossibile dell'umanità. Adesso un gruppo di scienziati e ricercatori romani è vicino a questo miracolo che mise in qualche difficoltà anche Cristo. Anzi l'hanno realizzato, almeno parzialmente, su due pazienti malati di glaucoma, una necrosi del nervo ottico che è la causa principale di cecità. Hanno sperimentato su tre pazienti in fase terminale della malattia, cioè praticamente ciechi, l'Ngf (Nerve Grow Factor), la proteina scoperta dalla Montalcini per la quale la Senatrice a vita prese il Nobel nel 1986. In due di questi casi il campo visivo è migliorato in maniera rilevante.

Per realizzare questo "miracolo" si sono messe insieme competenze e Istituti diversi. Sotto la supervisione della Montalcini hanno lavorato il dottor Luigi Aloe dell'Istituto di neurobiologia del Cnr, Stefano Bonini e Alessandro Lambiase del Campus Biomedico (una struttura modello alle porte di Roma) e il professor Bucci dell'Università di Tor Vergata, forse il massimo esperto italiano di glaucoma. Rispetto a quanto pubblicato dalla prestigiosa rivista americana Pnas l'esperimento degli scienziati italiani non ha avuto (forse per motivi prudenziali), a mio parere l'eco che merita. E di fatto, al momento, questi studi sono in fase di stallo. Per capire qualcosa di più sono andato a intervistare uno dei protagonisti, il professor Stefano Bonini.

Una decina di anni fa venni a intervistare lei e il pro fessor Bucci, quando eravate appena agli inizi di questa avventura...
Allora avevamo trattato con l'Ngf in collirio dei pazienti con delle ulcere corneali neurotrofiche, ulcere che si determinano per mancanza di innervazione. I risultati sono stati a dir poco miracolosi: una riparazione totale della cornea. Da qui nacque l'ipotesi di lavorare anche sul nervo ottico, anche se indubbiamente le fibre nervose della cornea sono meno complesse e quindi il lavoro si presentava molto più difficile. Oltretutto la cornea è all'esterno dell'occhio, il nervo all'interno.
Come si fa a raggiungerlo, e con un collirio poi?

Infatti, allora il problema era proprio questo. Si poteva pensare a delle iniezioni intraoculari per raggiungere direttamente il nervo ma c'erano rischi di complicanze. Oggi non è più così, iniezioni intraoculari si fanno quasi di routine. Ma nel 2000 la situazione era diversa. Allora abbiamo pensato di bypassare il problema iniezioni e di agire, come per la cornea, col collirio. E di vedere se era in grado di passare all'interno dell'occhio. Ovviamente lo abbiamo fatto sull'animale da esperimento, sul ratto. E com'è andata? Benissimo. Abbiamo visto che la sostanza non solo passa, attraverso la sclera, cioè la parte bianca dell'occhio, nella porzione posteriore. Ma arriva addirittura a livello cerebrale, cioè ai nuclei di base e alle cellule retiniche che sono quelle che danno inizio al processo visivo. Questo perché l'occhio è comunque una derivazione del sistema nervoso centrale. Quindi abbiamo indotto artificialmente nei ratti il glaucoma, che è provocato principalmente da una ipertensione dell'occhio che grava sul nervo e lo necrotizza. In quelli trattati con Ngf una parte notevole delle fibre nervose, più del 25%, era risparmiata dalla necrosi e il danno non si produceva. Qui però siamo ancora nel campo della prevenzione. Mentre nella maggioranza dei casi di glaucoma il danno c'è già stato. Ed è irreversibile: nella migliore delle ipotesi, con i farmaci attuali, si può fermarlo. Ma non si può recuperare la parte di vista che si è perduta.
Attualmente la terapia del glaucoma ha un solo obbiettivo perseguibile: abbassare la pressione dell'occhio. Però ci sono casi in cui, nonostante con i farmaci attuali si ottenga una buona pressione oculare, il danno progredisce lo stesso.

Sono i cosiddetti glaucomi "a bassa tensione".
Sì, per i quali la terapia con l'Ngf potrebbe essere particolarmente utile perché non agisce sulla pressione ma protegge il nervo. Noi abbiamo quindi preso tre pazienti con glaucoma a lunga durata, in terapia massimale con i colliri attuali, ma la cui vista continuava a peggiorare e li abbiamo trattati con l'Ngf. In uno il glaucoma si è stabilizzato, negli altri due c'è stato un campo visivo che, da quasi completamente nero, ha cominciato ad avere ampie zone di vista.

Quindi è ricresciuto il nervo ottico.
Diciamo che c'è stata un'azione apparentemente rigeneratrice sul nervo ottico. E se questo dato venisse confermato sarebbe certamente una novità clamorosa. Tra l'altro il tutto è avvenuto dopo un trattamento di soli tre mesi. E quando il trattamento è stato sospeso per altri tre mesi il beneficio si è mantenuto. Del resto, non solo i nostri studi precedenti ma anche tanti studi della Montalcini dimostrano che le cellule nervose in vitro a contatto con l'Ngf ricrescono.

Perché, finora, avete sperimentato solo su tre pazienti?
Abbiamo usato, sotto la nostra responsabilità, la formula dell' uso compassionevole. Erano pazienti il cui campo visivo era quasi completamente andato.

E quindi non avevano nulla da perdere.
Diciamo così. Ma è un trattamento eccezionale e necessariamente limitato. E tre pazienti non sono uno studio clinico con tutti i crismi, con tutte le verifiche del caso. Per esempio tossicità ed effetti collaterali. Immagino che la domanda successiva sia: prché non si può iniziare a farlo? Non si può per ora. Perché l'Ngf che abbiamo usato noi è di estrazione animale e non andrà mai sul mercato così com'è. Inoltre ha costi elevatissimi, impensabili per una terapia. La soluzione è di avere un Ngf sintetico, prodotto in laboratorio. Bisognerebbe che una Biotech provvedesse a una produzione su larga scala per iniziare uno studio clinico su larga scala. È il passaggio dal prodotto di derivazione animale al sintetico che sta rallentando il programma e allungando i tempi.
Perché una grande industria farmaceutica non si fionda? Il mercato, per applicare questo orribile concetto a dei malati, c'è: sono più di 500 mila in Italia. E sono destinati ad aumentare a causa dell'allungamento della vita media. Il glaucoma è una malattia che si manifesta dopo i 35, 40 anni. E allora?
L'industria è prudente. Non sarebbe la prima volta che un farmaco promettente si rivela poi, alla prova dei fatti, deludente. Anche se in questo caso ci sono, come diciamo nel nostro gergo, dei razionali forti alle spalle. Forse manca un link con l'industria e mancano i finanziamenti. Siamo in una sorta di limbo fra il prodotto di derivazione animale e quello sintetico che ci è necessario per poter andare avanti.

Fin qui il professor Bonini. La mia impressione è che siamo di fronte a un circolo vizioso. I costi per la produzione di un farmaco, in tutte le sue fasi fino al lancio sul mercato, sono indubbiamente elevatissimi e l'industria vuole avere la certezza che al mercato ci arrivi. Ma per avere questa certezza dovrebbe investire in studi. che altrimenti non si possono portare avanti. O dovrebbe intervenire lo Stato. Questo credo che intenda Bonini quando dice che "mancano i finanziamenti". In Italia si tromboneggia tanto di ricerca, ma poi quando c'è un gruppo di scienziati tutti italiani, con alle spalle un premio Nobel, che ha forse trovato la chiave per salvare, o addirittura ridare la vista a milioni di persone (si stima che nel mondo i glaucomatosi siano 67 milioni), lo Stato si dà alla latitanza senza neanche valutare, cinicamente, il vantaggio d'immagine (un made in Italy scientifico) che gliene deriverebbe. I tempi, temo, saranno lunghissimi e il mezzo milione di ammalati italiani di oggi farà in tempo a morire e quelli che, grazie all'Ngf, potrebbero da domani prevenire la malattia faranno in tempo a precipitare nell'incubo del glaucoma. 
 
NOSTRO COMMENTO..
Maremma crocefissa!! Ma è mai possibile che un articolo su un argomento serio come questo, deve esordire con queste stupidaggini religiose?
Certo che il mondo sarà sempre proiettato verso una visione fuorviante sui disabili con questi toni.
La ricerca si è fatta un mazzo così per arrivare a risultati di questo genere, e questo  giornalista si permette di usare la parola fuori lugo in questo caso, MIRACOLO.
Il miracolo sarebbe  non sentire più stro..bolate  giornalistiche con toni mistici e religioseggianti.
Questo è un miracolo! 

 

This e-mail is confidential and may also contain privileged information. If you are not the intended recipient you are not authorised to read, print, save, process or disclose this message. If you have received this message by mistake, please inform the sender immediately and delete this e-mail, its attachments and any copies.
Any use, distribution, reproduction or disclosure by any person other than the intended recipient is strictly prohibited and the person responsible may incur penalties.
Thank you!

Alice Messenger ;-) chatti anche con gli amici di Windows Live Messenger e tutti i telefonini TIM!

I: Avvocato denuncia: «Carcere interdetto ai disabili»

nostro commento al fondo
 
Avvocato denuncia: «Carcere interdetto ai disabili»

VENEZIA. Carcere di Santa maria Maggiore interdetto ai disabili. Lo denuncia, dopo averlo sperimentato sulla sua pelle, l’avvocato vicentino Mario Allegra, affetto da paraplegia e costretto a muoversi in sedia a rotelle. In una lettera indirizzata al direttore della Casa circondariale, al sindaco, al presidente del Tribunale e al Procuratore generale, l’avvocato Allegra spiega che «per raggiungere la casa di reclusione vi è un ponte non munito di impianto di sollevamento che impedisce di raggiungere l’ingresso dell’istituto di pena alle persone portatrici di una disabilità motoria».
«Inoltre la soglia d’ingresso presenta alcuni gradini che non consentono di entrare autonomamente - spiega ancora l’avvocato vicentino che nei giorni scorsi ha inoltrato la missiva - Poichè tale situazione oltre a essere illegale è incivile, chiedo di voler sollecitare le autorità competenti a provvedere in via d’urgenza a rendere accessibile il palazzo di pena». (m.pi.) 
 
NOSTRO COMMENTO..
Maremma barrierizza! L'unica volta che un avvocato doveva farsi le barriere sue, non lo ha fatto.
Se risolvono    le barriere contestate nel carcere, ci possono entrare gli avvocati dei disabili, ma anche i disabili che delinquono.
Certe volte le questioni  dipriincipio non valgono di fronte all'impunità.
 

 

Alice Messenger ;-) chatti anche con gli amici di Windows Live Messenger e tutti i telefonini TIM!