mercoledì 26 novembre 2008

pass..non pass..

 

NOSTRO COMMENTO..
Boom di pass per disabili
20-11-2008
La Repubblica

In dieci mesi 1.200 certificati. Toccata quota 21 mila

di Sara Scarafia

PALERMO. Milleduecento nuovi pass per invalidi rilasciati dall´inizio dell´anno. Tanti sono i cittadini che nel 2008 hanno ottenuto un tagliando per la macchina dall´ufficio H del Comune. Un vero e proprio boom legato molto probabilmente all´avvio delle Ztl, più tardi annullate, e al nuovo piano traffico che bloccherà la circolazione nelle ore di punta all´ottanta per cento delle auto.
A Palermo una macchina ogni venti porta appiccicato sul parabrezza il tagliando arancione che permette di parcheggiare gratis sulle strisce blu, di utilizzare le corsie preferenziali, di ottenere su richiesta un posto auto davanti al portone e soprattutto di circolare in barba a qualunque ordinanza di limitazione del traffico.
I permessi rilasciati dall´ufficio H sono 21 mila: moltissimi se si pensa che solo nel 2003 erano appena diecimila. Un pass, quello "H", che dovrebbe essere riservato solo a quegli automobilisti che hanno un handicap limitante. Veri disabili che per primi chiedono a gran voce controlli rigidi contro i finti invalidi.
Ma come si fa a ottenere un permesso? La procedura è fin troppo semplice. Basta un certificato, con modulo prestampato, rilasciato dal servizio di Medicina legale dell´Ausl che attesti la «capacità di deambulazione sensibilmente ridotta», e in allegato una copia della carta d´identità. Per ottenere il certificato non occorre essere invalidi civili, ma basta avere problemi permanenti o temporanei di deambulazione.
Con il modulo che attesta la ridotta capacità motoria, ci si presenta poi all´ufficio H che però non fa alcun controllo incrociato con l´Ausl per verificare se il certificato presentato (un semplice modulo con carta intestata, timbro dell´Ausl e firma non leggibile di un medico) sia stato realmente rilasciato dal servizio di Medicina legale. E del resto nemmeno l´Ausl ha alcuna competenza sui controlli successivi.
Una volta conquistato il contrassegno, che vale per cinque anni, il più è fatto. Secondo il regolamento di Palazzo delle Aquile, il certificato dell´Ausl è necessario soltanto quando si richiede il tagliando per la prima volta: per il rinnovo basta un certificato del medico di base. Di fatto, quindi, ai furbi della strada basta avere un parente anziano per ottenere il prezioso lasciapassare che mette al riparo da strisce blu, code, targhe alterne e Ztl.
I controlli sono difficili. La polizia municipale, che dall´inizio dell´anno ha denunciato per truffa e falso più di cinquanta persone che circolavano con pass contraffatti, non nascondono le difficoltà nello scovare i finti disabili.
Difficoltà che altri grandi Comuni hanno superato ingegnandosi. Torino, per esempio, ha dichiarato guerra ai finti disabili dopo le tante denunce dei cittadini. Qui i vigili adottano la tecnica del pedinamento: in due, in borghese, ogni giorno seguono le auto munite di contrassegno con la carrozzina. Se al volante, insieme con il conducente, non c´è il disabile intestatario del permesso, il tagliando viene ritirato. In meno di quattro mesi sono stati ben trenta i furbi smascherati.
Ma c´è di più: il Comune di Torino, indagando sui finti handicappati, ha trovato anche 1.200 tagliandi di persone ormai defunte ma che i familiari non avevano restituito. Contro le falsificazioni, poi, ha ritirato tutti i quasi novemila permessi, meno della metà di quelli di Palermo, per applicare un bollino a prova di contraffazione.
Il vice comandante della polizia municipale, Serafino Di Peri, fa quello che può. Ha destinato un pattuglia solo al controllo dei finti invalidi: «Andiamo avanti giorno dopo giorno». E il numero uno di via Dogali, Nunzio Purpura, assicura che con l´avvio del piano traffico i controlli verranno intensificati: «I furbi stiano attenti, con meno macchine saranno molto più riconoscibili»

Nostro commento

.Mi..zzica!In xi Sicilia  si respira un’aria insalubre, ci sono un sacco di invalidi. Puntualizziamo anche però, che al tagliando hanno diritto anche i non vedenti e ipovedenti. Come al solito si comincia a bastonare da Torino, noi ci abitiamo e siamo ben contenti. Abbiamo un sacco di amici con problemi seri di deambulazione e ci dispiace vedere il menefreghismo di chi pensa che il pass sia una stupidaggine da sfruttare per fare i propri comodi.


fumetti

In un calendario il mondo dei non vedenti visto dai piu' grandi disegnatori
23-11-2008
ToscanaTV

Il mondo dei non vedenti interpretato dai piu' famosi disegnatori e racchiuso in due calendari.

FIRENZE. Il progetto, unico in Italia, porta la firma della Univoc di Prato che riunisce i volontari dell'Unione nazionale ciechi e che per promuovere le attivita' dell'associazione e raccogliere fondi ha deciso di dare ai 12 mesi del 2009 un'impronta speciale, quella dei piu' grandi fumettisti italiani e stranieri. La loro risposta alla proposta pratese e' stata oltre le aspettative: tutti i 32 interpellati hanno detto si tanto che e' stato necessario realizzare due calendari per non escludere nessuno. La bella iniziativa ha visto la partecipazione oggi pomeriggio del famoso disegnatore Ivo Milazzo che insieme a Niccolo Storai hanno regalato disegni improvvisati a chi ha acquistato uno dei due calendari. A proposito, chi fosse interessato puo scrivere a visionauti@gmail.com, rivolgersi al negozio di fumetto Mondi paralleli di via Mazzei o presentarsi al banchino che l'associazione portera' in piazza Duomo il 13 e il 14 dicembre in occasione di Santa Lucia, la protettrice dei ciechi. Il ricavato sara' devoluto ala Univoc. Per vedere i disegni della coppia di calendari basta collegarsi a univoc.blogspot.com.

sabato 22 novembre 2008

metro milano

NON VEDENTI E ATM. Cittadini senza diritti
15-11-2008
Il Corriere della Sera

Lettere al Corriere della Sera

Da quando la mia diagnosi è morbo di Behcet, si è avverato quello che mi avevano detto i medici: sono entrato nel buio profondo. Grazie alla mia famiglia che mi ha dato la forza di reagire, e grazie all'Unione italiana ciechi, ho frequentato la scuola da centralinista e ho imparato a leggere e scrivere il braille. Da cieco ho fatto tanti sport a livello amatoriale, alcuni anche pericolosi, come lanciarmi da cinquemila metri: senza paura. Lungo la strada che mi porta al lavoro trovo ostacoli di ogni genere: non mi sono mai lamentato. Però di una cosa mi indigno: nella civile Milano quando sono sul marciapiede della linea 2 nessuno annuncia la direzione del metrò. L'Atm dovrebbe mettere fine a questo disagio per tutti i non vedenti che devono chiedere: scusatemi, c'e qualcuno, che può dirmi in che direzione va questo treno? Considerando che sullo stesso binario transita il metrò per Gobba, per Gessate e per Cologno.
Quando le mie orecchie sentiranno l'annuncio della direzione del metrò, chiamerò l'Atm e gli griderò a nome di tutti i ciechi, grazie grazie grazie.

NOSTRO COMMENTO..

Ragazzo mio sbagli di grosso a ringraziare. Ringraziare un paio di…rotaie! L’azienda dei trasporti milanese deve farlo per legge, perché deve rendere accessibili i trasporti a tutti ed in particolare a chi ha disabilità sensoriali. Quindi ti consigliamo di rompere le banane all’unione ciechi di milano, perché deve provvedere facendo pressioni  sul’atm, invece di occuparsi di cose con meno impatto pratico.

Quindi niente grazie al massimo andatevela a prendere nella metropolitana!

retorica pelosa.


Disabilità chiama solidarietà
16-11-2008
L'Arena

Se ti azzardi a dire ad una persona: «sei un handicappato», sai bene di non fare un complimento, ma una offesa, soprattutto se la parola è assunta con valore simbolico. E non dici: «hai un limite», come vorrebbe la traduzione italiana dall'inglese «handicap».
Forse anche per essersi resi conto dell'equivocità delle parole applicate a chi presenta dei limiti fisici o psicologici o mentali, si è passati ad una terminologia vellutata: «Diversamente abili», nella quale si accentuano le positività insite in tale soggetto, ma lasciando pur sempre trasparire ciò che non si vuol più proferire apertamente, continuando a pensarlo. In realtà, lo stato d'animo e la valutazione nei suoi confronti rischia di non cambiare gran che di registro.
Se invece si avesse il coraggio di chiamare le cose con il loro nome, si risolverebbero molti problemi, dando loro una precisa collocazione. Si potrebbe, ad esempio, ricorrere ai termini «limite, disabilità», che non evocano affatto negatività globali.
Semplicemente segnalano dei dati di evidenza, dai quali nessuno è immunizzato.
In altre parole, nessuno di noi è senza limiti, totalmente abile. Ognuno è soggetto a limiti e disabilità, sia pure di diversa entità.
Esemplifichiamo anche umoristicamente: ci può essere uno scienziato che sa tutto del caffé e non si è mai preso la briga di prepararsene uno. Scienziato nella conoscenza di tutti i processi, dalla piantagione alla macinazione, ma disabile nel farselo da sé, quando ne ha voglia. Anche lui ricorre ad una persona abile in materia, come può essere sua moglie o un barista.
Banale esempio che può dirla lunga su infiniti esempi che riguardano la vita di tutti i giorni. Siamo tutti abili in alcuni settori e disabili in altri. Il che ci fa concludere che siamo bisognosi gli uni degli altri; che nessuno è in grado di fare tutto da solo, ma ha bisogno dell'aiuto di qualcuno.
Questo per dire che noi, strutturalmente, siamo bisognosi di solidarietà da parte degli altri, e siamo nello stesso tempo chiamati alla solidarietà.
Fatte queste debite precisazioni, possiamo ora spendere una parola in merito nei confronti di coloro che sociologicamente sono etichettati come «diversamente abili». Ce ne sono di diversa natura: chi ha limiti nel fisico, nella psiche, nell'uso delle facoltà conoscitive...Ci stanno davanti. Inerti.
Fortunatamente oggi si muovono o vengono condotti in carrozzella in mezzo al pubblico con molta più naturalezza rispetto a tempi passati. Le stesse strutture architettoniche si adeguano sempre di più alla possibilità di essere usate anche da loro.
Certo, queste persone manifestano dei limiti. Ma non sono inutili per la società, o solo un peso. Sono anche una grande risorsa. A patto che sappiamo intercettarla come risorsa. E metterci in comunicazione con loro.
Anche noi abbiamo bisogno di loro. Se ben considerata, la loro condizione è per noi una scuola di vita ed essi, ciascuno di essi, collocati sull'alta cattedra del limite, dell'infermità e del dolore, ci possono insegnare valori che sono a rischio di estinzione.
Vale la pena di suggerire ai giovani e ai non più giovani di farsi loro alleati e compagni di viaggio. Di mettersi al loro servizio specialmente quando sono in crisi esistenziale di identità.
Un po' di tempo passato assieme a loro, a loro servizio umile e naturale, è un anticorpo sicuro contro il vuoto interiore di chi sta sperimentando l'insignificanza della propria vita, «handicappata» dalla viziosità e dal disinteresse su molti fronti. A contatto diretto con i disabili ci si ricrea. Si prende una boccata di ossigeno spirituale. Ci si rigenera. Mica male come cura dello spirito. Basta provare.
Per molti è una occasione propizia per riscoprire la fortuna che ha baciato la propria vita; per mettere a frutto talenti altrimenti destinati a rimanere sepolti, specialmente il talento della sensibilità e della solidarietà; di incontrare Gesù Cristo certamente presente in ogni persona, a cominciare da chi è nella sofferenza. Divenendo in tal modo mano accarezzevole e segno vero di una presenza tenerissima e invisibile, quella di Cristo che è solidale fino alla croce con i disabili.
Una croce che diventa meno insopportabile grazie ai tanti cirenei che si alternano nel portarla e che redime il cuore di chi la soccorre.

Giuseppe Zenti

NOSTRO COMMENTO.

Maremma Handicappata!Non volevamo mettere mano a questo ginepraio di cose in qualche misura, secondonoi giuste, ma non si può fare diversamente.

Allora, prima di tutto dipende dalla disabilità, alcune disabilità molto gravi necessitano di gesti e professionalità adeguate. Il mondo del volontariato può dare sicuramente una mano alle famiglie, alleggerirle dal loro faticoso percorso di vita con i figli e parenti con handicap seri. Ma quello che ci infastidisce, come al solito, è la retorica che si cela dietro queste prediche che  hanno un fondamento religioso. Legittimo essere religiosi e farne una motivazione,ma non è necessario sbandierarla come un feticcio, l’importante è  dare una mano. Ma se vuoi dare un aiuto al prossimo non ti paludare di questa patina celeste che soffoca una banale verità: la natura fallace rende handicappati molti esseri umani, gli handicappati non sono né utili né inutili, sono e basta. Per fortuna in quest’epoca di civiltà l’attenzione su queste persone (compresi noi)  è forte, ed è possibile combattere per avere più spazi e risorse.

Noi rigettiamo il concetto, che per stare meglio devi stare con chi sta peggio. Basta con questi valori da trovare con chi ha la sfiga di avere una limitazione fisica e mentale, per sentirsi meglio. Noi non abbiamo verità speciali da offrire, semplicemente molti di noi combattono per stare a galla e godersi la vita il più possibile, senza farla tanto lunga.  Spesso invece molti compagni di handicap si chiudono in se stessi e rigettano ogni aiuto,cosa  triste ma è una scelta. La sofferenza non è ne bella ne auspicabile, insegna al massimo a chi la vede dall’esterno  di toccarsi gli zebedei per non subirla mai personalmente. Ccomunque dato che siamo così  lungimiranti e vi facciamo stare così bene dovremmo mettere un tariffario.

Non si può essere più semplici, affrontare chi ha limiti  se ne si  ha voglia, senza farla tanto lunga? No, niente da fare chi soffre può insegnare e servire da esempio! Chi soffre è deve combattere ogni giorno ha un solo desiderio: non soffrire  più, e vedere sparire il proprio handicap, non è difficile da capire!

ciechi nel cinquecento

Oggetto: Conferenza a Ginevra sul "cieco di Adria"... [Il Resto del Carlino]

PressVisione anno VII / n. 723

Conferenza a Ginevra sul "cieco di Adria"...
12-11-2008
Il Resto del Carlino

GINEVRA. Conferenza a Ginevra sul "cieco di Adria" dal titolo "Luigi Groto: un poète provincial aux rayonnement européen". Oltre le celebrazioni inevitabili di qualche ricorrenza, il Groto è studiato e riconosciuto autore di pregevole rilievo nella cultura del Cinquecento soprattutto da ricercatori esterni. Recentemente se n'è interessato Pier Luigi Bagatin con la pubblicazione delle Lettere famigliari del Groto mentre nella "lontana" Roma, all'Università La Sapienza, lo scrittore adriese è stato studiato dal dottor Mario Nanni, che gli ha dedicato non solo una ponderosa tesi di laurea ma anche ricerche successive approdate ad un testo, "Il bianco e il nero delle donne", composto di brani tratti proprio dalle Lettere Famigliari e che probabilmente la Biblioteca Comunale presenterà in forma dialogata il prossimo anno. Ma a rendere ancora più interessante lo studio sul Groto è la notizia, giunta alla Biblioteca adriese, della conferenza tenuta alla Facoltà di lettere dell'Università di Ginevra dalla professoressa Barbara Spaggiari il 3 novembre scorso dal titolo "Luigi Groto: un poète provincial aux rayonnement européen". La professoressa Spaggiari, che sta preparando l'edizione critica e commentata delle Rime di Luigi Groto, ha messo in risalto l'influenza che l'opera dell'autore adriese ha avuto fuori d'Italia su alcuni dei principali autori manieristi e barocchi, da Shakespere a Camões, da Cervantes a Góngora e Queveda. Il testo della conferenza sarà pubblicato sulla rivista Italique della Fondation Barbier - Müller di Ginevra che annovera nel suo fondo di cinquecentine varie opere del Groto, tra cui l'editio princeps delle Rime (1577). La Biblioteca Comunale si onora di trattenere rapporti frequenti con i vari studiosi di Luigi Groto e di organizzare diverse iniziative per ricordare e valorizzarne l'opera.

a.p.

NOSTRO COMMENTO..

Mazza sti ciecati, anche nel cinquecento sidavano da fare! Noi tre siamo i ciechi di Taurinorum, al massimo i nostri libri li useranno per mettere in piano un tavolino svirgolato in cantina…

giovedì 20 novembre 2008

pesca che passione..

Pesca accessibile, arrivano i corsi per non vedenti
11-11-2008
Redattore Sociale

Iniziativa dell'associazione ''Caccia grossa'' di Pescara. Umberto Nosenso, istruttore: ''Cominciare con i non vedenti è una provocazione perché vogliamo far capire che la pesca è accessibile a tutti i disabili''

PESCARA - Un corso di pesca per non vedenti. L'iniziativa è di "Caccia Grossa" associazione no profit di pesca sportiva nata a Pescara nel 2006, con sedi a Roma, Ascoli, Rieti, Frosinone, unica a proporre incontri e corsi gratuiti a persone con handicap. L'idea è venuta al presidente Daniele Di Girolamo e a Umberto Nosenzo, disabile da oltre trent'anni appassionato di questo sport, durante il quarto meeting "insieme a pesca", manifestazione sportiva e sociale cui partecipano esperti pescatori, professionisti, semplici appassionati, in compagnia di ragazzi e ragazze con disabilità fisica e mentale. "Di tutte le esperienze che ho fatto come pescatore - racconta Umberto - è la prima volta che mi capita di incontrare un'associazione di pesca sportiva così sensibile alla disabilità".
Umberto a ottobre è stato invitato a partecipare al meeting come istruttore per disabili: "La manifestazione mi ha commosso, ho assistito un ragazzo con disabilità psichica che, con i miei consigli, è riuscito a pescare tre trote". Da quest'esperienza  è nata l'idea di fare un corso gratuito di addestramento alla pesca per disabili, "cominciare con i non vedenti - precisa - è una provocazione perché vogliamo far capire che la pesca è accessibile a tutti i disabili. Ovviamente - aggiunge - i corsi possono essere dedicati a down, paraplegici, a chi è affetto da distrofia muscolare". Le tecniche cambiano a seconda della disabilità, ma Umberto assicura che a tutti disabili è permesso pescare. Da dieci anni vive su una sedia a rotelle e lanciare un'esca piombata pesantemente a volte non è cosa facile, per questo ha inventato una specie di fionda che permette di lanciare a distanza di centinaia di metri. Una tecnica utilizzabile sia da persone con problemi motori sia da non vedenti.
L'opportunità di un corso per disabili è data da "Caccia Grossa", che in soli 23 mesi di operatività ha organizzato 4 giornate di pesca insieme a ragazzi disabili. A ottobre, sportivi, appassionati, esperti si sono trovati a L'Aquila per pescare trote, in compagnia di circa ottanta giovani con diverse disabilità. Nel giugno scorso una manifestazione simile venne organizzata a Piazza Salotto, il centro di Pescara, dove l'associazione allestì una minipiscina di circa 4 metri di diametro con dentro 100 chili di trote salmonate da 6 etti a 1 chilo. In quell'occasione parteciparono una sessantina tra ragazzi e ragazze diversamente abili e bambini dai tre anni in su. "La pesca - conclude Umberto - rappresenta uno strumento di integrazione per i disabili. Non vogliamo creare un ghetto, ma dare uno strumento in più di socialità e partecipazione in uno sport a cui tutti possono accedere". Per quanti fossero interessati a partecipare al corso di pesca, si può visitare il sito dell'associazione www.cacciagrossa.net.

(lc)

NOSTRO COMMENTO

I pesci se ne fregano dei pescatori ciechi, spuntano dall’acqua e ci fanno le corna, tanto non ci vediamo…anche loro ne approfittano, ma ecco talpa che si butta in acqua e li mangia crudi, pipistrello stufandosi di stare ore a non pescare niente ordina delle triglie via internet, fanale si è addormentato al sole e viene ricoverato ai grandi ustionati.

martedì 18 novembre 2008

massaggiatori..

Oggetto: Massaggiatori sudcoreani? Assunti solo se non vedenti [Panorama]

Massaggiatori sudcoreani? Assunti solo se non vedenti
08-11-2008
Panorama

Claudia Astarita

COREA DEL SUD. Mani ferme e dita agili e veloci non sono sufficienti per diventare un buon massaggiatore in Corea del Sud. Secondo la legge, infatti, solo i non vedenti possono lavorare come professionisti nei centri di benessere, nelle palestre e negli ospedali del Paese. Stufi di lavorare "in nero", i massaggiatori non ciechi hanno fatto appello alla Corte Costituzionale coreana chiedendo l'abolizione di una normativa considerata fortemente discriminatoria, ma i giudici di ultima istanza, dopo lunghe consultazioni, hanno deciso di non modificare in alcun modo regolamenti ormai più che datati.
La legge che prevede che solo i non vedenti possano essere impiegati come massaggiatori risale infatti al 1912, anno in cui il Paese si trovava sotto la dominazione giapponese. In realtà, anche nel Sol Levante esistono norme che favoriscono l'assunzione dei massaggiatori ciechi, ma la vera differenza rispetto alla Corea del Sud è che in Giappone anche chi non è cieco può essere regolarmente assunto in un ospedale o in un centro benessere.
Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, l'amministrazione militare americana in Corea abolì tale regolamento, ma il governo coreano decise di riadottarlo nel 1963. Oggi, chiamata a pronunciarsi sulla legalità dello stesso, la Corte Costituzionale ha sentenziato che "quella dei massaggi è l'unica attività lavorativa che le persone con handicap visivi possono svolgere con successo, e che queste persone hanno ben poche opportunità per garantirsi una fonte di guadagno regolare".
I non ciechi, naturalmente, non sono d'accordo. Dal loro punto di vista i non vedenti potrebbero essere impiegati in molti altri settori. Inoltre, il fatto che i massaggiatori legali siano 7.100 e gli illegali almeno 500.000 dimostra che la domanda per questo tipo di professionalità nel Paese è molto più alta di quella che i massaggiatori regolari possono riuscire a soddisfare. I professionisti irregolari, quindi, vorrebbero semplicemente che fosse garantita anche a loro la possibilità di essere assunti legalmente, smettendo quindi di esercitare una professione che li espone costantemente al rischio di essere multati o addirittura condannati a qualche mese di reclusione.
L'associazione che rappresenta i 7.100 massaggiatori coreani non vedenti, però, è convinta che senza una protezione ufficiale lavoratori già in partenza svantaggiati verranno immediatamente estromessi dal mercato e trasformati in un peso per la società. La Corte Costituzionale, alla fine, si è schierata dalla loro parte.

NOSTRO COMMENTO..

Mazza, adesso ci faranno causa ance in italia.

Però non si può pensare che un ciecato non sappia fare altro che massaggiare. E’ come dire che una persona su sedia a rotelle  non può fare lavori sedentari, in quanto  più efficiente, non potendosi alzare per la pausa caffè.

Peccato che abiano perso la causa i contestatori.                            


correre nel deserto.

Oggetto: «Io, maratoneta non vedente voglio provare l'emozione di attraversare il Sahara» [Il Giorno]
«Io, maratoneta non vedente voglio provare l'emozione di attraversare il Sahara»
08-11-2008
Il Giorno

A piedi, parte in spedizione con Carla Perrotti

CENATE SOTTO. Dalla sua parte, Pasinetti ammette di avere sempre avuto la moglie e gli amici: «Sono stati il mio sostegno e non mi hanno mai fatto mancare il loro incoraggiamento - racconta - Carla mi ha detto di essere pronto perché, in due settimane di percorso, non mancheranno i momenti di solitudine e di scoramento, soprattutto quando bisognerà passare lunghe ore da soli, nella tenda, immersi nel buio. Vorrà dire che, in quei momenti, penserò a loro». Fabio Pasinetti è totalmente cieco da quando, a 21 anni, decise di sottoporsi ad una delicata operazione, purtroppo non riuscita, per migliorare la sua situazione di ipovedente dalla nascita: «Carla Perrotti - spiega - mi ha raccontato che l'idea di una traversata insieme a una persona non vedente le è venuta quando, nel 1998, si trovava nel deserto del Taklimakan, in Cina. Quasi per gioco, cominciò a camminare ad occhi chiusi. Fu in quel momento che pensò alla possibilità di portare con sé, nella nuova impresa, una persona cieca. Per attuare il progetto, però, era necessario trovare qualcuno che avesse perduto la vista ma che, comunque, nella sua vita avesse visto, anche al fine di poter garantire una certa autonomia dei movimenti». È così che Carla e Fabio si incontrano: «Abbiamo parlato a lungo - dice lui - e ci siamo resi conto che si poteva fare. A settembre dello scorso anno abbiamo cominciato ad allenarci». Prove defatiganti, indispensabili per chi si cimenta per la prima volta con un tentativo "estremo": «Devo molto agli amici del Gruppo podistico di cui sono presidente - afferma Pasinetti - perché mi hanno garantito la possibilità di un training costante». A seguire la missione di Carla e Fabio, che saranno "collegati" costantemente tra loro da speciali bastoncini di titanio legati tra loro da una fascia, ci saranno il marito di lei, Oscar e Daniel Tonani, capo spedizione delle ultime due imprese della Perrotti, in Cina e in Australia. «Dovremo fare tutto da soli - precisa Fabio Pasinetti - a parte i rifornimenti di acqua che, giorno dopo giorno, ci verranno lasciati in punti diversi del percorso». Ma, alla vigilia del decollo, che cosa si prova? «Non credo di essere un incosciente, ma non ho paura. So che non sarà facile perché anche il cibo, con le speciali barrette che garantiscono il soddisfacimento del fabbisogno quotidiano, non è dei migliori e quindici giorni sono tanti. Ma io ho voglia di provare quest'avventura, cercare di capire cosa vuol dire trovarsi soli, in mezzo al deserto, per chi non vede, come me. Spero, poi, di poterlo raccontare a tutti». L'IMPRESA strizza l'occhio anche alla solidarietà: parte dei proventi delle sponsorizzazioni andranno infatti proprio all'associazione "Omero". Nel cuore di Pasinetti, tuttavia, c'è una speranza in più: «Io credo fortemente - sostiene - che quanto sto per fare contenga un messaggio importante per tutti coloro che si trovano nella mia situazione. Sono stato fortunato, è vero, ad incontrare una persona come Carla: ciò che abbiamo progettato insieme dimostra che si può uscire dal guscio, non perdere la voglia di combattere. Forti di questa consapevolezza, e grazie all'aiuto del Comune di Milano, nel 2009 organizzeremo anche una "maratonina" non riservata, ma dedicata ai disabili. Dobbiamo spalancare le porte e abbattere le barriere: per riuscirci, però, occorre l'impegno di ciascuno». A casa, ad aspettare Fabio Pasinetti, resterà invece la moglie Oriana: «L'ho rassicurata dicendole che siamo ottimamente equipaggiati e dotati di telefoni satellitari. So che spera in qualche telefonata dall'Africa. Vedremo che cosa riusciremo a fare». L'impresa potrà essere seguita praticamente in tempo reale sul sito www.carlaperrotti.com.

Alessandro Borelli

NOSTRO COMMENTO..

Come al solito , visto che siamo delle carogne, ci chiediamo come farà un ciecato a vedere le allucinazioni? Auguri…

sabato 8 novembre 2008

cinema


Chi non sente e non vede può andare al cinema
04-11-2008
Il Giorno

RASSEGNA «SENZA BARRIERE» AL VIA ALLO SPAZIO OBERDAN

MILANO. Si può andare al cinema anche quando non si sente e non si vede. Lo propone «Cinema senza barriere», rassegna al via questa sera alle 21 allo Spazio Oberdan. Non un cinema per disabili o per normodotati, ma un'esperienza umana e artistica da condividere con tutti. «Cinema senza barriere», progetto ideato da Aiace Milano, Eva Schwarzwald e Romano Fattorossi, ha offerto un servizio culturale per le persone con disabilità della vista e dell'udito, intervenendo con audiocommento e sottotitolatura sul film. La novità di quest'anno sarà la «cinetermografia», innovativa ricerca scientifica che registra l'evoluzione della temperatura degli spettatori per raccogliere dati. Oggi si inizia con «Fame chimica» con Marco Foschi (nella foto), Matteo Gianoli e Valeria Solarino con i registi Paolo Vari e Antonio Bocola in sala. Info: Spazio Oberdan (viale Vittorio Veneto 2), 02.77 40 63 00/02.

NOSTRO COMMENTO..

A parte il fatto che ci mancavano solo dei sensori a rompere le scatole a chi va al cinema! Se non hai la temperatura giusta cosa fanno? Cambiano il finale? Comunque qualsiasi evoluzione va bene, ma a volte si esagera ma se qualcuno va al cinema per fare sesso, chissà che dati vengono fuori. Talpa sicuramente risulterebbe molto caldo nello stomaco, con tutto quello che si scafragna lo scambierebbero per un vulcano in attività. Pipistrello essendo un PC con sembianze umane, con tutte le ventole per non surriscaldare le schede madri che lo compongono, risulterebbe freddo come un cadavere.

Fanale di solito si addormenta dopo tre minuti dall’inizio del film, quindi risulterebbe tiepido..



 

mercoledì 5 novembre 2008

ciechi al volante

Patente a un cieco: medico nei guai
25-10-2008
Corriere del Veneto

Il caso La denuncia dopo i controlli della guardia di finanza sui falsi invalidi. In aula a marzo L'oculista accusato di falso. La difesa: «Pressioni dalla moglie» Sarebbe stata la moglie dell'anziano non vedente a fare pressioni sul dottore per «evitare traumi psicologici» al marito

TREVISO. Aveva ottenuto la patente da un medico compiacente. Ma lui era cieco, completamente cieco. Il caso era emerso a margine dei controlli della guardia di finanza contro i falsi invalidi. Fabio Soldà, il medico che gli concesse quel documento di guida, dovrà rispondere di falso in atto pubblico davanti al tribunale di Treviso.
Il giudice per le indagini preliminari Valeria Castagna lo ha infatti rinviato a giudizio. Pare che dietro la vicenda ci sia la moglie del cieco, che aveva supplicato lo specialista di concedere la patente al marito, che altrimenti avrebbe subito un grave contraccolpo psicologico.
Il caso era esploso ad aprile di quest'anno. I finanzieri di tutta Italia avevano esaminato le posizioni fornite da Inps e Inail relative ai 55.599 titolari di pensioni ed indennità di accompagnamento per cecità totale. Alla fine, era scattata la denuncia di 82 persone, tra falsi ciechi, medici e componenti delle commissioni che ne hanno attestato la (falsa) invalidità.
Tra di loro, anche un trevigiano. Un caso, il suo, più contorto del previsto. Il 70enne, infatti, era cieco da una decina di anni. Ogni mese, regolarmente, ritirava il suo assegno di invalidità. Solo che nel 2002 aveva ottenuto anche la patente di guida. Firmata dal dottor Soldà, medico residente nel Padovano. Le fiamme gialle non ebbero dubbi. Se l'uomo guidava, allora non era cieco. E dunque non aveva il diritto di ricevere le erogazioni statali. Lo denunciarono. Ma l'apparenza era più semplice della realtà. Perché, dopo una successiva visita medica, disposta dalla procura di Treviso, si scoprì che quel 70enne, in effetti, da una decina d'anni non ci vedeva proprio. E dunque il reato non era più quello del ricevere indebitamente l'indennità di circa mille euro mensili, bensì quello di aver ottenuto un documento di guida senza vederci. Nel registro degli indagati è finito così il dottor Soldà, accusato di falso in atto pubblico per quella firma nella quale riconobbe, da medico di una scuola guida, l'idoneità a guidare al cieco.
Dopo le indagini del caso, il pm Antonio De Lorenzi ha chiesto al gip Castagna il rinvio a giudizio dell'uomo, ottenendolo mercoledì mattina nel corso dell'udienza preliminare. Il processo a carico del professionista partirà il prossimo quattro marzo di fronte al tribunale. In quella sede, il medico dovrà spiegare il perché di quell'atto. Sembra che alla base della falsa certificazione ci fosse una sorta di pietà per il 70enne. La moglie infatti aveva spiegato al medico che il marito, dopo anni di passione per il volante, non avrebbe accettato l'umiliazione di esser privato del documento di guida. Per inciso, l'anziano non guidava mai. Ma il solo fatto di sentirsi la patente in tasca lo rasserenava. Questa, almeno, è la linea difensiva del medico. Sarà ora il tribunale di Treviso a valutare il caso.
Mauro Pigozzo Visita nel mirino
Nel fascicolo d'inchiesta della procura, dopo i controlli della guardia di finanza sui falsi invalidi, è finita la visita oculistica per l'ottenimento della patente di guida. Il medico, secondo l'accusa, avrebbe certificato l'idoneità dell'anziano non vedente

NOSTRO COMMENTO

Visto che il medico ha certificato l’idoneità   del cieco, sarebbe il caso di fargli fare un giro con il suo paziente al volante. Magari con qualche amico sulle striscie..

 



martedì 4 novembre 2008

PRESIDENTE BURLONE

NOSTRO COMMENTO IN FONDO..

 «Carramba» non riesce la burla delle Iene
25-10-2008
La Provincia di Como

ROMA. Le Iene non sono riuscite a ingannare Raffaella Carrà. Avevano superato tutte le verifiche e gli ostacoli, di cui hanno la documentazione filmata ma, a pochi istanti dalla partenza di «Carramba! Che fortuna», giovedì sera su Raiuno, è stata smascherata da un collaboratore del programma la storia di un finto cieco costruita con grande attenzione dalle «Iene», con l'appoggio del presidente dell'Unione italiana dei Ciechi, Tommaso Daniele. «La Carrà in tutti questi anni - spiega l'autore delle Iene, Davide Parenti - ha fatto un sacco di sorprese a tutti, noi volevamo farla a lei e con il sostegno dell'Associazione Nazionale Ciechi nella persona di Tommaso Daniele», seduto fra il pubblico. «Raffaella è molto delusa soprattutto per il comportamento del presidente dell'Unione Ciechi che si è prestato a questo gioco su un emittente nazionale. - sottolinea il capostruttura, Paolo De Andreis - Raffaella fa solo cose vere e in Rai non sono tutti rimbambiti». La iena Paolo Calabresi, reso irriconoscibile dal trucco, si era calato nei panni di un signore romano, ora residente in California, che in un incidente aveva perso la vista 20 anni fa e che, dopo una lunga serie di interventi chirurgici, da qualche mese era tornato a vedere e desiderava incontrare il figlio, da anni trasferito a Sidney.

NOSTRO COMMENTO

Caro presidente, con tutte le cose che avresti da fare, vai a fare il…burlone in tv.

Queste castronerie leggere falle fare a noi che siamo professionisti. A noi piace un presidente con il senso dell’umorismo, ma un umorismo sobrio, ma non  sopra le righe. Altrimenti tutti potremmo fare i burloni e, a tempo perso i presidenti.