martedì 25 marzo 2008

LA RAI FA ORECCHIE DA MERCANTE..

Elezioni, è silenzio totale. La protesta dei sordi contro la Rai
15-03-2008
SuperAbile.it

Il servizio pubblico radiotelevisivo non rispetta gli obblighi del contratto di servizio e la campagna elettorale per le persone sorde resta inaccessibile. Sit-in di protesta davanti a viale Mazzini. La presidente Collu: "Nessun impegno neanche per la sottotitolazione delle conferenze stampa dei leader di partito e dei confronti tv tra i candidati premier"

ROMA - Le elezioni? Totalmente inaccessibili dal punto di vista informativo. E poiché "Porta a porta" non basta, le persone sorde scendono in piazza per protestare contro la Rai che non assolve ai suoi obblighi. Si è concluso infatti con una fumata nera l'incontro di ieri fra i vertici di viale Mazzini e la presidente dell'Ente nazionale sordi Ida Collu: troppo limitati, secondo quest'ultima, gli impegni assunti da Claudio Petruccioli e Claudio Cappon, rispettivamente presidente e direttore generale Rai, e dal direttore del segretariato sociale Carlo Romeo, in merito alla sottotitolazione per i non udenti dei programmi di approfondimento politico e di tutti gli appuntamenti televisivi incentrati sulle prossime elezioni politiche del 13 aprile. Una situazione che porterà così, molto presto, ad un sit-in di protesta dell'Ens di fronte celebre cavallo della sede del servizio pubblico radiotelevisivo.
I vertici dell'azienda - riferisce l'Ens - non hanno preso impegni in merito all'accessibilità per i sordi della campagna elettorale 2008, nonostante il contratto di servizio in vigore da quasi un anno preveda espressamente la sottotitolazione e la traduzione in Lingua dei Segni dei programmi di informazione ed approfondimento politico, anche in diretta. La Rai si è limitata a comunicare ad Ida Collu di aver avviato la sperimentazione della sottotitolazione di "Porta a Porta", senza tuttavia nascondere le scarse probabilità di successo. Nessun impegno neanche riguardo l'eventuale sottotitolazione delle conferenze stampa dei leader di partito e dei confronti TV tra i candidati premier. E a ciò vanno aggiunti gli scarsi ed inadeguati obblighi contenuti nel regolamento sulla par condicio approvato dalla Commissione di Vigilanza il 28 febbraio scorso. Nulla di nuovo, dunque, dopo le veementi proteste dei giorni scorsi contro l'inaccessibilità della campagna elettorale e nulla di nuovo, lamenta l'Ens, rispetto al passato.
Stavolta Collu se la prende anche con la Commissione di Vigilanza:"E` paradossale", afferma "che la stessa Commissione che un anno fa aveva profondamente emendato il contratto di servizio, condividendo le rivendicazioni dei sordi, oggi non solo non garantisce il rispetto di quelle norme votate all'unanimita`, ma addirittura approva un regolamento sulla par condicio che va nella direzione opposta. In queste condizioni il contratto di servizio è destinato a rimanere lettera morta e" - continua Ida Collu - "i sordi cittadini di serie B, tagliati fuori dal dibattito politico in piena campagna elettorale. In assenza di garanzie da parte della RAI e di tutela da parte delle Autorità` preposte a garantire il rispetto della normativa vigente, non rimane altra strada che quella della mobilitazione, attraverso sit-in di protesta presso le sedi territoriali RAI e del Governo, affinchè venga garantito il diritto all'informazione e alla libera e consapevole espressione del voto".
NOSTRO COMMENTO..

Ragazzi se aveste chiesto la traduzione del grande fratello, magari vi avrebbero accontentatisubito!

Ma tradurre il labiale dei nostri politici risulta difficile, anche perché perché a porta a pporta si potrebbe tradurre tutto in estrema sintesi:tutto ciò che viene detto da Vespa e dintorni, tranne rare eccezioni, risulta deleterio a livello intestinale, molesto a livello razionale stufevolmente stomachevole.

Capite bene amici sordi che questo è imbarazzante per la Rai.

In ogni caso la sordità è una cosa seria e la rai dovrebbe essere venduta per il mancato obiettivo di accessibilità, vendiamo ad AIR FRANCE…!!!


LA RAI FA ORECCHIE DA MERCANTE..

Elezioni, è silenzio totale. La protesta dei sordi contro la Rai
15-03-2008
SuperAbile.it

Il servizio pubblico radiotelevisivo non rispetta gli obblighi del contratto di servizio e la campagna elettorale per le persone sorde resta inaccessibile. Sit-in di protesta davanti a viale Mazzini. La presidente Collu: "Nessun impegno neanche per la sottotitolazione delle conferenze stampa dei leader di partito e dei confronti tv tra i candidati premier"

ROMA - Le elezioni? Totalmente inaccessibili dal punto di vista informativo. E poiché "Porta a porta" non basta, le persone sorde scendono in piazza per protestare contro la Rai che non assolve ai suoi obblighi. Si è concluso infatti con una fumata nera l'incontro di ieri fra i vertici di viale Mazzini e la presidente dell'Ente nazionale sordi Ida Collu: troppo limitati, secondo quest'ultima, gli impegni assunti da Claudio Petruccioli e Claudio Cappon, rispettivamente presidente e direttore generale Rai, e dal direttore del segretariato sociale Carlo Romeo, in merito alla sottotitolazione per i non udenti dei programmi di approfondimento politico e di tutti gli appuntamenti televisivi incentrati sulle prossime elezioni politiche del 13 aprile. Una situazione che porterà così, molto presto, ad un sit-in di protesta dell'Ens di fronte celebre cavallo della sede del servizio pubblico radiotelevisivo.
I vertici dell'azienda - riferisce l'Ens - non hanno preso impegni in merito all'accessibilità per i sordi della campagna elettorale 2008, nonostante il contratto di servizio in vigore da quasi un anno preveda espressamente la sottotitolazione e la traduzione in Lingua dei Segni dei programmi di informazione ed approfondimento politico, anche in diretta. La Rai si è limitata a comunicare ad Ida Collu di aver avviato la sperimentazione della sottotitolazione di "Porta a Porta", senza tuttavia nascondere le scarse probabilità di successo. Nessun impegno neanche riguardo l'eventuale sottotitolazione delle conferenze stampa dei leader di partito e dei confronti TV tra i candidati premier. E a ciò vanno aggiunti gli scarsi ed inadeguati obblighi contenuti nel regolamento sulla par condicio approvato dalla Commissione di Vigilanza il 28 febbraio scorso. Nulla di nuovo, dunque, dopo le veementi proteste dei giorni scorsi contro l'inaccessibilità della campagna elettorale e nulla di nuovo, lamenta l'Ens, rispetto al passato.
Stavolta Collu se la prende anche con la Commissione di Vigilanza:"E` paradossale", afferma "che la stessa Commissione che un anno fa aveva profondamente emendato il contratto di servizio, condividendo le rivendicazioni dei sordi, oggi non solo non garantisce il rispetto di quelle norme votate all'unanimita`, ma addirittura approva un regolamento sulla par condicio che va nella direzione opposta. In queste condizioni il contratto di servizio è destinato a rimanere lettera morta e" - continua Ida Collu - "i sordi cittadini di serie B, tagliati fuori dal dibattito politico in piena campagna elettorale. In assenza di garanzie da parte della RAI e di tutela da parte delle Autorità` preposte a garantire il rispetto della normativa vigente, non rimane altra strada che quella della mobilitazione, attraverso sit-in di protesta presso le sedi territoriali RAI e del Governo, affinchè venga garantito il diritto all'informazione e alla libera e consapevole espressione del voto".
NOSTRO COMMENTO..

Ragazzi se aveste chiesto la traduzione del grande fratello, magari vi avrebbero accontentatisubito!

Ma tradurre il labiale dei nostri politici risulta difficile, anche perché perché a porta a pporta si potrebbe tradurre tutto in estrema sintesi:tutto ciò che viene detto da Vespa e dintorni, tranne rare eccezioni, risulta deleterio a livello intestinale, molesto a livello razionale stufevolmente stomachevole.

Capite bene amici sordi che questo è imbarazzante per la Rai.

In ogni caso la sordità è una cosa seria e la rai dovrebbe essere venduta per il mancato obiettivo di accessibilità, vendiamo ad AIR FRANCE…!!!


reincarnazione...


 
Conquistare il tetto del mondo rappresenta per loro un riscatto e una redenzione
14-03-2008
La Repubblica

NEW YORK - Alla fine del 2004 sei ragazzini tibetani ciechi sono riusciti a scalare il Lhakpa Ri, a quota settemila metri, una delle cime più alte dell´Himalaya. Il gruppo è stato guidato da Erik Weihenmayer, un alpinista statunitense che è stato il primo non vedente a raggiungere in passato la cima dell´Everest. Con loro anche Lucy Walker, una regista inglese che ha realizzato un documentario intitolato "Blindsight" che segue tutte le tappe della scalata.
Ma c´è un elemento che rende questa straordinaria impresa fisica esemplare ed esaltante anche da un punto di vista sociale e culturale: nella tradizione tibetana il non vedente è un reietto della società, e il suo handicap è considerato una punizione per i peccati di vite precedenti. La scalata sul tetto del mondo rappresenta quindi un riscatto e una redenzione, una ribellione e un modo di riappropriarsi e celebrare il proprio corpo.
All´uscita sugli schermi americani, "Blindsight" suscita la stessa passione con cui fu accolto qualche anno fa "The sound and the fury", il documentario dedicato alla comunità di sordomuti che rifiutavano il trapianto della coclea per poter salvaguardare l´esistenza del linguaggio dei gesti. Ma l´approccio è diverso: il primo film analizzava il paradosso secondo cui l´handicap diveniva un motivo di identità e di orgoglio. "Blindsight" è invece costruito sulla lotta per sconfiggere la discriminazione e la superstizione, e si trasforma in una celebrazione dello spirito umano.
Il cinema ha sempre raccontato con passione, e a volte anche con opportunismo commerciale le vicende dei portatori di handicap, ma ciò che rende particolarmente significativo il documentario della Walker è la combinazione tra il film di denuncia e quello di tipo "ispirazionale". Il progetto nasce tuttavia grazie alla caparbietà di Erik Weihenmayer, che dopo essere riuscito a eguagliare l´impresa di Edmund Hillary, avvicinò la produttrice Sybil Robson Orr con l´intento di proporle di finanziare e filmare la sfida. L´idea di portare sei ragazzini non vedenti sul Lhakpa Ri le era stata data dalla loro insegnante tedesca Sabriye Tenberken, a sua volta cieca, e fondatrice di "Braille without Borders". La Tenberken, che perse la vista da bambina, negli anni novanta girò a cavallo tutti i villaggi più remoti del Tibet nel tentativo di convincere i genitori di bambini ciechi a mandare i figli al centro che all´epoca stava fondando a Lhasa. Fu lei che disse alla produttrice che avrebbe accompagnato i ragazzini nell´impresa spiegando che la sua esperienza, unita a quella di Weihenmayer, avrebbe minimizzato i rischi. La Robson era una grande appassionata di alpinismo e da tempo cercava un progetto valido per la Walker, della quale aveva apprezzato "Devils´playground", un documentario sulle adolescenti della comunità Amish. Il rischio e la forza del progetto a quel punto sedussero anche un uomo di cinema decisamente più mainstream come Steven Haft (è il produttore dell´Attimo fuggente), che si associò nell´impresa.
Per quanto possa sembrare incredibile, la spedizione fu rinforzata solo da una coppia di medici e pochi assistenti alla produzione. Ben presto l´entusiasmo di un´avventura che sembrava impossibile cominciò a scontrarsi con una realtà di superstizione e discriminazione ben più grande di quanto potessero immaginare gli autori. Sin dall´inizio delle ricerche, si resero infatti conto che in Tibet i non vedenti non solo sono considerati dei reietti, ma non hanno alcun diritto a qualunque tipo di assistenza medica. Una volta selezionati i sei ragazzini, e deciso l´itinerario migliore per raggiungere la vetta del Lhakpa Ri, il film ha cominciato ad avere una serie di problemi di ordine politico. Le autorità della regione cinese dello Szechuan, nella quale è ambientata parte del documentario, imposero l´approvazione su ogni inquadratura, chiedendo che fosse essere presentata, motivata a discussa. Una delle scene che ne ha risentito maggiormente è stata quella che vede uno dei giovani protagonisti, chiamato Tashi, ricongiungersi con il padre dopo che quest´ultimo lo aveva venduto come mendicante nove anni prima. La pressione delle autorità comuniste si allentò solo grazie alle condizioni estreme dei luoghi prescelti, e per gran parte delle riprese in altura i cineasti sono riusciti a lavorare in libertà. Al punto che emergono anche differenze di fondo nell´approccio tra i protagonisti della spedizione: l´americano Weihenmayer tende in ogni momento ad esaltare il trionfo dell´individuo di fonte alle avversità di ogni tipo, mentre la tedesca Tenberken celebra la vittoria del gruppo.
I bambini sembrano poco interessati al dibattito: ce ne è uno che proclama durante una scalata rischiosissima «i nostri occhi sono ciechi, ma non il nostro cuore» ed un altro «la montagna mi ha fatto sentire umano».

ANTONIO MONDA

Nostro commento…

Allora parliamoci chiaro: casualmente dei bambini dopo essersi fatti un mazzo così esprimono questi pensieri poetici, ma per favore!

La cosa che ci irrita essenzialmenteche la società tibetana releghi dei bambini o adulti ciechi in una “casta” inferiore, la reincarnazione è un ipotesi, come tutte le religioni d’altronde, ma l’emarginazione sociale subita dai ciecati, se quello detto sopra è vero , è una realtà che bisogna combattere, una superstizione gratuita che anche il grande regolatore della reincarnazione, ammesso che esista, rigetterebbe senz’altro.

Allora uno che muore di fame ha mangiato troppo nella vita precedente? Un muratore ha faticato troppo poco prima di essere uno che si fa un mazzo così?

Caro D.L. spero che tu non approverai questi atteggiamenti, altrimenti saresti una grande delusione come d’altronde è una grande delusione l’atteggiamento dei  cinesi nei confronti del TIBET. Cara CINA non serve usare la violenza, aprite qualche ristorante cinese, invadete commercialmente il Tibet e non bisogna mica alzare sempre le mani!

Infatti per non incorrere in” filo cinesismo”ci sembra assurdo che un popolo come quello tibetano non possa essere libero di manifestare tutto il suo pensiero contro un gigante che lo schiaccia, quindi abbasso le Olimpiadi! Voglio vedere chi di noi non vedrà gli azzurri mentre si cimentano per una medaglia d’oro! In ogni caso noi saremo coerenti con il nostro scritto “non vedremo gli atleti” di Pechino!!!!


bravi, bravi


 

 
Che pena l'università di Padova inaccessibile ai disabili
25-03-2008
Il Mattino di Padova

PADOVA. Recentemente ho discusso la mia tesi di laurea specialistica in psicologia clinico-dinamica presso l'Università di Padova.
Mia madre è disabile, costretta da tempo su una sedia a rotelle. Nonostante il parere sfavorevole dei medici ad affrontare un viaggio lungo, mio padre e mia madre sono partiti ugualmente da Savona per assistere alla discussione della mia tesi.
Purtroppo il Bo si è dimostrato una barriera particolarmente difficile da superare per un disabile. Racconto cos'è successo.
Per la discussione della tesi sono assegnato all'aula di Scienze al terzo piano della struttura. Non ho materialmente il tempo di verificare se l'aula è considerata accessibile ai disabili, salvo che alla vigilia.
Il primo impatto non è incoraggiante: chiedendo alle guardie giurate come potevo accedere all'aula, le proposte spaziano tra il «parcheggiare» mia madre nel loggione, al «sollevamento pesi» effettuato da me e mio padre per superare gli antichi gradini del palazzo.
Dietro mie insistenze, riesco ad accedere al secondo livello della nostra personale battaglia. Una guardia mi conduce dall'usciere. Qui devo rispolverare le mie conoscenze linguistiche, perchè sebbene il veneto non sia la lingua ufficiale d'Italia, non c'è stato modo di parlare altrimenti. Mio padre, con la sola conoscenza dell'italiano e del piemontese, si ritrova improvvisamente all'estero.
Con un tono di insofferenza che rasenta il fastidio estremo, mi viene mostrato l'unico percorso possibile: ascensore fino al terzo piano, gradini in discesa (fattibili), attraversamento dell'aula di lettere durante le discussioni, conclusione con gradini in salita abbordabili da un sedia per fuoristrada.
Essendo che mio padre ha oltrepassato la settantina e io non ho esattamente dedicato i miei anni di studio in palestra, l'unica alternativa è stata quella di raccogliere un gruppo di amici per superare l'ultimo tratto.
D'accordo. Il giorno dopo ci presentiamo con un' ora d'anticipo per preparaci alle prove, la mia e la loro. Primo problema: la guardia all'ingresso è cambiata e dobbiamo rispiegare tutto, scontrandoci con la sua reticenza a disturbare la commissione per attraversare l'aula. Lo sguardo di sufficienza che getta su mia mamma è una vera violenza.
«Va bene», dico, «mi prendo io la responsabilità». Riusciamo a salire in ascensore, a scendere i gradini ed attendere di fronte alla porta dell'aula di lettere che i professori terminino la valutazione del candidato per passare. Qui, mia madre inizia a piangere. Prima sommessamente, poi sempre più copiosamente. Perché si sente veramente un peso, perché si sente rifiutata, perché sente il mio nervosismo mentre guardo il tempo passare, il mio timore di arrivare in ritardo alla mia presentazione.
 Piange e io non posso fare altro che aspettare, non ho nemmeno la forza di consolarla. Mi servono energie per finire il mio percorso accademico. Passiamo. Troviamo i miei amici. La solleviamo e finalmente posso pensare a laurearmi.
 Il ritorno è fatto direttamente scendendo le scale con la carrozzella sollevata. Sono talmente arrabbiato che mi sembra leggera. Miracoli dell'adrenalina post-laurea. E della sorda impotenza di fronte a un sistema inaccessibile. Festeggio, ma rifletto. I miei genitori sono abituati da una vita a subìre e accettano. Io sono ancora giovane e non mi va di lasciar perdere.
 Non tanto per aver festeggiato la mia laurea con la rabbia e il dolore di veder mia madre soffrire oltre a quanto già normalmente gli succede. Piuttosto per l'assurdità di tutto questo. L'assurdità di chiedere se è presente un disabile e non far nulla per aiutarlo. L'assurdità di costruire rampe presenti solo in parte. L'assurdità della sofferenza gratuita di mia madre. Di dover evidenziare questi problemi in un Università antica come quella padovana, dopo essere entrati da anni nel terzo millennio, alla faccia di tutte le legge e le iniziative in favore della disabilità entrate in vigore da decenni.
Non pretendo vengano varati corsi di educazione civica per impiegati, la cortesia e il rispetto dovrebbero essere automatici. Ma non voglio nemmeno che questa situazione permanga inalterata.
La sofferenza fisica non è una punizione per un male commesso, non è una pena da scontare sotto gli sguardi accusatori degli altri. E' una vita di dignità inchiodata su una sedia. E' una madre sofferente, che cerca di trattenere le lacrime. E' una parte della mia vita scomparsa recentemente, tra il coraggio soffocato dal dolore. Era mia madre, Angela, alla quale auguro un buon riposo. A lei dedico ogni singolo sforzo effettuato.

Daniele Luzzo

NOSTRO COMMENTO..

Bravi  110 e lode in inaccessibilità

Se

domenica 16 marzo 2008

pianeta ciecagna elezioni 2008....

Cari i nostri partiti in lizza per le lezioni, siamo due ciecati e un mezzo ciecato che vogliono  omaggiarvi di un libro”Cronache DALLA Ciecagna”  legato ad un sito www.pianetaciecagna.net.

Tutto nasce dall’evidente vostra confusione in ogni vostro intervento pubblico, inoltre vogliamo darvi una mano durante il vostro  pellegrinaggio elettorale facendovi fare quattro risate alla nostra salute.

Infatti per governare questo paese ci vuole molto senso dell’umorismo, l’umorismo è una cosa molto seria e non va sottovalutata.        Lo sappiamo che non  avete htempo di fare niente, ma vi consigliamo vivamente, anche per la salute del paese , di leggere il nostro libro anche in bagno oppure durante le notti insonni passate ad inventarvi nuovi modi per renderci “felici”!

 Non ci rimane che farvi i nostri auguri, speriamo in cuor nostro chenon siate  la solita mozzarella di “bufala”, purtroppo noi non possiamo che essere ottimisti nei vostri confronti non abbiamo molte alternative.

Noi dal canto nostro non ci possiamo molto lamentare in quanto ciecati siamo abbastanza(nonostante tutte le contraddizioni del sistema) tutelati. Speriamo che il prossimo governo non ci faccia sentire in colpa per avere un lavoro fisso e soprattutto non ci faccia  desiderare di essere di un'altra nazione.

Tanti auguri a  voi  e anche a noi…

Saluti elettorali

PIANETA CIECAGNA

 

 

 

sempre voi..


 
Non è arrivato il personale, disabile giù dal treno
14-03-2008
La Provincia Pavese

PAVIA - Se un disabile vuole salire su un treno deve avvertire le ferrovie dello Stato almeno 24 ore prima. A quel punto da Milano arriva un addetto specializzato nella manovra del carrello elevatore, che isserà sul treno la sedia a rotelle. Eppure anche questa richiesta preventiva sembra non bastare più. Lorenzo Pernetti, giudice onorario del Tribunale di Pavia, costretto a muoversi in carrozzella, la sua domanda l'ha inviata nei termini previsti. Ma il treno che doveva portarlo a Milano per un corso di formazione obbligatoria per magistrati non era disponibile.
 «Gentile cliente, siamo spiacenti di comunicarle che nella fascia oraria da lei indicata non ci sono treni attrezzati». Questa la risposta alla mail che il magistrato ha inviato alle Fs il giorno prima del suo appuntamento a Milano. Una replica che sembra presupporre un problema di attrezzature, quando invece la questione è piuttosto legata alla indisponibilità del personale addetto alla manovra del carrello, dispositivo già presente nella stazione di Pavia. Ma chiuso con lucchetto e catena, di fianco al distributore di bevande. Nessuno, tranne gli addetti della cooperativa di Milano che gestisce il servizio, si prendono la briga di mettere in funzione la struttura. Così la salita sul treno di disabili in carrozzella è spesso affidata al buon cuore e alla disponibilità di altri viaggiatori. Pernetti, che l'altro ieri, per l'ennesima volta, si è visto negare, come altri disabili, il diritto a muoversi liberamente, ha deciso di sporgere una querela alla polizia ferroviaria nei confronti delle Fs. E' la seconda nel giro di qualche mese. Ma stavolta la questione è stata affidata anche a un avvocato. Che si riserva di chiedere un risarcimento dei danni. Il magistrato, in effetti, nonostante la richiesta presentata tempestivamente alle Ferrovie, non ha potuto essere presente a Milano a un corso obbligatorio per la sua professione. Tanto che è stato costretto a giustificare la sua assenza.
 Marcello Ravetta di Pavia, legale del magistrato, vuole vederci chiaro. «Che del personale debba venire da Milano per manovrare questa struttura mi sembra poco logico - commenta l'avvocato -. Se le Fs affidano la gestione del servizio a una cooperativa che, come sembra, ha sede a Milano, come è possibile garantire il servizio in tutte le altre stazioni? Il sospetto è che la garanzia del servizio esista solo alla stazione centrale di Milano. Ma il contenuto della mail non è chiaro, perché sembra individuare il problema nell'assenza di attrezzature o di spazi, sui treni, in cui posizionare la carrozzella».
 Il legale oggi stesso scriverà una lettera di protesta ai responsabili delle Ferrovie: «Ci riserviamo, oltre al risarcimento dei danni, di presentare ricorso, soprattutto se non dovesse esserci un riscontro alla nostra richiesta di chiarimenti. Chiederò che venga rimosso questo comportamento fortemente discriminatorio nei confronti di una categoria di persone, che vengono private di un loro diritto, e porteremo la faccenda al vaglio della magistratura in sede civilistica».

di Maria Fiore

NOSTRO COMMENTO…

Che teste di  rotaia sono queste ferrovie! Una e mail la iinviamo noi: “Spett Ente dei trasporti ferroviari, nnon siete degni di trasportare passeggeri, in altri  paesi, anche l’India i passeggeri di qualsiasi anamnesi clinica sono trattati meglio, smettetela di fare gli gnorri e  mettete un  tabellone con scritta la verità VIETATO L’INGRESSO A CHI NON Può SALIRE IN AUTONOMIA SULLE CARROZZE, ANCHE CON PREAVVISO SONO CAVOLI VOSTR.”

Ma andatevela a prendere nel montacarichi…


maremma visiva..


 

Lions in prima linea per battere la cecità
14-03-2008
Il Giorno

Ricordo della Callas e accordo sugli audiolibri

BERGAMO. IL LIONS CLUB tende la mano alle persone colpite da cecità. Lo fa con due iniziative, una di respiro internazionale e l'altra collegata alle biblioteche bergamasche, destinate a richiamare l'attenzione su un problema che, secondo i responsabili dell'organizzazione non governativa definita dal "Financial Times" come «la più importante del mondo», «troppo spesso resta ai margini della nostra società». Il primo appuntamento, organizzato dal Lions Club Bergamo Host con il sostegno del Gruppo Ubi Banca e il patrocinio del Comune, sarà dedicato alla grande musica. Il 25 marzo, infatti, alle 21 il Teatro Donizetti ospiterà un concerto dedicato al soprano Maria Callas a 30 anni dalla morte. L'obiettivo è ambizioso: «Puntiamo - dice il presidente Fortunato Busana - a dare un contributo alla campagna mondiale dei Lions e denominata "Sight First II" che si propone di raccogliere 200 milioni di dollari per curare le patologie della vista di 30 milioni di persone nei paesi poveri. Metteremo in campo ambulatori e medici specializzati per debellare malattie come la "cecità di fiume", la cataratta o il tracoma». Protagonisti al Donizetti saranno il soprano di origine greca (come la Callas) Dimitra Theodossiou, il mezzosoprano Nidia Palcios, il flautista Giovanni Roselli, il direttore d'orchestra bergamasco Bruno Santori (che ha composto anche l'inno dei Lions "Hic sunt leones") e l'orchestra del Bergamo Musica Festival. I biglietti, con prezzi tra i 15 e i 50 euro, sono in vendita presso la biglietteria del Teatro Donizetti da lunedì al sabato, dalle 13 alle 20.30 E SEMPRE ai non vedenti, ma stavolta bergamaschi, è dedicata la convenzione siglata ieri tra la Provincia di Bergamo e l'Associazione libro parlato dei Lions. L'accordo, come rimarca l'assessore alla Cultura, Tecla Rondi, «favorirà, attraverso le biblioteche, un servizio di lettura e di prestito di oltre settemila audiolibri». In concreto, la convenzione prevede la possibilità di consultare i cataloghi on line della stessa associazione, il prestito degli audiolibri su cd-rom o in formato Mp3 e la disponibilità di un sito web per non vedenti. I bibliotecari raccoglieranno le richieste e le "gireranno" agli operatori Lions. Questi, entro tre giorni, recapiteranno il materiale in biblioteca per il prestito.

Maurizio Nobili

 

NOSTRO COMMENTO..

 

Viva i Lions, debellare la cecità a più di 200.000 persone…viva le persone “illuminate” dalla ragione e dalla capacità di attuareil bene dell’umanità, maremma visiva.  

non facciamo i tirchi


 

, disabili in carrozzella dietro i cartelloni [L'Unità]

 Rugby, disabili in carrozzella dietro i cartelloni
12-03-2008
L'Unità

ROMA - Marco Ciampicacigli è un ragazzo disabile appassionato di rugby e come molti altri per seguire le partite si reca allo stadio Flaminio di Roma. Fino allo scorso anno i posti riservati ai disabili erano in una posizione non proprio ottimale ma gli consentiva di vedere le partite. Il settore a loro riservato prevedeva quaranta posti collocati ad un passo dal campo.
Oggi, dopo che il Comune ha dato in gestione lo stadio alla Federazione Italiana Rugby, i disabili non riescono più a vedere le partite.
La sorpresa l'hanno avuta qualche giorno fa, quando uno steward gli mostrava la nuova strada da percorrere. Dopo aver attraversato cunicoli e scantinati, i disabili si sono ritrovati in curva dietro la porta e ad altezza terreno, davanti a loro c'erano delle grate per evitare eventuali invasioni di campo e anche dei cartelloni pubblicitari. Il risultato è scontato, l'unico modo per vedere la partita è attraverso gli schermi, ma allora perché andare allo stadio? Inoltre da questa settimana per prendere un biglietto la persona disabile deve mostrare il certificato di invalidità al 100%, un'umiliazione che i disabili non sono disposti ad accettare. Il fatto che il biglietto sia gratuito per le persone con handicap non giustifica quanto sta accadendo, visto che molti di loro sono disposti a pagare il biglietto pur di riuscire a seguire la partita. La Federazione Italiana Rugby si deve rendere conto che un disabile in carrozzina non può alzarsi in piedi per guardare oltre il cartellone e si deve rendere conto che le barriere architettoniche non sono solo quelle che impediscono l'accesso, ma anche quelle che ostacolano il desiderio di coltivare le proprie passioni.

Ileana Argentin

NOSTRO COMMENTO..

Cari ragazzi basta con queste proteste assurde. Allora guardiamoci negli ochhi (SI FA PER DIRE), NOI VOGLIAMO LE COSE GRATIS E QUINDI SFRUTTIAMO LA DISABILITà PER FARE I RAGNI, NON STUPIAMOCI POI CHE QUARANTA POSTI VENTANOOSCURATI DALLA PUBBLICITà. In questo caso non si  può pretendre più di tanto , se uno avesser pagato l’abbonamento alla propria squadra del cuore, potrebbe pretnendere dalla società di rendre accessibile la struttura, pena la perdita di sostenitori con relativo mancato incasso degli abbonamenti.

Basta con queste gratuità che ci perdiamo in dignità e soprattutto manchiamo di rispetto alla nostra squadra oppure se andiamo ad un concerto manchiamo di  rispetto ad un artista
che ha diritto al suo emolullmento per mangiare.

maremma metropolitana


 

Milano, inaccessibili 17 stazioni metropolitane della linea rossa
12-03-2008
Redattore Sociale

Giovanni Merlo, direttore della Lega per i diritti delle persone con disabilità: ''Anche quando c'è il montascale è spesso fuori servizio. Il Comune non ha neanche un piano per l'abbattimento progressivo delle barriere''
 
MILANO - Quasi la metà delle stazioni delle linee 1 e 2 della metropolitana milanese non sono accessibili ai disabili in carozzella. 17 stazioni della linea rossa (su 39) e 14, di cui 12 nel tratto extraurbano, della verde (su 31) non hanno infatti né ascensori né montascale. È da vent'anni che le associazioni dei disabili protestano e raccolgono firme. Ora se ne occupa anche il difensore civico di Milano, Alessandro Barbetta, che nella relazione 2007, presentata questa mattina a Palazzo Marino (vedi lancio precedente; ndr), ci dedica un capitolo, chiedendo al Comune, azionista di maggioranza dell'Atm, di abbattere le barriere architettoniche. "Pur comprendendo che l'entità dell'impegno finanziario è di sicuro rilievo, occorre sottolineare che si tratta di un'operazione per dare effettività al principio di uguaglianza del diritto alla mobilità", scrive Alessandro Barbetta.
Nelle stazioni in cui ci sono i montascale la situazione non è migliore. "Sono spesso fuori servizio -afferma Giovanni Merlo, direttore della Lega per i diritti delle persone con disabilità (Ledha)-. Quando furono installati si pensò che potessero essere una soluzione provvisoria a basso costo, ma si sono rivelati un fallimento, perché sono quasi sempre guasti. Solo la presenza degli ascensori garantisce a tutti la possibilità di prendere la metropolitana". La curiosità della linea 2 è che le stazioni nei comuni dell'hinterland est di Milano sono tutte inaccessibili ai disabili. Nel marzo del 2004 Comune di Milano, Provincia e Regione hanno firmato un protocollo che prevedeva un progetto pilota di abbattimento delle barriere architettoniche nella stazione di Cologno nord e lo studio di fattibilità per le altre 12 fermate del tratto extraurbano della linea verde. Il progetto pilota partirà entro la fine 2008: costo oltre 1 milione e 700 mila euro, versati dalla Provincia. Per le altre 12 stazioni, l'Atm stima una spesa di 30 milioni di euro. Non si sa chi (Comune, Provincia o Regione?) se ne farà carico.
NOSTRO COMMENTO…

Ribadiamo il concetto che i disabili farebbero meglio a starsene a casa e non rompere le scatole.

Detto questo se qualcuno vuole vivere una vita normale e andare in giro allora ci soffermiamo un attimo.

Io Fanale in pieno possesso delle mie quattro cellule retiniche sabato 15 marzo mi sono recato a Milano. Mazza che casino la metropolitana, in una stazione ho calpestato il LOGES, in molte altre ciccia.

In generale 30 milioni di euro sono una cifrona, se quei furbacchioni avessero fatto  i lavori prima o durante la progettazione ne avrebbero spesi meno, in ogni caso uscendo da milano centrale ho visto quel bel grattacielo della regione, buttiamolo giù oppure vendiamolo e con il ricavato rendiamo accessibile la città, gli amministratori lavoreranno  da casa così risparmiamo, noi contribuenti, le spese di trasferta e magari lavorano meglio visto che devono usare la corrente di casa loro, non inquinerebbero  e non perderebbero  tempo in riunioni in cui stanno a farsi  le pulci. Stando a casa inoltre magari lavano i piatti e devono sopportare la moglie e magari si buttano nel lavoro per sfangare le fatiche domestiche.
 


sabato 8 marzo 2008

razza umana


 
La scena che segue si è svolta sul volo della compagnia British Airways tra Johannersburg e Londra. 

Una donna bianca, di circa 50 anni, prende posto in classe economica di fianco ad un nero.

Visibilmente turbata, chiama la hostess. 

"Che problema c'è signora?" chiede l'hostess.

"Ma non  lo vede?" risponde la signora "mi avete messo a fianco di un nero.

Non sopporto di rimanere qui. Assegnatemi un altro posto". 

 

"Per favore, si calmi" dice l'hostess "perchè tutti i posti sono occupati.

Vado a vedere se ce n'è uno disponibile".

L'hostess si allontana e ritorna qualche minuto più tardi.

"Signora, come pensavo, non c'è nessun altro posto  libero in classe economica.

Ho parlato col comandante e mi ha confermato che non c'è nessun posto neanche in classe executive.

Ci è rimasto libero soltanto un posto in prima classe." 

Prima che la donna avesse modo di  commentare la cosa, l'hostess continua:

"Vede, e' insolito per la nostra compagnia permettere a una persona con biglietto di classe economica di sedersi in prima classe.

Ma, viste le circostanze, il comandante pensa che sarebbe scandaloso obbligare qualcuno a sedersi a fianco di una persona  sgradevole".

E, rivolgendosi al nero, l'hostess prosegue:

"Quindi,  signore, se lo desidera, prenda il suo bagaglio a mano, che un posto in  prima classe la attende..."

E tutti i passeggeri vicini che, allibiti, avevano assistito alla scenata della signora, si sono alzati applaudendo.

Se sei contro il razzismo, invia questo messaggio a tutti i tuoi amici,

 ma  non buttarlo senza inviarlo ad almeno una persona.   

 

"L'unica razza che conosco e'  quella umana" (Albert
Eistein)



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Centro Informazione Regionale Regione Emilia

Centro Informazione Regionale Regione Emilia-Romagna n. 1/2008

Finanziaria 2008 e persone con disabilità.

Fondo per la mobilità dei disabili.
E' stato istituito presso il Ministero dei Trasporti un nuovo "fondo per la mobilità dei disabili" che, LUNGI DA QUANTO FAREBBE SUPPORRE IL NOME (il maiuscolo è nostro), è destinato a finanziare "interventi specifici destinati alla realizzazione di un parco ferroviario per il trasporto in Italia e all'estero dei disabili assistiti dalle associazioni di volontariato operanti sul territorio italiano". COME E' FACILE INTUIRE, NON SI TRATTA DI INTERVENTI PER LA PIENA A CCESSIBILITA' AL TRASPORTO PUBBLICO IN CONDIZIONI DI PARI OPPORTUNITA' (il maiuscono è sempre nostro), ma piuttosto di interventi per carrozze ferroviarie )alcune già esistenti) usate prevalentemente per i pellegrinaggi gestiti da alcune associazioni. Il fondo è finanziato con 5 milioni di euro nel 2008, e altri 3 per ciascuno degli anni 2009 e 2010, ma vi possono confluire donazioni e sponsorizzazioni di privati o aziende.e

Nostro commento…..Maremma trasportizia Ogni giorno un sacco di disabili motori si  fanno un mazzo così per prendre il maledetto benedetto treno, per andare al lavoro , per studio o turismo e non riescono a salire sui treni pur prenotando prima il servizio, e poi che vediamo in finanziaria? Un bel malloppo per chi  vuole andare in pellegrinaggio. I soldi dello stato per i pellegrinaggi come se i disabili fossero adatti solo ad andare a Lourdes per essere miracolati. Il pellegrinaggio è un fatto privato e ci siattrezza da privati altrimenti anche noi vogliamo dei treni per un pellegrinaggio alla  tomba di Marx, oppure un treno per un pellegrinaggio a Rimini in quanto siamo depressi e vogliamo divertirci, oppure quando ci gira di andare in tandem o in barca vogliamo un  treno  per un pellegrinaggio sportivo, inve ci  rompono i marroni per far salire un tandem.Lo stato LAICO, LAICO, LAICO, si attiva solo di fronte alla fede, chi è ateo non può fare un pellegrinaggio alla tomba di Galileo o Newton.Finiamola  con queste sudditanze religiose, ma siccome già prevediamo che non sarà così chi vuole andare a Milano e ha una disabilità deve fare il biglietto via Lourdes!!!!Ma  andatevela a prendre nella finanziaria.

donne cieche

Da: PressVisione [lettura.agevolata@comune.venezia.it]

Inviato: venerdì 7 marzo 2008 0.35

A: Iscritti a PressVisione

Oggetto: Donne cieche vittime di violenza: il focus dell'Uic

[SuperAbile.it]

 

PressVisione anno VII / n. 180

 

Donne cieche vittime di violenza: il focus dell'Uic

07-03-2008

SuperAbile.it

 

Le donne disabili faticano a denunciare la violenza subita, temendo di essere considerate "ancora più diverse". A Roma due ore di confronto tra giornalisti e rappresentanti dell'associazione. All'ordine del giorno le forme e le specificità di un fenomeno tanto diffuso quanto poco conosciuto

 

ROMA - Se la violenza sulle donne è un fenomeno che da poco inizia a far discutere, la violenza sulle donne disabili è qualcosa che fatica ancor di più a trovare cittadinanza sulle pagine dei giornali e nelle reti televisive. Eppure sono molte, moltissime le donne con disabilità che subiscono abusi fisici e mentali, all'interno delle proprie case soprattutto, ma anche per strada o sul luogo di lavoro. A questa spinosa questione è stato dedicato il focus organizzato dall'Uic (Unione italiana ciechi e ipovedenti), al quale hanno preso parte, mercoledì 5 marzo, alcuni giornalisti e alcuni rappresentanti dell'associazione. La discussione ha preso le mosse dal progetto europeo "Daphne", che proprio l'Uic ha portato avanti nel 2004, in partenariato con Spagna, Francia e Olanda. La prima fase del progetto è consistita in una indagine sul tema tramite questionario: 460 le risposte pervenute alla sola sezione italiana, contenenti preziose informazioni e testimonianze sulle violenze che molte donne con disabilità visiva sono costrette a subire. A questa prima fase è seguita quella dei gruppi di discussione e dei seminari: dieci incontri in tutta Italia, con oltre 200 donne che hanno partecipato e riportato, con tutte le immaginabili difficoltà e paure, le loro esperienze personali. Sono così uscite allo scoperto storie rimaste sommerse per tanti anni, origini di paura e di traumi, di solitudine e di disperazione. Quel che soprattutto è emerso, come filo rosso di tutte queste drammatiche storie, la difficoltà, o meglio il rifiuto, di raccontare e ancor più di denunciare, il bisogno di negare l'offesa subita, la scelta di vivere nel silenzio e nella solitudine quella violenza che può essere stata fisica o psicologica, più o meno brutale, ma che sicuramente ha segnato la vita e la mente di chi l'ha subita.

 

"Le donne disabili ancor più difficilmente delle altre donne denunciano le violenze di cui sono oggetto, perché hanno paura di essere considerate ancor più diverse, ancor più disabili", ha detto Luisa Bartolucci, membro della Direzione nazionale dell'Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti. "Ho creduto molto in questo progetto e ora il mio sogno è che si renda attiva la rete europea delle donne per un interscambio di informazioni e buone prassi".

 

La "paura di evidenziare il disagio" è stata sottolineata anche da Vanda Dignani, membro della Direzione nazionale dell'Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti e presidente della Commissione pari opportunità tra uomo e donna dell'Unione.

 

Alla discussione sono intervenuti anche i giornalisti Chiara Valentini (L'Espresso) e Giancarlo Santalmassi (direttore di Radio24), che hanno ricordato le radici "culturali" di questo drammatico fenomeno. Santalmassi, alla fine dell'incontro, ha proposto la realizzazione di "una serie televisiva che abbia come protagonista una persona non vedente. Questo - ha detto - permetterebbe di evidenziare le difficoltà, ma anche le risorse, che questa disabilità porta con sé".

 

(Chiara Ludovisi)

 

 

nostro commento..

Nessun commento, si commenta da solo questo articolo, noi come uomini siamo incazzati con queste bestie che usano violenza, però la disabilità non aggrava le violenze subite, in quanto una  donna in qualsiasi condizione picchiata è oggetto di una cosa gravissima da condannare a prescindere. Dateceli fra  le mani a noi  li zippiamo sul nostro sito ….

 

LEI NON SA CHI SONO IO

PressBarriere anno V / n. 142

 

Argentin: "Affitti per disabili? Solo se onorevoli"

15-02-2008

La Repubblica

 

ROMA - «Tantissimi disabili a Roma non trovano casa, mai. Perché nessuno è disposto ad affittargliela. E questo l´ho sperimentato sulla mia pelle». Ieri Ileana Argentin, delegata dell´ormai ex sindaco Veltroni per l´Handicap, ha letto su Repubblica la storia di Mimmo, Mary, Totò e Graziella, i quattro studenti della Sapienza in carrozzella a cui dieci agenzie immobiliari hanno rifiutato assistenza nel trovare una casa in affitto. I giovani - che ieri hanno ricevuto anche la solidarietà del capogruppo del Pdci alla Regione Maria Antonietta Grosso e del portavoce romano de La Destra Fabio Sabbatani Schiuma - alla fine hanno realizzato un video di 15 minuti finito su YouTube per raccontare la loro odissea. «Sto cercando casa - racconta Argentin - e già mercoledì mattina ero andata in due agenzie. Ieri, dopo aver letto l´articolo, ne ho visitate altre. Quando mi hanno riconosciuta come l´onorevole Argentin mi hanno trattata come una persona normale; laddove, invece, non sono stata riconosciuta, il risultato è stato simile all´orribile vicenda dei quattro ragazzi, a cui va tutta la mia solidarietà».

Onorevole, quante agenzie ha visitato in due giorni?

«Sette, tra Centro e Trionfale. Mercoledì, uscendo dal Campidoglio, ho cominciato dall´area storica della città, dove ho visitato due agenzie immobiliari. Mi sono presentata come onorevole Argentin, chiedendo se avevano appartamenti da affittarmi al piano terra. E loro hanno dimostrato una disponibilità persino eccessiva».

Disponibilità dettata dall´essersi presentata come onorevole?

«Sono convinta di sì. E ieri infatti sono andata in altre cinque agenzie tra Centro e Trionfale. In tre agenzie non mi sono presentata come onorevole, e lì il cambiamento si è sentito».

Ovvero?

«Sono stati scostanti, chiedendo chi avrebbe firmato il contratto per me. Ho risposto che non sono né minorenne né scema e che avrei provveduto io stessa. Allora mi hanno chiesto se avevo una busta paga, e io gli ho detto che avrei mostrato una denuncia dei redditi, sempre non dicendo che sono un´onorevole. A quel punto, in tutti e tre i casi, mi sono sentita dire: "per lei non c´è nulla. Appartamenti al pian terreno non ne abbiamo". In un caso addirittura, al Trionfale, mi hanno detto: "Provi fuori Roma"».

Come ha reagito a tutto questo?

«Ho potuto dire solo che avevano perso una cliente, e in un caso alla fine ho detto che ero un consigliere del Comune. E l´atteggiamento è mutato: dal "non c´è niente per lei" a "vediamo che si può fare". Io sono indignata: oltre a vivere la mia diversità, la devo subire anche dal punto economico. È assurdo che i nostri soldi non valgano come i soldi degli altri soltanto perché ci spostiamo su quattro ruote. E dal punto di vista giuridico, un disabile che occupa una casa viene giustamente allontanato come chiunque altro: la normativa prevede, in casi di sfratti per famiglie con disabili, soltanto tre mesi in più per cercare una diversa locazione».

All´ufficio Handicap del Comune quante segnalazioni arrivano di casi simili a quello dei quattro ragazzi?

«Tante, troppe. Solo dall´inizio del 2008, almeno cinque. Proprietari e quindi agenzie hanno paura di affittare case a disabili perché temono di non poterli cacciare al momento dello sfratto. È un problema culturale, ma denota anche l´ignoranza dei proprietari, che dovrebbero informarsi meglio. È inutile pulirsi la coscienza con un euro al semaforo se poi non si accettano i soldi dei disabili per un affitto. La realtà è che i disabili non vivono tutti soltanto di pensioni: molti di noi sono laureati, e lavorano: professionisti, ingegneri, architetti. Io ho due lauree, ma se sono soltanto Ileana Argentin non trovo casa. È davvero una brutta questione».

 

GABRIELE ISMAN

 

 

NOSTRO COMMENTO…

BRAVI E ANCHE STUPIDI, UNA PERSONA CON DISABILITà DI SOLITO A VARIO TITOLO RISULTA TITOLARE DI INDENNITà  DI ACCOMPAGNAMENTO E PENSIONI VARIE, FONTE DI REDDITO NON ESOSO, MA SICURO, INDIPENDENTE DALLA CONDIZIONE DI LAVORO. QUINDI CONTANTI SICURi CHE OFFRONO UN CLIENTE POTENZIALMENTE BUON PAGATORE, E QUESTI CHE FANNO SPUTANO ANCHE SUI SOLDI BUONI. INOLTRE FA VENIRE IL VOMITO IL LECHINAGGIO DELLE AGENZIE UNA VOLTA SAPUTO L’IDENTITà DELL’INTERLOCUTORE. AVREMMO AMMIRATO DI Più UNA COERENZA FINO IN FONDO,: “LEI NON SA CHI SONO IO”?; “ma chi se ne frega la casa ad un disabile non la do e basta, fuori dai….”!

DIMENTICATO IN AEREO

Da: PressBarriere [lettura.agevolata@comune.venezia.it]

Inviato: giovedì 6 marzo 2008 17.07

A: Iscritti a PressBarriere

Oggetto: Disabile 'dimenticato' sull'aereo [sannio on line]

 

PressBarriere anno V / n. 201

 

Disabile 'dimenticato' sull'aereo

 

06-03-2008

sannio on line

 

NAPOLI - "E' una vergogna, se mi consente". La 'vergogna' è rimanere bloccato, su una sedia a rotelle, per oltre cinquanta minuti, a bordo di un aereo, e accorgersi, con grande amarezza, di essere stato dimenticato, letteralmente dimenticato.

A vivere questa incredibile disavventura è stato, suo malgrado, Michele, un pensionato di Benevento, che venerdì scorso, per tornare a casa, da Milano 'Linate', ha preso, come ovvio, un aereo della compagnia 'Meridiana' Arrivo previsto a Napoli 'Capodichino' alle 15, poi spostato alle 16 a causa dei sessanta minuti di ritardo accumulati nella partenza dal capoluogo lombardo.

A questo quadro, però, bisogna aggiungere un particolare importante: Michele è costretto su una sedia a rotelle. E per casi come questo, negli aeroporti è previsto un servizio di assistenza ad hoc, con tanto di carrello elevatore, per consentire al passeggero di salire e di scendere dal velivolo.

A Napoli, però, questo servizio, venerdì scorso, è stato 'congelato', passateci il termine. Eppure, all'andata, quando Michele dal capoluogo partenopeo era salito a Milano, tutto aveva funzionato regolarmente. Al ritorno, invece, il sistema è andato in tilt... Difatti, dopo l'atterraggio - avvenuto, come detto, con un'ora di ritardo -, Michele, accompagnato dalla moglie, è rimasto per oltre cinquanta minuti sull'aereo, senza che nessuno attivasse la procedura per consentirgli di scendere. Tutto questo, peraltro, mentre il figlio era in aeroporto ad attenderlo...

Solo il comandante, rimasto sull'aereo - probabilmente in attesa di compiere le operazioni di rifornimento, prima di un nuovo viaggio -, si è accorto della presenza di Michele. Come detto, lo avevano letteralmente dimenticato. E questa convinzione è stata rafforzata anche dai toni durissimi utilizzati dal comandante nel contatto cogli uomini della strutture aeroportuale di Napoli. Questi ultimi, sollecitati anche dal figlio di Michele, sono dovuti correre letteralmente ai ripari, consentendo a Michele e alla moglie di scendere finalmente dall'aereo.

Oltre cinquanta minuti di attesa, oltre cinquanta minuti da 'pacco' dimenticato in un angolo. "E' una vergogna", ripete Michele. E questo concetto è stato chiarito anche nella formale protesta rivolta alla struttura che gestisce l'aeroporto di Capodichino, facendo riferimento a "come 'funzionano' le cose nel nostro amato Belpaese".

Da segnalare, a questo proposito, la risposta arrivata dalla 'Gesac spa', ovvero l'azienda che gestisce l'aeroporto internazionale di Napoli. E, in sostanza, dalla 'Gesac', rispondendo alle legittime rimostranze di Michele, hanno spiegato che "il servizio di assistenza per l'imbarco e lo sbarco dei passeggeri diversamente abili è responsabilità della compagnia aerea".

 

NOSTRO COMMENTO..

Allora come ve lo dobbiamo dire, statevene a casa non andate in giro e poi anche in aereo, ma dove si è mai visto che una persona su sedia a rotelle debba andare a milano per affari suoi. Di solito stanno a casa a piangersi addosso. E poi noi avremmo aspettato di sapere la nuova destinazione dell’aereo, magari andava alle MALDIVE, PENSA CHE COLPO PER LA STRUTTURA DI NAPOLI  PREPOSTa  ALLO SBARCO DELLE PERSONE CON SEDIAa RUOTE: BUONGIORNO, SONO IL VIAGGIATORE CHE DOVEVA SBARCARE A NAPOLI QUATTRO ORE FA, SONO FINITO ALLE MALDIVE, VENITEMI A PRENDERE, INTANTO MI FACCIO UN FINE SETTIMANA A SPESE VOSTRE!”

 

 

 

lunedì 3 marzo 2008

maremma bolognese

PressVisione anno VII / n. 165

 

LA CISL di Bologna ha celebrato la prima giornata nazionale del 'Braille'...

29-02-2008

Il Resto del Carlino

 

BOLOGNA. LA CISL di Bologna ha celebrato la prima giornata nazionale del 'Braille', il sistema di scrittura e lettura a rilievo per i non vedenti. Un anno fa i ciechi minacciarono una protesta in consiglio comunale, con i cani. Chiedevano il rinnovo della convenzione con l'Unione ciechi attivata da 'Guazza'. Cofferati era contrario; poi evitò in extremis una brutta figura. Sono amico di tanti non vedenti, che vivrebbero meglio con qualche semaforo sonoro in più e qualche barriera architettonica in meno. Niente di 'scandinavo', ma piccole cose civili. Invece, molti assessori continuano a essere ciechi e anche sordi. Fra ciechi e sordi non corre buon sangue. Un'anziana signora, che usava le cuffie della tv a un volume pazzesco, ripeteva spesso: «Ci vorrebbe pazienza con le persone deboli d'udito. Invece tutti sbuffano perché il cieco fa pena ma il sordo scoccia!».

 

LA STORIA di molti ciechi di Bologna è legata al glorioso Istituto Cavazza, in cui hanno vissuto e studiato. Conoscono ogni angolo dell'edificio di via Castiglione. Una sera mi hanno invitato a mangiare una pizza nel refettorio. Giravano al buio allegramente, per scale e corridoi. Io urlavo: «Non fate i cretini, accendete la luce». Mi rispondevano: «Si vede che sei proprio un disabile!». Loro dicono normalmente «ci vediamo» e usano computer sonori che fanno un gran casino. Non guidano l'auto, eppure il vecchio Ray Charles ci provò in uno spot tv.

 

IL GRUPPO cresciuto al 'Cavazza' è legatissimo. Da piccoli, si sono dati soprannomi (Maestro, Bacchetta, Conte, Bracco, Vecchio.) che usano ancora. Più che centralinisti, sono insegnanti, musicisti, psicologi, informatici, produttori di audiovisivi (sic!). Pacati e arguti, hanno grandi progetti. Sono ciechi ma lungimiranti! Una volta, il loro cane fedele era il pastore tedesco, oggi 'fa tendenza' il labrador. Ho partecipato alla prima uscita di Vito col nuovo cane. Il bestione andava per i fatti suoi e urtava contro tutti. Il padrone e gli amici galvanizzati, i passanti sorridenti, l'unico imbarazzato ero io. Oggi, tanti labrador portano i ciechi a spasso per la città. Nel 1995 decisero di 'sfondare' in politica (i ciechi, non i labrador). Elessero Mario Barbuto in Comune. A metà mandato si dimise, deluso, e tornò a dirigere il 'Cavazza'. Altro che Beppe Grillo! Grazie al signor Braille, milioni di ciechi sono usciti dall'isolamento. La bimba di Angelo dice: «Il mio papà è l'unico che sa leggere le favole al buio».

 

*consigliere comunale del 'Cantiere'

 

NOSTRO COMMENTO…

Maremma bolognese finalmente si parla di cecaggine in maniera sincera e rilassata e soprattutto scherzosa e ironica. Infatti l’ironia  è una cosa seria ed il target del Cavazza ci piace.  In caso di esilio politico di pianeta ciecagna sappiamo che potremo avere un piatto di minestra calda alla mensa del’istituto  cavazza. Quello che ci ha colpito è però la frase “NON Vogliamo  NIENTE DI SCANDINAVO”, MA perché ? la  DOBBIAMO SMETTERE DI FARE RICHIESTE MINIME E TIMIDE! Noi dobbiamo chiedere il meglio per l’abbattimento delle barriere sensoriali e architettoniche, non accontentarci del minimo sindacale. Noi non chiediamo mica l’elemosina oppure la luna, ma una visione corretta delle città e del loro assetto, che tenga conto di tutti anche dei marziani porca miseria…..