sabato 9 agosto 2008

che fatica essere disabili.



Vela ed equitazione per non vedenti
07-08-2008
Disabili.com

Due settimane di sport e vacanza

Vela ed equitazione per chi non vede: l'Istituto dei ciechi Francesco Cavazza di Bologna, con il sostegno della Fondazione CaRisBo ha organizzato, nell'ambito delle sue attività rivolte ai ragazzi non vedenti e ipovedenti, due momenti di vacanza nei quali svolgere anche attività sportive: la Settimana Blu e la Settimana Verde.
Non una semplice vacanza, ma anche di un momento per approfondire la conoscenza fra i diversi ragazzi e aumentare le proprie capacità di autonomia: imparare a muoversi da soli, imparare a gestire i diversi momenti della giornata - si legge nel comunicato. Durante la Settimana Blu, accompagnati dagli educatori dell'Istituto, undici ragazzi hanno partecipato a un corso di vela. Hanno appreso i concetti base e le manovre pratiche per poter governare una barca a vela. Imparare a sentire la direzione del vento, imparare a capire come la barca si sta muovendo, imparare ancora come raggiungere un punto sono tutte cose che aumentano la sicurezza dei ragazzi e la loro capacità di percepire lo spazio e il proprio movimento nello spazio.
Nella Settimana Verde, grazie soprattutto all'impegno degli istruttori del GESE (Gruppo Emiliano Sport Equestre) di San Lazzaro, i ragazzi hanno imparato a prendersi cura di un cavallo, a sellarlo, a cavalcarlo, e a sperimentare alcune tecniche didattiche in un ambiente che non ricorda certamente una scuola e hanno migliorato la loro capacità di orientarsi e la loro autostima.

INFO:
L'Istituto Francesco Cavazza
via Castiglione, 71
40124 Bologna - Italy
Tel +39.051.332090 (5 linee)
Fax +39.051.332609
Email istituto@cavazza.it

Fondazione CARISBO Palazzo Saraceni
Via Luigi Farini 15
Tel. 051/275.41.11
info@fondazionecarisbo.it

Il Gruppo Emiliano Sport Equestre
geseclub@libero.it

ANCHE QUI CHI NON VEDE PUO' VELEGGIARE:
La Nazione
Scuola di vela
CoopAtlante
Velisti per caso

Abbiamo parlato di equitazione e vela anche in:
"+39" INCONTRA PALERMO CON I VELISTI NON VEDENTI DI HOMERUS

350 TRA CAVALIERI E CAVALLERIZZE, ALL'INSEGNA DELL'INTEGRAZIONE
Nostro comomento…

Maremma vacanziera, ma possibile che non ci siano più i disabili di una volta, gente che non aveva voglia di fare un cacchio? Mai nessuno che proponga una bella grigliata estiva con sparapanzamento al sole, per una vera integrazione con il dolce far nulla? Comunque per chi avesse velleità sportiva accomodatevi pure”

sabato 2 agosto 2008

montagna cuccagna

Disabili e non vedenti lungo il sentiero senza alcun ostacolo
27-07-2008
Alto Adige

Sono tre i chilometri del percorso. Pendenza massima dell'8% Tabelle informative anche in «braille»

SANTA MADDALENA. La val di Funes è un autentico paradiso del trekking e dell'arrampicata: si cammina immersi nella natura incontaminata e nell'aria pura che le vaste foreste della valle riescono a regalare. Ultimamente è stato inaugurato un itinerario, con partenza dal parcheggio di Zannes, percorribile anche su sedia a rotelle: tre chilometri di percorso con pendenza massima pari all'8 per cento puntellato da quattordici aree di sosta con tabelle informative circa genesi e altre peculiarità della zona. Ovviamente vi sono anche le spiegazioni in «braille» per venire incontro alle esigenze dei non vedenti. Il sentiero naturale è ad alto gradimento.
 Per fuggire dall'afa e dalla calura delle nostre città, cosa c'è di meglio di una bella vacanza in montagna? Aria buona, cucina gustosa e tante passeggiate per riempire occhi, polmoni e cuore di splendidi paesaggi. Un sogno. Non per tutti però. Per disabili, anziani e non vedenti, la montagna è soprattutto un percorso ad ostacoli pieno di barriere, naturali e non.
 Nel cuore delle Dolomiti, nella splendida Val di Funes, c'è un luogo in cui i segreti della natura vengono svelati a tutti: anziani, bambini, non vedenti, persone con scarsa abilità motoria o disabili in sedia a rotelle. Qui non ci sono limiti e non ci sono barriere. Il sentiero natura Zannes, infatti, è stato pensato per consentire a tutti di ammirare il singolare paesaggio naturale e culturale del parco naturale Puez-Odle. Un percorso ricco di esperienze che si inserisce nel programma educativo dell'Ufficio Parchi Naturali dell'Alto Adige, che da anni lavora per sensibilizzare la società ai problemi delle persone con difficoltà di vista e di deambulazione.
 Il percorso, tre chilometri in tutto, si snoda attraverso prati, boschi, pascoli fioriti. Attraversa un ponte di legno di nuova costruzione che sovrasta un vivacissimo ruscello, arriva al rifugio "Kelderer Wiese", per concludersi poi là da dove parte, ovvero al parcheggio di Zannes. Parcheggio che, naturalmente, ha vari posti auto riservati ai disabili. Tutto è curato nei minimi dettagli: la pendenza raggiunge un massimo dell'8%, il sentiero dispone di uno speciale rivestimento antiusura e di stazioni di sosta e informazione. Quest'ultime, quattordici in tutto, raccontano le particolarità naturalistiche della zona e lo fanno in modo decisamente originale. Nello spazio chiamato «Montagne da toccare» si trova un plastico con una legenda scritta in braille, per far immaginare anche ai non vedenti l'imponenza delle montagne che fanno da cornice al percorso.
 L'«Auditorio della natura» permette di ascoltare in assoluta contemplazione tutti i suoni del bosco.

 

NOSTRO COMMENTO..

Manca lo spazio ci sembra per la grigliata e poi è perfetto! Finalmente le nostre mogli sanno dove abbandonarci!!

libri.

 

P.S. NOSTRO COMMENTO IN FONDO.
Scegli e stampi: ora il libro è self service
29-07-2008
La Repubblica

 Dagli Usa a Londra la Espresso book machine: un database di un milione di testi, 7 minuti per pubblicarli Una nuova frontiera dopo il boom degli audiolibri, l´esordio degli e-book e i volumi da scaricare sull´iPod

Sarà di circa 10 euro il costo per stampare un romanzo di 150 pagine: "Ne installeremo 500 entro il 2009"

JAIME D´ALESSANDRO

ROMA. Come salvare libri e librerie con una semplice idea. Un´idea chiamata Espresso Book Machine, prontamente ribattezzata il bancomat dei libri, che da ottobre sbarcherà in Inghilterra. Basterà recarsi in uno dei punti vendita della catena Blackwell, scegliere il proprio volume fra un milione e passa di titoli in memoria (compresi quelli fuori catalogo da anni) e attendere. In pochi minuti la Espresso Book Machine stamperà il vostro libro con tanto di copertina a colori. La qualità del testo è perfetta, meno quella delle immagini e delle fotografie. Ciò nonostante si tratta di una invenzione che potrebbe aiutare parecchio le librerie tradizionali minacciate sia dai negozi online come Amazon, sia dalla moda degli e-book e audiolibri.
Tutto merito di due signori, Jason Epstein e Dane Neller, che con Internet e con la tecnologia hanno poco a che spartire. Il primo infatti è l´ex direttore della Random House, una leggenda vivente, editor di scrittori del calibro di Norman Mailer, Philip Roth, Gore Vidal. Il secondo invece ha guidato la catena Dean & DeLuca, tempio newyorkese della gastronomia e del "people watching". Sono loro ad aver fondato nel 2003 la On Demand Books che ha poi prodotto tre anni dopo Espresso Book Machine testata per la prima volta nel corso del 2006 in una libreria di Washington, la World Bank Infoshop. «Pensiamo di istallarne circa 500 entro il 2009», ha dichiarato recentemente Neller. Che poi ha aggiunto: «E ovviamente siamo certi che il costo della macchina calerà progressivamente fino a raggiungere quello di una fotocopiatrice da ufficio». Già, perché per ora il bancomat dei libri, l´attuale versione 1.5 può produrre fino a 80 pagine al minuto, costa parecchio. Si parla di poco meno di 100.000 dollari. Decisamente più abbordabile il prezzo per i libri stampati che cambia secondo le dimensioni. Ma siamo comunque attorno ai dieci euro per un romanzo di 150 pagine.
E pensare che poco meno di un anno fa c´era chi aveva decretato la morte definitiva del testi di carta per colpa degli e-book. La causa scatenante? Il lancio sul mercato il 19 novembre da parte di Jeff Bezos, mr. Amazon, del suo Kindle. Un dispositivo portatile con uno schermo Oled (la cosiddetta carta digitale) capace di contenere fino a 200 volumi nella sua memoria. Gingillo tecnologico simile a un quaderno di grosse dimensioni venduto solo negli Stati Uniti a 399 dollari, poi diventati 359. Secondo gli analisti fino ad oggi Amazon ne ha piazzati 30.000 esemplari e si appresterebbe a commercializzarlo anche in Europa. In realtà la Sony aveva già immesso sul mercato nel 2006 un apparecchio del tutto simile, il Reader, poi imitato da diverse altre aziende di minore importanza. Il Kindle però può contare su un catalogo di 88.000 titoli virtuali, e di cose rare non ce ne sono molte. Poca cosa rispetto alle possibilità offerte dalla Espresso Book Machine. E questo è vero anche per gli audiolibri, nati negli Stati Uniti negli anni ´30 come programmi radiofonici e oggi così in voga su iTunes, il servizio di vendita di contenuti digitali messo in piedi dalla Apple.
Qui però stiamo parlando di una cosa completamente diversa. Anzi, di segno opposto. Jason Epstein e Dane Neller non hanno usato i libri per vendere tecnologia, ma hanno adoperato la tecnologia per resuscitare i libri. E al solito, come sempre accade in queste occasioni, c´è chi già grida al miracolo. O meglio, alla "democratizzazione" dell´editoria. Difficile dire se davvero l´Espresso Book Machine sarà capace di tanto. Di certo grazie lei vecchi libri introvabili o che nessuno ha più interesse a pubblicare potranno tornare a vivere.

NOSTRO COMMENTO..

Volevamo farvi un pistolotto sulla bellezza del libro cartaceo classico, andare in libreria e farsi consigliare dal negoziante, perdersi fra i meandri di una libreria bighellonando senza una scelta precisa e,  poi all’inprovviso eccolo li! Il libro mai visto, uno  scrittore sconosciuto. Tutto questo si fa con amore per la lettura e non davanti ad una macchina che stampa.  A proposito il libro che non avevate mai letto è il nostro naturalmente.

Ma poi abbiamo pensato che invece questa è una strada straordinaria magari per i paesi poveri, nei villaggi sperduti tutti possono accedere ai libri in maniera economica, una scuola con una biblioteca del genere, occupa poco spazio, magari con batterie solari,  è in caso di danni si sostituisce facilmente.

Ecco cosa fa la tecnologia all’uomo, lo migliora..forse!,

MAREMMA OLIMPIONICA

 

P.S. NOSTRO COMMENTO IN FONDO.

ROMA - Non c'è solo lo smog a turbare il sonno degli atleti in partenza, o già arrivati a Pechino. L'inquinamento rischia di combinarsi con l'umidità ed il caldo, quasi sempre protagonisti alle Olimpiadi estive, creando un impasto mefitico. Ma sui Giochi in Cina si sta studiando da tempo, e come per le polveri sottili ci sono squadre che hanno pensato a maschere dotate di filtro, anche per le alte temperature è stato trovato un rimedio. Un giubbetto refrigerante, che sarà a disposizione, tra gli altri, degli azzurri del canottaggio che stanno per decollare da Fiumicino per l'Oriente.

L'indumento non sarà indossato in barca, ma in tutte le fasi che precedono la prestazione, una delle più impegnative tra le discipline olimpiche. Per motivi di copertura televisiva in Europa ed in America, le regate del canottaggio saranno programmate nella fascia orario tra le 13 e le 18, la più calda della giornata. "Il nostro sarà uno sport svantaggiato" ha spiegato il ct azzurro Andrea Coppola, "ma in fondo cosa ci importa dello smog? Quello c'è per tutti. Per quanto riguarda il caldo potremmo disporre di questi giubbetti, che conserviamo nel freezer prima della consegna agli atleti".


(30 luglio 2008)

NOSTROCOMMENTO… 

 

L’uomo è proprio una testa di anidride carbonica! Il mondo è inquinato, da tutti, quindi proteggiamoci dal mondo, per carità non eliminiamo l’inquinamento!

Fra un po’ ci faranno indossare la giacca con la marmitta catalittica e dovremo respirare da un filtro  antiparticolato….altro che giochi olimpici, siamo campioni olimpionici di cretinaggine.

In ogni caso visto che tutti e tre siamo canottieri, auguri ragazzi, della squadra olimpica soprattutto delle paralimpiadi. a settembre.

GENIALITA' O PRESA PER IL CULO..

P.S NOSTRO COMMENTO AL FONDO..

 

Il fotografo che ha vinto la cecit

 


01-08-2008
Il Corriere della Sera

NEW YORK - Le immagini, uniche e straordinarie, scattate dal cinquantunenne californiano Pete Eckert gli hanno appena fatto vincere la prestigiosa competizione fotografica Exposure, organizzata da «Artists Wanted»: un gruppo fondato due anni fa da William Etundi e Jason Goodman, insieme a varie istituzioni culturali della città di New York, per lanciare e promuovere i nuovi talenti della scena artistica internazionale.
Arrivare primo in una lista di concorrenti che includeva artisti di ben 15 Paesi - tra cui Spagna, Israele, Canada, Russia, Italia, Argentina e Giappone - significa che la prossima settimana le gigantografie delle sue foto, a metà tra realismo e astrazione, tappezzeranno gli edifici e i tetti di Chelsea, «Dumbo» (acronimo di Down Under the Manhattan Bridge Overpass, una zona centrale di New York) e Williamsburg.
Non solo. Dal 7 al 10 agosto il fortunato vincitore sarà anche protagonista di una mostra personale alla Leo Kesting Gallery, nel Meatpacking District (il nuovo, caldissimo quartiere newyorchese dell'arte). Un traguardo senza precedenti nella storia della fotografia, se si pensa che Eckert è completamente cieco.
«Sono legalmente non vedente da vent'anni, cieco totale da cinque», spiega l'artista, affetto da retinite pigmentosa, un'incurabile malattia degenerativa degli occhi. Ma è stata proprio questa sua condizione a spingerlo verso la fotografia. «Voglio mostrare al mondo che posso vedere usando i miei altri sensi, i ricordi, le emozioni, i suoni e il tatto», racconta. «Solo interagendo con il mondo dei vedenti posso demolire i loro pregiudizi sul nostro universo. E costruire ponti».
Quando i medici gli comunicarono la terribile diagnosi, Eckert, allora un falegname nella natia Sacramento, decise che non si sarebbe chiuso in un ghetto abitato solo da gente come lui. Tornò sui banchi di scuola e conseguì ben due lauree, una dopo l'altra: la prima in ceramica e scultura presso il prestigioso Art Institute di Boston, la seconda in disegno industriale alla San Francisco State University.
Più tardi ottenne anche la cintura nera di tae kwon do e si mise a insegnare quell'arte marziale di autodifesa a studenti scettici e persino ostili nei suoi confronti. «Un bel giorno - ricorda - detti una bella lezione a un gruppo di teste calde. Dopo aver trascorso una settimana a studiare la configurazione della palestra della scuola in base ai suoni e al calore prodotto dalla luce, li misi Ko. Fu allora che capii la forza straordinaria della memoria sonora e luminosa».
La svolta «creativa» arriva per caso nove anni fa, quando, riordinando gli armadi della sua casa di Sacramento, trova in un cassetto una macchina fotografica a raggi infrarossi. Il resto è storia: «Già allora riuscivo a percepire la luce in maniera così vivida da arrivare a vedere i contorni del mio scheletro proprio come un'energia pulsante, o come dei raggi X. A volte - incalza - riesco addirittura a dare una forma umana ai suoni e a intravedere persone e oggetti dal retro della mia testa».
Il metodo creativo usato da Eckert è unico: «Impiego la pellicola fotografica come una tela sulla quale fissare ciò che i miei altri sensi portano all'attenzione dell'occhio mentale». Il risultato sono dei collage visivi dal sapore surreale, che fondono ricordi lontani ed emozioni tattili-auditive presenti; rappresentazioni grafiche del sentire tipico del mondo non vedente e fantasmi personali con cui cerca di narrare il decorso della sua malattia, dall'entrata nel tunnel al buio totale.
Che però non è affatto tale, perché la vista, per lui, non è affatto un dono smarrito per sempre. «Io continuo a percepire il mondo visivamente - assicura - anche se adesso devo utilizzare i miei altri sensi e la memoria per formulare una visione interna nell'occhio della mente. Perdere gli occhi non ha diminuito la chiarezza di questa visione interna, mi ha solo indotto a lavorare più sodo per acutizzare gli altri sensi e imparare il suono specifico di ognuno».
Un processo che per Eckert è molto simile a quello usato dai bambini per imparare a discernere il mondo confuso delle immagini inedite: «I neonati debbono imparare a comprendere la vista, così come io debbo imparare a capire i suoni e il loro modo di interagire con gli oggetti. Solo così posso realizzare foto sempre migliori».
A credere in lui, prima che diventasse famoso, è stata Susan Finkleman, un'artista californiana che l'ha incaricato di realizzare l'album fotografico delle sue tradizionalissime nozze in rito ebraico, sotto la kuppah. «Il matrimonio - racconta la Finkleman - è uno dei giorni più importanti e spirituali nella vita di un individuo. Nessun altro sarebbe riuscito a cogliere questo aspetto meglio di lui».
Eckert dice di lavorare solo di notte o al buio («è tutto più tranquillo e perciò riesco a vedere meglio») e di avvalersi di un compasso braille per determinare dov'è la luce. «Sempre più spesso torno a fotografare i luoghi che frequentavo durante la mia infanzia. Sono quelli che riesco a guardare con più chiarezza».

NOSTRO COMMENTO..

Allora, vediamo un po’:  ci teniamo a dire che se uno diventa ciecato  se lapuò prendere anche con calma! Non è necessario ammazzarsi per dimostrare chissà che cosa. In ogni caso questo personaggio ci sembra straordinario e non capiamo se ci prende per i fondelli oppure è quello  che sembra: UN GENIO!!!

In ogni caso la polizia italiana lo tiene d’occhio caso mai fosse un falso invalido!q