martedì 30 settembre 2008

guardoni non vedenti....


I non vedenti censiscono i cervi della Garfagnana
20-09-2008
GreenReport.it

CASTIGLIONE GARFAGNANA (Lucca). Dopo l´esperienza con risvolti anche turistico-ambientali del parco nazionale delle Foreste Casentinesi, il censimento dei cervi attraverso l´ascolto dei bramiti è diventato un "mito" del volontariato ambientale e si è diffuso in tutto l´Appennino, dove la presenza di questi grandi artiodattili è in grande ripresa. Ma il 19 settembre l´ascolto dei cervi sarà ancora più singolare e coinvolgente: nella zona del parco dell´Orecchiella e sul crinale dell´Appennino dei comuni di Castiglione Garfagnana e Fosciandora fino al confine con Barga, il censimento al bramito, coordinato dall´ufficio caccia della provincia di Lucca, si avvarrà infatti per la prima volta anche dell´ausilio dei non vedenti.

Il presidente della commissione consiliare caccia e pesca della provincia di Lucca, Egidio Nardin, spiega che «L´iniziativa sarà resa possibile grazie all´esperienza ventennale dei rappresentanti del parco dell´Orecchiella, dell´indiscussa competenza del Corpo forestale dello Stato, dell´azienda Monte Prunese e dei volontari, oltre che delle persone non vedenti coinvolte nel censimento grazie all´intuizione dell´Urca (Unione regionale cacciatori dell´Appennino) della provincia di Lucca, l´associazione ambientale partecipe all´iniziativa e che ha proposto la collaborazione all´Associazione nazionale ciechi di Lucca, la quale ha subito accettato l´invito».

Il censimento ha per ora un puro carattere scientifico, visto che nell´area interessata la caccia al cervo è vietata, e la provincia spiega che verrà effettuato «attraverso postazioni dislocate sul territorio montano e per mezzo di ´triangolazioni a mappa´ con indicazioni di orario, così come avviene annualmente in questo periodo. Saranno ascoltati i bramiti dei cervi durante le ore notturne quando le attività di questi animali, in particolare degli esemplari maschi dominanti, sono più intense, in modo da conoscerne il numero e quindi dedurre la presenza complessiva dei capi». Secondo la provincia di Lucca nell´area dovrebbero essere presenti circa 300 cervi.

NOSTRO COMMENTO..

 

Certo che ne sentiamo di tutti i colori. Adesso i ciecati saranno messi anche dall’anas a rilevare il numero di macchine ai caselli, e in base agli insulti che percepiranno grazie ai loro sensi superdotati,l’anas capirà la soddisfazione dell’automobilista.

Altri ciecati saranno messi nei centri cittadini a sniffare l’inquinamento, così l’amministrazionerisparmierà milioni di  euro in apparecchiature sofisticate. A proposito dei bramiti, ma sti ciecati e queste guardie forestali non possono evitare di fare gli “ascoltoni” mentre i cervi fanno del sano sesso cervifero?

lunedì 15 settembre 2008

prevenire..


Belle ceramiche, ma con tante barriere
13-09-2008
Superando.it

TORINO. Occupa certamente un posto di prim'ordine tra gli eventi dell'anno in Piemonte, la Quarantottesima Mostra della Ceramica di Castellamonte, in provincia di Torino. Le barriere architettoniche, però, ne caratterizzano ogni punto del percorso espositivo, come è stato verificato nel corso di un sopralluogo condotto dalla CPD (Consulta per le Persone in Difficoltà) di Torino Il 5 settembre scorso si è aperta a Castellamonte (Torino) la Quarantottesima Mostra della Ceramica (Quinta Mostra di Arti Applicate), manifestazione che occupa un posto di prim'ordine fra gli eventi dell'anno in Piemonte.
Già da diverse edizioni, però, le persone con disabilità avevano segnalato una serie di problemi riguardanti l'accessibilità dell'evento, senza che purtroppo si fosse fatto nulla per far fronte a questa situazione.
Ecco perché la CPD (Consulta per le Persone in Difficoltà) di Torino, su invito di Giovanni Maroncelli, rappresentante della locale Associazione Carlo e Amedeo Conengo, ha compiuto un sopralluogo nel giorno dell'inaugurazione, insieme a tre persone in carrozzina.
Ebbene, come hanno avuto modo di verificare le volontarie della CPD, le barriere architettoniche caratterizzano ogni punto del percorso espositivo: gradini non superabili all'ingresso delle strutture sede di mostra, per l'assenza di scivoli; mancanza di ascensori o di pedane montascale per arrivare ai piani superiori delle strutture stesse; niente bagni accessibili. Una situazione che è stata documentata anche dai giornalisti di alcune testate locali.
Ci si augura, a questo punto, che l'iniziativa possa sortire gli effetti sperati e che a partire dal 2009 la Mostra tenga conto anche dei visitatori con disabilità.
Ovviamente è auspicabile anche che chiunque sia coinvolto a vario titolo nell'organizzazione dell'evento possa adoperarsi per rendere il più possibile senza barriere già questa edizione che si concluderà il 5 ottobre prossimo.
(Ufficio Stampa CPD)

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Per ulteriori informazioni:
Ufficio Stampa CPD (Consulta per le Persone in Difficoltà

NOSTRO COMMENTO..

Bislacco questo sopralluogo, bisogna andare prima dell’apertura della mostra, altrimenti stiamo a raccontarci le solite fregnacce sulle barriere: prevenire è meglio che incacchiarsi.

la paura vien volando..


Un volo di 4500 metri
14-09-2008
Il Resto del Carlino

Si sono lanciati col paracadute abbracciati

REGGIO EMILIA. Vuoi volare? Alla sfida della scuola di paracadutismo di Reggio hanno risposto i non vedenti dell'Univoc (Unione Nazionale Italiana Volontari pro Ciechi). Una trentina - arrivati da tutta Italia, alcuni ipovedenti, altri con cecità assoluta - pronti a lanciarsi nel vuoto, tra ieri pomeriggio e stamattina (tempo permettendo) al campo volo di Reggio. Un lancio in caduta libera da 4500 metri d'altezza, in tandem con un istruttore della scuola di paracadutismo, raggiungendo i 200km/h, per poi aprire il paracadute a vela e planare fino a terra. Tutto senza vedere con gli occhi, ma "vedendo" con la pelle, i muscoli, con gli odori e i rumori, con il cuore. «Quando parli con loro è difficile confrontare la loro esperienza con la tua - confessa Paolo Haim, migliaia di lanci alle spalle e direttore della scuola di paracadutismo Body Fly University di Reggio -, è questione di odori, di una memoria muscolare diversa. Ci svelano cose che non avevamo mai provato». Arrivano a terra dopo il lancio emozionatissimi: «E' qualcosa di indescrivibile - dice Aden Lanzoni, 35 anni, di Forlì -. Appena mi sono lanciato lassù, in quell'aria fredda, facevo fatica a respirare, la velocità è pazzesca. Non sentivo le orecchie, il naso, c'era questa sensazione di aria potente che ti avvolge tutto». Reggio poi si fa riconoscere per gli odori: «Quando siamo arrivati a 600 metri, sentivo già quello dell'allevamento di sotto». RIENTRA nel capannone Cinzia Marisa, 32 anni, giunta a Reggio da Rovereto: «E' impressionante - racconta parlando del suo lancio nel vuoto -, ho provato a urlare, un urlo liberatorio, ma non ho sentito nulla. Io non ho sentito nulla, pensavo di non essere riuscita a dire nulla, ma l'istruttore mi ha detto che il grido l'ha sentito benissimo. Che cosa pensavo? "Non sto spingendo la pancia in fuori!", come mi avevano raccomandato. E c'era l'istruttore che mi voleva far sorridere per la telecamera che riprendeva il lancio. Io ho pensato: ci provo. Ma con tutta quell'aria sembrava di essere in uno specchio deformante». Ma è la leggerezza, vissuta nel vuoto e al buio, una sensazione dominanti: «E' qualcosa al di fuori del normale, di leggerezza, nel vuoto - dice Emanuele Ferrarese, di Torino, emozionato, subito dopo aver toccato terra. Come per Giusy Ghidoni, 34enne, di Forlì: «Senti solo l'aria, è bellissimo».

Paolo Patria

NOSTRO COMMENTO..

Ragazzi avete un bel coraggio! Ma ci permettiamo di dirvi che l’odore che avete sentito a 600 metri è quello della vostra strizza…, altro che quello dell’allevamento…

tre canne al giorno

Il glaucoma si cura con la cannabis
14-09-2008
Il Tirreno

Anche dal silicone nuove speranze per salvare gli occhi

PISA. Dalla cannabis e dal silicone vengono nuove speranze per la cura medica e chirurgica del glaucoma (l'aumento della pressione nell'occhio, con forte rischio di cecità, che colpisce in Toscana oltre 30mila persone). E' il dato che è emerso al Siena Glaucoma Summer School, in cui la lettura magistrale è stata tenuta dal prof. Marco Nardi, direttore dell'unità operativa universitaria di Oftalmologia all'azienda ospedaliera universitaria pisana. Se in fase di studio sono i rapporti fra mutazioni gentiche e la malattia, in una proiezione preventiva - è emerso dall' incontro organizzato dal dott. Paolo Frezzotti, dell'ateneo senese - speranze più concrete vengono da farmaci innovativi fra cui la cannabis, da quelli neuroprotettori che impediscono o limitano i danni della pressione sul nervo ottico.
 Positive anche le novità chirurgiche. Secondo il prof. Nardi, risultati si stanno ottenendo con le nuove metodiche da impiegare nei casi estremi (quelli definiti refrattari a ogni tipo di trattamento convenzionale), negli impianti valvolari (microvalvole in silicone inserite nell'occhio per scaricare l'humor acqueo e ridurre la pressione intraoculare) e in particolare negli shunt sovracorioideali in oro. Questi ultimi, di cui la clinica oculistica di Pisa rappresenta uno dei centri di riferimento europei per la sperimentazione, hanno dimostrato un'ottima efficacia e un ridotto numero di complicazioni. Il loro impiego è in grado di abbassare la pressione a livelli accettabili in circa il 75% dei casi che non rispondono alle tecniche tradizionali, consentendo di mantenere un visus utile.

(gub)

NOSTRO COMMENTO..

Lo sapevamo già da tempo che i nostri medici erano degli spacciatori, di farmaci però, adesso invece del rappresentante delle case farmaceutiche iin sala d’aspetto vedremo degli spacciatori che offriranno i loro prodotti.

Speriamo solo che non sia roba tagliata male….

lunedì 8 settembre 2008

blog ciecagnacina..

p.s. nostro commento in fondo
La Cina batte anche l'handicap
06-09-2008
Il Sole 24 Ore

A Pechino strutture modello per replicare il successo delle Olimpiadi di agosto

Dal nostro inviato Angelo Mincuzzi

PECHINO. Deng Pufang è un signore di 64 anni, capelli brizzolati e occhiali più grandi del suo viso. Aveva 24 anni quando le Guardie Rosse lo acciuffarono all'Università di Pechino e lo scagliarono giù da una finestra. Un volo di quattro piani, la schiena spezzata, mezzo corpo ormai inservibile. Da quel giorno del 1968, in piena Rivoluzione Culturale, le sue gambe sono due ruote metalliche di una sedia a rotelle. Deng Pufang è oggi un simbolo per tutti i cinesi e non solo per chi è costretto a convivere con un handicap: basterebbero infatti i tratti del volto e il nome per raccontare quanto quest'uomo sia a suo modo un emblema della grande Cina dello sviluppo. Gli occhi e il sorriso sono quelli di suo padre, Deng Xiaoping, il leader del Partito comunista che trent'anni fa mise in moto la rivoluzione più difficile sradicando il maoismo dal Paese ma anche relegando l'immagine del Grande timoniere all'ingresso della Città proibita e, ironia della sorte, sulle banconote del nuovo capitalismo cinese. Così, mentre sui giornali si celebrano i trent'anni della Politica della porta aperta inaugurata nel 1978 da suo padre, Deng Pufang si gode oggi il suo giorno di gloria alla cerimonia di apertura delle Paralimpiadi di Pechino, dove sarà sul gradino più alto e con una medaglia già conquistata. Perché Deng non è soltanto il paladino dei disabili e il regista non troppo occulto delle Paralimpiadi, ma soprattutto presidente esecutivo del Bocog, il Comitato organizzatore di Pechino 2008, e ha già dimostrato che anche seduti su una sedia a rotelle si può organizzare "l'Olimpiade perfetta".
A Pechino riparte dunque la grande kermesse dello sport ma, anche se gli sponsor dei giochi di agosto hanno assicurato il loro sostegno finanziario, le Paralimpiadi non bucheranno gli schermi come è accaduto un mese fa. Deng Pufang può però essere ugualmente orgoglioso, perché queste Paralimpiadi saranno il coronamento di quarant'anni d'impegno. Da quando le Guardie Rosse cambiarono per sempre la sua vita, che Deng avrebbe voluto dedicare allo studio della fisica, il futuro presidente del Bocog decise che la sua missione sarebbe stata al servizio dell'handicap. Nel 1984 Deng ha creato il Fondo per il welfare dei disabili e quattro anni dopo ha fondato la Federazione cinese dei disabili, l'unica vera istituzione che aiuta gli 83 milioni di portatori di handicap della Cina. Da allora molte cose sono cambiate: la Federazione ha organizzato i primi censimenti delle persone svantaggiate ed è diventata il punto di riferimento dei programmi governativi. Per questo le Paralimpiadi saranno in un certo senso il banco di prova degli sforzi del primogenito di Deng Xiaoping.
«Ciò che stupisce di questo Paese è che al contrario di quanto si pensa la Cina fa molto per i disabili, c'è un profondo rispetto per chi è handicappato e la società si fa carico delle loro necessità», racconta ad esempio Pierluigi Cecchi, medico neonatologo, rappresentante in Cina della Onlus italiana Solidarietà e Servizio. Cecchi vive a Pechino da otto anni, dopo un passato in Uganda e in Vietnam. Nella capitale cinese la sua Ong lavora per i disabili mentali, i malati terminali di cancro e per gli anziani non autosufficienti. Solidarietà e Servizio è diventata un partner privilegiato per i programmi sanitari della municipalità di Pechino, tanto che nelle prossime settimane nel distretto di Haidan, nella parte Nord della città, verrà avviato un primo progetto pilota per i malati psichiatrici che porterà al graduale superamento degli ospedali specializzati, prendendo come riferimento il modello già applicato in Italia dal Trentino. Cecchi è anche un appassionatosostenitore della federazione di Deng Pufang, che è riuscita in pochi anni a creare una rete capillare di centri d'assistenza in tutta la Cina e a dare supporto economico e strutture sanitarie ai disabili cinesi, il cui numero è superiore alla popolazione della Germania.
E in effetti,basta girare per i quartieri di Pechino e prestare un po' di attenzione per rendersi conto che è davvero così. I centri della Federazione disabili sono ovunque. A Dongcheng, poco più a Nord della Città proibita, una moderna palazzina di quattro piani ospita la sede di distretto dell'organizzazione di Deng Pufang. Uno staff di 25 persone, che si avvale di 500 collaboratori esterni tra medici ed esperti, presta assistenza ai 40mila disabili della zona, su una popolazione complessiva di 600mila abitanti. Cong Yanmei è la presidente della Federazione del distretto ed è orgogliosa dell'attività svolta nella sua struttura. Spiega che il lavoro viene avviato in collaborazione con gli ospedali del quartiere, che in queste aule ci sono insegnanti di sostegno per i bambini con disabilità intellettuale, si organizzano corsi di formazione per facilitare l'inserimento nel mondo del lavoro, che si distribuiscono protesi gratuite per chi ha perso un braccio o una gamba o per chi non ha più l'udito.«Ai più poveri -aggiunge -viene fornito un assegno di 330 yuan al mese per coprire parte delle spese sostenute». Cong Yanmei è soprattutto convinta che il clamore sulle Paralimpiadi avrà l'effetto positivo di suscitare una maggiore attenzione tra la gente per i problemi legati all'handicap.
Il sostegno economico versato alle famiglie dei disabili è uno dei meriti fondamentali della Federazione perché quello sanitario è il vero problema dei più poveri. Il sistema cinese ricalca infatti il modello statunitense: la sanità si paga e chi non possiede un'assicurazione può solo affidarsi al destino. In Cina non esiste un'assistenza di base, non ci sono medici di famiglia, per curarsi si deve andare in ospedale, ma tutto ciò ha un costo pesante che acuisce il baratro tra ricchi e poveri. È l'altra faccia della medaglia del capitalismo voluto da Deng Xiaoping. Per alleviare il problema le autorità di Pechino hanno però avviato un programma per i disabili e i disoccupati che prevede il rimborso del 60% delle spese sanitarie che superano i 1.300 yuan. Per usufruire dei finanziamenti bisogna sottoscrivere un'assicurazione che costa 300 yuan all'anno per i portatori di handicap, 600 per i senza lavoro. Programmi simili sono stati adottati anche in altre città cinesi come Guangzhou, Shenzhen e Dongguan. L'appuntamento delle Paralimpiadi ha accelerato l'introduzione dei nuovi meccanismi e ha spinto le autorità di Pechino a dotare la città di nuove infrastrutture. Sono nate 150 "case dolci", che forniscono assistenza e servizi di riabilitazione ai portatori di handicap, sono stati messi in circolazione più di 600 autobus speciali e quasi tremila bus con piattaforma ribassata, 70 taxi attrezzati per trasportare sedie a rotelle, tutte le 123 stazioni della metropolitana sono state equipaggiate di ascensori per disabili. Nella Città Proibita ea Badaling, lungo la Grande Muraglia, sono state costruite rampe e ascensori: negli ultimi anni sono stati investiti 67 milioni di yuan (circa 7 milioni di euro) per rendere accessibili 60 attrazioni turistiche. I 235 più grandi shopping center di Pechino sono oggi senza barriere architettoniche. E poi nei ristoranti della città sono comparsi anche i menu in braille per i non vedenti, i quali da cinque anni almeno possono girare senza problemi per Pechino. Da Piazza Tiananmen fino all'estrema periferia tutti i semafori sono attrezzati con segnalatori acustici per segnalare ai pedoni il via libera o lo stop. E tutti i marciapiedi della città sono provvisti di percorsi per i non vedenti con speciali mattonelle. Migliaia di chilometri in tutte le strade e nei luoghi pubblici. Sarà anche per merito delle Paralimpiadi, ma al confronto molte nostre città sono semplicemente Terzo mondo.
angelo.mincuzzi@ilsole24ore.com

 

NOSTRO COMMENTO….

A parte che quelle guardie rosse le faremmo vvolare dalla finestra volentieri insieme a quelle teste bacate che le hanno istigate a suo  tempo! Ma già noi siamo contro la violenza, quindi niente finestra, al massimo qualche solletico alle emorroidi! Grande Cina dei disabili, bisognerebbe controllare però,  perché a noi risulta  che non se la passano tanto bene, comunque se la situazione è migliorata grazie alle paralimpiadi via! Porca miseria cinese, persino in cina esistono i semafori sonori, in Italia li conti sulla punta delle strade, anche i percorsi tattili sono estesi in terra cinese,noi ne   abbiamo in Italia da nord a sudqualche metro al massimo!

Comunque abbiamo i nostri inviati in loco faremo delle foto! A proposito guardate il canottaggio il 9 il 10 e l’11 sett. alle ore 10.00 ora locale cinese su rai sat sport, ci saranno i nostri amici della nazionale!!!

 

scuola..si fa per dire..

P.S. NOSTRO COMMENTO IN FONDO..


Oggetto: La scuola pubblica e le parole di Don Milani [La Repubblica]


La scuola pubblica e le parole di Don Milani
05-09-2008
La Repubblica

di Antonio Nocchetti

Chi serve una scuola pubblica come quella che va delineandosi in questi giorni? A questo proposito è indispensabile una premessa che apparirà sgradevole a qualcuno: la scuola pubblica è servita, serve e servirà sempre a quanti non possono (o non vogliono) affidare l´istruzione dei propri figli alle scuole paritarie e private.
Non è necessario ricordare che tra i diritti che la Costituzione riconosce ai cittadini quello all´istruzione viene innanzitutto garantito dal sistema scolastico pubblico. Tutto quanto è successivamente intervenuto, dalla legge sulla parità scolastica varata dal governo D´Alema ai buoni sconto per la scuola paritaria del ministro Moratti, ha rappresentato un utile viatico per decifrare cosa accadrà nel prossimo futuro. Una riduzione generalizzata delle ore di frequenza scolastica nella scuola dell´obbligo, il ritorno all´insegnante unico nella scuola primaria, la riduzione del numero di classi con aumento concomitante del numero di alunni. E ancora: determinazione del numero di insegnanti di sostegno indipendente dal numero di alunni disabili, riduzione del numero di insegnanti e del personale Ata di 150000 unità. Tutto questo accade in un sistema scolastico pubblico che accoglierà il prossimo anno circa 580000 alunni stranieri e 190000 alunni disabili; un sistema caratterizzato dalla presenza di almeno il 50 per cento degli edifici scolastici in condizioni precarie (il 90 per cento al Sud) e con una scuola a tempo pieno garantita solo al 5 per cento degli alunni meridionali contro il 30 per cento di quelli delle regioni del centro-nord. Forse il ministro Gelmini invece di raccontare agli italiani la storiella del grembiule come elemento di socializzazione, o affannarsi a reintrodurre l´educazione civica nei programmi, avrebbe fatto bene a raccontarci altro. Allora farebbe bene a descrivere alle famiglie italiane come immagina tra qualche anno la scuola pubblica se, come ormai è evidente, sarà possibile trasformarle in fondazioni. Dove questo accadrà lo intuisce chiunque, quale parte del Paese ha il tessuto economico che potrà "sostenere" le scuole-fondazioni è evidente; quanto questo determinerà una ulteriore stratificazione nel sistema scolastico italiano è una certezza alla quale una buona politica dovrebbe porre attenzione e fare scelte conseguenti. Purtroppo, quando si mette in discussione continuamente la struttura unitaria del Paese, come accade da parte di rappresentanti del governo, o quando si prospetta una struttura federalista che non tenga conto delle enormi differenze socioeconomiche preesistenti, si commette quello che don Milani definiva una grave ingiustizia: «Fare parti eguali tra diseguali». Cosa abbia in mente il ministro Gelmini, quando definisce per decreto legge, strumento criticabile e inopportuno vista la complessità della materia, delle trasformazioni così profonde nella scuola primaria è un mistero o non lo è per nulla. Sgomenta la totale incapacità di una visione complessiva del sistema scolastico, incapacità nel prevedere che provvedimenti come quelli sopra enunciati possano determinare progressivamente una perdita di qualità della istruzione nell´unico "pezzo" di scuola, quello della primaria per l´appunto, che viene considerato il fiore all´occhiello del nostro ordinamento scolastico. Questa incapacità può, al contrario, essere espressione di una nitida volontà di affondare, a colpi di sciabola, il sistema scolastico pubblico. Si dica chiaramente allora che la scuola pubblica dovrà diventare una scuola di serie B nelle regioni meridionali, si dica che i bambini disabili non riusciranno più a frequentarla perché privati di ore di sostegno e di formazione adeguata, si affermi che per i bambini immigrati le possibilità di integrazione sono ridotte al lumicino

NOSTRO COMMENTO..

Porca miseria scolastica, abbiamo ancora la sabbia nelle mutande e ci tocca già scrivere!

Noi vorremmo trasformare in fondazione il parlamento, oppure trasformarlo in ONLUS, così la smettono di rubare. Il grembiulino lo metterei solo a quelli onesti così ci rendiamo subito conto del livello di trasparenza dei nostri bravi legislatori. A questo punto veramente si dovrebbe pensare a una quota di parlamentari disabili o immigrati, con cittadinanza e seriamente impegnati nel conviverein Italia, perché purtroppo questi “virus” del sistema scolastico non sono in grado di capire la delicatezza dell’istruzione. Non ci piace pensare alle corporazioni settarie che difendono il proprio interesse particolare, ma che dobbiamo pensare di una scuola che parcheggia i disabili ed emargina chi dovrebbe avere una doppia cultura: la nostra e quella di origine?.