martedì 31 marzo 2009

Un killer non vedente per il libro «Colpo di stato a Ciecagna»

 
La Stampa del 27-03-2009

Un killer non vedente per il libro «Colpo di stato a Ciecagna»

TORINO. Con il tono scanzonato già sperimentato nel primo libro, torna la coppia di scrittori torinesi non vedenti Sergio Prelato e Marco Pronello. Il nuovo titolo «Colpo di stato a Ciecagna», edito da Nuovi Poeti, sarà presentato domani alle 20 all'Hotel Des Alpes di St-Rhemy-en-Bosses. Dopo il fortunato esordio di «Cronache dalla Ciecagna», che metteva in luce con disarmante ironia gli aspetti paradossali e umoristici della disabilità visiva, la coppia ha qui un altro obiettivo: sfatare il cliché secondo cui un cieco non può diventare un killer, in quanto vittima della propria «inettitudine visiva». «L'handicap visivo, cecità completa o ipovisione - dichiarano gli autori - viene sempre affrontato in maniera scientifica, sociale, sotto molti aspetti tranne uno: l'ironia. Molti dicono che ridere di una disgrazia non è bello, ma se questo viene fatto da chi è portatore dell'handicap tutto cambia. Nessun senso di colpa, paura di offendere, ma solo un sano senso dell'umorismo, per sdrammatizzare le difficoltà quotidiane».


sabato 28 marzo 2009

Gerry: ho voluto davvero provarci fino in fondo

 

NOSTRO COMMENTO IN FONDO
 
 
Gazzetta del Sud del 25-03-2009

Gerry: ho voluto davvero provarci fino in fondo

Il calabrese non vedente eliminato dal GF

di Silvia Bracigni

ROMA. «All'inizio ho temuto di non riuscire a superare la fase di adattamento e privazione affettiva. Poi, proprio perché amo le sfide, ho voluto provarci fino in fondo, abbandonando l'idea che in quanto disabile non ce l'avrei fatta»: a parlare è Gerry Longo, il concorrente calabrese di Locri (anche se da alcuni anni vive e lavora a Roma) non vedente che è stato eliminato – a sorpresa – dal Grande Fratello nella puntata di lunedì.
«L'idea iniziale era quella di raccontare in chiave costruttiva e propositiva la disabilità – dice ancora Gerry, 31 anni, che a causa di un glaucoma congenito è cieco dalla nascita – ma volevo anche mettermi in gioco. Il mio essere vero e propositivo poteva essere uno spunto di riflessione costruttiva per persone normodotate che non avevano mai avuto la possibilità di avvicinarsi alla disabilità e insieme un modello positivo per chi non riesce a raccontarsi superando i limiti spesso imposti dalla non accettazione della propria condizione».
Ora Gerry vuol tornare al suo lavoro all'Enac (Ente nazionale aviazione civile), dove si occupa «della gestione della parte dei reclami legata alla corretta applicazione del regolamento europeo che garantisce pari diritti nel trasporto delle persone a ridotta mobilità».
Inutile dire che la sua esclusione, giunta come un fulmine a ciel sereno, ha generato sconforto nella Casa del Grande Fratello: i saluti sono stati particolarmente commoventi, specialmente con Siria, che è apparsa davvero affranta.
Ma Gerry non è l'unica "vittima", anzi tecnicamente è stato solo il secondo eliminato: lunedì sera infatti è stata eliminata anche Monica Riva, 23 anni, di Ascoli Piceno, dopo un faccia a faccia con la maggiorata Cristina Del Basso.
Monica è stata eliminata esattamente con il 71 per cento dei voti. Peraltro, c'era stato una sorta di "inganno": gli autori avevano fatto credere a Gianluca, che aveva nei giorni scorsi iniziato una storia con Monica, di poter determinare l'uscita di una delle due nominate, ovvero Monica o Cristina. Gianluca ha scelto di eliminare Monica...
Intanto si deve registrare un vero e proprio record di nomination per la prossima settimana: Cristina, Gianluca, Francesca, Vittoria, Alberto, Ferdi e Marcello.  
 
 
nostro commento:

Caro gerry la tua eleminazione ci conforta. Vuol dire che non hanno avuto pena di te.Per quanto ci riguarda il grande fratello è una boiata il fatto che tu ti sia messo in gioco in una trasmissione come questa non depone a tuo favore.
i tuoi propositi messianici ed evengelici nel portare avanti la conoscenza dell'hanicap visivo ci lasciano di stucco. In una trasmissione come il grande fratello cosa vuoi dare messaggi furbi, al massimo puoi lanciare una moda del tipo che  tutti si bendano prima di sparare cavolate o prima di fare sesso.Il fatto che non riuscivi ad adattarti all'inizio, sai che difficotlà!
A non fare un cacchio e a sparare sciocchezze tutto il giorno sai che fatica.Globalmente sei risultato un fenomeno da baraccone ma dobbiamo darti atto che hai provato a lanciare qualche messaggio positivo, ma con la media dei cervelli li dentro cosa vuoi  messaggiare, al massimo un sms
Poi vuoi addirittura dare una motivazione a superare l'hanicap visivo a chi non lo accetta? Allora hanno ragione a chiamarti reverendo, ma chi sei gerry cristus super stars?
Se una persona non accetta la cecità vedendoti al grande fratello si spara , per essere accettati o accettarsi mica bisogna appiattirsi al ribasso in una trasmissione squallida e avvilente come il grande fratello.  Poi la scena patetica con tuo padre ci ha fatto ridere a crepapelle, soprattutto quando tuo padre ha affermato: "sono orgoglioso di avere un figlio cieco", cosa ha fatto? ti ha accecato quando eri piccolo? Un padre deve essere orgoglioso di avere un figlio, se ne vale la pena, e basta. Non a titolo dell'handicap. Scena patetica quella del pianto falsa e non credibile come tutto d'altronde.
Quindi il cieco che abbiamo visto che tu volevi rappresentare non eri tu gerry in  quanto  persona. Più che altro una pantomina di cieco tipo che volevi propinare al pbblico e magari a te stesso  , adesso che un cieco è stato al grande fratello sai che beneficio ne avremo noi  tutti ciecati? Nessuno. Al massimo un omologazione falsa al ribasso. Diciamo che adesso sarai contento che tornando al lavoro  i tuoi colleghi  ti daranno una pacca sulla spalla, dicendoti "quanto eri figo come cieco da grande fratello".
 

giovedì 26 marzo 2009

Identificato un gene collegato alla cecità infantile

 
Press-IN anno I / n. 572

Salute Europa del 25-03-2009

Identificato un gene collegato alla cecità infantile

Un gene che gioca un ruolo chiave in due forme di cecità nei bambini è stato identificato da un team internazionale di ricercatori. Lo fa sapere l'American Journal of Human Genetics, secondo cui la scoperta apre nuove speranze per una terapia genica della cecità.
L'identificazione di un legame tra il gene della retina SPATA7 e l'amaurosi congenita di Leber (Lca) e la retinite pigmentosa è importante perché definisce con esattezza una nuova serie di malattie metaboliche della retina che può essere cruciale per molti pazienti.
Ricerche precedenti avevano permesso di identificare 14 geni coinvolti in Lca, ma SPATA7 è il primo gene con una mutazione che intralcia il trasporto della proteina tra due importanti segmenti della cellula, il reticolo endoplasmatico e l'apparato di Golgi. Poiché tutte le proteine in ogni cellula devono passare attraverso questo sistema di trasporto, una mutazione in SPATA7 può riguardare molti aspetti della capacità visiva.
Per amaurosi congenita di Leber in campo medico, si intende un raro disturbo visivo che comporta la cecità nei nascituri. È una malattia che colpisce la retina e si trasmette geneticamente. La retinite pigmentosa è un tipo di distrofia della retina, un gruppo di disturbi ereditari in cui le anormalità dei fotorecettori (coni e bastoncelli) o dell'epitelio pigmentoso retinico, o della retina stessa, portano a una perdita della vista graduale e progressiva.

sabato 14 marzo 2009

Complimenti, professor Panzarino!

 
nostro commento in fondo
 
 
    Complimenti, professor Panzarino!

Il suo senso dell'umorismo, infatti, è davvero notevole e degno di ben altre platee. «Visto che sono "abili diversamente" - dice lei - devono anche cercare di adeguarsi... Non è che possono camminare così...». E tuttavia c'è chi non ride troppo, come la FISH Puglia (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap), che ha chiesto il commissariamento del suo Comune - quello di Grumo Appula, in provincia di Bari - per violazione del DPR 503/96 e delle norme contenute nella Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, recentemente ratificata dal parlamento Italiano...

GRUMO APPULA - «La manovra la devono fare anche loro, i disabili. Visto che sono "abili diversamente" devono anche cercare di adeguarsi... Non è che possono anche loro camminare così...». A questo punto non sveliamo di più e cerchiamo di stimolare il senso di attesa dei lettori, anche perché è realmente difficile imbattersi in esempi di umorismo involontario come questi... Proviamo invece a raccontare una storia, di fronte alla quale non si sa bene se indignarsi o ridere di gusto (pur con tanta amarezza).
Grumo Appula è un Comune di circa 13.000 abitanti dell'entroterra barese, del quale si è occupato nei giorni scorsi il TG Regionale della Puglia, all'interno della propria rubrica Ditelo al TGR, con un servizio curato (bene) da Perla Dipoppa, su segnalazione di Alessandro, persona residente con disabilità. Recentemente, infatti, l'Amministrazione Comunale ha deciso di apporre alcuni archetti antisosta in uno dei principali punti del centro storico (esattamente in Via dell'Immacolata, che collega Piazza del Municipio alla Villa Comunale), rendendo a dir poco complicato il passaggio delle persone in carrozzina, come testimonia una documentazione video disponibile a tutti in Youtube (cliccando qui).
E qui entra in scena il sindaco, Vito Panzarino, che interpellato dall'inviata del TG Regionale, spiega innanzitutto le ragioni di questa scelta: «Abbiamo installato quegli archetti antisosta su sollecitazione del Comando dei Vigili Urbani e dei Carabinieri per evitare lo scorrazzamento dei motorini, che era molto pericoloso specie per i bambini che la domenica escono dalla messa». «Ma i motorini passano lo stesso», replica la giornalista, avvalendosi di immagini che mostrano appunto una sorta di "slalom veloce" delle due ruote. Il sindaco dapprima nega, poi però dichiara testualmente che «comunque, se riescono a passare i motorini, riescono a passare anche le motorette (?!) dei disabili. Quindi mi aiuta molto probabilmente in questo problema»...
A parte le "motorette dei disabili" - si intendono probabilmente quelle carrozzine elettriche tipo scooter a tre o a quattro ruote, non certo le uniche presenti in una città - il professor Panzarino sembra volerci dire che questo segna un punto a suo favore: "ce la fanno i motorini, quindi ce la possono fare tutti"... Ma continuiamo con il passaggio successivo, dedicato ad un'altra interessante spiegazione fornita dal sindaco, riguardante gli archetti antisosta. In realtà, sono le sue parole, «queste non sono barriere architettoniche e sono mobili». «Sì - sottolinea Dipoppa nel suo servizio - sono mobili, ma chiuse con un lucchetto le cui chiavi non le hanno certo le persone disabili!». E aggiunge: «Oltretutto, come arredo urbano, non sono proprio il massimo dell'eleganza. A Grumo non piacciono a nessuno. Ma non si potrebbe proprio risolvere il problema dei motorini in un altro modo, magari con più controlli da parte della Polizia Municipale?». «No - risponde l'inf lessibile primo cittadino - secondo la Polizia Municipale non si può risolvere in altro modo».
E arriviamo alla chiusura, già in parte anticipata all'inizio, vera "perla di saggezza popolare", con la quale il professor Panzarino chiede in sostanza un "sacrificio ai disabili", in nome della sicurezza stradale della piazza: «La manovra la devono fare anche loro, i disabili. Visto che sono "abili diversamente" devono anche cercare di adeguarsi. Non è che possono anche loro camminare così... D'altronde, se ci sono delle strettoie, anche noi automobilisti facciamo le varie svirgolate, i vari giochi (!) ecc. per poter passare. Quindi non credo che sia difficoltoso...». Complimenti, Signor Sindaco, per il suo senso dell'umorismo; davvero un'analisi brillante!
E tuttavia c'è chi non ha riso troppo sentendo le sue parole. Ad esempio Vincenzo Falabella, presidente della FISH Puglia (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap), che dopo aver visto «l'indegna e incivile intervista», ci comunica di «aver deciso di inviare al Prefetto di Bari una comunicazione con la quale chiedere fermamente il commissariamento del Comune di Grumo Appula, informando dell'incresciosa situazione anche l'assessore regionale alle Politiche Sociali e il presidente della Regione».
Per questo Falabella - che lancia anche un appello ad imitarlo, scrivendo al Prefetto di Bari - si rifà al DPR 503/96 (Regolamento recante norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici) e alla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata il 24 febbraio scorso dal Parlamento Italiano.
Crediamo che non sarà proprio facile arrivare a questo, forse speriamo in una soluzione che semplicemente si richiami al buon senso. In ogni caso può essere certamente utile concludere proprio con quella Convenzione ONU citata poco fa ed esattamente con il suo nono articolo, dedicato all'Accessibilità: «1. Al fine di consentire alle persone con disabilità di vivere in maniera indipendente e di partecipare pienamente a tutti gli aspetti della vita, gli Stati Parti adottano misure adeguate a garantire alle persone con disabilità, su base di uguaglianza con gli altri, l'accesso all'ambiente fisico, ai trasporti, all'informazione e alla comunicazione, compresi i sistemi e le tecnologie di informazione e comunicazione, e ad altre attrezzature e servizi aperti o forniti al pubblico, sia nelle aree urbane che in quelle rurali. Queste misure, che includono l'identificazione e l'eliminazione di ostacoli e barriere all'accessibilità, si applicano, tra l'altro, a: ( a) edifici, viabilità, trasporti e altre strutture interne ed esterne, comprese scuole, alloggi, strutture sanitarie e luoghi di lavoro; (b) ai servizi di informazione, comunicazione e altri, compresi i servizi informatici e quelli di emergenza».
Ecco, la Convenzione parla di «identificare ed eliminare gli ostacoli e le barriere all'accessibilità»: che si dovesse anche prescrivere di «non crearne di nuove»? Giriamo la domanda direttamente al sindaco di Grumo Appula.

di Stefano Borgato

 
Nostro commento:
Noi di pianeta ciecagna siamo  esterefatti di tanta genialità al servizio dei cittadini. Noi proponiamo di aggiungere al decreto 503 e alla convenzione dell'Onu, altri articoli.
ARTICOLO UNO: SI CONSIGLIA VIVAMENTE  DI NON DARE INCARICHI PUBBLICI A "GENI" DELL'AMMINISTRAZIONE. Per essere  certi che siano esenti da incapacità amministrative proponiamo di fare dei test chiamati "testi di panzarino".
Se le idee sulle barriere sono approvate  dal Dr. Panzarino che  esaminerà i candidati e se approverà i loro progetti i candidati saranno bocciati.
Inoltre noi proponiamo il commissariamento del cervello di Panzarino per studiarlo da vicino perchè dire una sequela  di cretinerie del genere è veramente difficile. Gli archetti e i lucchetti li metteremmo noi alla porta del comune per impedirgli di entrare in ufficio.
 
 

venerdì 13 marzo 2009

LE SOLITE FREGNACCE

NOSTRO COMMENTO  IN BASSO
 
 
 I non vedenti fanno concorrenza a Genchi

ROMA - Ora Gioacchino Genchi, il superconsulente del pm Luigi De Magistris finito nel ciclone delle polemiche e delle indagini per il suo maxiarchivio di tabulati, avrà dei temibili concorrenti, sul fronte delle intercettazioni: i non vedenti. Sul nuovo numero di marzo della rivista mensile «Il corriere dei ciechi», cara al presidente dell'Unione italiana ciechi Tommaso Daniele, appare un articolo intitolato «Corso per tecnico-audio per intercettazioni ambientali». Di che si tratta? Una volta i non vedenti erano apprezzatissimi in qualità di centralinisti, compito che svolgevano con professionalità riconosciute da tutti. Oggi cercano nuovi lavori, come «periti fonici in ambito forense». Nel testo pubblicato si legge che questo corso sperimentale permetterà alla giustizia di avere persone dotate di una «maggiore abilità», con l'obiettivo di «interpretare segnali sonori la maggior parte dei quali sono contraddistinti da una qualità particolarmente bassa, dovuta alla presenza di rumori di fondo». Le lezioni verteranno su materie quali linguistica, fonetica, fonologia e linguistica forense, signal processing: il corso prevede la partecipazione di quindici persone, destinate senza alcun dubbio a una straordinaria carriera. 
 
 
NOSTRO COMMENTO..
Come al solito ci tocca "sentire" tante fregnacce.
BRAVI, BRAVI, continiamoa rimpolpare luoghi comuni, come il cieco dotato di super udito, ma quando mai.
La maggior parte dei ciecati che conosciamo ha un udito normale, che spesso non associato alla vista è anche inefficace.Non è assolutamente vero che nei disabili l'udito sia migliore per compensare gli altri sensi.
E' una questione di allenamento studi lo dimostrano. Non è detto che un cieco abbia un udito migliore di un vedente
La cosa che ci stupisce che un simile corso sia sponsorizzato dall'uici.
Perchè non impegnarsi sulla legge per il collocamento mirato.A rigore allora tutti i ciechi dovrebbero essere come Bocelli, oppure i sordi dovrebbero essere usati al posto dei telescopi spaziali per l'acuità visiva che compensa la sordità?
 

martedì 10 marzo 2009

Adottate i cuccioli dei cani guida per ciechi

NOSTRO COMMENTO IN FONDO

Il Giorno del 07-03-2009

Adottate i cuccioli dei cani guida per ciechi

Solo dopo un anno potranno iniziare il corso nel Centro di addestramento

LIMBIATE. I primi 19 cuccioli di labrador retriviers del 2009 che diventeranno cani guida per ciechi saranno affidati alle famiglie il prossimo 21 marzo. Per giugno è in arrivo una nuova cucciolata che attende nuovi «padroni temporanei» in grado di accudirli nel primo anno di vita, quello necessario a formare il carattere per essere poi avviati all'addestramento per il loro importantissimo compito. Di qui l'appello del Centro addestramento cani guida Lions di Limbiate (la maggiore struttura privata di questo tipo in Italia) che è continuamente alla ricerca di nuove famiglie a cui affidare questi bellissimi cani prima che li prendano in carico gli istruttori. «E' un servizio fondamentale per la nostra attività», spiega Maurizio Familiari, uno degli addestratori del centro di Limbiate, che cura in particolare il programma denominato «Puppy walker». Questo programma consiste nell'affidamento a famiglie volontarie di cuccioli da socializzare ed educare fino all'età «sc olare». Lo scopo del programma è quello di assicurare una disponibilità regolare di cani ben socializzati da sottoporre ad addestramento come cani guida per ciechi: dal centro di Limbiate infatti, escono ogni anno tra i 50 e i 60 cani guida che vengono affidati a non vedenti di tutta Italia, a titolo assolutamente gratuito. Agli affidatari oltre alla cura della salute dell'animale si chiede di abituarlo soprattuto a stare in mezzo alla gente: in casa il cane dovrà abituarsi ai rumori dell'aspirapolvere, dell'asciugacapelli e di altri oggetti di uso quotidiano, fuori casa dovrà familiarizzare con il traffico, le stazioni ferroviarie, i rumori forti ed improvvisi, bar, negozi, presenza di altri animali, bambini. Le famiglie affidatarie verranno visitate periodicamente dal personale qualificato del Centro che si accerterà dei progressi compiuti e cercherà di risolvere eventuali problemi Poi, al compimento dell'anno di vita, ci sarà la valutazione di idoneità del cane p er capire se potrà iniziare il corso di addestramento per diventare, un cane guida. Per la famiglia affidataria è il momento del «distacco», certamente doloroso, ma chi ha già fatto questa esperienza assicura che è molto gratificante rendersi conto di avere contribuito a formare un cane che avrà un compito così delicato ed importante nella sua vita di adulto. Per saperne di più e aderire all'iniziativa, occorre rivolgersi al Centro addestramento in via Maurizio Galimberti a Mombello, telefonando al numero 02.996 40 30.

di Gabriele Bassani
 
 
NOSTRO COMMENTO 
Quale appello, i cani devono essre presi in carico prima dell'addestramento dai candidati non vedenti che saranno accompagnati nella loro vitada questi preziosi compagni di viaggio.
Avere un cane guida non è mica come avere una macchina che vai dal concessionario e la scegli.Il non vedente come è disposto a prenderlo addestrato deve anche averne cura prima come se dopo l'addestramento il cane guida smettesse di essere un cane come gli altri da far giocare portare in giro non solo per farsi guidare.   Quando il cane è troppo vecchio e inafidabile il cieco che fa? Lo fa adottare da una famiglia che lo terrà fino alla morte?Danotare che l'addestramento e gratuito e ci sembra doveroso da parte del padrone disabile avere cura del cane sin dall'inizio senza delegare questa cosa ad altri Pipistrello con Dharma a ben fatto così!!
 

Affittopoli, la Regione porta via anche i mobili ai non vedenti

nostro commento in fondo
 
   
Affittopoli, la Regione porta via anche i mobili ai non vedenti

NAPOLI. Una storia di nobili, immobili, mobili, soprammobili ed eredità contese. Giocata sulla pelle di una struttura che, da decenni, è il punto di riferimento per i non vedenti del centro e sud Italia, l'istituto «Paolo Colosimo» per non vedenti. È la storia dell'eredità di Giovanni Paolo Quintieri, barone romano di origini calabresi, che prima di morire, nell'agosto dell'ormai lontano 1970, decise che le sue fortune potevano andare a quanti con la fortuna erano in credito. E così lasciò al «Colosimo», che oggi assiste e forma una cinquantina di non vedenti e ipovedenti, la villa di famiglia di Carolei, in provincia di Cosenza, il pala zzo di Roma, in via Panama, e le tenute agricole di Passerano (con annesso castello, a Gallicano del Lazio) e di Montecoriolano, a Potenza Picena, nelle Marche. Devolvendo in beneficenza anche qualcosa come 4-500 beni mobili.
L'elenco varia dalle semplici bilance a un Rembrandt, dai divani agli armadi d'epoca, dalle collezioni d'armi ai lampadari in cristallo, dai tappeti ai vasi cinesi. Il problema è che le ultime volontà del barone non si sono mai realizzate, o almeno non del tutto. E così l'asta che lui aveva ordinato di bandire per liquidare i beni mobili e versare il denaro ottenuto nelle casse dell'istituto Colosimo non è mai stata fatta. L'istituto Colosimo è divenuto regionale. E la «collezione Quintieri» è finita sparsa tra i caveau e le sedi della Regione Campania. Con l'effetto, piuttosto prevedibile, che gli eredi insoddisfatti del mancato rispetto dell'intento del nobile avo sono ora in causa con la Regione «gravemente inadempiente» e chiedono la revoca della donazione.
L'elenco dei beni è davvero vario. Censito per la prima volta dall'ex presidente Rastrelli, e allegato ogni anno al bollettino ufficiale della Campania, indica anche i valori stimati dei singoli oggetti, per un totale superiore ai 3,2 milioni di euro. Il pezzo più pregiato della lista è una Madonna con bambino di Domenico Puligo, pittore fiorentino del Rinascimento, valutata con inquietante precisione contabile esattamente 232.405,60 euro. Ma il consigliere regionale dell'Mpa Salvatore Ronghi in un'interrogazione a Bassolino dell'ottobre 2007 chiedeva conto della mancanza nell'elenco di alcuni pezzi originariamente censiti. Tra questi il gioiello, un autoritratto attribuito a Rembrandt. Attribuzione incerta, ubicazione pure. Finché non salta fuori nascosto in un caveau della Regione. Giallo risolto. Almeno uno. Quello che non si risolve è la destinazione di questi beni, che come detto non vengono messi all'asta. La spiegazione da parte dell'amministrazion e sarebbe che, essendo l'istituto Colosimo (e dunque anche il contenuto dell'eredità) passato sotto il controllo della Regione, ora è quest'ultima a provvedere ai fabbisogni finanziari della struttura, rendendo nuovamente «patrimonio disponibile» quei mobili e immobili ormai divenuti di proprietà regionale. Tanto che, di quegli oggetti, molti sono finiti assegnati a varie sedi della Regione e non solo. E seguendoli a ritroso, sorge qualche dubbio sulla gestione di questo patrimonio da parte dell'amministrazione ora guidata da Bassolino.
Un caso? Eccolo. C'è una Onlus internazionale, la Fondazione Mediterraneo, che ha sede in un bel palazzo affacciato sul Maschio Angioino. Si occupa di rapporti internazionali con il mondo arabo, e ha ottenuto quella sede in comodato d'uso gratuito dalla Regione (per un piano) e dal Demanio (per due piani). Nella sua sede fanno bella mostra di sé lampadari, divani, cassapanche e mobili. Provenienti dalla fondazione Quintieri. Come ci siano finiti lo spiega il presidente della fondazione, Michele Capasso. «Ce li ha concessi in comodato Bassolino, e così ora abbiamo una quarantina di pezzi, che restano ovviamente di proprietà della Regione.
«Ed ecco come erano quando siamo andati a prenderceli nella villa in Calabria», spiega, aprendo un album fotografico. Dentro, le immagini di mobili marci, incompleti, mangiati dalle tarme. La Regione, dopo aver «ereditato l'eredità», li aveva abbandonati. Capasso li mostra ora, impeccabili dopo il restauro, «che ci siamo pagati noi, per un costo riportato in bilancio di 350mila euro». Almeno sono stati salvati dalla rovina. Ma perché la Regione li aveva lasciati morire invece di metterli all'asta appena ricevuta la donazione? Mistero non risolto. O forse spiegato dalla proverbiale lentezza della burocrazia del «proprietario», che quando indossa le vesti di un'istituzione pubblica difficilmente mette in mostra la meticolosità e la passione del collezionista d'arte. Eppure, per quanto in piena attività e, come spiega uno dei suoi convittori, in salute passabile, una visita all'ingresso dell'istituto Colosimo lascia pensare che qualche risorsa in più, lÍ ?, farebbe comodo. Non foss'altro per rispettare lo spirito del nobile gesto di Quintieri, il valore reale di quei beni andrebbe messo a disposizione dei ragazzi non vedenti della struttura partenopea. E la storia, almeno, avrebbe un lieto fine.

di Massimo Malpica 
 
NOSTRO COMMENTO..
La miseriaccia se il barone  fosse vivo si incacchierebbe. La cosa peggiore che può fare una persona fortunata o un ente fortunato è sprecare la propria fortuna.
Come si fa a sprecare una tale eredità?
Molti dirigenti non vedenti sono ciechi e scemi.  Farsi sfuggire tutto questo ben di Dio.
Abbiamo deciso di aprire una fondazione fittizia e trasferire e confiscare tutti questi beni e  trasferirli in un paradiso fiscale, prima che Il Berlusca vada giuù e torni la sinistra a fare la morale.
 

mercoledì 4 marzo 2009

Handicap, ecco il pianeta della solitudine

nostro commento in fondo

    L'Arena del 27-02-2009

Handicap, ecco il pianeta della solitudine

LIBRI. UN SAGGIO DEL SOCIOLOGO SCHIANCHI

Sulla Terra sono 650 milioni di persone di cui sei solo in Italia e se messi tutti insieme, andrebbero a formare la terza nazione del mondo, dopo la Cina e l'India. È il popolo dei portatori di handicap del quale lo storico e ricercatore Matteo Schianchi, non vedente, laureato all'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi, nonché sportivo che ha partecipato agli Europei e ai Mondiali di nuoto con la nazionale italiana di sport disabili. nel saggio La terza nazione del mondo - I disabili tra pregiudizi e realtà, edito da Feltrinelli. analizza il lato misconosciuto di una «condizione umana» paradossalmente parafrasata «diversamente abile» e definita dai sociologi psicologicamente traumatica quanto un lutto.
«È' un problema di grande entità, un problema di massa - sottolinea l'autore - e interessa sia direttamente che indirettamente l'intera collettività che ha bisogno di risposte adeguate».
Concepito non come testimonianza personale ma ma come riflessione culturale e sociale «distaccata» nei confronti di una tematica sinonimo di solitudine e depressione se non metabolizzata, che secondo Schianchi ha bisogno di una messa a fuoco nuova, senza filtri, il libro parte dalle difficoltà dell'integrazione ostacolata da leggi parzialmente applicate in materia (barriere architettoniche, risorse insufficienti, leggi parzialmente applicate, nessuna fornitura di strumenti psicologici ) e allarga gli orizzonti nel focalizzare la spada di Damocle dello «sguardo collettivo» che stigmatizza i disabili e chiude loro le porte ancor prima delle barriere architettoniche.
«L'handicap è un trauma che sconvolge radicalmente l'esistenza, i corpi, la soggettività, le relazioni, e ancor più se colpisce all'improvviso in seguito a un incidente, a casi di malasanità o malattia improvvisa - sottolinea Schianchi che sta attualmente lavorando ad una ricerca storica e sociologica sulla disabilità in Italia - e affinché avvenga un'inclusione reale nella società delle persone con problemi, a partire dal mondo del lavoro e della scuola, occorre sviluppare una cultura dell'handicap che ahimé ancora manca e attuare delle politiche avanzate che mettano al centro i soggetti e le loro relazioni: quelle attuali, invece si basano solo sull'assistenzialismo ed hanno buchi strutturali che rendono l'integrazione soltanto un sogno ».
«È necessario, inoltre - conclude Schianchi - ratificare la Convenzione dell'Onu per le persone con disabilità. Si tratta di un documento fondamentale ed illuminante che prevede l'attuazione concreta di progetti e programmi radicalmente nuovi». 
 
nostro comomento..
Fanale lo sta leggendo.
Non parla da tre giorni, visto che + è logorroico, vuol dire che il libro lo interessa. Pensa se fossimo 650 milioni armati come i marines...sarebbero cavoli..
 
In ogni caso lo sguardo su noi tre da parte del mondo lo ricambiamo  volentieri.