giovedì 29 gennaio 2009

L'ufficio per i disabili è vietato ai disabili [CronacaQui.it]

Nostro commento in fondo

L'ufficio per i disabili è vietato ai disabili
28-01-2009
CronacaQui.it

Il Centro per l'impiego della Provincia è una giungla. Soprattutto con la
carrozzina.
Barriere e ascensori riservati al personale

MILANO - Barriere architettoniche allo sportello disabili. Sembra solo un
paradosso, mentre è la realtà che una persona in carrozzina incontra per
cercare o cambiare lavoro nel Centro per l'impiego della Provincia. Come se
non bastasse la crisi economica, ci si mette anche la burocrazia a
ostacolare in tutti i modi chi vuole trovare un'occupazione. Una volta
varcato l'ingresso di viale Jenner 24, si scopre infatti che bisogna
raggiungere il palazzo B dopo aver attraversato un corridoio lungo un
centinaio di metri e costruito a forma di "esse" per renderlo ancora più
scomodo.

L'ascensore inutilizzabile.
Arrivati nella seconda palazzina l'ascensore c'è ma è inutilizzabile. Al
posto del pulsante c'è solo un sensore per le tessere magnetiche dei
dipendenti e la scritta "Riservato. Utilizzabile solo col badge". Per chi è
in grado di farlo, non resta che affrontare due ripide rampe di scale e
attraversare un altro lungo corridoio per arrivare finalmente allo sportello
disabili. Per chi, come una donna sulla cinquantina dall'aria sconsolata, ha
serie difficoltà a camminare non c'è altra scelta che restare a fissare
l'ascensore chiuso nella speranza che qualcosa succeda. Dopo diverso tempo
la porta per caso si apre ed escono due dipendenti. «Non ha chiesto alla
reception se qualcuno poteva accompagnarla?», si rivolgono alla disabile.
«Appena arrivata ho domandato se qualcuno aveva il badge, ma nessuno mi ha
voluto aiutare», protesta l'anziana.

Beata ignoranza.
Forse perché nessuno all'ingresso sa dove si trovi lo sportello disabili.
«Provi a chiedere all'ufficio protocollo», urla la signora alla reception
nel caos di immigrati del vicino centro islamico che affollano il salone. Ma
neanche al protocollo ne hanno mai sentito parlare. «Si rivolga alla
reception», consigliano. Forse i cartelli all'entrata possono aiutare. Per
le assunzioni agevolate, la categoria in cui rientrano i portatori di
handicap, indicano "Primo piano" senza specificare altro. Peccato che lo
sportello disabili si trovi al piano ammezzato del palazzo di fianco. E così
una persona in carrozzina è costretta a percorrere in lungo e in largo tutto
l'edificio prima di trovare quello che cerca.

Il calvario telefonico.
A meno che, scoraggiata da tanti ostacoli, non decida di tornarsene a casa
per tentare di sbrigare la pratica al telefono. Trovandosi solo un disco
registrato che invita ad attendere, per poi annunciare dopo diversi minuti:
«Il traffico telefonico non permette agli operatori di rispondere. Si prega
di riagganciare e di richiamare più tardi».

Pietro Vernizzi

Nostro commento..
Maremma burocratica! Se una persona su sedia a ruote riesce a sopravvivere a
questo delirio, potrebbe essere arruolata neimarines.
La disocuupazione dei disabili è zero, in quanto non riescono neanche a
iscriversi all'ufficio.
Secondo noi hanno studiato attenntamente gli ostacoli da porre sul percorso
del cittadino:
Palazzo sbagliato, false informazioni alla reception, ascensore
inutilizzabile, caosmancano solo i dobermanbn che non mangianoda settimane,
qualche cecchino nascosto, botole con gli squali e gas nervino per essere
sicuri che il + deciso ad arrivare alla meta sia eliminato.
Lo stesso percorso lo faremmo fare ai dirigenti quando devono andare a
prendere lo stipendioma al momento dell'incasso gli faremmo trovare vanna
marchi.

Unione ciechi: ''L'ok del Senato alla Convenzione Onu è il primo passo'' [Redattore Sociale]

Nostro commento in fondo...

Unione ciechi: ''L'ok del Senato alla Convenzione Onu è il primo passo''
28-01-2009
Redattore Sociale

Il presidente Tommaso Daniele: ''Nonostante la crisi economica non è più
possibile pensare di penalizzare i soggetti più deboli: lotteremo uniti
perché la Convenzione sia rispettata''

ROMA - "Un primo passo certamente importante verso l'attuazione di politiche
a favore dei disabili e un"assunzione di responsabilità da parte del governo
italiano". Così Tommaso Daniele, presidente nazionale dell'Unione Italiana
dei Ciechi e degli Ipovedenti e del Forum Italiano sulla Disabilità esprime
il suo compiacimento per l'avvenuta approvazione in Senato del ddl di
ratifica ed esecuzione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti
delle persone disabili, al quale è collegato l'istituzione dell'Osservatorio
nazionale sulla disabilità. Il provvedimento, approvato all'unanimità, passa
ora all'esame della Camera. "Nonostante la crisi economica che tutti noi ora
stiamo vivendo - sostiene Daniele - non è più pensabile pensare di
penalizzare i più deboli: aspettiamo comunque che si concluda l'iter del
ddl, prima di festeggiare". "Se dovesse servire - conclude il presidente
dell'Uic - noi disabili lotteremo uniti perché la Convenzione venga
rispettata, ricordandoci sempr e che fare una legge e non farla rispettare
equivale ad autorizzare la cosa che si vuole proibire".

Nostro commento..
Che illusione, pensare che la ratifica della carta dell'onu aiuti a
risolvere i problemi dei disabili.
A parte il fatto che non si capisce perché l'ONU abbia dovuto redigere una
carta a parte sui diritti deidisabili, non bastava quella dei diritti
dell'uomo di 60 anni fa? Vuol dire che l'uomo disabile è un uomo diverso
dagli altri nei diritti.
Quindi dopo 60 anni partoriscono questa ennesima carta che non servirà a
nulla, dice cose ovvie, soprattutto la cosa sinigolare che i paesi, per così
dire, più attenti ai problemi dei cittadini in difficoltà non se ne fanno
niente.
I paesi, meno attenti, avranno un ulteriore capo d'accusa, che nessuno
riuscirà, a meno di una guerra, a contestare al paese disattento.
Quindi guardiamoci negli occhi: ormai non servono cartacce di nessun genere,
bisogna cambiare rotta da un punto di vista umano.
Quindi proponiamo una carta alcontrario: dicano subito, i paesi che non
intendono fare la cosa più onorevole del mondo, cioè aiutare chi ha bisogno
così i cittadini del paese che gli sbatte in faccia la porta si mettono
l'anima in pace, quindi o se ne vanno, oppure cambiano le cose in base alla
loro volontà.

Nuovo progetto: percepire lo spazio attraverso il suono [Il Resto del Carlino]

Nostro commento al fondo

Nuovo progetto: percepire lo spazio attraverso il suono
28-01-2009
Il Resto del Carlino

ISTITUTO DEI CIECHI FRANCESCO CAVAZZA.
L'impegno è realizzare l'ambizioso obiettivo di CASBliP: studiare e
realizzare un prototipo che sia in grado di fornire ad un non vedente l'idea
dello spazio che lo circonda

BOLOGNA. Riuscire a far percepire lo spazio ai non vedenti grazie ai suoni.
L'Istituto dei ciechi Francesco Cavazza di Bologna è impegnato all'interno
del progetto europeo CASBliP (Cognitive Aid System for Blind People -
Ausilio Cognitivo per persone non vedenti), che si pone come ambizioso
obiettivo lo studio e la realizzazione di un prototipo che sia in grado di
fornire ad un non vedente l'idea dello spazio che lo circonda utilizzando
informazioni sonore.
Colonne, muri, porte e altri tipi di passaggi possono essere individuati a
partire da impulsi sonori prodotti dal sistema sulla base delle informazioni
ricevute da vari sensori. All'interno del progetto L'Istituto Cavazza ha
ricoperto ruoli importanti nell'indicazione dei requisiti all'inizio e nella
validazione e testing dei prototipi nell'ultimo periodo della ricerca.
Il prototipo è costituito da un paio di occhiali, simili ad occhiali da sole
che montano un sensore CMOS, da un'unità di elaborazione, il cui compito è
quello di convertire le informazioni provenienti dal sensore in impulsi
sonori e da un paio di cuffie (o auricolari) che riproducono il suono.
Il cuore del dispositivo è un sensore, progettato e realizzato dalla
Siemens, che, utilizzando un raggio laser invisibile all'occhio umano e,
ovviamente, non dannoso, rileva le informazioni necessarie che permettono di
ricostruire il profilo degli oggetti presenti nel settore esaminato dal
dispositivo.
Queste informazioni vengono elaborate e convertite in una sequenza di suoni
opportunamente strutturati per rappresentare informazioni di carattere
spaziale. Il tipo di segnale utilizzato è tale che l'utente, dopo aver
acquisito la necessaria familiarità con il sistema riesce ad esternalizzare
il suono, percependolo come se provenisse effettivamente dagli oggetti
piuttosto che dalle cuffie.
Si tratta sicuramente un passo importante sotto il profilo della ricerca e
della sperimentazione, ma resta ancora parecchia strada da percorrere prima
di arrivare ad un prodotto finale che possa concretamente consentire un
significativo salto nella qualità della vita e dell'autonomia delle persone
non vedenti.

NOSTRO COMMENTO

Pianeta ciecagna sta testando dei sensori analoghi.
Talpa, li usa per farsi segnalare le mense che emettono suoni in base al
volume dei piatti. Per esempio si è visto che i suoi occhiali non
percepiscono i segnali provenienti dalla cucina macrobiotica.
Pipistrello confonde i segnali delle porte con quelli dei bagni publici,
quindi è stato visto chiedre informazioni sui bbus ad unorinatoio. Fanale è
rimasto ipnotizzato da un suono a frequenza costante emesso da un negozio
che pubblicizzava onoranze funebri, lo hanno lasciato fuori dall'esercizio
per dimostrare ai clienticome si diventa se non ci si fa cremare.

martedì 27 gennaio 2009

Fw: Noi vittime dei preti pedofili [L'Espresso]

Nostro commento in fondo

Noi vittime dei preti pedofili
23-01-2009
L'Espresso

Decine di bambini e ragazzi sordi violentati e molestati in un istituto di
Verona fino al 1984. E dopo decenni di tormenti, gli ex allievi trovano la
forza di denunciare gli orrori. Ma molti dei sacerdoti sono ancora lì

di Paolo Tessadri

VERONA. Per oltre un secolo è stato un simbolo della carità della Chiesa:
una scuola specializzata per garantire un futuro migliore ai bambini sordi e
muti, sostenendoli negli studi e nell'inserimento al lavoro. L'Istituto
Antonio Provolo di Verona ospitava i piccoli delle famiglie povere, figli di
un Nord-est contadino dove il boom economico doveva ancora arrivare. Fino
alla metà degli anni Ottanta è stato un modello internazionale, ma nel tetro
edificio di Chievo, una costruzione a metà strada tra il seminario e il
carcere, sarebbero avvenuti episodi terribili. Solo oggi, rincuorati dalle
parole di condanna pronunciate da papa Ratzinger contro i sacerdoti
pedofili, decine di ex ospiti hanno trovato la forza per venire allo
scoperto e denunciare la loro drammatica esperienza: "Preti e fratelli
religiosi hanno abusato sessualmente di noi". Un'accusa sottoscritta da
oltre 60 persone, bambini e bambine che hanno vissuto nell'Istituto, e che
ora scrivono: "Abbiamo superato la no stra paura e la nostra reticenza".
Gli abusi di cui parlano sarebbero proseguiti per almeno trent'anni, fino al
1984. Sono pronti a elencare una lunga lista di vittime e testimoni, ma non
possono più rivolgersi alla magistratura: tutti i reati sono ormai
prescritti, cancellati dal tempo. I sordomuti che dichiarano di portarsi
dentro questo dramma sostengono però di non essere interessati né alle
condanne penali né ai risarcimenti economici. Loro, scrivono, vogliono
evitare che altri corrano il rischio di subire le stesse violenze: una
decina dei religiosi che accusano oggi sono anziani, ma restano ancora in
servizio nell'Istituto, nelle sedi di Verona e di Chievo. Per questo, dopo
essersi rivolti al vescovo di Verona e ai vertici del Provolo, 15 ex allievi
hanno inviato a 'L'espresso' le testimonianze - scritte e filmate - della
loro esperienza. Documenti sconvolgenti, che potrebbero aprire uno squarcio
su uno dei più gravi casi di pedofilia in Italia: gli episodi riguardano 25
religiosi, le vittime potrebbero
essere almeno un centinaio.

La denuncia.
, nonostante le difficoltà nell'udito e nella parola, sono riusciti a
costruirsi un percorso di vita, portandosi dentro le tracce dell'orrore.
Dopo l'esplosione dello scandalo statunitense che ha costretto la Chiesa a
prendere atto del problema pedofilia, e la dura presa di posizione di papa
Benedetto XVI anche loro hanno deciso di non nascondere più nulla. Si sono
ritrovati nell'Associazione sordi Antonio Provolo e poi si sono rivolti alla
curia e ai vertici dell'Istituto. Una delle ultime lettere l'hanno
indirizzata a monsignor Giampietro Mazzoni, il vicario giudiziale, ossia il
magistrato del Tribunale ecclesiastico della diocesi di Verona. È il 20
novembre 2008: "I sordi hanno deciso di far presente a Sua Eminenza il
Vescovo quanto era loro accaduto. Nella stanza adibita a confessionale della
chiesa di Santa Maria del Pianto dell'Istituto Provolo, alcuni preti
approfittavano per farsi masturbare e palpare a loro volta da bambine e
ragazze sorde (la porta era in quei momen ti sempre chiusa a chiave). I
rapporti sodomitici avvenivano nel dormitorio, nelle camere dei preti e nei
bagni sia all'Istituto Provolo di Verona che al Chievo e, durante il periodo
delle colonie, a Villa Cervi di San Zeno di Montagna". E ancora: "Come non
bastasse, i bambini e ragazzi sordi venivano sottoposti a vessazioni, botte
e bastonature. I sordi possono fare i nomi dei preti e dei fratelli laici
coinvolti e dare testimonianza". Seguono le firme: nome e cognome di 67 ex
allievi.

Le storie.
I protagonisti della denuncia citano un elenco di casi addirittura molto più
lungo, che parte dagli anni Cinquanta. Descrivono mezzo secolo di sevizie,
perfino sotto l'altare, in confessionale, dentro ai luoghi più sacri. Quei
bambini oggi hanno in media tra i 50 e i 70 anni: il più giovane compirà 41
anni fra pochi giorni. Qualcuno dice di essere stato seviziato fino quasi
alla maggiore età. Gli abusi, raccontano, avvenivano anche in gruppo, sotto
la doccia. Scene raccapriccianti, impresse nella loro memoria. Ricorda
Giuseppe, che come tutti gli altri ha fornito a 'L'espresso' generalità
complete: "Tre ragazzini e tre preti si masturbavano a vicenda sotto la
doccia". Ma la storia più angosciante è quella di Bruno, oggi sessantenne,
che alla fine degli anni Cinquanta spiccava sugli altri bambini per i
lineamenti angelici: era il 'bello' della sua classe. E solo ora tira fuori
l'incubo che lo ha tormentato per tutta la vita: "Sono diventato sordo a
otto anni, a nove frequentav o il Provolo che ho lasciato a 15 anni. Tre
mesi dopo la mia entrata in istituto e fino al quindicesimo anno sono stato
oggetto di attenzioni sessuali, sono stato sodomizzato e costretto a
rapporti di ogni tipo dai seguenti preti e fratelli.". Ha elencato 16 nomi.
Nella lista anche un alto prelato, molto famoso a Verona: due sacerdoti del
Provolo avrebbero accompagnato Bruno nel palazzo dell'ecclesiastico. "Era il
1959, avevo 11 anni. Mi ha sodomizzato e preteso altri giochi sessuali. È
stata un'esperienza terribile che mi ha procurato da adulto gravi problemi
psicologici".

Il dramma.
Un altro ex allievo, Guido, dichiara di essere stato molestato da un prete:
"Avveniva nella sua stanza all'ultimo piano. E mi costringeva a fare queste
cose anche a Villa Cervi durante le colonie estive e al campeggio sul lago
di Garda". Carlo è rimasto all'istituto dai 7 ai 18 anni, e chiama in causa
un altro sacerdote: "Mi costringeva spesso con punizioni (in ginocchio per
ore in un angolo) e percosse (violenti schiaffi e bastonature) ad avere
rapporti con lui". Altre volte si sarebbe trattato di bacchettate sulle
mani, mentre di notte "nello stanzone dove dormivo con altri sordi spesso mi
svegliava per portarmi nei bagni dove mi sodomizzava o si faceva masturbare.
Non ho mai dimenticato". Sono racconti simili. Tragedie vissute da bambini
di famiglie povere, colpiti dalla sordità e poi finiti tra le mura
dell'istituto; drammi tenuti dentro per decenni. Ricostruisce Ermanno: "La
violenza è avvenuta nei bagni e nelle stanze dell'Istituto Provolo e anche
nella chiesa adiacente ". "Se rifiutavo minacciava di darmi un brutto voto
in condotta, questi fatti mi tornano sempre in mente", scrive un altro.
Giuseppe qualche volta a Verona incontra il suo violentatore, "ancora oggi
quando lo vedo provo molto disagio. Non sono mai riuscito a dimenticare".
Stando alle denunce, le vittime erano soprattutto ragazzini. Ma ci sono
anche episodi testimoniati da bambine. Lina ora ha cinquant'anni, è rimasta
"all'istituto per sordomuti dai sei ai 17 anni. A tredici anni nella chiesa,
durante la confessione faccia a faccia (senza grata), il sacerdote mi ha
toccata il seno più volte. Ricordo bene il suo nome. Io mi sono spaventata
moltissimo e da allora non mi sono più confessata". Giovanna scrive che un
altro prete "ha tirato fuori il membro e voleva che lo toccassi". E per
molte ragazzine i fatti avvenivano nella chiesa dell'istituto, sotto
l'altare. A qualcuna, però, è andata molto peggio.

Gli esposti.
Oggi l'Istituto Antonio Provolo ha cambiato completamente struttura e
missione. Le iniziative per il sostegno ai sordomuti sono state
ridimensionate e vengono finanziate anche dalla Regione Veneto. Adesso
l'attività principale è il Centro educativo e di formazione professionale,
gestito interamente da laici, che offre corsi d'avanguardia per giovani ed è
specializzato nella riqualificazione di disoccupati. Al vertice di tutto ci
sono sempre i religiosi della Congregazione della Compagnia di Maria per
l'educazione dei sordomuti, che dipendono direttamente dalla Santa Sede.
Alla Congregazione si sono rivolti gli ex allievi chiedendo l'allontanamento
dei sacerdoti chiamati in causa. Secondo la loro associazione, "c'è già
stata più di un'ammissione di colpa". La più importante risale al 2006,
quando don Danilo Corradi, superiore generale dell'Istituto Provolo, avrebbe
incontrato più di 50 ex allievi. Secondo l'Associazione, il superiore a nome
dell'Istituto avrebbe chiesto 12 vol te scusa per gli abusi commessi dagli
altri religiosi. I testimoni ricostruiscono una riunione dai toni
drammatici: don Corradi che stringe il capo fra le mani, suda, chiede
perdono, s'inginocchia. Ma i sordomuti avrebbero preteso l'allontanamento
dei sacerdoti coinvolti, senza ottenerlo. A 'L'espresso' don Danilo Corradi
fornisce una versione diversa: "Ho sentito qualcosa, ma io sono arrivato nel
2003 e di quello che è successo prima non so. Non rispondo alle accuse, non
so chi le faccia: risponderemo dopo aver letto l'articolo".

La Curia.
Da quasi due anni gli ex allievi si sono appellati anche alla Curia di
Verona, informandola nel corso di più incontri. Il presidente della
Associazione sordi Antonio Provolo, Giorgio Dalla Bernardina, ne elenca tre:
a uno hanno preso parte 52 persone. E scrive al vescovo: "Nonostante i
nostri incontri in Curia durante i quali abbiamo fatto presente anche e
soprattutto gli atti di pedofilia e gli abusi sessuali subiti dai sordomuti
durante la permanenza all'istituto, a oggi non ci è stata data alcuna
risposta". L'ultima lettera è dell'8 dicembre 2008. Pochi mesi prima, a
settembre, avevano fatto l'ennesimo tentativo, inviando una raccomandata al
vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti. Senza risposta, "nonostante le
sue rassicurazioni e promesse di intervento". Questa missiva è stata firmata
da tre associazioni di sordi: Associazione Sordi Antonio Provolo,
Associazione non udenti Provolo, Associazione sordi Basso Veronese-Legnago.
Il vescovo, interpellato da 'L'espresso', replica con una nota scritta: "Il
Provolo è una congregazione religiosa. In quanto tale è di diritto
pontificio e perciò sotto la giurisdizione del Dicastero dei religiosi. La
diocesi di Verona, sul cui territorio è sorta la Congregazione, apprezza
l'opera di carattere sociale da essa svolta in favore dei sordomuti". Poi
monsignor Giuseppe Zenti entra nel merito: "Per quanto attiene l'accusa di
eventuale pedofilia, rivolta a preti e fratelli laici, che risalirebbe ad
alcune decine di anni fa, la diocesi di Verona è del tutto all'oscuro. A me
fecero cenno del problema alcuni di una Associazione legata al Provolo, ma
come ricatto rispetto a due richieste di carattere economico,
nell'eventualità che non fossero esaudite. Tuttavia a me non rivolsero
alcuna accusa circostanziata riferita a persone concrete, ma unicamente
accuse di carattere generico. Non ho altro da aggiungere se non l'impegno a
seguire in tutto e per tutto le indicazioni contenute nel codice di diritto
canonico e nelle successive prese di posizione della Santa Sede. Nella
speranza che presto sia raggiunto l'obiettivo di conoscere la verità dei
fatti". L'Associazione sordi Antonio Provolo risponde al vescovo negando
qualunque ricatto o interesse economico: "Gli abbiamo soltanto fatto
presente i problemi, noi vogliamo che quei sacerdoti vengano allontanati
perché quello che hanno fatto a noi non accada ad altri".

Silenzio in nome di Dio.
Esiste una rete di sacerdoti pedofili? La Procura di Roma ritiene di aver
scoperto un collegamento tra due casi di abusi sessuali ai danni di
minorenni affidati ai campi estivi di due prelati. Il primo è don Ruggero
Conti, parroco romano della chiesa di Selva Candida, arrestato il 30 giugno
scorso per ripetuti abusi su minorenni. Il pubblico ministero Francesco
Scavo, indagando su Conti, è arrivato a iscrivere nel registro degli
indagati per gli stessi reati su quattro minori e per possesso di materiale
pedopornografico anche il parroco 48enne di una chiesa di Fiumicino. Anche a
Brescia i religiosi accusati di certi reati sono più di uno. Mentre si sta
celebrando il processo d'appello per don Stefano Bertoni, già assolto nel
2007, un altro alto prelato è stato arrestato ed è finito alla sbarra: don
Marco Baresi, vicerettore del seminario di Brescia, è stato accusato da un
minorenne. Nel computer del sacerdote la polizia ha trovato materiale
pedopornografico scambiato in Rete,
ma don Baresi si è difeso dicendo che quel pc era accessibile a molti e i
fedeli lo difendono. Nessun parrocchiano ha invece preso le parti di don
Roberto Berti, sacerdote di Lastra a Signa, denunciato da cinque presunte
vittime. La vicenda è emersa solo nello scorso giugno, quando l'allora
cardinale di Firenze, Ennio Antonelli, trasferì il prete, coprendo però la
vicenda. Un insabbiamento che Antonelli mise in atto anche nei confronti di
don Lelio Cantini, 84enne parroco fiorentino, responsabile di decine di
abusi su minorenni. 'Coperto' finché le vittime non si sono rivolte ai
giornali, denunciando il vecchio sacerdote.

G. D'I.


Nostro commento:
E adesso come ve la cavate?? Con quattro ave maria e quattro pater nostro!!

Ipovedenti, ultime iniziative di prevenzione [Il Tirreno]

Ipovedenti, ultime iniziative di prevenzione
25-01-2009
Il Tirreno

Incontri e spettacoli nelle scuole

PRATO. "Apri gli Occhi!", la campagna di prevenzione si concluderà martedì e
ha convolto oltre duemila alunni. Portata avanti dalla Iapb Italia onlus, in
collaborazione col Ministero del Welfare e le sezioni provinciali
dell'Unione italiana ciechi e ipovedenti, ha previsto spettacoli didattici
gratuiti nelle elementari per insegnare la cura degli occhi mediante il
divertimento. Sono stati 13 gli spettacoli scientifico-educativi gratuiti
che hanno coinvolto 2.180 allievi. In un'ora circa vengono spiegati sia il
funzionamento dell'occhio che gli accorgimenti da prendere per non
danneggiarli. Il tutto grazie a una serie di personaggi dei cartoni animati,
a partire dalla mascotte, un piccolo pipistrello miope di nome Bat
(protagonista del dvd che verrà distribuito gratuitamente negli istituti
assieme agli opuscoli informativi). «Mediante il teatro e il divertimento -
ha spiegato Giuseppe Castronovo, presidente Iapb Italia - i bambini
apprendono più facilmente, imparando a salvagu ardare la vista per tutta la
vita. Quindi è fondamentale che i giovanissimi, le famiglie e gli insegnanti
capiscano come prevenire gravi disturbi visivi». La campagna, partita in
Toscana lo scorso 8 gennaio (a Massa Carrara), ha già toccato Lucca, Pistoia
e, dopo la tappa di Prato, arriverà anche a Grosseto: la "tournée" didattica
si concluderà il 30 gennaio. Complessivamente in Toscana partecipano
all'iniziativa oltre ottomila alunni. Nell'anno scolastico 2008-9 hanno già
assistito agli spettacoli didattici oltre 32.000 giovanissimi del
Centro-Nord.

Un centro di svago e socializzazione senza barriere per le persone disabili [Il Resto del Carlino]

Nostro commento in fondo

Un centro di svago e socializzazione senza barriere per le persone disabili
24-01-2009
Il Resto del Carlino

MONTECRETO Progetto pilota a Montecreto per un "Appennino senza barriere" a
favore delle persone disabili, soprattutto per chi di loro è appassionato di
natura e pratica sport. Si tratta del progetto regionale «Appennino
Accogliente/Inclusivo" avviato nel 2002 e diventato, via via, un progetto
pilota regionale. Il consigliere regionale Gianluca Borghi spiega: «A
partire da quest'anno, un finanziamento della Regione Emilia-Romagna che
ammonta a 2,6 milioni di euro consentirà di realizzare tra l'altro una
struttura polivalente nel Parco del Frignano, a Montecreto: verrà realizzata
una foresteria senza barriere e aree per attività didattiche e ludiche.
Sempre a nella struttura di Montecreto, denominata Il Castagno di Pollicino'
si costruiranno anche spazi appositi per la sperimentazione degli ausili per
la fruizione naturalistica e sportiva dell'ambiente montano. Inoltre sono
previste risorse per la comunità locale: una palestra e una piscina
riscaldata». Le Strutture potranno d iventare un'opportunità reale per le
famiglie e i figli con disabilità. Saranno un'opportunità per giornate di
"vacanze di gruppo" tra famiglie con problematiche e interessi comuni, e
quindi un'occasione di aggregazione, di scambio e arricchimento reciproci.

g. p.

Nostro commento..

Questa notizia dovrebbe rallegrarci, ma non ci convince.
Come al solito si devono sempre fare progetti "dedicati". Se si parla di
turismo per tutti , si deve pensare ad ampliare l'offerta esistente. Senza
farla tanto lunga sulle strutture, che dovrebbero essereaccessibili per
legge. . Poi il mercato decide se investire altrimenti si tratta di colonie
ghetto.
Bislacco anche il fatto che l'articolo sopra citato, indica "vacanse" tra
virgolette. Come se le famigli e e disabili stessi non provino il
desiderio di fare i turisti "normali" senza andare in un ghetto lazzareto a
piangersi addosso.

Il Papa: «Internet sia accessibile a tutti» [Giornale di Brescia]

NOSTRO COMMENTO IN FONDO


Il Papa: «Internet sia accessibile a tutti»
24-01-2009
Giornale di Brescia

Appello nel giorno in cui la Santa Sede approda su YouTube Un religioso
naviga in Internet, collegato al sito del Vaticano, ora sbarcato anche su
«YouTube»

CITTÀ DEL VATICANO. Un mondo digitale senza barriere per nessuno. Neanche
per il Papa. Nel giorno in cui la Santa Sede sbarca su YouTube - con un
canale dedicato di videonews sull'attività pontificia e l'attualità
vaticana - Benedetto XVI denuncia i rischi di una nuova povertà che minaccia
il villaggio globale: quella di chi non può avere accesso alle informazioni
e alle conoscenze che viaggiano oggi sulla rete.

Nuove tecnologie per tutti.
Il giudizio di Ratzinger è netto: sarebbe «un grave danno per il futuro
dell'umanità - sentenzia - escludere dalle nuove tecnologie coloro che sono
già economicamente e socialmente emarginati». Web e reti comunicative
«accessibili a tutti», perciò. E pieno sostegno a ogni strumento informatico
che favorisca la comprensione e la cooperazione fra i popoli: in
particolare - specifica il Pontefice - alle «nuove reti digitali che cercano
di promuovere la solidarietà umana, la pace e la giustizia, i diritti umani
e il rispetto per la vita e il bene della creazione».
Il Ratzinger-pensiero su Internet e dintorni è contenuto nel messaggio per
la prossima giornata delle comunicazioni sociali, che la Chiesa celebrerà il
24 maggio. Dedicato al rapporto tra «nuove tecnologie» e «nuove relazioni»
umane, il testo è stato presentato ieri ai giornalisti in contemporanea con
il lancio dell'iniziativa del nuovo canale vaticano sulla più grande
comunità mondiale di condivisione di video in rete.
«Una vera propria svolta» ma anche «un'evoluzione del tutto naturale che
corrisponde alla presenza della Chiesa nel mondo», come ha spiegato il
direttore della Sala Stampa della Santa Sede padre Lombardi illustrandone i
dettagli. Si tratta, ha detto, di un'operazione praticamente a costo zero,
realizzata con materiale della radio e del centro televisivo vaticani in
quattro lingue (inglese, spagnolo, tedesco e italiano).
Le videoclip - a cui si accede all'indirizzo
http://it.youtube.com/vaticanit - offrono ogni giorno una copertura
informativa degli eventi principali che hanno per protagonista il Papa. Il
quale - ha rivelato monsignor Celli, responsabile del dicastero vaticano
delle comunicazioni sociali - «ha accettato di buon grado di entrare in
questo spazio», per «un incontro fraterno e amichevole» col grande popolo di
Internet.

Il Papa «navigatore»
Anche perché, ha assicurato il presule, «essendo un uomo di ricerca curioso
e attento, penso proprio che faccia uso della rete». In effetti Ratzinger
sembra pienamente a suo agio nel cogliere luci e ombre dei nuovi scenari
digitali su cui si affaccia il mondo globale.
Cellulari e computer, media e internet sono definiti nel messaggio «un vero
dono per l'umanità». Aprendo orizzonti e possibilità impensate fino a poco
tempo fa - riconosce il Papa - essi hanno contribuito a creare «una nuova
cultura della comunicazione» che avvicina i popoli, allarga le frontiere del
sapere, facilita la comunicazione e, in definitiva, favorisce il progresso
sociale.
Benedetto XVI si rivolge soprattutto alla gioventù cresciuta in pieno boom
tecnologico e informatico - la cosiddetta «generazione digitale» degli sms e
degli iPod - per darle atto di aver colto «l'enorme potenziale dei nuovi
media nel favorire la connessione, la comunicazione e la comprensione tra
individui e comunità».
Ma, allo stesso tempo, la mette in guardia dal rischio di «banalizzare il
concetto e l'esperienza dell'amicizia» nell'ambiente interattivo della
grande arena digitale. Pur senza citarle esplicitamente, il riferimento del
Pontefice è alle esperienze virtuali stile Second Life o alle reti sociali
come Facebook o MySpace, che ogni giorno mettono in contatto milioni di
persone in tutto il mondo.

I pericoli della rete
Il pericolo - ammonisce il Papa - è quello di lasciarsi trascinare da un
«desiderio di connessione virtuale ossessivo» che può condurre
all'isolamento, all'incomunicabilità, alla rottura delle relazioni familiari
e sociali. In realtà, ricorda Benedetto XVI, «la vera amicizia è un grande
bene umano». E gli amici «devono sostenersi e incoraggiarsi l'un l'altro nel
servizio della comunità umana».
Ratzinger sa bene, del resto, che Internet non è solo una questione di
connettività. C'è anche un problema di «qualità dei contenuti». Da qui il
suo richiamo alla responsabilità degli operatori che selezionano e
diffondono il materiale della rete. Ci vuole sempre «rispetto della dignità
e del valore della persona umana» avverte il Pontefice. Questo vuol dire
«evitare la condivisione di parole e immagini degradanti per l'essere
umano». Al bando, perciò, ogni rappresentazione che «alimenta l'odio e
l'intolleranza, svilisce la bellezza e l'intimità della sessualità umana,
sfrutta i deboli e gli indifesi».

Francesco M. Valiante

NOSTRO COMMENTO..
Ben svegliato, finalmente con una raccomandazione come quella del papa
possiamo stare tranquilli.
Grazie per questa grande attenzione caro papa , come al solito arrivate
sempre in ritardo, comunque vedi se puoi metterci una buona parola per noi
tre, chiama il tuo" CAPO"e vedi se può impedire che parcheggino sempre
abusivamente nel parcheggio di pipistrello, noi ci accontentiamo di poco..
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Smileagain, una donna non vedente impara il Braille [Abruzzo24ore.net]

Nostro commento in fondo

Smileagain, una donna non vedente impara il Braille
25-01-2009
Abruzzo24ore.net

L'AQUILA. Va avanti dal 2005 la collaborazione fra la Provincia dell'Aquila
e l'associazione Smile Again grazie alla quale numerose donne pakistane
vittime dell'acidificazione, la terribile pratica ancora troppo diffusa fra
le mura domestiche del loro paese, hanno avuto la possibilità di seguire
percorsi formativi nei centri professionali provinciali che hanno consentito
loro di tornare in patria trovando l'assunzione in centri di bellezza.
Il progetto di accoglienza delle donne vittime dell'acidificazione è
proseguito con l'accoglienza di Nasreen Sharif, ragazza non vedente che ha
frequentato un corso di quattro mesi per l'apprendimento del linguaggio
Braille. Grazie al patrimonio comunicativo acquisito, Nasreen potrà tornare
nel suo paese con un back ground da trasferire ad altre ragazze pakistane,
attraverso l'allestimento, anch'esso previsto dal progetto, di una scuola di
formazione.
La collaborazione con la Depilex Smileagain foundation, partner
internazionale del progetto, prevede anche la realizzazione di un centro di
riabilitazione per il reinserimento delle donne nella società e nel mondo
lavorativo, e che ha il primario obiettivo di una massiccia opera di
sensibilizzazione delle nuove generazioni.

sabato 24 gennaio 2009

Sedia a rotelle comandata dal ''pensiero''. Progetto del Politecnico di Milano [Redattore Sociale]

Sedia a rotelle comandata dal ''pensiero''. Progetto del Politecnico di
Milano
22-01-2009
Redattore Sociale

Elettrodi ''leggono'' l'attività elettrica sviluppata dai neuroni
traducendola in comandi di movimento. Un'opportunità preziosa per chi soffre
di Sla, paresi e patologie della colonna vertebrale

ROMA. Guidare la propria sedia a ruote con la sola forza del pensiero. Non è
una magia, né la scena di un film di fantascienza, ma una rivoluzionaria
tecnologia sviluppata dal 'Laboratorio di intelligenza artificiale e
robotica del Politecnico di Milano'. Per un obiettivo molto serio: ridare
autonomia di movimento a chi l'ha persa, o non l'ha mai avuta, a causa di
problemi neurologici.
Ma di che cosa si tratta? "La sedia a ruote studiata al Politecnico di
Milano - spiega il professor Matteo Matteucci - è un ausilio robotizzato che
sfrutta un'interfaccia cerebrale per consentire al suo passeggero di
comandarla senza utilizzare alcun muscolo, ma solo con l'attività cerebrale,
rilevata da un elettroencefalografo e interpretata da un programma di
intelligenza artificiale".
Un'opportunità preziosa per chi soffre di sclerosi laterale amiotrofica,
paresi, sclerosi multipla e patologie della colonna vertebrale.
Nell'impossibilità di riparare i danni del sistema nervoso, esistono tre
possibilità per ristabilire le funzioni originarie, con percentuali di
successo variabili a seconda della gravità della patologia: aumentare la
funzionalità dei canali neurologici rimasti illesi, deviare gli impulsi
dalle parti danneggiate e, infine, fornire al cervello nuovi canali di
comunicazione e controllo della realtà esterna.
Ed è proprio concentrandosi su questo terzo punto che il Politecnico di
Milano ha sviluppato la sua speciale sedia robotizzata con l'utilizzo di
un'interfaccia cerebrale non invasiva.
Come funziona? Degli elettrodi posti sulla testa della persona "leggono"
l'attività elettrica sviluppata dai neuroni traducendola in comandi di
movimento per la sedia a ruote tramite un'opportuna interfaccia. Su un
monitor vengono visualizzati i "luoghi" che l'utilizzatore vuole
raggiungere. All'utente basta guardare le immagini sul monitor e
concentrarsi sul posto in cui vuole essere portato. Il programma "traduce"
in comandi i segnali neurali del cervello facendo dirigere automaticamente
la sedia nel luogo prescelto. Dotata di due laser in grado di "vedere" gli
eventuali ostacoli, ci sono anche telecamere puntate sul soffitto che
"leggono", invece, speciali disegni che indicano il percorso corretto
all'interno di un ambiente chiuso.
Per ora si tratta di un prototipo, ma la possibile evoluzione sarà di
mettere in grado disabili motori non solo di muoversi all'interno degli
ambienti domestici, ma di circolare in ambienti aperti in sicurezza.
Infatti, grazie alla dotazione sensoriale, la sedia è in grado di evitare
pedoni, auto o altri ostacoli.
In un prossimo futuro la sedia automatica potrebbe essere alla portata di
tutti: il suo costo, infatti, non dovrebbe superare una maggiorazione del
10% rispetto alle attuali sedie motorizzate.
Nel 'Laboratorio di 'intelligenza artificiale e robotica' del Politecnico di
Milano si sta mettendo a punto anche una versione più avanzata della sedia,
dotata di uno speciale braccio meccanico che permetterebbe di afferrare gli
oggetti.
Lo stesso principio sfruttato per muovere "senza muscoli" la sedia è inoltre
allo studio per consentire di muovere il cursore di un computer senza
l'utilizzo del mouse.

(ep)

Per la prima volta un cieco al Grande Fratello, Uic: ''Occasione di conoscenza'' [Redattore Sociale]

Nostro commento in fondo

Per la prima volta un cieco al Grande Fratello, Uic: ''Occasione di
conoscenza''
22-01-2009
Redattore Sociale

Per il presidente Uic Tommaso Daniele la partecipazione di Gerry al reality
è un'opportunità per far sparire l'imbarazzo che circonda i ciechi. Ma
''attenzione a stereotipi e pietismo''

ROMA - "Ogni cieco è una persona, e come tale, diversa e particolare: quello
che non deve avvenire è che si cada nello stereotipo del cieco, nella
spettacolarizzazione della disabilità o nel pietismo che troppo spesso
incontriamo sulla nostra strada": così Tommaso Daniele, presidente
dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, commenta la
partecipazione alla nona edizione del Grande Fratello di Gerry, il giovane
non vedente di origini calabresi ma residente a Roma che ha fatto ingresso
nella celebre casa diventando la prima persona con disabilità a partecipare
in Italia a un reality televisivo.
"Credo - afferma Daniele - che al di là del giudizio che possiamo avere
della trasmissione un cieco abbia diritto, come tutti gli altri, a
partecipare ad una trasmissione televisiva. Per anni ci siamo impegnati e
continuiamo a farlo, per raggiungere le pari opportunità, per avere la
giusta visibilità, anche nel mondo dell'informazione e della tv: sono quindi
sempre convinto che la partecipazione di un non vedente ad un programma
televisivo come 'Il Grande Fratello' rappresenti un passo in avanti visto
che fino a qualche anno fa era a dir poco inimmaginabile".
"Il risultato di questa partecipazione per il mondo dei ciechi e degli
ipovedenti italiani - continua Daniele - dipenderà in grande parte da Gerry:
è importante infatti che ricordare che Gerry è una persona e come tale,
diversa da tutte le altre, cieche o vedenti che siano". E' necessario
dunque, secondo l'opinione del presidente dell'Uic, che "l'opinione pubblica
e il pubblico del Grande fratello non categorizzino, perché tutti i ciechi
sono diversi tra loro: c'è chi è più furbo e chi meno, chi è più
intelligente e chi più lento, chi è più simpatico ed estroverso e chi più
chiuso e sgarbato. Ogni cieco è una persona, e come tale, diversa e
particolare". Ecco allora che è da evitare il fatto che "si cada nello
stereotipo del cieco, nella spettacolarizzazione della disabilità o nel
pietismo che troppo spesso incontriamo sulla nostra strada".
Daniele, ricordando l'imbarazzo degli altri partecipanti al reality nel
momento in cui Gerry è entrato nella casa, si sofferma poi sulla scarsa
conoscenza della realtà delle persone cieche e sulle domande che non solo i
concorrenti del Grande Fratello ma anche molti altri milioni di persone in
tutto il paese si fanno: "Come ci si comporta con un cieco? Di cosa si
parla? Come ci si muove in sua presenza? Si può parlare di tutto?". La
partecipazione di Gerry, da questo punto di vista, "potrebbe aiutare i
ciechi a farsi conoscere" e gli altri a conoscerli: "Se si riuscisse a far
sparire quell'imbarazzo che spesso incontriamo, sarebbe una grande
vittoria".
L'Unione italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti mette anche in risalto che
la partecipazione del giovane al Grande Fratello è l'occasione per "far
sapere in giro che la maggioranza dei non vedenti / ipovedenti sono delle
persone intelligenti e capaci che possono compensare il loro svantaggio
grazie alle loro competenze e alle moderne tecnologie". Si tratta dunque di
"accogliere questa comunicazione, di cancellare l'immagine del disabile e di
voler vedere un individuo in carne e ossa: il portatore di handicap è un
essere umano che, come tutti, possiede e dimostra di avere almeno una
abilità, che eccelle in una cosa e sbaglia in un'altra, che fa il possibile
per rendersi autonomo senza però rinunciare alla famiglia, agli amici veri,
alla salute e alla dignità".

(ska)


Nostro commento:
con un tempismo perfetto il nostro Presidente, dopo Pianeta Ciecagna, ha
commentato la notizia di Gerry. Certo, meglio un cieco al Grande Fratello
che a Carramba che sorpresa, ogni riferimento a fatti o persone e puramente
casuale. Non condividiamo tutto quello detto sopra dal Presidente, tranne il
fattto che fino a pochi anni fa sarebbe stato impensabile un ciecato in TV.
Mica vero! Un paio di anni fa eravamo sempre nel 2000, magari nel 1800 forse
ci sarebbero state delle difficoltà!

Canale 5 risponde ad una nostra mail!

Gentile SERGIO
ti invitiamo a visitare il sito del Grande Fratello 8 all'indirizzo
www.grandefratello.mediaset.it dove troverai i link per dire la tua,
lasciare commenti, vedere foto, video e soprattutto per iscriverti al forum
e condividere con gli altri fans le tue impressioni sui concorrenti..
puoi inoltre collegarti alla pagina
http:/www.mediaset.it/mplayer.html?category=gf per vedere i video di ciò che
avviene nella casa più spiata d'Italia.
Grazie per averci scritto e buona giornata.
La Redazione di Canale 5

Per ricevere i gossip più piccanti dalla casa, i litigi e le news
direttamente sul tuo cellulare vai alla pagina
http://www.grandefratello.mediaset.it/schede/scheda_2.shtml e leggi il
regolamento.


NOME : Sergio (pipistrello da pianetaciecagna) COGNOME : Polin EMAIL :
info@pianetaciecagna.net SUBJECT : ....e Bravo jerry del grande fratello
TESTO : Ciao... Questa mail è rivolta principalmente alla redazione,
produzione del Grandefratello 9.
Dall'oggetto si evince il tenore di quanto stò per scrivervi:
A dispetto di tutte le polemiche insorte circa l'ammissione di un cieco (o
come lo chiameremmo noi CIECATO), intendiamo, sebbene non siamo mai stati
assidui telespettatori del grande fratello, esternare la nostra piena
condivisione a coloro che hanno dato la possibilità a Jerry di mettersi in
gioco, di mettersi in discussione.
Una volta tanto un popolarissimo programma come il grande fratello mette in
condizioni un cieco di proporsi come persona prima e poi come persona con un
problema! Ora tocca a Jerry giocarsi questa carta... e dobbiamo dire che
dimostra davvero molto coraggio.
Dimenticavoo... non ci siamo presentati! Parlo al plurale poiché scrivo a
nome di altre due persone: un ciecato Marco Pronello e un mezzo ciecato
(Sergio Prelato). In tre abbiamo dato vita ad un sito
http://www.pianetaciecagna.net Sergio Prelato & Marco pronello hanno scritto
due libri:
Cronache dalla ciecagna e colpo di stato a ciecagna Tutte le info:
http://www.pianetaciecagna.net/libri.php
con questo nostro progetto vogliamo abbattere lo stereotipo del cieco
vittima della sua disabilità!
E perché no un bel romanzo ove i nostri protagonisti (Fanale, Talpa, e
Pipistrello), diventano dei veri e propri criminali?
Integrazione al 100%...
Scherzi a parte visitate il nostro sito
http://www.pianetaciecagna.net
date un'occhiatina al nostro blog
http://blogciecagna.blogspot.com/
ove non ci siamo sottratti a postare i nostri commenti circa la
partecipazione di Jerry al grande fratello.
Bene non vogliamo tediarvi oltre... ci piacerebbe, e lo scrivamo senza mezzi
termini, portare la nostra esperienza, portare questo nostro progetto
davanti alle telecamere del Grande Fratello... desideriamo far sapere a
Jerry che siamo con lui... Bene ora che abbiamo lanciato il sasso, sperando
che non ci ritorni indietro un masso, restiamo in attesa di una risposta
del Grande Fratello!
Sergio Polin (pipistrello) 392 1971997
Sergio Prelato (fanale) 338 5280405
Marco Pronello (talpa) 339 4407235
info@pianetaciecagna.net

Profeta Bruno

Nostro Commento adesso!:
Caro Profeta Bruno, pur avendo infarcito un pò troppo il tuo scritto con una
buona dose di sfiga e di cose a te capitate, come a tanti altri, il tuo
messaggio è positivo, quindi Profeta Bruno ci rimettiamo alla tua bontà.
Amen!


«Salviamo il Braille dalla tecnologia»

16-01-2009
Corriere.com

Iaboni è cieco da trent'anni e aiuta ora chi sta perdendo la vista: «La
prevenzione prima di tutto»

di Simona Giacobbi

TORONTO - Per strada tutti gli tendono una mano. Lui la accetta con umiltà.
Bruno sa che ha bisogno di aiuto. Sa che la sua vita è cambiata. Il bastone
bianco che ormai impugna da anni e che lo aiuta a seguire un muro, a salire
un marciapiede o uno scalino, non è stato l'unico suo compagno di vita. La
famiglia e gli amici gli sono stati vicini. Ma la forza di lottare Bruno
l'ha trovata anche nella fede e nella speranza. «Perché la vita va avanti,
sempre e comunque», dice.
La cecità rende impotenti. Fa arrabbiare. Dà un senso di debolezza e
rassegnazione difficile da scrollarsi di dosso. Lo sa bene Bruno Iaboni,
nato 53 anni fa a Toronto da genitori italiani (la sua famiglia è di
Frosinone). È cieco da quando aveva vent'anni. Ma la sua esperienza insegna.
Insegna a non perdersi d'animo e a riafferrare salda, a due mani, la propria
vita. Ora insegna alla CNIB. L'istituto che offre servizi a chi ha problemi
di vista oggi festeggia il 200esimo anniversario dalla nascita di Louis
Braille, l'inventore francese, che ideò l'alfabeto utilizzato per la
scrittura e lettura dalle persone cieche. Interverranno questa mattina anche
Kathleen Wynne, ministro dell'Educazione, e John Parker, consigliere
comunale. Il governo sostiene il 75 % delle spese per l'acquisto di un
Brailler, un apparecchio dotato di sei tasti per la combinazione di lettere
e uno per lo spazio, molto simile alla vecchia macchina da scrivere. Bruno,
però, lancia un appello: «Il Braille è a rischio. La nuova tecnologia sta
prendendo il sopravvento. Non dobbiamo permetterlo. Perché il linguaggio
Braille può essere più utile di un computer. Al bambino cieco non basta solo
sentire la voce di un computer. Il tatto diventa uno strumento essenziale.
Solo così si tiene allenato il cervello, mandandogli stimoli».
Bruno, che ha voluto mantenere vive le sue origini studiando italiano a
scuola e «rinfrescandolo ogni tanto per comunicare meglio con i clienti»,
non è diventato cieco in un colpo solo: «Da piccolo la mia vista era già
bassa. Mi hanno tolto la cataratta. Quando avevo 17 anni il mio occhio
sinistro ha cominciato a non vederci più. Si era staccata la retina. Dopo
quattro mesi ho avuto un'emorragia e mi hanno detto che non c'era più niente
da fare. A vent'anni, un glaucoma all'occhio destro. Dopo un incidente in
macchina e due operazioni ho perso completamente la vista. Ero disperato.
Sono andato da alcuni specialisti in Italia, Francia, Stati Uniti,
Inghilterra, Russia. Ogni volta mi sentivo dire la stessa cosa. Non esisteva
nessuna cura. Quando mi trovavo a Lione da mio zio, ho detto basta. Volevo
solo ritornare a casa, a Toronto, e continuare la mia vita. Ho cominciato
così la mia riabilitazione alla CNIB. Mi hanno insegnato ad usare il
bastone, a girare nella zona dove abito
e a muovermi in casa, in cucina e a trovare i miei vestiti. Ho studiato il
Braille e il computer. Era il marzo del 1982. Volevo diventare un assistente
sociale. Ho frequentato il St. Daniel College. Dopo due anni e mezzo ho
preso il diploma. Ma era difficile trovare lavoro. Così ho cominciato a
seguire un gruppo di italiani con problemi di vista al Columbus Centre una
volta a settimana. Nell'85 ho frequentato per otto mesi un'altra scuola per
non vedenti e ho sostituito un insegnante in pensione. Nell'87 sono entrato
alla CNIB».
I clienti di Bruno sono per la maggior parte anziani che stanno perdendo la
vista. «Li aiuto ad essere indipendenti e a fare le stesse cose che hanno
insegnato a me. Vado spesso a casa loro, dove si sentono più rilassati.
Indico loro come muoversi soprattutto in cucina, il luogo più pericoloso
della casa, e come usare i fornelli. Anche solo parlare della propria cecità
serve molto. Devono capire che la vita non è finita, anche se la vista li ha
abbandonati. Molti si chiedono "come faccio ora? Come farò ad uscire e a non
usare più la macchina?". Il solo modo per non infierire psicologicamente e
per fare loro capire che tutto può tornare come prima, è di non dire loro
che anch'io sono cieco. Mi ricordo una signora anziana. Era molto
arrabbiata. Mi chiedeva che cosa avrei potuto fare per ridarle la vista e
diceva che non aveva senso tutto quello che stavamo facendo. Si è rifiutata
di leggere un documento. Mi chiese: "ma perché non lo leggi tu?". Le risposi
che avremmo dovuto asp ettare l'autista guida perché anch'io ero cieco.
Solo allora ha capito che la vita poteva continuare ad avere un senso anche
per lei».
Sì, perché all'inizio, oltre alla rabbia, è facile che subentri anche il
fattore umiliazione. Bruno l'ha vissuto in prima persona: «Quando ci vedevo
solo da un occhio, frequentavo una ragazza. Ci volevamo bene, ma sua madre
mi disse che se avessi perso la vista anche nell'altro occhio, non avrei più
potuto frequentarla perché non sarei stato in grado di prendermi cura di
lei. Insomma, è finita piuttosto male...».
Bruno segue soprattutto anziani, ma la CNIB ha in cura anche bambini dai
sette anni, molti di questi con problemi agli occhi dalla nascita, e ragazzi
che hanno subito incidenti o con diabete, malattia che può causare la
perdita totale o parziale della vista.
«Che cosa consiglio? - conclude Bruno - Innanzitutto la prevenzione. Un
glaucoma viene chiamato "ladro di notte" perché non dà sintomi ma provoca
grossi danni alla retina. Ma si può guarire se preso in tempo. Quindi prima
di tutto, gli over 40 dovrebbero fare almeno una volta all'anno una visita
dall'oftalmologo. Fondamentali poi l'aiuto e il sostegno della famiglia,
degli amici, della Chiesa e dei centri specializzati per superare i momenti
più tristi. Non si deve mai perdere la fede e la speranza. Dio mi ha dato la
forza di andare avanti e per trovare il posto che voleva per me. Solo così
la vita di un non vedente può migliorare».

Sono una donna ipovedente ... [La Nazione]

Nostro commento in fondo

Sono una donna ipovedente ...
15-01-2009
La Nazione

Lettera al quotidiano La Nazione

FIRENZE. Sono una donna ipovedente (un decimo di vista) ed ho la necessità,
non potendo più guidare l'auto, di prendere spesso l'autobus. Ora il
problema è questo: spesso il numero del bus è male illuminato e mentre la
gente lo vede bene lo stesso, io sono costretta a chiedere il numero
all'autista quando apre la portiera. Alcuni rispondono gentilmente, ma ci
sono altri che trattano male o in modo umiliante. L'ultimo, l'altro giorno,
un autista della linea numero 9 dell'Ataf di Firenze, mi ha detto, testuali
parole: «Il numero è scritto davanti, se lo legga». Al che gli ho dovuto
spiegare che non sono in grado di vedere e lui, seccatissimo, ha mugugnato
il numero. Un altro mi rimbrottò perchè gli avevo fatto riaprire le portiere
dopo che le aveva già chiuse, e quindi ho nuovamente dovuto spiegare che ci
vedo malissimo e che avevo letto il numero solo quando mi era vicino. Ora,
siccome vedo meglio i numeri illuminati, e ci sono dei bus dove,
all'apertura delle porte, un voce d ice il numero e la destinazione, non
potrebbe l'Ataf estendere questi piccoli accorgimenti a tutte le linee?
Sarebbe una piccola cosa, ma aiuterebbe tanti come me.

E. G. - Firenze

Nostro commento:
Cara donna ipovedente Pianeta Ciecagna di esprime la propria solidarietà,
Fanale infatti è partito per Firenze per venire ad insegnare l'educazione
agli autisti mestruati. comunque ti consigliamo alcune risposte: "caro
signor autista è tuo dovere dare informazioni a chiunque, non ti ho chiesto
di estrarti un dente ma solo il numero del bus, se non mi da la risposta
dico a sua moglie che lei è un puzzone". Parlando seriamente entro il 2011
per effetto di una normativa Europea tutti i mezzi dovranno essere
accessibili anche ai disabili visivi, quindi rivolgiti alla tua associazione
di categoria e pretendi di vedere e far applicare tale norma all'azienda dei
trasporti.

Macchine portatili perche' i ciechi possano vedere [ADUC Salute]

Nostro commento in fondo


Macchine portatili perche' i ciechi possano vedere
15-01-2009
ADUC Salute

AMERICHE - USA. Un prototipo portatile di "macchina per vedere" per alcune
persone cieche o con carenze visive e' il risultato di oltre vent'anni di
lavoro al prestigioso MIT, l'Istituto di tecnologia del Massachusetts.
L'apparecchio e' fabbricabile con meno di 500 dollari (372 euro), assicura
Elizabeth Goldring, del Centro studi visivi avanzati al MIT e autrice
dell'idea. Lei, cieca da un occhio e con poca vista anche dall'altro, aveva
sperimentato quel tipo di macchina dall'optometrista: un oftalmoscopio
laser, che proietta un'immagine semplice direttamente sulla retina. Cosi'
essa pote' vedere l'immagine e leggere una parola che aveva chiesto le fosse
mostrata. Benche' l'oftalmoscopio consentisse di vedere le immagini, era un
apparecchio molto grande e costoso. Percio', il lavoro dell'equipe di
Goldring e' consistito nel ridurlo, prima ad apparecchio da tavolo, e ora in
versione portatile. Il gruppo ha potuto avvalersi della collaborazione di
Rob Webb, l'inventore dell'oft almoscopio e che lavora all'Universita' di
Harvard. La versione portatile ed economica e' possibile perche' il laser e'
stato sostituito con diodi ad emissione luminosa (LED), fonte di luce
altrettanto brillante; inoltre, tutte le componenti sono molto piu' piccole
e vengono prodotte in massa per altri scopi.
La macchina per vedere e' montata su un treppiede flessibile ed e'
collegabile a una qualunque fonte per la visione, come uno schermo del
computer. "Funziona perche' tutti i dati dell'immagine si concentrano in un
piccolo punto di luce", spiega Quinn Smithwick.
Ora il prototipo sara' sperimentato sui pazienti di una clinica oftalmica di
Boston, e intanto Goldring lo usa per fare foto, cio' che le permette
d'esprimersi visualmente, dice. Il lavoro e' stato finanziato dalla NASA e
dal MIT.


Nostro commento:
La prima cosa che Talpa vorrà vedere con questa favolosa macchina, visto che
è cieco dalla nascita, sarà un cinghiale arrosto con il grasso che cola di
fronte ad un tramonto. Pipistrello potrà finalmente vedere Dharma (il suo
cane guida) mentre "eposita" i suoi totem davanti ai negozianti. Fanale
invece finalmente riuscirà a mettere a fuoco le tette di Pipistrella.

Stevie Wonder e i rischi del touch screen [Il Corriere della Sera]

Nostro commento in fondo

Stevie Wonder e i rischi del touch screen
10-01-2009
Il Corriere della Sera

Il cantante ha richiamato l'attenzione sui rischi di emarginazione per i
ciechi  Ha puntato il dito contro le tecnologie che potrebbero
escludere tutta una generazione di non vedenti

MILANO - I disabili visivi rischiano di venire dimenticati dalle tecnologie
e ad aggravare le cose ci si sta mettendo anche il touch screen, ultima
tendenza del momento confermata dalla moltitudine di prodotti a schermo
tattile presenti al Ces, il più importante evento mondiale per l'elettronica
di consumo. La denuncia viene dall'icona musicale Stevie Wonder, cieco fin
da neonato e in visita al salone internazionale. Il cantante dichiara di
sognare un'auto che possa essere guidata anche dai non vedenti e una
stazione radio satellitare Sirius XM che anche lui riesca a gestire. Poi
però fa notare la grave esclusione dei ciechi dai prodotti touch screen, che
utilizzano diversi menù e non prevedono feedback tattili.

IPHONE - Il dibattito si era già scatenato con l'iPhone 3G e i suoi
detrattori avevano già denunciato un uso delle icone virtuali complicato (se
non impossibile) per i non vedenti. Ora la dichiarazione ufficiale del
celebre personaggio sottolinea un problema esistente e grave, specie a
fronte di una vera e propria mania da schermo tattile. L'industria
dell'elettronica potrebbe fare di più per l'accessibilità e, come sottolinea
il portavoce della National Federation For The Blind, Chris Danielsen, senza
bisogno di grandi iniezioni di capitali.

I PRODOTTI ACCESSIBILI - Wonder ha puntualizzato anche che esistono molti
prodotti attenti alla disabilità visiva, come il BlackBerry, che lui
utilizza da tempo. La stessa Apple aveva avviato il progetto Apple-D-user,
dedicato alla disabilità. E il presidente di Sendero, Mike May, anch'egli
non vedente, ha raccontato delle novità della propria azienda pensate
proprio per chi non può vedere, come i satelliti Gps che funzionano a
comando vocale. Ma ormai molte calcolatrici, computer, orologi e lettori
musicali sono attivabili attraverso menù visivi. Ma, come fanno notare i
sostenitori dei diritti dei non vedenti, se gli apparecchi elettronici
fossero utilizzabili dai ciechi sarebbero più facili da usare anche per i
normodotati.

Emanuela Di Pasqua


Nostro commento:
Grande Stevie un omaggio al santo protettore di Pianeta Ciecagna. Noi
proponiamo ai progettisti del touch screen, che vuol dire raspare per far
funzionare, una settimana senza poter usare le mani e così fargli collaudare
le loro meravigliose invenzioni.

A Roma il primo asilo in cui si parla la lingua dei segni [Redattore Sociale]

A Roma il primo asilo in cui si parla la lingua dei segni
09-01-2009
Redattore Sociale

E' la prima struttura educativa che adotta la Lis fin dalla fascia d'età 0-3
anni, sia per i bambini sordi che per quelli udenti. Il ''Girasole'' apre
lunedì e può accogliere 16 bambini

ROMA - Apre lunedì prossimo a Roma nel IX Municipio "Il Girasole" il primo
asilo nido in Italia bilingue con la Lis, lingua dei segni italiana. E' la
prima struttura educativa nel panorama del paese che attua il bilinguismo
con la lingua dei segni italiana fin dalla fascia d"età dai zero ai tre
anni, sia per i bambini sordi, sia per i bambini udenti. Il bilinguismo con
la Lis, realizzato attraverso figure professionali tutte specializzate in
Lingua dei segni italiana, favorisce fin dai primi mesi di vita lo sviluppo
della Lis come madrelingua per i bambini sordi e come seconda lingua per i
bambini udenti. Una possibilità per le famiglie con bambini udenti e sordi
di favorire fin dai primi anni una migliore comunicazione anche tra fratelli
e sorelle.
I piccoli, per un massimo di 16 posti, saranno seguiti da 5 educatrici, una
cuoca, una pediatra e uno psicologo. Il progetto educativo prevede attività
strutturate realizzate con materiali naturali. "L'idea è che i bambini
sordi, esattamente al pari dei bambini udenti, possano beneficiare di
un'esperienza unica come quella del nido senza la mediazione di una terza
figura quella dell'assistente alla comunicazione, che si rivela invece
fondamentale dalla materna in poi - spiega Valentina Bisacchi, coordinatrice
del Girasole - Il bambino nei primissimi mesi e anni di vita deve attuare un
processo di delega e di fiducia rispetto ad una figura che non è quella
genitoriale, ma è l'educatrice. L'obiettivo è ridurre il carico emotivo e
psicologico di tale impatto per favorire nel modo più naturale la
separazione dalla famiglia e la socializzazione. Il vuoto che lascerebbe
l'assenza dell'assistente alla comunicazione è colmato dalla competenza
aggiunta in Lis dalle educatrici e dalle figure ausiliarie''.
La struttura, privata, opererà dal prossimo settembre in convenzione con il
comune di Roma. In questo modo una parte dei posti saranno riservati ai
piccoli rimasti in lista d'attesa nelle graduatorie del IX municipio.
"Poiché le famiglie con bambini sordi sono residenti sull'intero territorio
della città, senza una specifica concentrazione - sottolinea Valentina
Bisacchi - stiamo proponendo al comune di Roma di modificare le regole di
accesso alle graduatorie affinché nel loro caso siano aperte ai residenti di
tutti i municipi". Info: via Macedonia 15, tel 06.780 41 45, cell 393.999 55
10, www.nidogirasole.com .

(Francesca Mezzelani)

Per Louis Braille un. puzzle visivo [Vaccari.news]

Nostro commento in fondo

Per Louis Braille un. puzzle visivo
11-01-2009
Vaccari.news

È la proposta dei Paesi Bassi: dodici francobolli offrono brevi vocaboli
mancanti di alcune lettere, sostituite con i caratteri per non vedenti

Fra le numerose citazioni tradizionali, questa, proveniente da Macao. È
uscita il 4 gennaio, giorno del bicentenario.
Sembra quasi di essere dall'oculista, con i cartelli delle lettere nere su
fondo bianco da leggere per effettuare il controllo. E il legame c'è: i
dodici francobolli da 44 centesimi lanciati oggi nei Paesi Bassi rendono
omaggio a Louis Braille. Sottolineano i due secoli trascorsi dalla nascita
di colui che, non vedente, 180 anni fa ha creato il sistema di comunicazione
ancora noto con il suo nome.
Amsterdam, però, ha evitato il solito busto del commemorato (che già circola
in diversi francobolli anche di questi giorni, come il 5 patacas di Macao,
arrivato domenica scorsa nel bicentenario) e ha lasciato da parte persino la
semplice scrittura in rilievo, ormai non più una novità.
L'idea del designer René Put è stata di proporre un oggetto che potesse
essere apprezzato sia da chi ci vede e sia da chi non ce la fa, così da
collegare idealmente i due modi e i due mondi.
I testi in nero non sono messi casualmente: si riferiscono a parole lunghe
al massimo cinque lettere, alle quali ne sono state tolte due o tre,
sostituite dai corrispondenti caratteri in braille. La disposizione dei
segni, per un fenomeno ottico, rende l'immagine poco delineata, ulteriore
riferimento al tema. L'assenza di immagini, la scelta dello stile e dei
colori (soltanto bianco, nero e grigio) rappresentano altri richiami.
E se non si riuscisse a risolvere il puzzle, poco male: le parti mancanti
sono indicate al retro. Aggiunte usando, naturalmente, inchiostro non
tossico.
Alla serie sono associati carnet e libretto di prestigio.

Nostro commento:
anche Pianeta Ciecagna ha intenzione di ereditare un puzzle: saranno
descritti i tre personaggi (Fanale, Talpa e Pipistrello). Il puzzle di
Fanale sarà composto da 4 pezzi che incastrati insieme formeranno un uovo
sodo che rappresenta la sua testa pelata. Il puzzle di Talpa invece si potrà
comporre con 12mila pezzi che in circa 2 anni permetterà di ricostruire la
sua panza. Il puzzle di Pipistrello si dovrà assemblare sul soffitto in
quanto i pipistrelli sono sempre appesi.

attentato

Nostro commento in fondo

 

Martedì 30 dicembre ore 9,30. Sono appena rientrato da una breve passeggiata nel giardino davanti casa: un po' di sole, un po' di vento, due mandarini staccati dal ramo più basso dell'albero piantato da mio padre più di cinquant'anni fa.

Poi, la ritirata in casa a causa del freddo pungente da cui il mio maglione di lana non riusciva a difendermi.

Dimenticavo di dirvi che ho un braccio appeso al collo. Infatti, il pomeriggio del giorno di Natale sono caduto pesantemente per le scale battendo la schiena e il gomito del braccio destro. Pronto soccorso dell'ospedale civile di Formia, sospetta frattura, ingessatura provvisoria. Il giorno dopo, all'ospedale civile di Caserta, conferma della frattura, ingessatura definitiva.

Un incidente di cui avrei fatto volentieri a meno, che tuttavia non mi impedirà di partecipare, a partire dal 4 gennaio, a Parigi, ai festeggiamenti per il bicentenario della nascita di Louis Braille

 

Nostro commento:

non siamo stati noi! Un caro augurio di pronta guarigione ad uno dei massimi dirigenti Nazionale dei disabili visivi: Eternit ... cioè no volevamo dire Presidente Tommaso Daniele.

 

Corso Vab su emergenze con disabili [Il Tirreno]

Corso Vab su emergenze con disabili
08-01-2009
Il Tirreno

CARMIGNANO. Saper come comportarsi in situazione di emergenza è importante.
Ne la vita propria e di chi si cerca di salvare. Qualche volta occorre farsi
anche un po' psicologi. Per questo non ci può improvvisare operatori di
protezione civile. Raramente si pensa però a come possano reagire i
diversamente abili in situazioni di emergenza. Il vuoto è stato colmato
dalla Vab delle Colline medicei. Da domani fino al 7 marzo, in
collaborazione con il Cesvot, la Vab di Carmignano e di Poggio a Caiano
organizzerà un corso volto a formare il personale volontario di protezione
civile che si trova ad operare in condizioni di emergenza e soprattutto in
situazioni in cui sono coinvolte persone diversamente abili. Per maggiori
informazioni ci si può rivolgere alla Vab Colline medicee, telefonando al
329.05 12 112.

W.F.

Venezia: anche i più piccoli a scuola di accessibilità [Superando.it]

Nostro commento in fondo

Venezia: anche i più piccoli a scuola di accessibilità
07-01-2009
Superando.it

Bimbi delle scuole materne e delle elementari: sono loro i protagonisti di
un progetto del Comune di Venezia, avviato nella città lagunare e presto
anche a Mestre, per sensibilizzare i più piccoli sul tema delle barriere
architettoniche e sensoriali, facendo capire, all'insegna del gioco, cosa
significhi superare un ostacolo per una persona che non vede o che ha
difficoltà a camminare

VENEZIA. Sensibilizzare i più piccoli sul tema delle barriere
architettoniche, facendo capire "giocando" cosa significhi superare un
ostacolo per una persona che non vede o ha difficoltà a camminare: è questo
il senso di un nuovo progetto promosso dall'Assessorato ai Lavori Pubblici e
alle Politiche Educative del Comune di Venezia.
L'occasione per dare vita all'iniziativa è stata l'inaugurazione della rampa
sul Ponte del Paludo Sant'Antonio [se ne legga in questo stesso sito il
testo disponibile cliccando qui, N.d.R.], primo esempio nella città lagunare
di rampa "sovrapposta" a un ponte esistente - già restaurato - senza
modificarne il disegno e la struttura.
Ad essere coinvolti nel progetto sono stati i piccoli allievi della scuola
materna di Sant'Elena che hanno partecipato appunto ad alcuni laboratori
organizzati in aula e all'aperto. In sostanza ai bambini - tra i 3 e i 5
anni - è stato fatto capire il concetto di barriera architettonica e
sensoriale munendoli di passeggini giocattolo, tramite i quali essi hanno
attraversato il citato Ponte del Paludo, prima facendo i gradini, poi
percorrendo la rampa.
Successivamente, con l'aiuto di un istruttore di orientamento e di mobilità
per i ciechi, i bimbi sono stati bendati e guidati all'esplorazione tattile
di disegni a rilievo.
L'iniziativa, che ha riscosso grande interesse, verrà proposta anche a
Mestre con il nome di Dal dentro al fuori. In questo caso il laboratorio -
che vedrà la partecipazione degli alunni delle elementari - avrà l'obiettivo
di sensibilizzare questi ultimi sui temi dell'accessibilità e della
sicurezza stradale, con l'analisi delle caratteristiche del percorso che da
casa porta a scuola. (Paola Caporossi)

Si ringrazia per la segnalazione l'Ufficio Informahandicap del Comune di
Venezia.

Nostro commento:
Ottima iniziativa! Si vede che i nostri amministratori hanno avuto una
brutta infanzia. Proponiamo anche per loro il ritorno alla licenza
elementare.

sabato 17 gennaio 2009

"Grande fratello". La società decadente sollecita il narcisismo [Gazzetta del Sud]

Nostro commento in fondo

Oggetto: "Grande fratello". La società decadente sollecita il narcisismo
[Gazzetta del Sud]

PressVisione anno VIII / n. 36

"Grande fratello". La società decadente sollecita il narcisismo
15-01-2009
Gazzetta del Sud

di Massimo Fini

Un cieco, Gerri, chiamato pudicamente dagli autori "non vedente", partecipa
alla nona edizione del Grande Frattello. Aldo Grasso, il nostro migliore
critico televisivo, sia pur con qualche distinguo, trova la cosa quasi
geniale. Nel luogo deputato del guardare, la Tv, si mette uno che non può
vedere. Ma il Grande Fratello non soddisfa il voyerismo degli spettatori,
sollecita anche il narcisismo dei partecipanti per i quali la cosa che conta
è "essere visti". E "essere visti", in una società dove chi vive anomino non
esiste ed è dubbio persino che viva, sta diventando sempre più importante.
Si veda il successo dilagante di "My space" o ancor più di "Facebook" (mio
figlio ci ha messo 250 sue fotografie, evidentemente si sente molto
interessante). E allora perché anche un cieco non avrebbe il diritto di
essere visto? È una questione di democratizzazione. Sarà. Invece ci vedo
(pardon) uno dei tanti segni di decadenza di una società che ha un bisogno
disperato di sensazioni sempre
più forti per sollecitare i propri sensi stanchi (tutti, dalla vista
all'udito, al sesso, con l'eccezione del tatto perché in un mondo sempre più
virtuale ci si "contatta" senza tatto via internet). È chiaro infatti che
Gerri, checchè ne dicano gli autori e lui stesso, viene presentato nel
Grande Fratello come "monstrum", come nei circhi e nelle fiere di una volta
(che se non altro erano ambienti circoscritti) si facevano vedere la donna
cannone o il nano Bagonghi. E anche questa storia della democratizzazione è
losca e dà luogo, in prospettiva, a una spirale senza fine. Perché dopo il
cieco non anche il paraplegico o il focomelico? Dice: ma un cieco non è
paraplegico, c'è una bella differenza. Già ma anche un cieco non è uno che
ci vede, c'è una bella differenza. Così volendo eliminare la differenza in
realtà la si rimarca e si creano delle sinistre gerarchie tra diversi

Nostro commento:
Non è il caso di pensare che la società sia decadente solo perchè c'è il
Grande Fratello, siamo convinti che la società non sia decadente oggi più di
quanto non lo sia stata nel passato. Il GF si può ritenere il Colosseo dei
romani. Tutti questi programmi appagano il nostro ego di guardoni. mettere
Jerry al GF è un'operazione non geniale ma furba. Si tenta di ottenere
l'effetto "fenomeno da baraccone", tutti a guardare come mangia, come
sbatte, come distinguerà gli abitanti della casa uno dall'altro, oppure se
fa la pipì fuori dal water. Non sarà trattato come gli altri perchè nel
momento stesso in cui ha accettato di entrare nel GF si è caratterizzato per
la sua disabilità. Quindi se vincerà, avrà vinto perchè cieco; se verrà
eliminato subito è perchè è cieco; se resisterà un po' è perchè non potevano
sbatterlo fuori subito (in quanto cieco).
Quindi caro Jerry speriamo che tu non ci stia sulle balle, perchè noi non
facciamo sconti a nessuno sul serio!

Fw: Dalla Locride il non vedente Jerry [Gazzetta del Sud]

Nostro commento in fondo

Oggetto: Dalla Locride il non vedente Jerry [Gazzetta del Sud]

PressVisione anno VIII / n. 25

Dalla Locride il non vedente Jerry
11-01-2009
Gazzetta del Sud

SANT'ILARIO DELLO JONIO. «Mi definisco uno sperimentatore, accetto questa
sfida ma non voglio sconti». Così Jerry Longo, 31 anni, non vedente
calabrese della Locride ma stabilmente residente a Roma, ha detto agli
autori del "Grande fratello 9" quando si è sottoposto al provino, e l'ha
superato, per essere tra i quindici concorrenti da domani. A riferire di
questa determinazione è stato Andrea Palazzo, coordinatore degli autori del
reality più famoso, che andrà in onda su Canale 5 con la conduzione di
Alessia Marcuzzi.
Jerry lavora all'aeroporto di Fiumicino e si occupa di disabili. Longo ha
raccontato agli autori del programma che lui fa «un uso propositivo» della
propria invalidità, mettendosi sempre in discussione. E ha aggiunto che «se
ci nasci, sai che è così, elabori il tutto e la tua vita è avviata in un
certo modo; se però ci diventi, allora fai due fatiche: abbandonare quello
che eri e iniziare a pensare a una vita diversa e nuova, e non è facile».
Certo non sarà facile gestire questa situazione dentro la "Casa" del "Grande
fratello". Palazzo infatti ha sottolineato che sebbene il concorrente non
abbia chiesto di adattare la "Casa" alla sua condizione, dicendo che sarebbe
stato lui ad adattarsi alla realtà dove vi sarà "recluso" da domani, la
produzione qualche accorgimento lo ha preso per evitare rischi per il Jerry.
Insomma, l'adattamento è stato fatto «in modo da rendere il concorrente
sostanzialmente autonomo». Jerry Longo, nato per la precisione a
Sant'Ilario, dalla terra d'origine manca ormai da diversi anni. Vi ritorna
saltuariamente, per qualche settimana. Quanti, come Jerry, vivono il
problema della cecità e si rivolgono a lui, vi trovano aiuto e conforto
perché lui infonde coraggio.
Una delle sue ultime apparizioni "ufficiali" nella Locride risale alla sera
del primo settembre del 2007, in occasione di un'iniziativa tenutasi
all'Hotel "Panama" di Ardore. Quel giorno toccò, per la prima volta, alla
Calabria, in particolare alla Locride, ad Ardore, ospitare la prima tappa
dell'iniziativa "Una cena al buio", organizzata dal "Ccb" (Comitato cena al
buio), sodalizio coordinato proprio da Longo. Un progetto mirato alla
sensibilizzazione verso il mondo dei non vedenti, che Jerry porta in giro
per l'Italia. La "Cena al buio" è servita da camerieri non vedenti che
aiutano gli ospiti - precisò in quell'occasione Jerry - «a riscoprire il
valore dell'ascoltare, il bello del toccare, il piacere del gustare e il
fascino del riconoscere i profumi».

di Antonio Condò

Nostro commento:
Pianeta Ciecagna giudica il Grande Fratello un pessimo programma,
diseducativo che imbarbarisce lo spettatore incauto. Per quanto ci riguarda
un non vedente è libero bruciarsi come chiunque altro. Ciò non toglie però
che, se pur rappresentando solo se stesso, il cieco del grande fratello se
scorreggia più degli altri inevitabilmente tutti i ciechi saranno degli
scorreggioni. Quindi Pianeta Ciecagna, con il solo voto contrario di Talpa,
che stigmatizza anche noi, ha deciso di seguire Jerry nella sua avventura
mediatica e non gli risparmieremo lodi o critiche.

Elemosina

Nostro commento in fondo

Oggetto: Bologna, funziona l'azionariato popolare per gli studenti disabil
[Redattore Sociale]

PressIntegrazione anno VII / n. 8

Bologna, funziona l'azionariato popolare per gli studenti disabil
07-01-2009
Redattore Sociale

Grazie alla collaborazione della Fondazione Alma Mater diventa realtà l'idea
del professor Canevaro per ''far fronte ai tagli dei servizi''. Istituito
anche il Comitato dei garanti. Intanto si possono presentare le domande per
i voucher

BOLOGNA - L'Università di Bologna chiede aiuto ai privati cittadini per
sostenere gli studenti disabili e per far fronte al taglio dei servizi.
Grazie alla collaborazione della Fondazione Alma Mater diventa realtà l'idea
di una sorta di "sottoscrizione popolare", lanciata prima di Natale dal
professor Andrea Canevaro, delegato del rettore per gli studenti disabili,
per dar vita a un sistema di voucher in grado di favorire l'autonomia degli
studenti con "bisogni speciali" iscritti alle varie facoltà. Si chiama
"Progetto Gianni Selleri", e il suo primo obiettivo è quello di costruire
una rete di sostenitori economici e sociali (imprese, enti, associazioni,
singoli cittadini) atta a creare un sistema di quote di partecipazione al
progetto. "Stiamo assistendo a una diminuzione dei fondi destinati al
diritto allo studio - commenta il delegato del rettore per gli studenti
disabili in Ateneo -. I tagli imposti dal ministero dell'Istruzione si
ripercuotono a catena su servizi che pri ma c'erano e che ora sono a
rischio, come ad esempio l'accompagnamento", precisa Canevaro.

"Raccolte le donazioni - spiega Andrea D'Adda del Servizio studenti disabili
e dislessici dell'Università di Bologna - verranno poi stabiliti un
regolamento di partecipazione, le graduatorie e un sistema di attribuzione
dei voucher". I ragazzi potranno partecipare a un bando per ottenere un
buono, dal valore economico variabile, per fruire di servizi alla persona
tra cui corsi di orientamento e mobilità per non vedenti, alloggi
temporanei, trasporti con mezzo attrezzato, eccetera. L'assegnazione dei
buoni verrà effettuata in base alla valutazione dei bisogni dei singoli
studenti e in base all'ammontare dei fondi raccolti. Lo studente sarà poi
seguito sia per la gestione del budget individuale sia per l'analisi delle
sue necessità. Il progetto sarà inoltre supportato da un Comitato di garanti
composto da professori universitari, presidenti di cooperative sociali e
altre personalità: "finora hanno aderito Claudio Imprudente del Centro
documentazione handicap di Bologna, il gior nalista Rai Nelson Bova, il
presidente di Unipol e della Fondazione Unipolis Pierluigi Stefanini, il
consigliere regionale Gianluca Borghi, Roberto Alvisi della sezione
bolognese dell'Unione italiana lotta alla distrofia muscolare e i docenti
Rabih Chattat e Lia Fabbri", dice D'Adda. Per informazioni su come
contribuire al "Progetto Selleri": www.fondazionealmamater.unibo.it.

Intanto, fino al 9 febbraio, gli studenti disabili iscritti alle Università
e agli Istituti dell'Alta formazione artistica e musicale
dell'Emilia-Romagna, oltre che alla Scuola superiore per mediatori
linguistici di Misano Adriatico, possono presentare domanda per una serie di
contributi integrativi della borsa di studio (2 mila euro per l'acquisto di
ausili o l'utilizzo del taxi) così come previsto dal bando 2008/2009 di
Er.Go, l'Azienda regionale per il diritto agli studi superiori (l'ex
Arstud). Le domande devono essere presentate ad Er.Go, mediante raccomandata
con ricevuta di ritorno, unendo una fotocopia di un documento di identità
(fa fede il timbro postale di partenza) ai seguenti indirizzi: via Santa
Maria Maggiore 4, 40121 - Bologna; via D'Arezzo 2, 44100 - Ferrara; via
Vignolese 671/1, 41100 - Modena; vicolo Grossardi 4, 43100 - Parma. Il
modulo per richiedere i contributi può essere scaricato dal sito Internet
www.er-go.it. Per informazioni: 051.64 36 900.

(mt)


Nostro commento:
Cominciamo bene l'anno! Noi stigmatizziamo questa iniziativa, usiamo questo
termine perchè piace a Talpa. Giudichiamo negativamente la raccolta di
questi fondi per gli studenti disabili. Se uno studente si deve iscrivere
all'università, e non ci sono fondi, lo si manda a casa. A questo punto o
noi accettiamo questo stato di cose oppure andiamo a Roma e facciamo
mangiare la costituzione al Ministero dell'Istruzione. Finanziare con
iniziative del genere il diritto allo studio dello studente disabile,
significa legittimare il disimpegno dello Stato da un suo dovere.
L'elemosina moderna ha raggiunto livelli superiori, ma la sostanza rimane
sempre la stessa.

giovedì 8 gennaio 2009

Fw: scuola o cani

 
  
 
NOSTRO  COMMENTO IN FONDO

Alunni disabili, al via la "pet therapy"
05-01-2009
L'Unione Sarda

SINNAI. Contributi alle scuole e associazioni culturali di Sinnai per l'attuazione di progetti educativi, sociali e educativi, sociali e culturali. La giunta comunale ha approvato la delibera per l'assegnazione di 2.600 euro per il progetto Pet Therapy " Gli amici di Pluto " di integrazione per alunni disabili del primo circolo didattico. Destinato agli alunni disabili e normodotati ed è finalizzato alla loro piena integrazione in un contesto di collaborazione. Al primo e secondo circolo didattico e alla scuola secondaria di primo grado vengono erogati 3 mila euro per la prosecuzione del "Progetto adolescenza", proposto dal primo circolo ma che coinvolge tutte le scuole di Sinnai. Dai risultati eccellenti dei corsi attivati lo scorso anno, dalle richieste da parte di numerosi genitori si è ritenuto opportuno continuare con un corso follow up per i docenti corsisti dello scorso anno e da due corsi per un massimo di 70 genitori.

(ant.ser.)
ù
NOSTRO COMMENTO.
A capodanno ci è capitato, fra una fetta di panettone e un brindisi, di parlare da sobri, di disabilità e scuola con docenti che vedono la realtà tutti i giorni.
La cosa che ci colpisce,è che per esempio per  la sindrome di down, ci sono tecniche molto precise per potenziare le possibilità  cognitive e di apprendimento dei bambini affetti da questa sindrome. Chi pratica questa tecnica? Insegnanti di supporto? Non ci risulta. Su tutto il territorio italiano se abbiamo una difficoltà, già evidenziata in tenera età, si mettono in campo tutte le tecniche esistenti, per dare una maggiore possibilità di apprendimento, a bambini con difficoltà mentali? Anche questo non sembra avvenire sempre e in modo coerente. Quindi invece di dare contributi,, a scuole per terapie con animali, per una fantomatica integrazione, diamo questi soldi per aggiornare insegnanti di ruolo che abbiano titolo a trattare casi con tecniche innovative e veramente utili. Il rapporto con gli animali, cosa bella e auspicabile, lasciamola al tempo libero, infatti per quanto un cane possa dare tanto, non potrà mai sostituire un approccio serio e realistico di apprendimento per disabilità mentali.       

Fw: cane guida cacciato dal pulpito


 
    Oggetto: Un cane-guida cacciato dal pulpito [L'Arena]

PressVisione anno VIII / n. 11

Un cane-guida cacciato dal pulpito
05-01-2009
L'Arena

CHIESA E ANIMALI. L'episodio ieri durante la messa delle 10, nella chiesetta
di Cassone di Malcesine. Il sacerdote ha poi telefonato per scusarsi
dell'incidente

MALCESINE. L'ordine è arrivato direttamente dal pulpito, a messa appena
iniziata: il cane guida fuori dalla chiesa! È accaduto ieri nella chiesetta
di Cassone di Malcesine, durante la funzione delle 10. A segnalare
l'episodio il genero di una parrocchiana che, insieme a un parente, aveva
accompagnato in chiesa un'amica non vedente, seguita come un'ombra dal suo
docile cane guida. «Si sono accomodati negli ultimi posti», racconta il
lettore, «e il cane si è accucciato accanto alla padrona, tra le due file di
panche, con la sua pettorina bene in mostra. La messa era cominciata da poco
quando il sacerdote, dal pulpito, ha chiesto di far uscire immediatamente il
cane. Mia suocera ha fatto presente al prete che era un cane guida, che per
questo motivo poteva stare in chiesa, ma non c'è stato nulla da fare. Per
evitare ulteriori battibecchi, mia suocera, mio cognato e l'amica cieca sono
usciti dalla chiesa. Altri parrocchiani, in segno di solidarietà, hanno
abbandonato la messa».
«In serata il sacerdote ha telefonato per scusarsi dell'incidente», conclude
il lettore, «ma mia suocera è stata molto risoluta e gli ha fatto notare che
poteva benissimo evitare una piazzata come quella. Un brutto episodio, una
totale mancanza di sensibilità nei confronti di una persona svantaggiata» .
Interpellato telefonicamente, il sacerdote ha dato la sua versione dei
fatti, confermando di aver visto un cane in fondo alla chiesa e di aver
chiesto che venisse portato fuori dalla chiesa. E ha addotto due motivi: il
primo, perchè era in chiesa; il secondo, più recondito, perchè lui da
piccolo era stato morsicato da un cane lupo e da allora ha paura dei cani.
Ed è stato irremovibile. Soprattutto per il secondo motivo. Secondo il
parroco, poi, ad andarsene sono stati solo in due: il cieco e il suo
accompagnatore. «Ho capito di aver sbagliato», ha detto in serata.
Nostro commento
Maremma vaticana!Facciamo un pò di chiarezza. Il vaticano recentemente ha
dichiarato che non recepirà le leggi italiane, in quanto, queste sono
confuse e contradditorie. Quindi a rigore, la legge che permette l'ingresso
nei locali dei cani guida, essendo  una legge italiana, può essere ignorata
dallo Stato Vaticano.
Il prete ci sarebbe piaciuto di più, se avesse tenuto il punto senza fare
marcia indietro.
In ogni caso il trauma subito dal prete in questione, vedendo un cieco in
chiesa  con un cane sicuramente è stato enorme. Infatti crediamo  che la
chiesa sia affezzionata ancora all'immagine del cieco sui gradini delle
chiese, insieme al cane che chiede l'elemosina. Figurati se può immaginare
un devoto affetto da disabilità sensoriale in raccoglimento, bisognerebbe
aggiornarlla.

buon caffè

Oggetto: Bar al buio per i non vedenti [Il Secolo XIX]

PressVisione anno VIII / n. 5

Bar al buio per i non vedenti
02-01-2009
Il Secolo XIX

IMPERIA. Domani il bar Galilei aprirà le sue porte ai non vedenti e sarà gestito dagli stessi. L'iniziativa è promossa dalla "Liguria calcio non vedenti"
Riprende domani a Sanremo, presso il bar Galilei, l'iniziativa `bar al buio´, gestito da personale non vedente. L'iniziativa è promossa dalla `Liguria Calcio Non Vedenti´ che da anni favorisce l'integrazione dei non vedenti attraverso l'attività sportiva. Per favorire il raggiungimento del bar, l'organizzazione ha anche messo a disposizione un servizio di bus navetta, con partenza da piazza Colombo e piazza Eroi. «All'ingresso un addetto accoglierà e accompagnerà i clienti nel locale, facendoli accomodare al tavolo - spiega Giancarlo Di Malta, dell'associazione -. Anche se il buio, a volte, può far paura, in questo bar davvero speciale, la gentilezza e la cordialità del personale mette a proprio agio tutti, da subito».

psicologia

 
NOSTRO COMMENTO IN FONDO

Il concorso finirà davanti al Tar
24-12-2008
Il Tempo

La polemica Gagliardi: «Marini deve necessariamente dare una risposta»

Verrà presentato nei prossimi giorni il ricorso al Tar finalizzato ad ottenere la sospensiva prima e la declaratoria di nullità poi del concorso da un posto da funzionario psicologo, indetto dal comune di Frosinone, e che, in questi giorni, ha sollevato un vespaio di polemiche per l'esclusione di due candidati non vedenti.

FROSINONE. Proprio i due esclusi, il dottor Giammario Mascolo e la dottoressa Danila Faiola, hanno dato mandato all'avvocato Raoul Barsanti di impugnare il bando e la relativa graduatoria, che uscirà fuori dal concorso, davanti al tribunale amministrativo.
«Sono francamente amareggiato di questa situazione - ci ha detto il dottor Mascolo - Si fa un gran parlare dell'inserimento delle persone con disabilità nel mondo del lavoro, ma quando poi ci si trova davanti alla prova dei fatti si verificano situazioni, come quelle del concorso al comune di Frosinone, nelle quali non faccio fatica a dire che persone nella mia condizione sono state palesemente discriminate».
«Mi sembra alquanto risibile - continua il dottor Mascolo - la motivazione secondo cui, per svolgere al meglio la funzione di psicolgo soprattutto con i bambini, bisogna guardarli negli occhi. Io sono uno psicologo regolarmente iscritto all'albo regionale degli psicologi, ho una specializzazione in psicoterapia ed esercito questa professione da diversi anni. Credo di avere tutte le credenziali per svolgere questa professione. Nella letteratura internazionale di pisocolgia infantile nessuno mai ha fatto cenno alla circostanza secondo cui un non vedente non possa seguire dei bambini. Ma per il comune di Frosinone evidentemente non è così. I titoli conseguiti, l'abilitazione, l'iscrizione all'albo professionale forse per i non vedenti non sono idonei?». A rincarare la dose sul punto è il consigliere del Pdl Carlo Gagliardi che nei giorni scorsi aveva presentato una interrogazione sui concorsi. «A questo punto un intervento del sindaco mi sembra necessario. Il comune non sta dand  o una bella immagine di sé in tutta questa vicenda. Mi aspetto una netta e chiara presa di posizione di Marini il quale, come capo dell'amminstrazione, non può non sapere e non può accampare scuse di qualsivoglia genere. Poi, tra l'altro era stato informato del tutto con una lettera da parte del candidato escluso. A breve presenterò un'integrazione alla mia precedente interrogazione anche perché, a questo punto, per tutelare il buon nome dell'amministrazione il sindaco deve fare chiarezza su questo e sugli altri concorsi».

Pietro Pagliarella
NNOSTRO COMMENTO..   
Come al solito in italia non si dice mai la cosa più importante. Questo concorso è stato indetto per aiutare il benessere psicologico di bambini in difficoltà. Quindi a noi non interessa niente dell'integrazione e della discriminazione dei non vedenti esclusi dal concorso.  Quello che ci interessa è sapere, se effettivamente, serve o no la visione per monitorare, magari bambini con problematiche in cui la vista è indispensabile.
Quindi il supremo interesse dei bambini sovrasta qualsiasi altro principio. L'amministrazione chiarisca questo concetto e, se motivato, i candidati non ne facciano una bandiera per avere un postodi lavoro  a tutti i costi. Se invece sono stati ingiustamente discriminati, dimostrando in maniera inequivocabile, che possono svolgere il loro compito senza difficoltà, pur non avendo l'acuità visiva, auguri per la vostra carriera.
Manon facciamone una battaglia ideologica.