Nostro commento in fondo
Noi vittime dei preti pedofili
23-01-2009
L'Espresso
Decine di bambini e ragazzi sordi violentati e molestati in un istituto di
Verona fino al 1984. E dopo decenni di tormenti, gli ex allievi trovano la
forza di denunciare gli orrori. Ma molti dei sacerdoti sono ancora lì
di Paolo Tessadri
VERONA. Per oltre un secolo è stato un simbolo della carità della Chiesa:
una scuola specializzata per garantire un futuro migliore ai bambini sordi e
muti, sostenendoli negli studi e nell'inserimento al lavoro. L'Istituto
Antonio Provolo di Verona ospitava i piccoli delle famiglie povere, figli di
un Nord-est contadino dove il boom economico doveva ancora arrivare. Fino
alla metà degli anni Ottanta è stato un modello internazionale, ma nel tetro
edificio di Chievo, una costruzione a metà strada tra il seminario e il
carcere, sarebbero avvenuti episodi terribili. Solo oggi, rincuorati dalle
parole di condanna pronunciate da papa Ratzinger contro i sacerdoti
pedofili, decine di ex ospiti hanno trovato la forza per venire allo
scoperto e denunciare la loro drammatica esperienza: "Preti e fratelli
religiosi hanno abusato sessualmente di noi". Un'accusa sottoscritta da
oltre 60 persone, bambini e bambine che hanno vissuto nell'Istituto, e che
ora scrivono: "Abbiamo superato la no stra paura e la nostra reticenza".
Gli abusi di cui parlano sarebbero proseguiti per almeno trent'anni, fino al
1984. Sono pronti a elencare una lunga lista di vittime e testimoni, ma non
possono più rivolgersi alla magistratura: tutti i reati sono ormai
prescritti, cancellati dal tempo. I sordomuti che dichiarano di portarsi
dentro questo dramma sostengono però di non essere interessati né alle
condanne penali né ai risarcimenti economici. Loro, scrivono, vogliono
evitare che altri corrano il rischio di subire le stesse violenze: una
decina dei religiosi che accusano oggi sono anziani, ma restano ancora in
servizio nell'Istituto, nelle sedi di Verona e di Chievo. Per questo, dopo
essersi rivolti al vescovo di Verona e ai vertici del Provolo, 15 ex allievi
hanno inviato a 'L'espresso' le testimonianze - scritte e filmate - della
loro esperienza. Documenti sconvolgenti, che potrebbero aprire uno squarcio
su uno dei più gravi casi di pedofilia in Italia: gli episodi riguardano 25
religiosi, le vittime potrebbero
essere almeno un centinaio.
La denuncia.
, nonostante le difficoltà nell'udito e nella parola, sono riusciti a
costruirsi un percorso di vita, portandosi dentro le tracce dell'orrore.
Dopo l'esplosione dello scandalo statunitense che ha costretto la Chiesa a
prendere atto del problema pedofilia, e la dura presa di posizione di papa
Benedetto XVI anche loro hanno deciso di non nascondere più nulla. Si sono
ritrovati nell'Associazione sordi Antonio Provolo e poi si sono rivolti alla
curia e ai vertici dell'Istituto. Una delle ultime lettere l'hanno
indirizzata a monsignor Giampietro Mazzoni, il vicario giudiziale, ossia il
magistrato del Tribunale ecclesiastico della diocesi di Verona. È il 20
novembre 2008: "I sordi hanno deciso di far presente a Sua Eminenza il
Vescovo quanto era loro accaduto. Nella stanza adibita a confessionale della
chiesa di Santa Maria del Pianto dell'Istituto Provolo, alcuni preti
approfittavano per farsi masturbare e palpare a loro volta da bambine e
ragazze sorde (la porta era in quei momen ti sempre chiusa a chiave). I
rapporti sodomitici avvenivano nel dormitorio, nelle camere dei preti e nei
bagni sia all'Istituto Provolo di Verona che al Chievo e, durante il periodo
delle colonie, a Villa Cervi di San Zeno di Montagna". E ancora: "Come non
bastasse, i bambini e ragazzi sordi venivano sottoposti a vessazioni, botte
e bastonature. I sordi possono fare i nomi dei preti e dei fratelli laici
coinvolti e dare testimonianza". Seguono le firme: nome e cognome di 67 ex
allievi.
Le storie.
I protagonisti della denuncia citano un elenco di casi addirittura molto più
lungo, che parte dagli anni Cinquanta. Descrivono mezzo secolo di sevizie,
perfino sotto l'altare, in confessionale, dentro ai luoghi più sacri. Quei
bambini oggi hanno in media tra i 50 e i 70 anni: il più giovane compirà 41
anni fra pochi giorni. Qualcuno dice di essere stato seviziato fino quasi
alla maggiore età. Gli abusi, raccontano, avvenivano anche in gruppo, sotto
la doccia. Scene raccapriccianti, impresse nella loro memoria. Ricorda
Giuseppe, che come tutti gli altri ha fornito a 'L'espresso' generalità
complete: "Tre ragazzini e tre preti si masturbavano a vicenda sotto la
doccia". Ma la storia più angosciante è quella di Bruno, oggi sessantenne,
che alla fine degli anni Cinquanta spiccava sugli altri bambini per i
lineamenti angelici: era il 'bello' della sua classe. E solo ora tira fuori
l'incubo che lo ha tormentato per tutta la vita: "Sono diventato sordo a
otto anni, a nove frequentav o il Provolo che ho lasciato a 15 anni. Tre
mesi dopo la mia entrata in istituto e fino al quindicesimo anno sono stato
oggetto di attenzioni sessuali, sono stato sodomizzato e costretto a
rapporti di ogni tipo dai seguenti preti e fratelli.". Ha elencato 16 nomi.
Nella lista anche un alto prelato, molto famoso a Verona: due sacerdoti del
Provolo avrebbero accompagnato Bruno nel palazzo dell'ecclesiastico. "Era il
1959, avevo 11 anni. Mi ha sodomizzato e preteso altri giochi sessuali. È
stata un'esperienza terribile che mi ha procurato da adulto gravi problemi
psicologici".
Il dramma.
Un altro ex allievo, Guido, dichiara di essere stato molestato da un prete:
"Avveniva nella sua stanza all'ultimo piano. E mi costringeva a fare queste
cose anche a Villa Cervi durante le colonie estive e al campeggio sul lago
di Garda". Carlo è rimasto all'istituto dai 7 ai 18 anni, e chiama in causa
un altro sacerdote: "Mi costringeva spesso con punizioni (in ginocchio per
ore in un angolo) e percosse (violenti schiaffi e bastonature) ad avere
rapporti con lui". Altre volte si sarebbe trattato di bacchettate sulle
mani, mentre di notte "nello stanzone dove dormivo con altri sordi spesso mi
svegliava per portarmi nei bagni dove mi sodomizzava o si faceva masturbare.
Non ho mai dimenticato". Sono racconti simili. Tragedie vissute da bambini
di famiglie povere, colpiti dalla sordità e poi finiti tra le mura
dell'istituto; drammi tenuti dentro per decenni. Ricostruisce Ermanno: "La
violenza è avvenuta nei bagni e nelle stanze dell'Istituto Provolo e anche
nella chiesa adiacente ". "Se rifiutavo minacciava di darmi un brutto voto
in condotta, questi fatti mi tornano sempre in mente", scrive un altro.
Giuseppe qualche volta a Verona incontra il suo violentatore, "ancora oggi
quando lo vedo provo molto disagio. Non sono mai riuscito a dimenticare".
Stando alle denunce, le vittime erano soprattutto ragazzini. Ma ci sono
anche episodi testimoniati da bambine. Lina ora ha cinquant'anni, è rimasta
"all'istituto per sordomuti dai sei ai 17 anni. A tredici anni nella chiesa,
durante la confessione faccia a faccia (senza grata), il sacerdote mi ha
toccata il seno più volte. Ricordo bene il suo nome. Io mi sono spaventata
moltissimo e da allora non mi sono più confessata". Giovanna scrive che un
altro prete "ha tirato fuori il membro e voleva che lo toccassi". E per
molte ragazzine i fatti avvenivano nella chiesa dell'istituto, sotto
l'altare. A qualcuna, però, è andata molto peggio.
Gli esposti.
Oggi l'Istituto Antonio Provolo ha cambiato completamente struttura e
missione. Le iniziative per il sostegno ai sordomuti sono state
ridimensionate e vengono finanziate anche dalla Regione Veneto. Adesso
l'attività principale è il Centro educativo e di formazione professionale,
gestito interamente da laici, che offre corsi d'avanguardia per giovani ed è
specializzato nella riqualificazione di disoccupati. Al vertice di tutto ci
sono sempre i religiosi della Congregazione della Compagnia di Maria per
l'educazione dei sordomuti, che dipendono direttamente dalla Santa Sede.
Alla Congregazione si sono rivolti gli ex allievi chiedendo l'allontanamento
dei sacerdoti chiamati in causa. Secondo la loro associazione, "c'è già
stata più di un'ammissione di colpa". La più importante risale al 2006,
quando don Danilo Corradi, superiore generale dell'Istituto Provolo, avrebbe
incontrato più di 50 ex allievi. Secondo l'Associazione, il superiore a nome
dell'Istituto avrebbe chiesto 12 vol te scusa per gli abusi commessi dagli
altri religiosi. I testimoni ricostruiscono una riunione dai toni
drammatici: don Corradi che stringe il capo fra le mani, suda, chiede
perdono, s'inginocchia. Ma i sordomuti avrebbero preteso l'allontanamento
dei sacerdoti coinvolti, senza ottenerlo. A 'L'espresso' don Danilo Corradi
fornisce una versione diversa: "Ho sentito qualcosa, ma io sono arrivato nel
2003 e di quello che è successo prima non so. Non rispondo alle accuse, non
so chi le faccia: risponderemo dopo aver letto l'articolo".
La Curia.
Da quasi due anni gli ex allievi si sono appellati anche alla Curia di
Verona, informandola nel corso di più incontri. Il presidente della
Associazione sordi Antonio Provolo, Giorgio Dalla Bernardina, ne elenca tre:
a uno hanno preso parte 52 persone. E scrive al vescovo: "Nonostante i
nostri incontri in Curia durante i quali abbiamo fatto presente anche e
soprattutto gli atti di pedofilia e gli abusi sessuali subiti dai sordomuti
durante la permanenza all'istituto, a oggi non ci è stata data alcuna
risposta". L'ultima lettera è dell'8 dicembre 2008. Pochi mesi prima, a
settembre, avevano fatto l'ennesimo tentativo, inviando una raccomandata al
vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti. Senza risposta, "nonostante le
sue rassicurazioni e promesse di intervento". Questa missiva è stata firmata
da tre associazioni di sordi: Associazione Sordi Antonio Provolo,
Associazione non udenti Provolo, Associazione sordi Basso Veronese-Legnago.
Il vescovo, interpellato da 'L'espresso', replica con una nota scritta: "Il
Provolo è una congregazione religiosa. In quanto tale è di diritto
pontificio e perciò sotto la giurisdizione del Dicastero dei religiosi. La
diocesi di Verona, sul cui territorio è sorta la Congregazione, apprezza
l'opera di carattere sociale da essa svolta in favore dei sordomuti". Poi
monsignor Giuseppe Zenti entra nel merito: "Per quanto attiene l'accusa di
eventuale pedofilia, rivolta a preti e fratelli laici, che risalirebbe ad
alcune decine di anni fa, la diocesi di Verona è del tutto all'oscuro. A me
fecero cenno del problema alcuni di una Associazione legata al Provolo, ma
come ricatto rispetto a due richieste di carattere economico,
nell'eventualità che non fossero esaudite. Tuttavia a me non rivolsero
alcuna accusa circostanziata riferita a persone concrete, ma unicamente
accuse di carattere generico. Non ho altro da aggiungere se non l'impegno a
seguire in tutto e per tutto le indicazioni contenute nel codice di diritto
canonico e nelle successive prese di posizione della Santa Sede. Nella
speranza che presto sia raggiunto l'obiettivo di conoscere la verità dei
fatti". L'Associazione sordi Antonio Provolo risponde al vescovo negando
qualunque ricatto o interesse economico: "Gli abbiamo soltanto fatto
presente i problemi, noi vogliamo che quei sacerdoti vengano allontanati
perché quello che hanno fatto a noi non accada ad altri".
Silenzio in nome di Dio.
Esiste una rete di sacerdoti pedofili? La Procura di Roma ritiene di aver
scoperto un collegamento tra due casi di abusi sessuali ai danni di
minorenni affidati ai campi estivi di due prelati. Il primo è don Ruggero
Conti, parroco romano della chiesa di Selva Candida, arrestato il 30 giugno
scorso per ripetuti abusi su minorenni. Il pubblico ministero Francesco
Scavo, indagando su Conti, è arrivato a iscrivere nel registro degli
indagati per gli stessi reati su quattro minori e per possesso di materiale
pedopornografico anche il parroco 48enne di una chiesa di Fiumicino. Anche a
Brescia i religiosi accusati di certi reati sono più di uno. Mentre si sta
celebrando il processo d'appello per don Stefano Bertoni, già assolto nel
2007, un altro alto prelato è stato arrestato ed è finito alla sbarra: don
Marco Baresi, vicerettore del seminario di Brescia, è stato accusato da un
minorenne. Nel computer del sacerdote la polizia ha trovato materiale
pedopornografico scambiato in Rete,
ma don Baresi si è difeso dicendo che quel pc era accessibile a molti e i
fedeli lo difendono. Nessun parrocchiano ha invece preso le parti di don
Roberto Berti, sacerdote di Lastra a Signa, denunciato da cinque presunte
vittime. La vicenda è emersa solo nello scorso giugno, quando l'allora
cardinale di Firenze, Ennio Antonelli, trasferì il prete, coprendo però la
vicenda. Un insabbiamento che Antonelli mise in atto anche nei confronti di
don Lelio Cantini, 84enne parroco fiorentino, responsabile di decine di
abusi su minorenni. 'Coperto' finché le vittime non si sono rivolte ai
giornali, denunciando il vecchio sacerdote.
G. D'I.
Nostro commento:
E adesso come ve la cavate?? Con quattro ave maria e quattro pater nostro!!