lunedì 16 agosto 2010

LA PAURA FA 90!

Sono in ufficio, una mattina di agosto, sono tranquillo le ferie si fanno sentire.
Ho aperto la posta elettronica e ho dato uno sguardo veloce alle rassegne stampa sulle notizie di maggiore attualità.
Accendo il video ingranditore per dare uno sguardo al giornale che riesco ancora a leggere con questo apparecchio indispensabile per un ipovedente grave.
Dovrei essere tranquillo, abbastanza soddisfatto ieri ho avuto una riunione per il progetto della stazione di torino porta nuova e per la risoluzione di problemi riguardanti ciechi e ipovedenti, è andata abbastanza bene.
Ho un lavoro in banca, sono appena stato eletto consigliere provinciale nella sezione dell’UICI di torino, ho avuto l’incarico sulle barriere sensoriali che volevo.
Ho scritto due libri, con taglio ironico sulla disabilità visiva, curo un sito insieme a due amici anche loro soci dell’unione.
Sono sposato e ho appena adottato una bellissima bimba.
E ppure sono inquieto, insoddisfatto e non sono per niente sereno.
Non tanto dal punto di vista personale, ma dal punto di vista del destino collettivo che sia come cittadino, prima di tutto, sia come cittadino con una disabilità visiva in secondo luogo.
Si parla tanto di precariato, noi come categoria stiamo lentamente entrando anche noi nel precariato sociale.
Penso che nell’ultimo consiglio provinciale ho propposto iniziative per festeggiare il 90 anniversario della nostra associazione, spero cose originalie di utilità sociale alla comunità, tanto per sfatare il mito dei ciechi che chiedono senza dare mai niente.
E ppure non sono tranquillo.
Agosto inganna, un pò come in battaglia durante una tregua prima del prossimo attacco.
Mi hanno chiesto di scrivere un articolo sui 90 anni dell’uici, ho detto di si, ma cosa scrivere?
Faccio il rigoroso e vado a prendre nell’archivio del mio ufficio, ormai diventato una succursale dell’unione, un vecchio libro edito nel 2000 per festeggiare gli 80 anni, “in cammino verso le pari opportunità” di Carlo Monti.
Questo libro con un titolo poco accattivante lo avevo letto svogliatamente dieci anni prima, però dopo poche righe l’ho letto tutto, molto bello e accurato, mi ha aperto la mente sulla storia e sul percorso civile e intellettuale della nostra associazione e su come quegli uomini lontani che fondarono nel 1920 l’uici hanno contribuito alla formazione del cittadino consapevole che sono ora davanti ad un PC.
Lo scorro per trovare ispirazione e leggo capitoli che mi ricordo ancora bene a distanza di anni.
Mi colpisce l’affermazione del fondatore dell’uici Nicolodi in alcuni suoi discorsi sulla cecità del 1944, dice: “l’atteggiamento della società di allora si riassumeva nel far si che il cieco transitasse, alla meno peggio, per questa vita fino alla ben arrivata morte di cui la cecità non era che il tragico sosia”, continua dicendo
”Concepitacome metafora di un totale annientamento fisico e spirituale la cecità era considerata come una condizione esistenziale insuperabile e che pertanto doveva essere vissuta nella forma rigida e cristallizzata dell’isolamento e della marginalità, alleviata soltanto dal dono gratuito della pietà altrui”.

Parole forti dedicate al passato che non mi appartengono.
Ma mi soffermo a pensarle e forse nel 2010 forse ancora valide.
Chiudo di scatto il libro, per commemorare l’anniversario dei 90 anni dell’uici mi sento ispirato più dall’attualità.
Mollo il video ingranditore e freneticamente vado a prendre un file di un articolo di giornale di fine luglio.
Lo leggo con la sintesi vocale velocemente, e capisco cosa devo scrivere.
Le maggiori associazioni di disabili hanno manifestato a roma a fine luglio per scongiurare tagli devastanti a tutte le categorie compresa la nostra.
Il pericolo è stato scongiurato in extremis, con una unità d’intenti di tutti i disabili che hanno gridato allo scandalo per la campagna anti disabile, cominciata a tambur battente con i falsi invalidi.
Esistono i falsi invalidi ed esisteranno sempre, quindi tutti i disabili per l’opinione pubblica, vessata dalla crisi e stretta nella morsa della disoccupazione, diventa indifferente alle ingiustizie sociali tranne la propria.
La politica vuole cancellare anni di conquiste, buttandole nel calderone degli sprechi.
Mi sono chiesto che sensazione avessero provato i nostri fondatori in periodi di crisi, adesso lo so, indignazione, rabbia e voglia di rivalsa.
La politica questa volta ha tentato di fare quello che ha sempre titubato a compiere , prendersela con chi pensa più debole.
Ma ha pensato male e la vittoria, ottenuta dalle associazioni storiche compresa la nostra è notevole.
Il governo ha ritirato le proposte vessatorie.
Ma non sono tranquillo, una vittoria di Pirro, i dirigenti nell’UICI HANNO peccato di illusione, annullando manifestazionidi protesta a giugno e luglio, sicuri delle promesse dei politici nei salotti buoni.
Non hanno percepito il pericolo, di una politica sempre più votata a tagliare soldi a tutti indiscriminatamente, pur di fare cassa e pareggiare il bilancio.
Questi dirigenti devono andare a casa e lasciare posto ad altri, non sono più in grado di affrontare il “nemico”.

Noi siamo una voce che transita sul bilancio dello stato e come tale va tagliata questa voce, senza stare a guardare tanto per il sottile.
Chi se ne importa se ciechi e ipovedenti avranno meno servizi e diritti,l’importante è risparmiare.
Certo non siamo esenti da privilegi acquisiti senza tanto senso, la tecnologia potrebbe far risparmiare tanti soldi nel gestire biblioteche e centri di assistenza vari.
Quindi noi dobbiamo e dovremo dimostrare lungimiranza e obiettività, ma non accettare macellerie sociali.
Dopo90 anni di storia,dopo aver preso il testimone dai ciechi fondatori dell’uici reduci dalla grande guerra, abbiamo un testimone difficile.
Spazi apparentemente conquistati e consolidati nella società, sono in pericolo e sono precari e le trincee da cui dovremo combattere non sono, per fortuna quelle della prima guerra mondiale, ma sono più incerte e difficili da difendre, in quanto in un mondo globalizzato noi ciechi e ipovedenti siamo una parte dell’umanità che gira sul mercato della globalizzazione.
Comunque senza l’unione noi ciechi e ipovedenti non saremmo con un piede nel futuro, ma se questa associazione storica non si ridesta dal suo sonno l’altro piede nel futuro ci impediranno di metterlo.

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