domenica 13 luglio 2008

straordinario...

Oggetto: Nella poesia la rivincita di Mahtab [L'Arena] Nella poesia la rivincita di Mahtab
07-07-2008
L'Arena

RAGAZZI ECCEZIONALI.
Il suo caso sembrava disperato ma grazie alla tenacia, alla forza di volontà e al sostegno incontrato in città la studentessa persiana ce l'ha fatta Iraniana, 29 anni, cieca e sorda per una rara malattia, recita Dante e si laurea con una tesi su Alda Merini

di Giancarlo Beltrame

VERONA. «Volli, sempre volli, fortissimamente volli!». Certamente Mahtab Ali Mohammadi Malayeri conosce, da laureanda in Filologia e letteratura moderna e contemporanea, le celeberrime parole di Vittorio Alfieri. Chissà, però, se ha mai pensato di applicarle a sè. Eppure il suo è un caso esemplare di volontà e tenacia in grado di superare ogni ostacolo. Grazie anche a un leopardiano «studio matto e disperato», la ventinovenne iraniana Mathab si appresta a conseguire la laurea specialistica in Lettere, con una tesi dal titolo «Alda Merini alla luce della poesia mistica orientale - Il Verbo come l'unica poesia vera».

L'IRAN. Fin qui non ci sarebbe nulla di diverso tra Mahtab e una qualsiasi altra studentessa venuta da un Paese geograficamente e culturalmente lontano. La sua eccezionalità - non usiamo a caso questo termine, perché nel suo Paese, l'Iran, quelli come lei vengono chiamati «ragazzi eccezionali» - sta nel fatto che Mahtab non vede e non sente. È infatti completamente cieca e sorda dalla prima adolescenza, a causa di una rara malattia genetica. Tecnicamente dovrebbe essere isolata dal mondo e soprattutto - visto che sono lesi i canali «normali» di apprendimento, gli occhi e le orecchie - dalla letteratura, anche nella sua forma orale. Invece, nella disgrazia ha avuto la fortuna, se così si può dire, di avere già imparato a leggere e scrivere. Questo è stato il canale attraverso cui, con il tracciato delle lettere dell'alfabeto sulla mano, grazie a una straordinaria intelligenza, Mahtab è riuscita prima a laurearsi nel suo Paese, imparando l'italiano, e ora a raggiungere il traguardo della specialistica. Mercoledì, infatti, discuterà la sua tesi, avendo come relatore il professor Mario Allegri e come correlatore il professor Franco Larocca, direttore del centro disabili dell'ateneo scaligero. Alla discussione, in rappresentanza del rettore Alessandro Mazzucco, fuori Verona per impegni istituzionali, ci sarà il prorettore Bettina Campedelli, perché questo è un traguardo di cui l'intera Università di Verona va giustamente orgogliosa.
Allegri in questi anni l'ha quasi adottata, coinvolgendola in tutte le iniziative culturali che promuove, come la maratona letteraria La Divina Lessinia, dove Mahtab ha commosso tutti recitando nella Valle delle Sfingi il ventottesimo canto del Paradiso, che aveva imparato a memoria, non solo senza sbagliare un solo verso, ma interpretandolo. «Era come se davvero dialogasse con gli angeli di cui parla Dante», dice la professoressa Carmen Flaim, moglie di Allegri.
Larocca, invece, è colui che si è assunto la responsabilità di accettare la sfida. E con Mathab ha fatto venire in Italia la sorella Samaneh, che non solo è sempre rimasta accanto a Mahtab, ma ha seguito pure lei un corso di studi e nei prossimi giorni si laureerà pure lei in Scienze della Formazione, con una tesi dal titolo «La favola come strumento di trasmissione culturale nelle scuole dell'infanzia». E oltre a Elisabetta Albrigi e Davide Salvi, del Centro disabili, Larocca l'ha fatta seguire giorno per giorno da una volontaria, Nicoletta Scapini, che mediante la scrittura sulla mano è stata per quattro anni gli occhi e le orecchie di Mahtab, aiutandola a studiare, dettandole gli appunti trascritti dalle registrazioni delle lezioni alle quali non ha mai voluto mancare, per vivere il contatto con docenti e allievi. In questi anni le due giovani iraniane, Mahtab ha 29 anni, Samaneh 26, hanno vissuto in un appartamento dell'Esu con altre ragazze. Una vita che voleva avere il ritmo di un'esistenza normale.

LA TESI. Quando ha scelto la tesi, Mahtab non ha avuto dubbi. Il suo amore per la poesia (sta traducendo in farsi, la lingua dell'Iran, una antologia della poesia italiana del Novecento) l'ha indirizzata da Alda Merini. È stato don Marco Campedelli, il sacerdote amico della poetessa milanese, a fare da tramite e a condurla a Milano nell'abitazione della scrittrice. «È stato un incontro incredibile», racconta don Campedelli. «La Merini, che come è notorio, ha avuto pesanti problemi psichiatrici in passato, ha difficoltà a farsi toccare. Ma quello era l'unico modo per comunicare che ha Mahtab. Quando le loro mani, unica porta per la comunicazione, sono entrate in contatto, è scattata come una scintilla e c'è stata una profonda empatia, che ha abbattutto le reciproche barriere».
E Mahtab ha potuto scrivere la sua tesi, esprimendo l'intensa spiritualità, di matrice Sufi, che la caratterizza. E mercoledì sarà - meritatamente - proclamata dottoressa magistrale in Lettere italiane.

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