venerdì 13 febbraio 2009

Nuotatrice cieca esclusa dalle gare

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Nuotatrice cieca esclusa dalle gare

Sport Il giudice arbitro ha detto no alla partecipazione al master regionale: «Problemi di sicurezza». La squadra lascia per solidarietà



TRENTO. Ieri pomeriggio, nella piscina di Madonna Bianca, si è svolto il campionato regionale master di nuoto. Una delle atlete iscritte, però, non ha potuto gareggiare. Francesca Fugatti, 30 anni, è stata esclusa dalla gara dei 50 metri rana dal giudice arbitro, dopo un consulto col presidente del comitato trentino della Federazione italiana nuoto (Fin). Motivo: ci sono rischi per la sicurezza dell'atleta e degli altri partecipanti perché Francesca è cieca, ha perso la vista da una decina d'anni. Per protesta contro questa decisione e per solidarietà con Francesca, i venti atleti della squadra, la Rari Nantes Valsugana, ha lasciato la competizione. I programmi master sono dedicati a nuotatori dai 25 anni in su e non hanno solo scopi agonistici ma anche di amicizia e aggregazione. «Francesca Fugatti può gareggiare nel circuito Fin come tesserato - spiega l'allenatrice della Rari Nantes Anna Fontana - Sa nuotare con idoneità agonistica e la visita medica ha dato l'ok ?. E non è la prima volta: «Un mese e mezzo fa - prosegue Fontana - l'atleta ha gareggiato a Innsbruck nel circuito supermaster. È una ragazza sportiva, si allena quattro volte la settimana, scia, ha fatto anche la Marcialonga». La squadra aveva mandato una e-mail al presidente di Fin Trentino Mario Pontalti, precisando che avrebbe partecipato anche un'atleta non vedente. Il presidente aveva risposto: penso che non ci siano problemi, vedremo con l'arbitro. Fontana sostiene che Giuseppe Bernasconi, giudice arbitro dei master di ieri, è stato particolarmente sgarbato: «Ci ha detto bruscamente: non mi prendo questa responsabilità, gli handicappati non gareggiano. Cosa che non è neanche vera». Per la gara di Francesca, la squadra aveva chiesto solo una cosa: che le venisse assegnata la corsia vicina al bordo. In questo modo il suo accompagnatore può darle da fuori vasca delle segnalazioni con il battito di mani, ad esempio per la virata, dato che i 50 metri rana si svo lgono in una piscina da 25 metri. «Comunque Francesca ormai se la cava da sola» sottolinea Fontana. «Mi dispiace di quello che è successo - dice il presidente di Fin Trentino Pontalti - Ho sentito il giudice arbitro della manifestazione, che conosce molto bene il problema che si può creare con un atleta ipovedente. Del resto Bernasconi ha arbitrato anche il campionato italiano della Federazione dei disabili a Pergine». Secondo Pontalti sono prevalsi i motivi di sicurezza: «È vero che era un master, ma anche un campionato regionale, che prevede un certo agonismo. L'atleta non vedente deve avere un accompagnatore in acqua. C'erano rischi sia sulla sicurezza della concorrente che su quella degli altri partecipanti». Semmai, aggiunge, «occorreva che gareggiasse in un momento a parte, in batterie riservate, con procedure diverse». Pontalti sottolinea che «è una cosa che è la prima volta che succede. Persone disabili partecipano a meeting di nuoto, ma è la prima vol ta che ci ritroviamo questa situazione in un campionato. In genere questi atleti gareggiano nelle varie categorie dei loro campionati». Oggi il presidente della Federazione esaminerà più a fondo la questione e la stessa iscrizione di Francesca Fugatti a queste manifestazioni sportive. «I regolamenti - conclude - non la contemplano» 
 
NOSTRO COMMENTO..
 
Noi non sappiamo cosa dice il regolamento di nuoto, comunque noi abbiamo praticato  e pratichiamo canottaggio, non esiste che non possiamo partecipare a dei master misti con i "normodotati".
Quello che ci da fastidio, invece è il linguaggio che si usa, un atleta ipovedente gareggia per agonismo, mica va li per farsi un picnic,, l'aggregazione èè un effetto secondario dello sport che riguarda tutti i ragazzi giovani e meno giovani. Se un ipovedente vuole fare aggregazione va in birreria, è meno faticoso che nuotare.
L'arbitro ci sembra che nuoti in cattive acque, i motivi di sicurezza sussisterebbero anche gareggiando  nella categoria disabili, questo vuol dire che magari fra disabili ci si può fare male ma guai a toccare i veri agonistit.Comunque se il regolamento e così lacunoso noi dobbiamo dire a pieno fiato che  non è possibile che esista un regolamento escludente alla faccia di tutte le belle parole sull'integrazione.
In ultima analisi, l'atleta ipovedente è stata discriminata, sia se il regolamento non prevede gare miste, a maggior ragione se le prevede.
Quindi è stata lesa la sua condzione di atleta al pari di qualsiasi altro atleta.
 
 
 

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