venerdì 13 febbraio 2009

Guido io. I cavalli che aiutano chi non vede a superare gli ostacoli

 
Venerdì di Repubblica del 08-02-2009

Guido io. I cavalli che aiutano chi non vede a superare gli ostacoli

Negli Stati Uniti ormai vengono preferiti ai cani. Perché, è vero, i piccoli guide- horse che conducono i ciechi mangiano molto e devono vivere all'aperto, ma, in compenso, sono docili, molto intelligenti e non perdono mai le staffe



USA. Una donna esce di casa. Raggiunge il cavallo che l'aspetta nel prato e gli calza delle scarpe da ginnastica, fatte su misura per i suoi zoccoli. Un taxi si ferma davanti al giardino, la donna discute brevemente con il conducente, poi sale nell'auto con il cavallo e si fa portare ad un ristorante in centro. Lì entra nel locale con il cavallo e siede a un tavolo, mentre l'animale aspetta tranquillamente al suo fianco. Sembra la scena di un film, e invece la donna esiste davvero: si chiama Ann Edie, abita ad Albany, vicino New York, ed è cieca. II suo cavallo, Panda (in realtà grande come un cane San Bernardo), è il suo animale-guida, cioè addestrato ad accompagnare i non vedenti. E le scarpe? Servono per affrontare parquet e pavimenti lisci senza scivolare, mentre una maniglia legata sul dorso permette ad Ann di stargli sempre accanto. Così attrezzato Panda è in grado di fare esattamente le stesse cose che fanno i normali cani guida, anzi, secondo Edie, di farle anc he meglio.

L'idea di usare cavalli nani come guide per ciechi venne dieci anni fa agli allevatori di questa razza equina, che fondarono la Guide Horse Foundation a Kittrell, North Carolina. I cavalli sono animali intelligenti, pensarono, docili e gregari, e, adeguatamente istruiti, possono sostituire agevolmente i cani guida, per i quali, negli Usa, c'è una domanda superiore all'offerta, il che li rende molto costosi e, talvolta, non del tutto all'altezza del loro difficile compito. I cavallini addestrati dalla Ghf, costano in effetti decine di migliaia di dollari, ma in genere vengono forniti gratuitamente ai ciechi che ne fanno richiesta, perché le spese vengono sostenute da donazioni private e associazioni di assistenza ai disabili. Ma perché preferire un cavallo ad un cane? Lo spiega bene la stessa Edie, intervistata dal Magazlne del New York Times. «La ragione più importante è che i cavalli vivono molto più a lungo dei cani, cioè oltre trent'anni, contro dieci o poco più» ha detto. «Questo fa sì che si arrivi a conoscersi molto meglio, e allontana lo strazio della separazione. Panda, per esempio, ha già otto anni, e probabilmente per almeno un altro paio di decenni continueremo a vivere insieme. Fosse stato un cane, avremmo già dovuto cominciare a pensare a come sostituirlo» Sembra anche che i cavallini siano sotto certi aspetti, più affidabili.

«Io ho già avuto tre cani guida» ha spiegato Edie, «due dei quali mi hanno talvolta messo in situazion di pericolo, inseguendo gatti o scoiattoli. Panda, al contrario, non si lascia distrarre da uomini o animali» In effetti i cavalli, essendo erbivori sono anche molto calmi, prudenti, e dotati di una vista a quasi 360 gradi per scoprire pericoli tutto intorno. Vivendo solitamente in gruppo, tendono a sincronizzare il loro comportamento con quello degli altri membri del branco: in questo caso, il loro branco è semplicemente la persona che accompagnano.

Infine, da millenni gli equini sono usati per i lavori più diversi e quindi esistono tecniche di addestramento ben collaudate per tutte le possibili situazioni. È importante, per esempio, che i cavallini-guida non si lascino spaventare dalla confusione delle strade, dalla folla o dai rumori improvvisi, proprio come nei secoli scorsi era richiesto ai cavalli da guerra. Del resto, spiegano alla Guide Horse Foundation, anche in natura i cavalli, in caso di evento inaspettato, tendono a guardare il capobranco per capire come reagire: se quello resta calmo, anche loro si adeguano. Poi ci sono abilità da insegnare come quelle di aiutare i non vedenti a trovare maniglie o pulsanti, di riconoscere i semafori e di evitare gli ostacoli durante le passeggiate: per raggiungere lo scopo gli addestratori utilizzano tecniche prese dagli esperimenti di psicologia comportamentista di Burrhus Skinner, basate sulla presentazione all'animale di un numero crescente di informazioni, da usare ne lla risoluzione di compiti via via più complessi. A fine corso, il cavallino sa rispondere a un minimo di ventitré comandi vocali base, ma è in grado di impararne poi altri nel corso della lunga convivenza con il padrone.

Certo, in tutto questo c'è anche qualche svantaggio: i cavalli, per esempio, mangiano molto più dei cani, cioè alcuni chili di foraggio e avena ogni giorno, e per la stessa ragione devono fare i loro bisogni molto spesso, più o meno ogni due ore. È ovvio quindi che devono avere la possibilità di vivere gran parte della loro giornata all'aperto. Non temono il freddo, ma hanno bisogno di un riparo e di un prato dove pascolare, recintato, non tanto per il timore che scappino, quanto per difenderli dagli attacchi dei cani.

II cavallino guida è quindi un'ottima idea, ma che difficilmente vedremo in Italia. Anche per questioni legali: negli Usa la legge sugli animali di accompagnamento prevede solo la necessità di un certificato che dica che l'animale deve seguire una persona per cause mediche, senza specificare quali altrimenti si violerebbe la privacy. Con quel documento, agli animali si spalancarlo automaticamente le porte di ristoranti, hotel, studi medici, musei, taxi, autobus, treni e persino aerei (i cavallini non viaggiano nella stiva ma in prima classe). In Italia, invece, la normativa prevede al momento solo la possibilità di cani guida per ciechi. Il cavallo può attendere.

ALEX SARAGOSA

 

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